La111ateria «È meglio una doppia descrizione». G. Bateson S o~o molto interes~ato (in ~ IDIO poemetto e m un mio commento) allo studio del principio di un rapporto fra materia inerte e materia vivente. Ora, fra le due materie si può porre solo, per citare il biologo francese Antoine Danchin, «una notevole differenza di organizzazione». Il tipo di cambiamento del granito A partire dunque da qui per alcune mie considerazioni di apprendista, va detto che non è questo l'essenziale per Bateson nel suo libro finale Mente e natura del '79. E anzi egli osserva col suo stile preciso, illuministicamente brillante, e sofisticato d'oggi: «le rocce di tipo più duro, come il granito, devono essere messe ai primi posti in un elenco delle entità macroscopiche di maggior successo». Poco oltre, come in un frammento stupendo sul tema, spiega che si tratta di una differenza, e l'iscrive pure nel cambiamento; e si presenta come interessato semplicemente a centrare il suo proprio problema piuttosto solfa materia vivente, sull'organismo: «ma il modo in cui la roccia partecipa al gioco è diverso da quello delle cose viventi. La roccia, si può dire, resiste al cambiamento, sta lì com'è, senza cambiare. La cosa vivente si sottrae al cambiamento o correggendolo o cambiando se stessa per adattarsi al cambiamento o incorporando nel proprio essere un cambiamento continuo» (p. 140). Distinguiamo ancora, in breve, fra il concetto generalissimo di «cambiamento» e i cambiamenti del Dna che si dicono «mutazioni», avverte~do che i cambiamenti genetici si danno come «molti piccoli cambiamenti mutazionali» combinati nel corso di molte generazioni per creare •differenze evolutive più grandi. E distinguiamo il «mutamento culturale» come già nell'uso di Steward (che ha qualche matrice in comune con Bateson) per indicare i fattori adattativi nelle popolazioni arcaiche, co- • me risulta in uno scritto di Eleono- - ra Fiorani, che già ha indagato certi ambiti fra l'antropologia e la teoria dell'evoluzione (cfr. Alfabeta n. 53, ottobre '83). Il principio con certe conseguenze Il principio stesso o grande principio (in tale formulazione immettendo sempre una leggera distanza ironica) riceve da Bateson un approccio forte quando tocca l'elemento autocorrettivo, per il quale più volte dà l'esempio domestico ts del termostato ... E qui riassume e ::: -~ «tra le scoperte e riscoperte del t--.. ~ principio» annovera quelle a lui ~ care come decisive: il trasformi- -. smo di Lamarck, 1809, data pri- ~ ma, e i vari meriti di Watt, Alfred ~ oo Russell Wallace, da lui valorizzato :§ fra i più acuti indagatori e inventobo ri, per «l'intuizione della selezione ..:;,-,naturale» poi teorizzata da Dar- :a win; e Maxwell, Bemard, «le ana- ~ _, lisi hegeliane e marxiane del processo sociale», Cannon e Wiener. ~ Dunque, rileviamo di passaggio, 1 se Bateson di frequente usa battu1; te fra divertite e sgomente sui «marxisti», egli non è Popper, non è antimarxista e non è settario. La confinanza dei suoi campi, senza passare all'eclettismo in nessun modo, è tale da dover dire di lui che sembra avere una calibrazione perfetta per il suo obiettivo. La cultura della tribù Jatmul nell'interno della Nuova Guinea, in gioventù accanto alla prima moglie Margaret Mead (di cui ricorda nell'ordine «le critiche e l'approvazione»), l'esercizio al tiro nell'addestramento militare, le ricerche già paterne di biologia e l'attività di psichiatra, lo studio di Russell e dei suoi tipi logici, l'amicizia di cibernetico con Wiener, il riscontro di Ames oculista analizzatore dell'incomprensibile percezione visiva binoculare, e di Lorenz etologo che egli descrive nel mimare gli animali nelle lezioni, sono i settori riuniti qui nel suo libro sulla soglia della morte: che è il punto in cui «le parti sono disarticolate» ... Con un finale dialoghetto nuovo con la figlia che lo ha aiutato a terminare in ordine il li- ,bro. Francesco Leonetti trata sulle modificazioni accettate, con certe modalità, dal «pool genico della popolazione». E trattasi, a dirlo con la secca sobrietà che Bateson adopera negli arrivi dopo misuratissime e lunghe peripezie sui presupposti, della «idea che il pensiero e l'evoluzione siano simili in quanto partecipano della stocasticità». Sono sistemi in parte interagenti, in parte isolati uno dall'altro. E nel glossario dell'autore stocastica è detta «una successione di eventi» dove si combina «una componente casuale con un processo selettivo in mo- .do che solo certi risultati del casuale possano perdurare». Occorre ora spiegare perché Bateson si dice platonico, più volte, con qualche nostra sorpresa. Anzitutto si vuol certo differenziare dal materialista rozzo, quale è in sede americana un antropologo come Harris specialmente sul piano teorico. Inoltre ciò deriva dalla barra, che noi riceviamo da Saussure ed egli da Peirce anzi da Korzybski con la formula: «nel cervello non ci sono noci di cocco quando noi Gregory Corso e Fernanda Pivano Va detto chiaramente che in tutto ciò figura un elemento di stranezza persino nella cultura scientifica statunitense che è così grande . e 'li.va.Del tutto stravagante Bateson è per noi, europei occidentali e anzi italiani, che dai tempi di Labriola, investiti come siamo da un'erronea Storicità, non abbiamo uno speculatore valido di cultura scientifica che ci rifornisca di chiarimenti. Quali sono quelli che ripigliamo qui: per esempio, che la teoria della ricapitolazione (la filogenesi ripetuta dall'ontogenesi individuale) «è ancora sostenibile» con formulazione prudente. E ancora: che il misterioso fenomeno della formazione delle immagini visive, proprio dei mammiferi, è ancora quasi del tutto misterioso, e «è forse un metodo vantaggioso o economico per far passare informazioni attraverso un qualche genere di 'interfaccia'» mentre nulla effettivamente ci dice del mondo esterno. È attraverso un'attenzione a più campi, e anzi una dinamica pluridisciplinare dove (come oggi è in uso nell'epistemologia) si portano talune emergenze dell'analisi da una scienza all'altra, che Bateson svolge i rapporti da lui posti inizialmente «fra biosfera e umanità», fra l'evoluzione e il processo di adattamento ambientale e storico materiale: in un'ottica ovviamente evoluzionistica che è cenpensiamo alle noci di cocco»... Peraltro esclude il «soprannaturale» che si presenta secondo lui nei teorici dell'evoluzione (da Butler a Teilhard de Chardin) quando attribuiscono «un qualche anelito mentale» alle entità atomiche minime. E allora? È la cibernetica influente nella biologia molecolare in modo decisivo, è proprio questo il motivo del platonismo? Leggiamo intanto il luogo dove l'autore dichiara la metodologia della sua riflessione «sui problemi della Mente Naturale». Egli conclude che la «tesi platonica» del libro è relativa alla epistemologia come scienza della mente nel senso più ampio, avendo come oggetto «il mondo dell'evoluzione, del pensiero, dell'adattamento, dell'embriologia e della genetica». È fuori di dubbio che presso Bateson il soggetto, l'insieme umano, che egli preferisce dire organismo (simile alle piante e agli animali, con un elaboratore ulteriore e non individuale che è la mente), è, come già nel materialismo sia darwiniano che engelsiano, il prodotto molto maturo, irreversibile in quanto tale, ultimo fin qui e certo estinguibile eventualmente, dell'evoluzione stessa con la sua grande mente naturale e collettiva. Per ciò la coscienza che è scarsissima «vede i prodotti e non i processi». E il rapporto fra gli oggetti dell'esperienza e il pensiero è disomogensante neo e approssimazionale, come è presso Marx (non presso Hegel). Anzi, a usare un teorico marxista di rigore autentico come Leszek Novak, si trova che il circolo «concreto-astratto-concreto» (vessato nella vicenda marxologica) va ridato «servendosi, per maggiore chiarezza, di una terminologia quasi-cibernetica» nei termini: conoscenza empirica •/ conoscenza concettuale/ prassi (La scienza come idealizzazione: i fondamenti della metodologia marxiana, Bologna, Il Mulino, 1977, p. 14 - e «idealizzazione» ha il valore oggi _corrente di «modellizzazione») . Detto ciò, è caratteristico della epistemologia di Bateson trattare le idee e i processi delle culture come ecosistemi, svuotando lo spiritualismo cosi come la materialità positivistica dei dati. Lo zig-zag della vita Prima delle conclusioni Bateson riprende osservazioni compiute presso la tribù primordiale su un rapporto a zig-zag tra forme e processi. E lo applica a quello fra il digitale (con segnali discontinui come il si e no) e l'analogico (o continuistico) dei due grandi processi: il sistema nervoso centrale e il Dna, che sono in ampia misura digitali, e il resto della fisiologia che è analogico. Inoltre dichiara di cercare «una suddivisione binaria del_processomentale che sia stocastica in entrambe le sue metà, le quali però differiranno per il fatto che la componente casuale dell'una sarà digitale e la componente casuale dell'altra sarà analogica»... Per ricombinare i due sistemi, inoltre, occorre considerarli «alternantisi». Questo segreto nuovo dell'u~iverso, o meglio questa batesoniana pista per arrivare al grande principio, rovescia Lamarck sostenendo che la genetica limita i cambiamenti somat1c1 rendendone possibili alcuni e impossibili altri... E però trova «una grande banca di percorsi genetici alternativi che ogni popolazione selvaggia può imboccare» ... È dunque molto più forte l'elemento conservativo di quello innovativo, anche se «una fortunata incursione nel casuale» e la selezione relativa possono produrre un buon nuovo ... Anzi, a livello genetico può scattare l'estinzione di intere specie, quando scatta ... Bateson si consola e ci consola osservando che l'importante "'è un nuovo che non sia peggiore del vecchio. E, scherzando allo stesso suo modo, possiamo ben dire che la zuppa di pasta e fagioli è migliore della cucina creativa, e, purtroppo, il vecchio padrone è migliore di quello che ha studiato il marketing. «La barriera che proibisce l'ereditarietà lamarckiana protegge appunto il sistema genetico da un cambiamento troppo rapido causato da esigenze magari capricciose dell'ambiente. Ma nelle culture, nei sistemi sociali e nelle grandi università non esiste una barriera equivalente (... ) mentre i cambiamenti necessari vengono ostacolati dal nucleo degli individui conservatori senza alcuna garanzia che siano proprio quelli i cambiamenti da ostacolare» ... Cosi noi ci trovjamo a usare come chiave la stocasticità (è quella scala a zig-zag, che Bateson dice esplicitamente «dialettica») con uguale passione che quella acquisita verso il concetto nuovo di «fluttuazione». Quest'ultimo presso Prigogine era un elemento minimo irreversibile di totale espansività, nella turbolenza della vita ... Qui si pone non l'alleanza con la natura ma l'unità «necessaria». Ciò che Bateson ci offre all'ultimo, quasi strappandola alla sua vita e alla sua lavagna che si cancellerà in un pulviscolo, è la decifrazione giusta della nostra tensione più difficile. Ci sono dei pezzi che non stanno insieme, infatti, e tuttavia si combinano a stare insieme in una biosfera dinamica, necessariamente; ovvero è questa la collocazione delle cose: un pezzo è un sistema che è dentro l'individuo ed.è chiamato apprendimento; l'altro è in tutte le forme di vita ed è chiamato evoluzione, I nessi fra i due processi investono una gerarchia di tipi logici, ancora non chiara, propria della mente generale. E in entrambi i processi è sempre con un meccanismo selettivo che «il nuovo può essere tratto esclusivamente dal disordine del casuale». La nostra buona base è la roccia. Noi possiamo sempre megliocome già facciamo - «tirare al bersaglio con l'arco», e cioè diffondere gli eventi in modo yario o parzialmente casuale, perché alcuni abbiano un esito più favorevole. Cosi, noi siamo attivi tentatori ambientali e somatici dentro un cambiamento mutazionale che - tutto muovendosi sempre sotto le soglie di percezione - tiene conto del contest0 preparato con le pratiche, le culture e le idee. E noi così nutriamo la minima e pur la massima delle fiducie: che i pezzi, o le parti, stiano dinamicamente insieme. Sono questi i consigli di Bateson. Dobbiamo usare questi criteri anche nell'estetica, a riguardo della definizione delle scelte innovative e a riguardo del confronto oggi attuale, in termini inconsueti, con la tradizione, nelle arti e nella letteratura. Bateson dichiara con dispiacere di avere trascurata l'estetica (mentre nel '67 l'ha studiata come ricerca di grazia, quale è negli atteggiamenti di animali). Poiché egli ha vissuto e insegnato fra i beatniks di San Francisco, rendendosi Zen, si sente che egli legge l'Estetico come somigliante alla vita naturale, quale è pure nel giovane Schelling. E va ripreso tutto da qui, da queste misure di un grande ecologo, ogni discorso, oggi tanto frequentato quanto leggero o non bene fondato o politicamente ridotto, sul tema che Bateson espone precisamente così: «qualunque specie può finire in un vicolo cieco evolutivo e immagino che questa specie commetta un qualche errore, per così dire, se è complice della propria estinzione; oggi la specie umana, come tutti sappiamo, può distruggere se stessa da un momento all'altro». Dovrebbe nascere l'elemento autocorrettivo, ecco il salto, il termostato, il successivo tipo logico, Cfr. Gregory Bateson Mente e natura trad. di Giuseppe Longo Milano, Adelphi, 1984 pp. 312, lire 20.000
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