Alfabeta - anno VI - n. 64 - settembre 1984

cantò con la gola del Giordano il suo spavento alle folle Allora piovvero a seppellire l'uomo valanghe di gigli leggende bianche strati di luce di luna alghe di silenzii profondità marine La giovinezza e la vita si rarefecero in sospiri e volarono al cielo per le esili finestre di Santa Croce mentre in quei prenzoli di luce e sbadigli di sole il pulviscolo dei fiori e i profumi palpitarono in erotiche danze Un sepolcro Il cielo impaurito di me s'incava sopra il mio capo diviene paonazzo e marmoreo e non è più che il coperchio del mio sepolcro posato sulle rocche dei monti Spavento .Cadereper sempre eternamente nel buio solo tatto il vuoto sola luce quella dei miei occhi sola musica il sibilo del mio corpo precipitante giù giù tutto diritto a velocità moltiplicata Distanze senza fine Dio mio Notte eroica A mezzanotte del 28 gennaio 19I5 sono solo sul culmine di una collina tutta imbiancata di neve I monti che si sono alzati per vedermi sono bianchi le valli si sono sdraiate ai miei piedi tutte nude e mi mostrano le membra incipriate di neve e di lume di luna La neve si strugge dalla voglia di fare ali'amore e striscia per fecondarle le più dolci pieghe delle colline che affidano gorgogli di piacere a questo po' di vento Anche le foglioline degli ulivi le cimbraccole si fanno il solletico e mandano certe risatine tatt'altro che pudiche me lo dice il vento Ma il vero grido d'amore lo manda non lontano un monello torrentaccio scavezzato che si precipita giù all'impazzata per sverginare le membra profonde e gialle del burrone che non emette sordi timidi gorgogli ma canti urla di gioia sì piena che la valle non basta a contenerne la vo_ce la trabocca nel cielo Avevo chiuso gli occhi e quelle grida selvaggie mi facevano bene vita freschezza rivolta ma ora che gli apro e non vedo che bianco Bianco bianco bianco colline monti valli pianura gli ulivi bianchi l'aria bianca e in cielo la luna questo coglione che rimase ciondoloni quando i preti castrarono iddio e seguita a rattristarci con l'aspetto piagnucoloso e neutro Ma io sono sempre io E stasera che mi guardo da una collina vicina a dove sono son anche bello Io solo spicco in questa notte spaventata dalla mia presenza (ha il biancore dello spavento sulla faccia di femmina) Avvolto nel mantello nero ingigantitodal vento cappello nero scarpe nere sono un lembo di notte la sola notte in questa notte Di scoperto ho gli occhi più neri del buio Qui sono bello segno un punto un centro divido in due segmenti la gran retta sono il verticedi un'altura il suo membro più virile convergono in me tutti i vertici che fanno i miei pensieri sguinzagliati a disegnare l'universo in uno stupendo splendore geometrico di triangoli e di piramidi sole figure che la luce sa creare Ecco apro le braccia e spalanco le dita ecco dieci triangoli che proseguono per l'infinito e dieci vertici che si appuntano in me L'universo principia da me e mi sono drizzato tutto nero alla congiuntura del tempo di dietro il passato e davanti l'avvenire Anche i monti ve l'ho detto si son levati in piedi per vedermi e le case dei contadini accovacciateintorno come chioccie o attaccatecome pidocchi su quelle colline hanno aperto un occhio giallo (il giorno si avvicina) per guardarmi Ma se io vi guardo La luna perseguitata dal mio sguardo ha chiamato disperata un nuvolo per nascondersi le stelle si mettono a fare a rimpiattino per divertirmi e di lì dai monti ecco una catena di tende bianche accoccate è il campo dei giganti che mi fanno la scorta Magnifici gli ulivi della collina tutte le membra protese alla spinta perenne verso l'alto verso di me Quella che non calpestò nessuno sarà la strada che mi ricondurrà Rosa Tani Ho trovato questo nome sdraiato nella neve che nessuno aveva pestato Mi piace immaginarla più fresca della neve Areiviaggio Lascio il resto del corpo nel vagone e metto la testa e la vista fuori del finestrino L'aria sventrata dal treno si vendica coi miei capelli La ghiaia della ferrovia il filare delle viti coi pampani gialli e l'uva matura un cigliogiallo anche lui di borraccina e di paleo bruciati · :una macchia di strozzapreti e i fili tele/onici mi- strisciano davanti staccata ostinatamente ogni cosa dalle altre finché alla fine intrecciano insieme nellafuga solidale una balza palpitante giallo verde screziata di rosso·sfumata di fumo e d'ombra- un insieme caotico e tragico (Ma per capire i segreti e gli amori di questi confusi colori ci vorr:ebbeil mio il nostro Soffici) Degna balza a questo cielo pisano ricamato di nubi color guancie vergini mentre beve gli ultimi sorsi di sole È impaurito di me il cielo che si ritira si allontana così sulla mia testamentre nei golghi dove si riflettemi confonderà fra poco alle stelle? Arno sei ebbro di luce stasera e vieni proprio qui ai miei piedi a versarea gran gola in bagliori tutti i canti raccolti nel tuo corso Udire la Toscana ridere e piangere con la gola del suo fiume e i segreti che gli confidano tutti quelli che ci si annegarono lontano fin dove il mio occhio gli piace guardare Cinematografo del mondo dove è' è anche la gente Il mio vagone è pieno d'anime affacciate a finestre come la mia • «IMPIEGO» Questo spettro color di rosa fa compagnia qui dentro Sul pavimento c'è teso un tappeto di trippa dove i maialini d'india si fecondano a gruppi Alzata di pasticceria con elmo Guardai stupito queste cose finché non m'accorsi che erano i sogni dei miei compagni tutti addormentati Strati d'afa e di noia mi segregarono ma perdio feci uno starnuto Un bambino in fasce che dormiva sulle cosce della mamma si destò si assise nel teatro della sua vergine coscienza spettatore e attore di sé stesso guardò la luce e rise O nevose montagne di Pistoia mai d'Aprile recaste tanta freschezza alle convalli quanta ne affiorò sulle labbruzze lattanti La creaturina si stropicciò con le manine gli occhini per farci entrar bene gli ultimi spiragli di sole poi si riaddormentò senza curarsi neppure di Dio che posata una mano sulle Alpi Apuane suonò la tempesta della notte che veniva Il treno urlò con la gola di fuoco la sua fame di distanze intanto che io capivo perché 1915 volte girò la terra intorno al sole perché fosse nato questo piccino perché un giorno appeso allo squillo del martello di un fabbro ero salito io nel cielo Alzata di pasticceria con canestro di frutta Invito Vieni alla casa degli archi baleni retti da colonne di trombe marine Di giorno non c'è buio perché la illumino io e per la notte ho intrecciato una lumiera di sogni Non vi sarà monotonia non quell'eguale quell'eguale quell'eguale La mobilia saranno le mie speranze e le mie immagini che ogni minuto muterò Perché io non voglio l'eguale non voglio l'eguale Vieni ho bisogno sete di te esilefiore di sospiri La notte vocine sottili tenui come se scaturissero da corpi lontani di vetro e avessero camminato su un lembo di musica pungono l'udito e mi desto E vedo venire a me vagolanti fiocchi di luce che sembrano tessuti dalle tue manine d'avorio Mi si stringono attorno e con grida strazianti invocanti mi chiedono la vita Perché sono /'anime dei miei figli futuri Vieni bambolina esile increspata di sospiri andiamo alla casa di luce Tesseremo i fiori al telaio della vita E allora dormirò Serenata No non è così la rossa carne dellefiglie degli uomini L'anima sua strusse con la sua fiamma una figura di cera e n'occupò tutta la forma Era Marzo Le violammammole fiorivano e i profumi accagliatial gemito di un violino di un cieco si fusero con le tue membra per temperarne l'ardore Il tragico caos di due notti d'inverno si strinse nelle tue pupille e vi stillò tutto il mistero più buio perché tu potessi depredare e variopingere la luce Allora si vide il tempo che non osò oltrepassare il bianco segno spiccante sulla bocca fiorita di sangue Oh non è ancora quella tua bocca che una notte (stavi affacciata al tetto della tua casa) profuse la tua anima in baci? - Io non c'ero a coglierli e si videro piovere stelle nelle profondità del/'altezza Poi venni tu ridesti e nell'aria crepitarono fiamme Tu cantasti La tua anima di femmina bramosa di carezze si profuse in fila di musica e luce Segmenti di rette che andavano da te alle stelle destarono sconosciuti splendori geometrici fino a divine a/pi piramidali che il cielo appuntò sulla terta Posai la mano sull'arco baleno e sonai la canzone dei colori mentre i fiori delle prode briachi di lacrime di viti osarono f,ssare le stelle e baciare la tua bocca che cricchiolò di gioia Tu cantasti L'usignuolo Ti volevo scordare e ancora del tutto non c'ero riuscito Non mi rimaneva altro che il tuo nome nel cuore dove lo sentivo come una rosa spinosa e il mio cuore era un vaso Ma avevo fatto un bel passo avanti se poco prima ti sentivo tutta dentro di me e ogni tuo· ricordo mi azzannava l'anima ogni tuo capello mi serpeggiavanelle vene tutti i tuoi capelli insieme O se li ricordavo i tuoi capelli freschi Tante volte ci avevo posate le labbra riarse Tutto il tuo corpo vaporava nellafebbre della vita e io ti baciavo i capelli e mi pareva bere allo zampillo di una polla la freschezza della tua verginità Ma già i tuoi capellimi avevano versato nel sangue tanto veleno per quanta passione i miei baci ebbero versato su loro Già mi correvano diacci e bavosi per le vene attossicate Poi me l'ero scordati e il solo tuo nome era rimasto a pungermi il cuore Allora mi son portato il cuore alle labbra ho fatto il bel gesto di soffiarci dentro per fare scappar via il tuo nome nell'aria Dal cuore come un serpe di luce s'è alzato divincolandosi e quando accennava a dileguarsi un usignuolo ladro me lo ha bevuto e ora dalla mattina allasera va ripetendomelo in infiniti toni continuamente continuamente E non ti posso più non ti posso più scordare Malidetto usignuolo Richiamo alle armi Il sole dopo essersi insinuato nella chioma scomposta e gialla di un salcio sminuzzola l'ultima luce su di me e sulla donna giovine che ha bevuto i miei ·baci e piange così perché ha bisogno di piangere Sul mio petto largo piange liberamente· Io non la rendo schiava neppure del mio conforto Il tavolino di marmo ha puntato ostinatamente le zampe contro terra Il bicchierino del marsala attiragli ultimi fiocchi di luce e manda profumi alle narici. Sicilia zolfo vulcani • arsura ferocie , amore L'onore sopra a tutto

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