Alfabeta - anno VI - n. 65 - ottobre 1984

Prove d'artista Biancamaria Frabotta Esorcismo al chiaro di luna. Dialogo a tre voci dedicato a Sylvia Plath [Alfabeta 65] Prima scena Una donna di circa trent'anni siede sulla rete metallica di un lettino d'ospedale. Il letto è vuoto. C'è solo un materasso ripiegato e legato come per uno sgombero imminente. Su una sedia accanto al letto siede una donna simile alla prima, per età, abbigliamento e atteggiamento. Le due donne sono entrambe pallide come se fossero scampate da una grave malattia. Voce fuori campo (emessa da un registratore) Siamo in una sala del Newton-Wellesley Hospital, Boston, 25 agosto 1953. Dopo essere stata sottoposta a una cura di elettroshock Sylvia Plath ha tentato di suicidarsi ingerendo una buona dose di barbiturici. Sylvia ha vent'anni ed è al suo primo tentativo di suicidio. Al suo capezzale per assisterla e consolarla accorre la madre, Aurelia Schober. Sylvia (senza guardare la madre come del resto continuerà a fare per tutto il tempo) Come sei bella Aurelia! Alle prime battute di Sylvia sulla parete di spalle alle due donne viene proiettata una foto che ritrae la piccola Sylvia con la madre a Winthrop nell'estate del 1937. Nella foto Sylvia stringe fra le braccia una bambola e a sua volta Aurelia stringe a sé la figlia. Aurelia (anche lei senza mai guardare la figlia) Certo che sono bella. Ti assomiglio Sylvia... Sylvia Pensavo di essere io a assomigliare a te Aurelia ... Aurelia Non insistere Sylvia. Non penserai che tutto è successo per colpa mia ora. •Sylvia (guardandosi intorno compiaciuta) Sì. Questa stanza mi piace proprio. Mi pare di essere allo Smith il primo giorno che sono arrivata. Mi divertirò a tappezzare le pareti con le tue foto mia cara Aurelia ... Aurelia ( come se vedesse la diapositiva proiettata alle sue spalle) Il vento a Winthrop tirava sempre da sud est. Eravamo così felici allora io, te, Wafren. Guarda come ridiamo. Dico io avremmo avuto le nostre buone ragioni per ridere così. .. Sylvia Ben seicento ragazzine e tutte della migliore specie e qualità! Non posso ancora credere di essere diventata anch'io una ragazza dello Smith. C'è da svenire per la felicità. Sì in effetti mi piace proprio tutto qui. Aurelia Era il vento che annunciava l'estate quello. Vi piaceva tanto da bambini inseguirvi su quelle bianche radure sabbiose sul filo dell'Oceano. Allora eravate alti eguali tu e tuo fratello Warren. Passavate tutto il giorno a giocare fra le rocce, in quelle piccole pozze dove l'acqua ristagna e si ferma calda, calma, poco profonda ... Sylvia ( come sentisse echeggiare dentro di sé le ultime parole della madre) Calda, calma, poco profonda. Aurelia Anch'io stavo bene sulla riva del mare. ( Con una smorfia di disgusto per qualcosa di sgradevole che le torna in mente) Potevo finalmente dimenticare quelle ottuse, pungenti, industriose api ... Sylvia ( come fosse stata punta da un ricordo lancinante come ilpungiglione di un'ape) Le api. Già. Non ci pensavo più alle api. ( Con una voce bassa, da cospiratrice) Anche oggi c'è stata la solita riunione qui. Quando le api si riuniscono nessuno mi avvisa, nessuno mi dice niente. Mi mandano al macello così sbracciata, senza nessuna protezione, nuda come un pollo spennato. (Alzando la voce contro un immaginario nemico) E voi invece ve ne state tutti inguantati, coi veli, i cappucci, i grandi cappelli di paglia ... Non lo sapete che il tronco isterilito uccide i suoi figli? Aurelia Sono cresciuta in un quartiere orribile, pieno di irlandesi, di italiani, tutta gente chiassosa, volgare, così diversa da me, così diversa da noi. Mio padre voleva che in casa si parlasse solo il tedesco. Mi sarebbe piaciuto tanto che tu e Warren imparaste bene il tedesco. Ma non si può avere tutto dalla vita. Mi avete dato già tante soddisfazioni. Se solo potessi dormire un po' di più la notte ... Sylvia (che intanto è tornata calma e parla compostamente come una bambina bene educata) Cara mammina, non ho scuse per non sforzarmi di avere i migliori risultati qui. Sotto tutti i punti di vista credo proprio di essere una ragazza privilegiata. Cercherò di essere degna del mio privilegio e di tutto quello che tu fai per me, te lo giuro. Il problema è trovare il giusto equilibrio. Non posso neppure sopportare l'idea di essere mediocre. Se solo potessi dormire un po' di più la notte ... Aurelia Che stupendi capelli biondi che avevi! E questo colletto di pizzo? Non trovi che mi stia benissimo? Bisogna proprio dire la verità: noi Schober (al nome Schober Sylvia torna a dare segni di nervosismo), sì, noi Schober abbiamo una linea del collo elegante, flessuosa... Sylvia (interrompendo nervosamente) Che ·idea assurda averti costretto alla stenografia! Tu che scrivi così bene, con uno stile così morbido, ricco. Vorrei addormentarmi tra le frasi delle tue lettere come sotto a un caldo piumino quando fuori è freddo e non c'è nessuna altra luce se non quella della gelida luna. Aurelia (pensierosa) Che strano! Nelle maternità il bambino Gesù non guarda quasi mai la Madonna e la Madonna è sempre così distratta e stupita. Sembra che aspetti solo il momento che il pittore le dia il permesso di smontare dal baldacchino e tornarsene a casa. Sylvia (ripetendo) Tornarsene a casa ... ( Unisce le mani a coppa come se le avesse colme d'acqua, si alza dal letto attenta a non versare neppure una goccia del suo prezioso liquido e corre verso il pubblico) L'acqua che vi porto è calda e salata come quella del mare e viene da un paese lontano come la salute. Nessuno vuole assaggiare l'acqua della salute? Scompare la prima diapositiva e ne compare un'altra che ritrae il padre di Sylvia, Otto Plath, elegantemente vestito, in piedi davanti a una lavagna e con la pipa in mano. Aurelia Povero Otto! Povero vecchio Otto! La vita non è stata generosa con te. Il re delle api ti chiamavano in quel lontano paese polacco dove sei nato. Per non morire di fame eri costretto a rubare il miele degli alveari. Sylvia (ripetendo) Il miele degli alveari... ( Con tono capriccioso) L'eternità mi annoia. E anche la longevità. Non l'ho mai desiderata. ( Come rivelando un segreto al pubblico) Se lui fosse me farebbe come me. Non credete? Aurelia (con nostalgia) Sognavo di avere la casa piena di poeti, di studenti idealisti, curiosi, brillanti ... e invece le notti sgusciavano via come palpebre di lucertole ... sognavo di innamorarmi in segreto di uno di quei ragazzi che colorano di giallo anche le notti più fonde ... sognavo di diventare una scrittrice ... ( con risentimento) e invece tutto il primo anno di matrimonio fu sacrificato al suo LIBROI!l libro delle api! E il secondo al CAPITOLO! Una vita in cambio di un noioso, inutile capitolo ... Sylvia (attonita e distante) Se mi mettessi a scappare dovrei scappare per sempre. Aurelia Chi avrebbe detto che sarebbe successo per un così banale incidente? Una ferita al piede ... una semplice ferita al piede. I fichi di Winthrop non erano ancora maturi che la gamba se ne era già andata in cancrena ... Sylvia (di nuovo giudiziosa e compunta) Cara mamma mi è accaduta una cosa assolutamente divina. Ho conosciuto un ragazzo di Amherst. È alto, carino e, figurati, scrive poesie. Poesie! Hai capito bene. Non è meraviglioso? La sola idea di frequentare un ragazzo che non sia volgare e prepotente come tutti gli altri mi fa sembrare che il mondo intero navighi in una nuvola rosa. Troverò mai qualcuno che sia degno di me? e di te? e di Warren? Sono così felice che Warren ora è più alto di me ben 15 centimetri ... il cibo qui è fantastico e per quanto riguarda i voti sono sempre fra le medie più alte. Però le riviste non vogliono accettare le mie poesie. Forse le considerano infantili, o rozze, non so... devo lavorare ... lavorare ... lavorare moltissimo. Davanti a me vedo una vita solo di lavoro, un lavoro sempre più pressante fino al giorno in cui entrerò nella tomba ... una vita per il Libro ... una vita per il Capitolo ... Aurelia Il 5 novembre era già morto. Ho dovuto ricominciare con la stenodattilografia. Dovevo pur mantenervi agli studi... dovevo pur realizzare le vostre aspirazioni ... e quanto a mio marito, beh, non ho avuto il tempo di piangerlo a lungo. Chi avrebbe potuto farmene una colpa del resto? • Sylvia (recitando con tono di cantilena infantile) Era un dio marino e non faceva che piangere. Rivoleva indietro sua figlia. Emerse dal fondo degli abissi per scongiurare il chiaro di luna, ma la luna è crudele e lo lasciò solo per sempre. Aurelia (duramente) Versi puerili e scadenti ... Sylvia (balza in piedi e come a un segnale convenuto comincia a declamare) Tu stai alla lavagna papà nella foto che ho di te biforcuto nel mento e non nel piede ma non per questo meno diavolo no non per questo meno orco che mi addenta il rosso cuoricino e in due lo spacca. Avevo dieci anni quando t'hanno sepolto. A venti ho provato a morire per tornare, sì, tornare da te. Pure le ossa potevano servire pensavo. Aurelia (ai versi della figlia si alza in piedi e si mette a battere le mani contenta ma sempre senza guardarla) Sylvia ( continua incoraggiata da~'applauso) Ho avuto sempre paura di te con la tua Luftwaffe il tuo globbledygoo e il tuo baffo ben curato e il tuo occhio Ariano così blu. Uomo-panzer, panzer Tu. Non un Dio ma una svastica così nera che nessun cielo la filtra. Ogni donna adora un fascista, lo stivale sulla faccia, il brutale brutale cuore di un bruto come te. (si interrompe e si volta provocatoriamente verso Aurelia) Aurelia (come se vedesse Sylvia per la prima volta) È stata colpa mia Sylvia? Buio in sala. Seconda scena Stessa scena di prima. Solo le due donne hanno cambiato di posto. Sulla rete ora è seduta Aurelia. Per terraai piedi del letto chiusa e raggomitolata su se stessa siede Sylvia. Sulla sedia èpoggiata una brocca piena di grandi tulipani rossi. La scena è immersa in una calda luce solare. Voce fuori campo Sylvia Plath ha sposato il giovane poeta inglese Ted Hughes e da lui ha avuto due figli, Frieda e Nick. Dopo nemmeno due anni di matrimonio Ted si innamora di un'altra donna e finisce per lasciare Sylvia che non sa controllare la gelosia. Alla scoperta dell'adulterio di Ted, Sylvia rischia di morire gettandosi fuori strada con la sua giardinetta. Aurelia, dopo una breve visita in Inghilterra, torna in America. Sylvia L'ho rifatto. Un anno su dieci mi riesce. Non ho che trent'anni. E come il gatto ho nove vite da morire. Questa è la Numero Tre. Compare la terza diapositiva: Sylvia e Ted in viaggio di nozze a Parigi nel 1956. Aurelia (come in sogno e con voce rauca) La Numero Tre ... Sylvia La prima volta successe che avevo dieci anni. Fu un incidente. Aurelia Un incidente ... Sylvia Morire è un'arte, come ogni altra cosa. A me riesce in un modo eccezionale. Aurelia Eccezionale ... Sylvia Ted dice che finalmente ho imparato a scrivere anch'io. Ora scrivo poesie come fossero lettere urgenti. Non ho più tempo per le belle frasi, è vero, per le metafore barocche e preziose ... Ted ama molto le mie poesie. Per essere state scritte da una donna, dice, sono forti, piene e ricche, non timorose e piagnucolose come quelle delle altre. Ho finalmente capito che non sono nata per diventare un'insegnante. ( Con orgoglio) Io sono una scrittrice, una scrittrice vera. Aurelia Una scrittrice vera ... Sylvia Per questo ora scrivo così in fretta. Còl cuore in gola. (Con amarezza) Ora sono proprio una bravastenodattilografa. Come Aurelia. Aurelia Aurelia ... Sylvia I primi tempi allo Smith e anche dopo a Cambridge se non vedevo le mie poesie pubblicate da qualche parte mi sentivo soffocare. Dovevo leggere il mio nome stampato. Altrimenti dimenticavo perfino di averlo, un nome. Pubblicare, avere successo è come la confessione e l'assoluzione per un cattolico. È una faccenda maledettamente seria. Se la società ti riconosce vuol dire che ti assolve, ti perdona di essere diversa dagli altri. Io ho tanto bisogno di essere perdonata ... come nell'estate del '54 quando mi sono tinta i capelli biondo platino ... volevo piacere a tutti i costi in quell'estate al platino ... volevo sembrare quella che ora sono, una donna femminile, felice, ottimista. Non ci credete? Eppure è vero. Io sono così felice di amare un marito così geniale, un fratello così alto, una mamma così generosa e intelligente, così felice di allevare i miei figli con la tenerezza di una mucca verso i suoi vitellini, di una cavalla verso i suoi puledrini... (Riprendendo fiato) Ted amava talmente tanto gli animali della nostra fattoria che per piacergli ero diventata anch'io un po' una mucca... quando aspettavo Frieda mi sentivo così oziosa, pigra; mi interessavano solo le riviste femminili, perfino quelle più sdolcinate, la cucina, il cucito ... (Con orgoglio) Non ho paura di perdere l'ispirazione. Anzi le mie poesie più belle le scrivo dopo aver infornato un dolce per i bambini... ( coprendosi il volto con le mani disperata) e se non fosse vero? se non fosse vero niente? Ho una terribile paura di perdere la grazia. La grazia è innocenza e io ormai sono così impura. Aurelia ( dolcemente assorta) Ne ho lasciate cadere di cose io navicella di trent'anni

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