Cfr. Alda Merini La Terra Santa nota introduttiva di M. Corti Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1984 pp. 60, lire 10.000 «All'insegna del pesce d'oro si è spesso scritta la storia della nostra cultura novecentesca più durevole», come ha scritto recentemente Paolo Lagorio in un suo articolointervista su/con Vanni Scheiwiller (Autografo n. 1, febbraio 1984, p. 52). Ed è anche vero che l'editoria degli Scheiwiller si è sempre fatta un punto d'onore nel pubblicare «geni sommersi» e «capolavori nascosti», facendo cioè cultura in maniera raffinata e creativa, che poi è forse l'unico modo di fare vera cultura. La sede in cui è uscita questa Terra Santa di Alda Merini appare dunque perfettamente appropriata, quasi obbligata per una poetessa tanto notevole quanto emarginata dai circuiti culturali canonici. Si tratta oltre tutto di un ritorno alle origini: infatti, le sue prime poesie pubblicate risalgono al 1951 e precisamente all'antologia Poetesse del Novecento, curata proprio da Giovanni Scheiwiller su suggerimenti di Montale e della Spaziani. Quattro raccolte della Merini uscirono poi fra il '53 e il '61. Quindi un lungo silenzio marcato dalla malattia. Più di vent'anni trascorsi per buona parte in un manicomio alla periferia di Milano. Ma in tutto questo periodo la Merini ha continuato a scrivere versi dando vita a una poesia molto personale, fuori dalle mode e dalle correnti letterarie, profondamente connessa alla realtà quotidiana della propria Terra Santa, cioè del manicomio, e alla trasfigurazione simbolica e universale della propria esperienza. Il recupero del suo valore poeti- • co è recente. Due anni fa Maria Corti curò una scelta di poesie della Merini dell'ultimo periodo per Il cavallo di Troia n. 4 {inverno/ primavera 1982-1983). Le trenta poesie riunite allora dalla Corti, più altre dieci inedite, costituisco-. no la materia del presente volumetto, che riprende anche la nota Follia e poesia della stessa Corti per !'ed. in rivista. La forza dei versi della Merini sta nella suggestione della scelta monotematica e soprattutto nella incessante vena metaforica del suo linguaggio. A dispetto della schizofrenia, la lingua poetica della Merini è lucidissima: una sintassi sempre ben trasparente costituisce l'ossatura di un impianto principalmente narrativo, in cui i cardini retorici sono dati dall'iterazione ossessiva di spunti tematici e di immagini simboliche. La sensazione che emana dalle pagine di questo libro è quella di una peculiarissima combinazione tra la solennità dell'incedere del discorso e un contenuto che tende all'autodistruzione liberatoria. La ~ fisicità più concreta acquista una ~ dimensione mitica e sacrale (anche -~ c.. ~ ...... ~ -ci i "> i ~ ~ ,-C:) ~ ~ perché il campo metaforico prediletto è quello biblico), e viceversa il rigore apocalittico si disgrega in una interiorità scissa e in una corporalità negata ma tuttavia sempre riaffiorante. È una poesia in cui, nello stesso tempo, sono molto forti l'aspetto referenziale e la sua trasfigurazione. E i temi della follia e della poesia si intrecciano indissolubilmente, diventano una cosa sola nel segno di una progressiva e appassionata «cognizione del dolore». Mauro Bersani tica. L'intenzione non è, però, quella di affrontare da una postazione multidisciplinare, sempre meno probabile e credibile, le articolazioni e i percorsi di alcune figure esemplari del moderno, quanto di tracciare una cartografia complessa delle «emergenze e delle (... ) possibilità ancora aperte», ancora in qualche modo utilizzabili, oggi, alla fine della modernità o, come anche si dice, nell'epoca del postmoderno. Una verifica, quest'ultima, che in verità (e non poteva essere diUn'edizione da lungo tempo attesa. Il Fiore e Il 'Dettod?Amore attribuibili a 'DanteAlighieri a cura di Gianfranco Contini "Le opere di Dante Alighieri".Edizione Nazionale a cura della Società Dantesca Italiana. In un'esemplare, prestigiosa edizione critica, Gianfranco Contini restituisce a Dante due testi di discussa paternità. Un grande avvenimento nel campo dt!la letteratura e della filologia. MONDADORI «Figure~ Teoria e critica dell'arte n. 6: «Archeologia del moderno» pp. 105, lire 6500 Il giuoco delle perle di vetro, Ulisse, il sapere dei poeti, gli uccelli dell'anima, la ghigliottina come macchina celibe, i perversi meccanismi della rappresentazione, il silenzio della storia, la città infinita sono i temi, i motivi, i labirinti intorno ai quali naviga l'ultimo numero di Figure. Teoria e critica dell'arte, dedicato all'Archeolo8ia del moderno. Una latitudine versamente) dà risposte estremamente differenziate transitando dal testo di Menna a quello di Rella, dagli scritti di Cacciari e di Franck, attenti a tessere, fino all'estremo, quel filo ebraico sotteso ali'Angelo di Klee come al silenzio di Lévinas, alle affascina·nti e insidiose letture di Boatto o di Scolari. Ma allora quali sono le possibilità indicate da questa cartografia? Vengono scartate, senz'altro, le nozioni di platea e di rappresentazione ( «Platea è il tentativo, dimostrato nella sua impossibilità di riuscita, di mettere in scena l'idea "ILS08101 IL ■01D0 IIPBBO,, IlsognoInterpretataollalucedelmito. •01 Blllmane ■iller nelcatalogodi Comunitaànche"Ilnuovopoliteismo,, IDIZIOIDI I CO■UIIT4 di concetti - scrive Filiberto Menna nell'editoriale - che «esplicitamente richiama una delle immagini più felici che Freud ha proposto per il lavoro analitico». Infatti, «lo scavo presenta una stratificazione di cose e di eventi, che agenti esterni, e l'azione del tempo, hanno mescolato in modo a prima vista indiscernibile. L'atto critico inizia quando riusciamo a spostare un frammento al luogo a cui esso di fatto storicamente appartiene». A questo scavo hanno lavorato, insieme a Menna, Giulio Paolini, Franco Rella, Massimo Cacciari, Alberto Boatto, Massimo Scolari, Giorgio Franck, Alberto Cuomo. Dunque, artisti, architetti, storici delle arti, filosofi, studiosi di e~tedi una rappresentazione compiuta», avverte Paolini) e le figure di progresso, origine, fondamento, giorno. Nomi compromessi da sempre con la metafisica (e le sue tenaci rinascite). Le vie suggerite divergono, e qualche volta radicalmente {si è accennato). C'è l'itinerario che guarda al silenzio e alla notte, all'anonimato, al senza fondo e al nulla, alla vertigine e al deserto, all'interrogazione e alla sovversione, a Jabès e a Lévinas appunto, alla necessità dell'angelologia (di «quest'Angelo è mestiere essere sempre in viaggio», ricorda Cacciari). E accanto si fanno spazio il pensiero__della mescolanza, l'ibridazione e la similitudine, la metafora, la poesia come un sapere possibile e plurale. E, ancora, la necessità di non abbandonare la ricerca di un «nuovo tipo di razionalità», il bisogno di continuare a pensare il soggetto, una funzione che ormai «può ricostruirsi solo sulla base di equilibri provvisori, precari, effimeri, di volta in volta raggiunti tra la ( ... ) riconosciuta infrastruttura fantasmatica (la onnipotenza del desiderio) e la durezza del reale». Una cartografia che offre, com'è giusto, tracciati, sentieri, andirivieni, cammini estremamente mobili, intrecci veloci e leggeri, immagini morbide, figure che sfumano in altre immagini e in tante altre figure. Una mappa che non mette capo a un'origine ma piuttosto insiste sull'interminabilità dello scavo e della sua interpretazione. Angelo Trimarco Tom Bottomore The Frankfurt School London, Ellis Horwood Lim. and Tavistock Pubi. Lim., 1984 pp. 93, Ls 3.35 Questo recentissimo saggio di Tom Bottomore, docente di sociologia all'Università del Sussex, rappresenta l'ultimo contributo alla già ampia e specializzata letteratura sulla Scuola di Francoforte. Indirizzato principalmente a un pubblico di non specialisti, lo scritto, adottando un taglio sociologico, esamina la parabola dell'Istituto per la Ricerca Sociale dai suoi esordi (Horkheimer) ai suoi ultimi sviluppi (Habermas), analizzando i testi più significativi dei suoi rappresentanti e discutendo i temi fondamentali della sua elaborazione concettuale: la teoria critica della società. Se ora paragoniamo questo breve saggio di Bottomore ad altri contributi sull'argomento (quali, ad esempio, L'immaginazione dialettica di Martin Jay o La Scuola di Francoforte di Alfred Schmidt e di Gian Enrico Rusconi), non possiamo non rilevarne la sostanziale mancanza di respiro e di spessore - limiti, tuttavia, in parte giustificabili se consideriamo il carattere intenzionalmente divulgativo del testo. Se, però, leggiamo questo scritto con attenzione, ci accorgiamo che esso denuncia la sua intrinseca debolezza proprio nella specificità delle sue analisi e nel merito delle sue interpretazioni, rivelando la generale incomprensione dell'autore nei riguardi del significato profondo della teoria critica. Valgano per tutte le affermazioni secondo le quali la teoria critica rinuncia a formulare un progetto rivoluzionario, trascura la ricerca storica e l'economia politica. Ciò che Bottomore non sembra aver compreso è che la teoria critica non è una «variante» sociologica o filosofica del marxismo, ma è un'ardita reinterpretazione del . marxismo che si configura nei termini di un «esercizio critico-negativo», esercizio che si pone come denuncia della falsa totalità, nella •quale tende a ipostatizzarsi la società industriale avanzata, e che mira a suscitare un impegno politico rivoluzionario, senza però potersi tradurre immediatamente - pena la sua condanna - in un programma di azione politica. Glauco Casarico Pier Luigi Cervellati La città post-Industriale Tra i ruderi di una civiltà che si spegne, alla ricerca dei confini perduti, geografici e umani, della città Mary Douglas Baron lsherwood Il mondo delle cose Oggetti, valori, consumo Il linguaggio cifrato degli oggetti, le motivazioni e i significati del comportamento di consumo nell'analisi di un'antropologa e di un economista Paul Zumthor La presenza della voce Introduzione alla poesia orale La prima trattazione sistematica della poesia orale, dalle società primitive alla galassia Gutenberg, da Omero a Bob Dylan Gennaro Sasso Tramonto di un mito L'Idea di «progresso» fra Ottocento e Novecento La crisi della civiltà, il senso della fine, il declino dell'ultima grande illusione nel pensiero europeo il Mulino Nuova Universale Siegfried Kracaaer Il romanzo poliziesco I luoghi e le figure di una particolare convenzione narrativa - la hall dell'albergo, il detective, il criminale, lo scioglimento dell'intreccio - rivisitati in un "trattato filosofico". 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