Il senso della letteratura/ 10 l'occhiolungoq1e1,ptlaomemoria S e è vero che ogni scrittore si pone sempre, sulla pagina, e cioè concretamente, il problema del rapporto tra tradizione e invenzione, a volte privilegiando la prima, a volte la seconda, è vero anche che ci sono momenti, come questo, in cui i due termini del rapporto vanno ugualmente tenuti da conto, perseguendo una sintesi contestuale. Si tratta di situazioni culturali nelle quali l'esigenza del passato si coniuga con il soffio e la pressione del presente. La scrittura ritrovata dei classici, anche del passato prossimo, e la forma del presente danno il senso di una contemporaneità che non è meno impellente e ribollente quanto in questo caso avvertita e sapiente. La condizione odierna, non solo della letteratura ma della musica e delle arti, è quella per la quale il passato, le grandi testimonianze del passato, le sentiamo non astrattamente e astoricamente moderne, ma presenti e viventi nel nostro lavoro, nella nostra vita. Si pensi al grande fenomeno collettivo dell'ascolto della musica classica e della visita delle mostre di pittura o di architettura e urbanistica del passato, ricognizioni dopo le quali la nostra partecipazione ai vernissages contemporanei è più lucida e intelligente, più saggiamente critica. Non d'innalzare astrazioni moderniste o di patire angustie oggidiane abbiamo bisogno, ma di sentirsi tramiti di storia per cui il qui e ora sottintende la consapevolezza del lontano da dove, della memoria che serve all'agire, perché mentre è felice è pure disperata. Da tutto ciò viene una messa in ridicolo dell'azzeramento dei valori e, se non ancora una loro esplicita e inutilmente gridata rivendicazione, una semplice e tacita richiesta di essi, una necessaria rifondazione. In tutto questo si può procedere per probabili approssimazioni, ma è così che si rinsalda la verificabilità del saggio sul reale. Della nuova civiltà dell'immagine e delle annesse o limitrofe tecnologie la letteratura non può non tener conto, col patto di rendersele servizievoli e di sapere che degli spazi tipografici la vera depositaria in conclusione è la parola in una nuova contestualità. La parola individuale comprende la nozione della socialità del linguaggio, anzi, l'uomo, nella sua espressione individua, viene a conoscersi e ad affermarsi sapendo che la sua socialità è nel linguaggio. Vivian Lamarque e Patrizia Valduga La temporalità della scrittura trascrive i significati epocali, o meglio la valenza dei diversi sentimenti e valori acquista un senso nella temporalità della scrittura. Per questo il senso delle ricerche letterarie odierne, il senso della letteratura, è attribuirsi uno spessore e uno spettro più profondi e più larghi del linguaggio comune. In un saggio di molti anni fa T.S. Eliot affermava che «ogni rivoluzione nella poesia tende ad essere, e talvolta a preannunciarsi, come un ritorno al linguaggio comune». Egli sapeva bene la differenza tra il linguaggio poetico e quello della comunicazione, ma sapeva anche che tra i due lin- ·guaggi ci deve essere un rapporto per il quale leggendo poesia il lettore comune potrebbe affermare: «Ecco come parlerei se potessi esprimermi in poesia». Il nuovo linguaggio poetico può perfezionarsi e affinarsi, e tuttavia infine invecchia, mentre la lingua parlata continuamente si evolve. L'odierna molteplicità delle annessioni linguistiche dai diversi territori della società e dai vari campi del sapere e delle tecniche ha arricchito in modo incommensurabile la possibilità delle metafo~ re letterarie, artistiche. Tale ricchezza tuttavia non vuol condurre a una mimesi caotica, vi è anzi la necessità che il linguaggio dello scrittore debba renderci comprensibile la multiformità degli attuali aspetti del reale, disalienandoci la franta materia di cui è composto. Introducendo nel 1931 al suo saggio Il senso della letteratura italiana, Giuseppe Antonio Borgese osservava che «un'esigenza del costruito, del grande, del perfetto e finito, ha preso il posto di( ... ) deboli e sfumate attrattive, finalmente esauste. Dicasi pure esigenza dell'Architettonico e Sublime,· senza timore di queste parole che muovono a sorriso soltanto chi non ne ha provato mai altro che il suono». Senza cadere in consimili sebben diversi conati edificatori, dove il «tempo di edificare» avrebbe dovuto prendere forza da certi esempi dell'Ottocento, mentre ben altre costruzioni veniva conoscendo intanto il primo Novecento, ci si può sentire di nuovo portatori dell'esigenza di dare una prospettiva adeguata alla complessità del nostro presente. Il nostro presente che non è più o non è solo quello di una iterabile avanguardia, un presente indicativo, ma un presente storico, che ha l'occhio lungo quanto la memoria. LUGLIO, unmese caldo • er1cco omaggiolinus
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==