Il Ho sete» mormorò, tiran- '' do fuori dalla sacca cinque bottiglie di una bevanda gassata: ne stappò quattro e le distribuì una a testa. Disse «Si alza il vento». Un altro si rammaricò «Era una così bella giornata» e un altro «Sì, era una giornata serena», il più lontano gridò «Il mare si sta agitando». Le onde battevano sugli scogli col ritmo della risacca: tre urti sonori, una pausa, tre colpi più rapidi, un'altra pausa più breve. Si stava producendo una impercettibile accelerazione. Sollevò la testa dalla stuoia e chiese «Sta ancora nuotando?», gli risposero «La corrente porta al largo» e anche «È andato lontano» e poi «È andato troppo lontano». Si girò sul fianco e disse «Non credete che sia un buon nuotatore?», confermarono «Certo, un buon nuotatore», aggiunsero «Ma può perdersi d'animo», precisarono «Può non sapere più quel che fa». Ombre veloci passavano sugli scogli e sull'acqua allargandosi rapidamente. Disse «Il vento rinforza» e un altro precisò «È vento di scirocco». Un altro aggiunse «Il cielo si sta oscurando» e tirò fuori dalla sacca la maglietta per coprirsi le spalle. Conclusero «Sì, il tempo peggiora». «Non doveva fidarsi» disse, beDue Martini». (( Il cameriere un po' rozzo e gentile ci versò due bicchieri di vermouth e aggiunse qualche goccia di gin in ciascuno. «Non si fa così il Martini», disse il mio amico, «è il contrario». Demandava la responsabilità delle sue parole alla precettistica mondana, separandosene ironicamente quindi, ma cose di questo genere non è detto che siano sempre capite. Per chiarire io aggiunsi un sorriso, visto che il mio amico se n'era dimenticato, ma non fu ricambiato. «Almeno, c'è chi lo fa al contrario», temperai cambiando registro, poiché sentivo che ci potevano andare di mezzo altre cose. «Il Martini si fa così» disse il cameriere un po' implorante, ma anche un po' irritato. «Non sempre» precisai, leggermente risentita che l'offerta conciliatrice non fosse stata adeguatamente accettata. «Hanno ragione i signori» intervenne un altro gestore dall'aria più importante e distinta, seduto a un tavolo vicino a fare i conti. «Il Martini è così» disse di nuovo il cameriere diventando sempre meno gentile. «Così lo fai tu» disse l'altro. «Nei migliori bar mettono tutto gin e un goccio di vermouth. Lo sanno tutti». «Va benissimo anche così, comunque» dicemmo noi: la faccenda si faceva pesante. Ma si vide subito che la ritirata non era possibile. «Il Martini è questo» ribatté il primo rivolto al secondo. «Se lo vendo un altro sorso d_allapropria bottiglia; ripeté «Non doveva fidarsi». Un altro completò «Non doveva fidarsi di andare tanto lontano». Ci fu chi disse «Però, sa nuotare bene» e chi corresse «Ha uno stile discreto, ma non ha molta resistenza». Lunghe striscie color piombo attraversavano il campo ondoso che nelle parti estreme splendeva ancora di qualche macchia lucente. Disse «Dobbiamo riconoscere che era proprio una bella giornata». Lo corressero «Pareva una bella giornata», uno aggiunse «Ma si è guastata» e un altro osservò «Pensandoci bene, non era poi così bella». Dagli scogli si era ritirato il riflesso del sole. «Non capisco» esclamò bevendo un altro sorso «Davvero non capisco perché sia andato tanto lontano». Gli risposero «Prima il mare era calmo», uno aggiunse «E il cielo sereno», ma uno obbiettò «Veramente, all'alba c'era un po' di foschia». Si sollevò sulla stuoia, puntando le mani e tendendo le braccia, per scrutare le righe bianche di schiuma che si accavallavano sulla superficie plumbea del mare precipitando l'una sull'altra. «E pensare che pareva una giornata così tranquilla» esclamò «Pareva che in tutta l'estate non potessimo avere di Clinque Carla Vasio meglio». Un altro alzò il capo e disse «Ma ieri ... », un altro confermò «Bisogna tener conto di ieri» e un altro «Ah, sì, tenendo conto di ieri ... » Uno zampillo di schiuma balzò alto sopra lo scoglio e si disperse trascinato dal vento. Paolo Bessegato «Ecco» esclamò «Ecco: non ha tenuto conto di ieri», seguitò a dire «Comunque, è andato troppo lontano». Uno confermò «Non si capisce come possa fidarsi», precisò «Fidarsi di nuotare sempre più al largo»; un altro aggiunse «Nuotare per più di un'ora»; un altro corresse «Due ore, sono quasi due ore». Balzarono in piedi colpiti da uno scroscio di schiuma ricaduto dall'alto. «Tre ore» precisò «Ormai, sono più di tre ore» cercando di asciugarsi le braccia. Qualcuno chiese «Come può resistere per tre ore?», esclamarono «Una resistenza incredibile» e «Non si può credere: con un mare così tempestoso». Il mare rombava sotto i loro piedi, nelle caverne, e il vento fischiava nelle fessure dei massi. Bevve un ultimo lungo sorso e posò la bottiglia. «Una vera tempesta» disse, passandosi l'asciugamano sulle spalle. Dissero «Da anni non si vedeva un mare così sconvolto», aggiunsero «E cupo», conclusero «Sconvolto e cupo». Non c'era più traccia di luce né sul mare né sulla sponda. Uno disse «Potrebbe accadere ... », fu interrotto «Allontanarsi con un tempo simile», un altro aggiunse «Tanto più che non ha un gran fiato» e un altro «Ammettiamo che non ha una gran resistenza». Opponendosi al vento, si arrampicò sullo scoglio più alto. «Vedi qualcosa?» gridavano dal basso, «Che cosa vedi?» gridavano, «Lo vedi?» Dall'alto rispondeva «Non sento», ripeteva «Non vi sento». Come si fa unMartini vogliono diverso glielo faccio, ma allora è un'altra cosa. Il Martini è questo. Sono vent'anni che lo faccio; lo saprò!» «Sono vent'anni che ti sbagli» imperversò il secondo, ed era come se da vent'anni avesse aspettato quella occasione. Poi, per concedersi un supplemento di trionfo, anche a costo di metterlo a rischio concedendo una chance all'altro, gridò a un terzo che passava: «Ehi, te, come si fa un Martini?» Fosse stato un caso o meno, gli andò benissimo. «Due terzi di gin e un terzo di vermouth» rispose l'interpellato. «Lo sanno tutti; mi meraviglio di te». Il secondo evidentemente fu grato, oltre che della risposta in generale, dell'ultima frase in particolare, che lo costringeva a preci- , sare, così che l'accusa suonasse difesa. «Non sono io, è Gianni che dice il contrario, che è solo vermouth». «Non ho detto solo vermuth» disse il primo. Poi non si contentò della rettifica fatta, e, come compenso alla menzogna altrui, si concesse il diritto a una menzogna propria: «Ho detto metà e metà». Compensata metà menzogna con l'altra metà, la cosa avrebbe potuto anche volgere al termine, con metà gin e metà vermouth, metà vittoria e metà resa. Ma il secondo non la pensava così. «Che metà e metà! All'Harry's Bar lo fanno così: mettono il vermouth nello shaker col ghiaccio, scuotono e poi buttano via il vermouth,· e poi versano il gin. Così del vermouth c'è solo l'odore». «Il Martini è vermouth e gin. Se Marina Mizzau no non è Martini» ribadì, sentenziò il primo, quasi calmo ora. Gli era stato chiuso lo spazio anche per un'arrendevole malafede, e adesso gli restava solo il dogma. «Solo l'odore del vermouth» ribadì il secondo, modulando la frase, quasi cantandola. Michelangelo Coviello La cosa eccitò il terzo, lo indusse al virtuosismo. «La bottiglia chiusa del vermouth gli fanno vedere al gin» disse, «solo la bottiglia chiusa». Per vecchia che fosse la battuta, tutti risero, noi compresi. Ma nessuno rideva nel modo giusto, perché il secondo e il terzo, trascurando l'occasione per ridere autoironicamente, sull'enormità del loro dire, e per risolvere così la situazione invitando il primo a una solidarietà catartica, ridevano più semplicemente per la loro solidarietà nel dileggiare il primo, equesti rideva sarcasticamente per l'assurdità che aveva detto il terzo, e noi, per sciogliere l'atmosfera, cercavamo di ridere in modo da convertire il riso altrui dal significato più basso a quello più alto, ma era evidente che non ci riuscivamo, e che tutti continuavano a ridere in modi diversi, e perciò sbagliati. «In America forse lo f.aranno come voi dite» riprese il primo. Ma non era concessione, era disprezzo. «Sì, forse è un'abitudine americana» dissi io, fingendo di scambiare il disprezzo con un'apertura, nell'intento di trovare uno spazio di mediazione. «Ma il vero Martini è come dico io» riprese duro il primo, a dispetto del relativismo linguistico ostentando un essenzialismo che qualche ingenuo avrebbe detto essere alle origini di tutti i guai di questa storia. «E in Italia molti si adeguano» mi parve doveroso precisare per completare con equità il'mio intervento. La moglie del primo cameriere intervenne. «Tanto avrà sempre ragione lui», disse del marito rivolgendosi ai presenti tutti. «È inutile discutere». «Di che stiamo parlando?» gridò il primo. «Non sai neanche di che stiamo parlando. Neanche di che stiamo parlando sai». «Come si fa il Martini, secondo lei?» la ragguagliò il secondo, forse perché introducendo questo Finalmente saltò giù, in mezzo agli altri. «È livido» disse, «È quasi giallo». Gli chiesero «Che cosa?», uno chiese «Chi?» Rispose «Il mare». Uno disse «Il mare?», rispose «Il mare e le nubi» e aggiunse «Non si distinguono». Gli chiesero «Non hai visto altro?» e «Hai guardato bene?» e «Non hai visto ... ?» Colonne di schiuma proiettate verso le nubi ricadevano coprendo gli scogli di correnti e di vortici, poi scivolavano in mare col frastuono di una cascata. Si ripararono sotto una sporgenza di roccia. Uno disse «Non lo vediamo da quasi quattro ore». I lampi guizzavano fra le nubi seguiti da tuoni vicinissimi. «Da più di quattro» corresse «Da più di quattro ore». Uno disse «Io penso che era il più bravo». Altri dissero «Era il più forte» e anche «Era il più alto». Dissero «Nuotava veloce», dissero «Con stile impeccabile», dissero «Vinceva le gare», dissero «Ci batteva sempre». Allungò la mano, afferrò la bottiglia rimasta chiusa, la stappò, «Da cinque ore» disse «Da cinque ore», la vuotò tutta d'un fiato e lanciò il recipiente sul filo del vento. Si chinò a raccogliere la sacca. «Ormai» disse «Ormai, ce ne possiamo andare». elemento la faccenda poteva diventare più eccitante. Infatti la domanda, girata alla nuova partecipante, apparentemente era a rischio per tutti, ma per quanto riguardava il marito dovevano esserci dei precedenti che non gli consentivano di sperare in una risposta d'appoggio, o c'erano delle ragioni per cui non se ne sarebbe comunque avvantaggiato. Infatti non accettò la sfida. «Che ne sa lei» disse. «Perché, tu come dici?» s'informò lei guardinga, e dal fatto che voleva cautelarsi si capiva a cosa avrebbe preluso qualunque risposta. Lo si capiva anche dal fatto che questa risposta, e le sue conseguenze, il marito voleva a tutti i costi evitarla. «Tu non ne sai un cazzo di Martini, e di cocktails, e di questa roba qui» disse. «Beh, si può fare in due modi» intervenne il terzo. Forse sentiva anche lui che la cosa stava andando troppo in là. Ma nessuna mediazione era più possibile. «In quel modo che dici tu e lui» disse perentorio il primo, sempre più ignaro della duttilità definitoria del linguaggio, «non è un Martini». «E invece è l'unico modo» gridò il secondo. «È l'unico modo tra gente civile» precisò il terzo, pentito della sua generosità inutilizzata. Avevamo da un pezzo finito i nostri cocktails, ma non riuscivamo a trovare il coraggio di andarcene, come se, usciti noi, la catastrofe fosse irreparabile.
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