onetae infar.mazione Joseph A. Schumpeter L'essenza e i principi dell'economia teorica a c. di G. Calzoni Roma-Bari, Laterza, 1983 pp. XXI-508, lire 42.000 Stato e inflazione a c. di N. De Vecchi Torino, Boringhieri, 1983 pp. 211, lire 22.000 Augusto Graziani Moneta senza crisi in Autori vari Economia politica e filosofia Milano, F. Angeli, 1984 pp. 156, lire 10.000 Crema gelata d' albÌcocche alla svedese Antonio Covi L'economia politica keynesiana in Autori vari I due Keynes Padova, Cleup, 1983 pp. 116, lire 10.000 U n'immagine, tra le altre, sembra prossima a scolorire nella memoria, breve, dell'Umano contemporaneo: il denaro come effige del «moderno», codice di una società acquisitiva e materiale. Accanto, non più un'effige ma un'astrazione segnico-simbolica, impalpabile, sta crescendo: l'«informazione» come eidos, forma e essenza della società «postmoderna», indistinta. Tra le due, stagflazione, bancarotte statuali, satelliti impazziti, nella loro pur inedita sequenza e cogente materialità, paiono guidare il trapasso - come alla soglia dantesca - tra società materiale, rappresentabile dal denaro, e società simbolica, rappresentante anche il denaro. Crema bavarese di primavera Moneta e informazione: una catena di problemi Inevitabilmente, molte ortodossie impazziscono; a lato, semplicismi disarmanti prolificano; e non c'è dubbio che, tra gli estremi, i" paradigmi interpretativi - economici, soprattutto - subiscano effettivamente le più violente torsioni e °' dispersioni di riferimenti. C".l (;:I Culture imprenditoriali disin- .!:; cantate e opposizioni «erranti» &° ~ non temono, ad esempio, affinità analitiche; concordi, di fatto, nello spostarsi dei piani su cui giocare. Una babele di linguaggi, di letture, di proposte, amplifica poi le omogeneità a scapito degli intenti, nella disseminazione un po' «scandalosa» dei fini, almeno. La società - si dice - è sistema di ~ rappresentazione; dunque, asso- .o data l'inesistenza di valori intrinse- ~ ci, il valore dev'essere attribuito al simbolo sociale, all'insieme di simboli sociali che più efficacemente può rappresentare, come equivalente generale, gli altri. Concretamente, oltre l'oro, la problematica flessibilità - compensativa, quando c'è - dei cambi, l'informazione può essere un'alternativa al denaro, anche per le transazioni più comuni (home banking, cash management: cfr. M. Sorrentino, in /I Sole - 24 Ore, 21 febbraio 1984, p. 43). Un analogo di quanto successo nelle altre discipline «moderne», in sostanza, sta investendo le principali categorie della scienza economica. Limitatamente al nododenaro, la cosiddetta moneta elettronica, il denaro-informazione, appunto, se presi in senso ampio e prospettico contengono un potenziale di rottura tale da richiedere un ripensamento del ruolo della moneta - e del sistema monetario e finanziario internazionale, soprattutto. Naturalmente, nulla può essere assolutizzato. Se qualcuno pensasse che con ciò le meccaniche che presiedono alla distribuzione dei redditi fossero delle pure suggestioni simboliche meriterebbe, quanto meno, la derisione. D'altro lato, non più fiducia merita chi non sia disposto a considerare la moneta come un rapporto - anche simbolico - evolventesi nelle sue forme rappresentative. ... • '- ·-·~.. ~-...2. ... ~ .... Charlotte alla Duchessa Pensare a un sistema integrato di denaro/informazione, ove la seconda subentri a livello di grandi operatori, soprattutto interstatuali, è già pensare l'oggi, in fondo; laddove, almeno, alcune grandi operazioni monetarie si rivelano essere «informazioni circolari», emesse e riassorbite, spesso, senza alcun controllo di copertura. È un'esperienza inevitabilmente priva di tradizione, che lascia sprovveduti e scettici, ovviamente. Ciò nonostante, non è un pensare privo di referenti di metodo, perché nessuna adeguata riflessione sulla moneta si è mai affidata, comunque, alla sua pura effige; invece, ne ha indagato, ogni volta, termini e problemi inerenti la sua propria legittimazione in atto, «senza crisi» - o, meglio, prima d'essa -, come acutamente suggerisce A. Graziani. Si tratta, tuttavia, di un'esperienza che comporta l'apertura certa di una catena di interrogazioni, che dalla moneta riverberano sull'interezza della scienza economica. Millefoglie alla genovese Adelino Zanini Charlotte russa al pistacchio > L'anello fondamentale Di ciò è conferma il fatto che gli attriti prodottisi attorno alle trasformazioni su accennate ripropongono la complessità della questione nel suo spessore ermeneutico relativo al senso stesso della scienza economica. In fondo, pensare la moneta costituisce, sempre, la difficoltà vera della scienza economica - non un punto d'arrivo, come si crede, ma una difficoltà di base rinnovantesi. Pudding freddo glassato di Caréme È quanto indica, senza paradosso, proprio un classico della «modernità», J.A. Schumpeter, del quale, opportunamente, si è recentemente tradotta L'essenza e i principi de~'economia teorica, la più significativa opera giovanile. Si potrà obiettare, immagino, che è proprio quella la sola opera in cui l'autore austriaco tende a lasciare ai margini la moneta - interessato, piuttosto, alla definizione dei confini del modello di equilibrio generale. Naturalmente, è vero; ma quei confini tracciano, esplicitamente, i limiti di senso dell'economia come scienza; si impegnano, quindi, in una definizione degli azzardi inerenti una teoria che non si voglia meramente formale. Bisquit alla Savigny _,,- Non a caso, dopo solo tre annicon La teoria dello sviluppo economico (trad. it., Firenze, Sansoni, 1977) -, il passo successivo compiuto da Schumpeter sarà in direzione della moneta, e da lì verso l'instabilità del sistema economico capitalistico. Un passaggio che delimita, più esattamente, i rispettivi territori della statica e della dinamica - nonché l'eterodossia del pensatore tedesco, se si vuole -, ma che descrive, post hoc, anche lo spessore del!' «acerbo» riflettere. Uno spessore fatto di almeno due indicazioni. L'una relativa alla «provvisorietà» delle categorie della scienza economica; l'altra relativa alla convinzione che ciò sia soprattutto portato dell'essenza monetaria della dinamica dello sviluppo: «L'ambito dei nostri temi - scrive il giovanissimo Schumpeter - cresce sotto le nostre mani: un elemento particolarmente importante è costituito dal fenomeno del credito. Niente cioè ci impedisce di parlarne anche nella statica, ma noi pensiamo che se ne traggano solo mere definizioni o banalità; la sua importanza risiede nella dinamica, nel movimento, nello sviluppo. Solo qui, infatti, si può osservare la sua azione e si può comprendere la sua essenza». In sostanza, se la teoria della moneta non è semplice numerario, pallottoliere, «unità di conto» - esplicita Schumpeter nel primo (1917) dei quattro saggi raccolti da N. De Vecchi in Stato e inflazione -, occorre comprendere che nessuno sviluppo, nessun andamento dinamico può darsi senza che vi sia creazione di moneta bancaria, apertura di credito come operazione delimitante la funzione capitalistica della moneta in antitesi a quella propria di un'economia di scambio, mercantile. In questa delimitazione - che è «produzione di moneta» - sta il senso stesso di una monetary economy come economia capitalistica. Si tratta di una moltiplicazione di un simbolo sociale, cioè, prodotto perché rappresentativo di valore anticipato, garantito dalle possibilità dello sviluppo «pensato». Simbolo astrattissimo e perciò rappresentativo di tutti gli sviluppi possibili. Rispetto a esso, pertan- ':' Dolce napoletano to, le categorie della scienza economica debbono disporsi, ri-partendo dalla sua moltiplicazione creditizia. Anche se, ipostaticamente, potremmo in fondo dire che una teoria economica ha senso, spessore, solo in quanto si disponga a analizzare lo sviluppo, l'essenza del quale è il credito come anticipazione. Quindi, la teoria economica deve essere capace di pre-vedere le funzioni della moneta. Ma che cos'è la moneta? È forse un valore «intrinseco»? Certamente no, è un simbolo sociale assunto in base alla sua rappresentatività detlo sviluppo - reale - possibile. A ogni buon conto, se non può essere facilmente sostituito - non è assolutamente questo, infatti, il problema - può essere integrato, dunque. Il senso deHa catena Questa integrazione, però, se avviene nei modi prima ipotizzati, Charlotte alla principessa di Galles come coniugazione di denaro e informazione - simbologie distinte ma potenzialmente complementari -, non implica un semplice perfezionarsi delle «tecniche»: non è un problema contabile di management bancario. Riguarda piuttosto lo statuto stesso della scienza economica, la sua «modernità». Verrebbero a modificarsi, infatti, non solo linguaggi, norme, procedure; potrebbero sensibilmente mutare i paradigmi stessi dell'analisi economica. L'esistenza - e il controllo di monopolio - di enormi banche dati pone già oggi all'attenzione meccanismi di interscambio assolutamente peculiari; legati a una profittabilità, naturalmente, che tutPesche alla Valois' tavia non sempre abbisogna di una mediazione monetaria, in quanto può essere valutata in termini di informazioni cedute/acquisite. Il· controllo di tali serbatoi di sapere, di tale «mercato», è ormai condizione preliminare per il darsi dello sviluppo, al pari del governo del credito e della moneta. In questo senso, almeno, la necessità di ripensare la moneta trascina con sé anche la necessità di ripensare la scienza economica e la sua «effige». Ammesso che in passato un'assiomatica di principio nella scienza economica abbia funzionato - per quanto, come osserva A. Covi, ciò sia da escludersi almeno a partire da Keynes -, pare ormai certa la sua improponibilità. Non solo per le questioni generate e amplificate dalla moneta, certo, ma soprattutto per esse. Meringa glassata Diffondersi ora sulle molteplici interconnessioni causali non è possibile; per finire, due osservazioni ci paiono però, a loro modo, indicative. Innanzi tutto, osserveremo come nessuna teoria della moneta effettivamente disincantata abbia fatto d'e~sa un'effige - Schumpeter docet -; ci legano alla «modernità», pertanto, motivi di fondo. D'altro lato, ci si deve anche chiedere se l'elasticità categoriale del «moderno» - nello specifico, della scienza economica - sia tale da metterci almeno a contatto con le rivoluzioni profonde che si profilano nella teoria della moneta - perno della teoria economica - a opera dell'informatica. Ovvero: potrà da Teoria sorgere. nuova Teoria? O non si dà già il caso di pensare «oltre», verso una «metateoria», alla qui profilata integrazione più attenta, perché meno vincolata a assiomi «moderni»?
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