D orante i loro incontri, conferenze e seminari, gli industriali delle telecomunicazioni affrontano sempre più spesso il problema della televisione via cavo. È questo il tema del giorno. A loro volta, i senior executives delle televisioni cercano di mettere a fuoco la portata di questa nuova minaccia per le loro audiences, e di studiare il modo migliore per inglobarla nei loro programmi, nelle loro strategie commerciali. Come mai tanto interesse e tanta preoccupazione? La tv via cavo non è una novità: in Europa è operativa già da tempo, in Belgio 1'80 per cento delle abitazioni è «cablato», possiede cioè un televisore allacciato alla rete televisiva via cavo. In Gran Bretagna il servizio di tv cavo è stato inaugurato nel 1954, ed è stata la prima esperienza europea. Ma tali sistemi sono già obsoleti, hanno una capacità mo~tolimitata, trasportano al massimò dodici canali e vengono utilizzati quasi esclusivamente per consentire la ricezione televisiva nelle vallate dove le onde hertziane che propagano i segnali televisivi non arrivano se non impiantando ripetitori, che risulterebbero diseconomici per il limitato numero di abitanti da servire. I paesi europei dove la tv cavo è più popolare sono anch'essi molto piccoli: Belgio, Olanda e Finlandia, e hanno ridotte capacità produttive. In questi paesi la tv ca- .vo trasporta legittimamente le trasmissionidei paesi vicini. Nei mercati televisivi europei di più ampie dimensioni, Gran Bretagna, Germania occidentale, Francia e Italia, la tv cavo ha una importanza assolutamentesecondaria. Due fattori hanno mutato la situazione·. Uno è il successo dello Hbo (Home Box Office) negli Stati uniti: le abitazioni allacciate a questa rete pagano per i programmi che guardano e solo per quelli. Hbo sta riscuotendo un notevole successo, e creando un mercato dinamico per la tv cavo a pagamento (pay television); infatti le piccole reti locali si collegano tra loro attraverso i satelliti di telecomunicazioni, e offrono unitamente ai loro programmi i programmi della tv via etere e quelli della pay television. Il secondo fattore è dato dalla decisione degli attuali governi inglese e francese, i quali hanno stabilito di rendere operativo entro breve termine un sistema nazionale di tv cavo interattivo a fibre ottiche. Anche la Germania ha deciso di cablare il suo territorio, ma sembra intenzionata a farlo con i cavi coassiali di rame, tecnologicamente superati e in grado di trasportare poche informazioni, tuttavia meno costosi. Attraverso questi progetti, Francia e Inghilterra intendono stimolare le loro industrie tecnologicamente più avanzate e modernizzare la loro economia nazionale. Nel novembre 1983 il governo inglese ha concesso i primi undici appalti per la costruzione di tali sistemi in aree che coprono circa 1 milione di abitazioni. Il governo francese, nonostante abbia ridotto il progetto primitivo di collegare via cavo 1,4 milioni di abitazioni entro il 1985 e 6 milioni per il 1992, ha recentemente annunciato di aver stabilito accordi e contratti per raggiungere 320.000 abitazioni Tv via cavo entro il 1985. Il governo tedesco occidentale ha in progetto di collegare via cavo il 50 per cento delle famiglie entro sette anni. L a logica cui sottostanno tali sviluppi è stata chiaramente espressa nel marzo 1982dalla commissione di esperti in tecnologia dell'informazione insediata dal governo inglese. Questa commissione ha sostenuto che la rapida creazione di una rete a cavo a largo raggio era indispensabile per spingere l'economia verso l'informazione, sviluppando un mercato nazionale sia per l'hardware (cavi a fibre ottiche, computer, ecc.) sia per il software (programmi, strutture di vendita e servizi forniti tramite elaboratore). Si sarebbero così create le premesse per l'esportazione di tali prodotti e programmi, considerati uno dei settori più in espansione sui mercati mondiali. Gli sviluppi in questo settore avrebbero funzionato come «locomotiva» per t'rascinare l'economia nazionale fuori della recessione. La commissione auspicava, inoltre, una certa rapidità d'attuazione per assicurare all'Inghilterra il necessario vantaggio nei confronti di altre nazioni che, come la Francia, stavano mettendo a punto strategie analoghe. Non esistevano ancora mercati • praticabili per questi nuovi beni di informazione interattiva, come l'home banking, l'home shopping, il videotex, ecc. Dati i massicci investimenti necessari alla costruzione di una rete cavo (5 miliardi di sterline, corrispondenti a una spesa oscillante tra le 500e le 700 sterline per abitazione), si suggeriva allora di creare una televisione via cavo con i cui utili iniziare la commercializzazione degli altri servizi. Le strategie di informazione dovevano essere sottoposte alle necessità delle strategie industriali. Lo sviluppo del settore cavo fa sorgere due diversi ordini di problemi. Il primo si ricollega alle strutture dell'informazione, in particolare all'impatto che una rete cavo potrebbe avere sulla struttura politica di televisione via etere. Il secondo ordine di problemi si collega alla desiderabilità di sviluppare una «società cablata». e onsideriamo i problemi connessi all'informazione via etere. Se dovesse avverarsi Ja proposta espansione dei programmi di tv via cavo, la maggior parte dei quali avrebbe base meramente commerciale, si creerebbe una seria minaccia al servizio pubblico. Tale servizio ha vissuto in un mercato protetto, il che gli ha consentito di perseguire una strategia di offerta di servizi uguali per tutti i cittadini - al di là delle loro condizioni economiche individuali o Nicholas Garnham • della loro collocazione geografica - e ha consentito la promozione di una produzione audiovisiva nazio- • nale, e il permanere di una attenzione anche per chi coltiva gusti «minoritari», reprimendo l'importanza dei dati d'ascolto. In tutti i paesi europei, le leggi e i regolamenti nel settore dell'informazione televisiva - e in quella trasmessa via etere in generale - hanno mirato a mantenere un delicato equilibrio tra i canali di distribuzione dei programmi tv e la capacità dell'economia nazionale di sostenere un livello di produzione adeguato al riempimento di tali canali. Coloro i quali sostengono l'introduzione della tv via cavo in questo sistema, ne cantano le lodi rifacendosi alla aumentata capacità di scelta che ne consegue per Troncone di storione in salsa al burro l'utente. Ma i dati acquisiti con le prime esperienze indicano con chiarezza non solo che tale capacità riguarda solo la schiera dei cit- ~ tadini più abbienti (o chi, per caso, abita in zone giudicate attraenti per la posa dei cavi), ma che la scelta sarà possibile solo per pochi servizi, sarà una scelta molto limitata. Il punto essenziale per comprendere il possibile sviluppo del settore cavo è che si tratta semplicemente di un canale di distribuzione; la possibilità di scelta dell'utente viene determinata non dalla disponibilità tecnica dei canali, ma dall'utile che ne deriverà chi intende finanziare l'offerta. Le disponibilità di spesa dei consumatori sono limitate. In Inghilterra, nel 1980, la spesa media familiare per i media e le altre attività del tempo libero era di 21.6 sterline mensili, delle quali oltre il 25 per cento veniva speso in mezzi d'informazione via etere, e un altro 25 nei mezzi a stampa. Ne risulta che le 13 sterline mensili necessarie per tenere a regime un sistema di tv cavo, secondo i calcoli degli operatori, e che dovrebbero essere pagate quale canone d'abbonamento dalle famiglie, sono una meta difficile da raggiungere. Una analisi predittiva realizzata in Inghilterra prevede, in una ipotesi ottimistica, un utile ricavabile dai programmi della tv via cavo di 300 milioni di sterline l'anno entro il 1995. La cifra è significativa, è quasi il doppio del costo del quarto canale della tv inglese, ed è anche circa il doppio dei ricavi ottenuti dalla vendita dei biglietti cinematografici. Eppure questa cifra non garantirebbe un grande numero di canali nuovi, a meno che i programmi non costino molto meno di quanto costano oggi alla tv pubblica. • • La fonte maggiore per i nuovi programmi sarebbe naturalmente il Nord America, i cui programmi possono essere lanciati a prezzi di dumping sul mercato internazionale avendo scontato il costo di produzione già nel mercato interno. Quindi, mentre produrre in Gran Bretagna può .costare 250.000 sterline l'ora, per un programma di intrattenimento tipo telefilm un serial nordamericano può venir acquistato per 12.000 sterline l'ora. Di fronte a tale differenza di costi un sistema «libero» non potrà permettersi altro che programmi nordamericani. Non stiamo affermando che occorre privare l'utente europeo di tale genere di trasmissioni, ma neppure che. esse siano le uniche reperibili; tutto sommato gli indici di ascolto inglesi mostrano che l'utente preferisce • programmi prodotti in Gran Bretagna. tore dei programmi d'intrattenimento. Questo è un settore che - come mostra l'esperienza nordamerica- . na - sarà altamente oligopolistico, in ambito sia nazionale sia internazionale. Negli Usa esiste già un monopolio di fatto, per generi. Espn controlla i programmi sportivi; Con i programmi d'informazione; e, più importante di tutte, la Home Box Office gestisce la programmazione di film. Home Box Office è di proprietà di Time-Li/e che possiede anche la più importante società di sistemi cavo, la Ate. Ate e Home Box Office sono già molto attive sulla scena eùropea, dove hanno il vantaggio di poter vendere un sistema a cavo «chiavi in mano», offrendo non solo programmi a costi marginali, ma interi canali preconfezio- . nati. La maggior parte dei difensori del sistema cavo controbatte che il motivo per auspicare la sua introduzione è la possibilità di usufruire dei programmi interattivi, anche se la tv via cavo potrebbe creare nei primi anni un grande ingorgo, come mezzo adatto alla creazione di un mercato per definire i consumatori di questi servizi. Quindi, anche se il danno che ne avrebbero gli attuali servizi televisivi è alto, sarebbe comunque positi- __ ,.,,vo, ne varrebbe la pena, in senL, analisi economica del settore tv cavo indica che i canali saranno costretti a un intenso regime di concorrenza con i servizi della televisione pubblica, rimanendo lontani dal rappresentare una valida offerta qualitativa su base locale, e un tale ampliamento di possibilità da garantire possibilità di scelte per le quote di audience più ristrette. A questo regime di concorrenza le televisioni pubbliche saranno poi costrette a rispondere, per mantenere la loro quota di audience. I risultati cui conduce una concorrenza di questo genere sono ben visibili in Italia: porzioni sempre più crescenti di programmi acquistati all'estero destinati alle fasce di maggior ascolto; costi in aumento che riducono ulteriormente gli investimenti su una programmazione nazionale; lenta eliminazione dei programmi educativi, d'informazione e culturali dalle fasce di maggior ascolto. In Francia e in Inghilterra sono molti coloro che, alla luce dell'esperienza italiana, si chiedono se ci sia davvero bisogno di aumentare il numero dei canali, dal momento che non esiste una capacità di programmazione che ne giustifichi l'ampliamento. Inoltre, si è incerti sul desiderio dei consumatori di pagare per un genere di programmazione così definito. Gli interessi commerciali delle industrie che pilotano .l'introduzione della tv via cavo non vanno nella direzione dei nuovi servizi all'utente, ciò che è loro prevalente interesse è rompere i monopoli televisivi europei, che non si basano sul profitto, introducendo programmi d'intrattenimento anche attraverso il cavo domestico, guadagnando sia dalla pubblicità che dalla vendita diretta al consumaso più generale, data la caratteristica bonifica dei nuovi servizi, utili sia dal punto di vista dell'economia che da quello dello sviluppo della società, di una società «cablata». Del resto, siamo già in una società cablata. I cavi, che sono anche i cavi del telefono, possono portare quasi tutti i servizi, a eccezione del video a due vie, però. Crediamo che occorra vedere gli aspetti delle telecomunicazioni via cavo come una parte della campagna che è stata indetta dalle maggiori multinazionali per rompere il controllo monopolistico delle telecomunicazioni esercitato dalle televisioni pubbliche europee. In Inghilterra questa pressione ha già ottenuto dei risultati, e il cavo minaccia di rendere superabile il sistema telefonico pubblico per gli utenti più facoltosi. Ciò avrà l'effetto che ebbe l'auto privata sul trasporto urbano pubblico, ossia quello di un servizio in declino, a costi crescenti per piccole industrie e singoli utenti che non possono permettersi l'alternativa privata. Secondo noi, allora, il caso tv cavo risulta svuotato dei suoi effetti per due motivi. Non porterà un aumento delle scelte per l'utente. Anzi, inquinando il servizio pubblico televisivo, porterà a una minore possibilità di scelta per la maggior parte degli utenti. Il cavo, poi, non è neppure necessario per l'avvento di una «società cablata», ammesso che si abbia voglia di vivere in una società siffatta. In effetti, il cavo - a parte il suo uso politico, come arma di interessi commerciali adoperata per smontare il controllo pubblico delle telecomunicazioni - è una tecnologia costosa, ancora in cerca di un suo appropriato utilizzo. (Traduzione di Giada M. di Villahermosa)
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