Lettere Precisazione su «The CIVIL WarS» di Bob Wilson A p. 13 di Alfabeta n. 61 è riportata la notizia dell'esecuzione integrale di The CWIL WarS in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles. Dobbiamo invece precisare che l'opera, ideata e. diretta da Bob Wilson, non andrà in scena. Il regista statunitense ha lavorato a lungo per la preparazione delle sei parti di The CWIL WarS, in Olanda, Francia, Giappone, Italia, Germania e Stati uniti. L'esecuzione integrale (dieci ore di durata complessiva) avrebbe dovuto avere luogo appunto nel corso del festival paraolimpionico diretto da Robert Fitzpatrick. Poco dopo l'andata in scena della parte italiana, il 22 marzo scorso, il manager americano ha disdetto l'impegno a causa di una sopravvenuta mancanza di fondi. Il finale della vicenda è beffardo anche nei confronti dei singoli teatri nazionali, i quali hanno sostenuto ingenti spese per allestire le parti di loro competenza con la prospettjva della prestigiosa kermesse californiana. Gli elettroshock di Lotman Gentile redazione di Alfabeta, leggendo l'articolo « Dialogo degli emisferi cerebrali» ( Alfabeta n. 59) sono stato colto dal dubbio che non vi siano risultate completamente chiare le basi materiali del discorso. Le «scariche elettriche»si possono, o si devono a parer mio, chiamare elettroshock (ESK) monolaterali. Se posso esprimermi volgarmente, gli sperimentatori fanno ESK a una metà del cervello di una persona per «escluderlo temporaneamente». Esclusione temporale significa, sempre in termini assai volgari, paralisi della metà del cervellq della cavia. Non credo che si possa considerare l'argomento in senso moralistico, anche se le lotte e le acquisizioni della psicodinamica in campo psichiatrico in Italiapotrebbero indurre considerazioni del genere. Oggi si ritiene che l'ESK in generale ma quello monolaterale in particolare non solo sia di scarsa utilità terapeutica ma addirittura dannoso. Rimanendo dunque in una prospettiva più freddamente di curiosità, che non oso chiamare scientifica, vorrei rivolgervi alcune domande, da girare a chi di dovere. Si dice che la paralisi indotta sperimentalmente era della durata di 30/ 60 minuti: gli ESK erano inferti senza anestesia e curarizzazione? Il dubbio viene perché circa vent'anni fa, quando si discusse (e si lasciò cadere) la cosa in Italia, i sostenitori del procedimento asserivano che il vantaggio era di tralasciare gli ausili adottati per lenire la tragica esperienza. D'altronde, sembra logico che per eseguire compiti complicati i pazienti dovessero essere ben svegli. Malgrado le apparenze, questi non sono quesiti uma-· nitari perché vanno chiarite le basi del/'esperimento per seguirne le elaborazioni teoriche. Tra l'altro, le condizioni psichiche di base possono dare significati assai diversi al corso della esperienza. Ma ciò non sembra interessare Lotman. Uguale importanza hanno le condizioni di coscienza, visto che si parla con tale grossolanità di inconscio. In pratica, pare che a Lotman interessi esclusivamente indurre una grave alterazione gnosica nei pazienti, o meglio utilizzare la grave lesione indotta dai colleghi neurofisiologi per porre le basi «scientifiche» del suo discorso. Ma ammesso, e non concesso ovviamente, che una simile cosa sia scienza, quando egli parla del~e chiare «esperienze basate sulle figure» si è preoccupato di stabilire se i poveretti erano agnosici o agrafici? E se sì, di quale tipo di alterazione si trattava? I disegni allegati, infatti, son del tutto simili a quelli ottenuti nei test gnosici di pazienti con gravi alterazioni del cervello. l'ipotesi di un Medioevo che, putacaso, «tira a destra» e di un Rinascimento con deviazione obbligata a sinistra. Riguardo poi a Dostoevskij, per concludere, sarebbe molto umoristica la relazione tra aure psichiche temporali (intese qui in senso strettamente organicistico) e «segnali inconsci». Ricorda certe ricerche della scuola post-pavloviana di Leningrado volte a modificare l'«inconscio» con stimoli subliminari. Purtroppo ci sono in mezzo degli ammalati. Mi sembra veramente che ci sia ancora chi pensa di rompere un braccio della Lira per vedere se l'anima provenga da una A corda piuttosto che da un'altra. Forse esistono mezzi più «scientifici»per esporre cose opinabili. Cordialmente Enrico Cesare Gori Bologna, aprile 1984 li' o 'privati', il dramma vero mi sembra consistere piuttosto nella «mancanza di ricambio interno» che porta alle tragedie nella successione, come non capita nemmeno nelle monarchie, o nelle tabaccherie. Sarebbe insomma più desiderabile per tutti un sistema ereditario che eviti di condurre a situazioni da ristorante, tipo «Alfredo non è più Alfredo senza Alfredo l'Originario». La stessa riflessione si può applicare al dopo-Strehler nel Piccolo Teatro, e in genere a tutte le situazioni di «aprèsmoi le déluge», dove appunto evitare il déluge dovrebbe costituire la più tempestiva delle preoccupazioni e non il più tardivo dei lamenti. Molto cordialmente Alberto Arbasino Roma, maggio 1984 Forse Arbasino ed io non abbia- --------------- mo opinioni così diverse come Molto si potrebbe dire circa i voli tra una sperimentazione del genere e le teorizzazioni successive. Ma non posso abusare del vostro spazio. Devo dirvi però un'impressione: dalla scoperta dell'acqua calda (la sinergia intercerebrale) si sembra procedere in caduta libera. Ad esempio, sarebbe interessante appurare se gli artisti delle diverse età considerate «tirassero a destra o a sinistra» quando camminavano, perché senz'altro le persone sottoposte all'esperienza avevano disturbi del genere. Ma forse solo gli artisti avevano una particolare andatura. Allora sarebbe interessante è uscito Un mercato selvaggio Caro Sassi, non sono d'accordo sul «ma è bene togliersi ogni illusione sulla loro possibilità di produrre il nuovo, di creare cultura», detto a proposito di Biennali, enti lirici e teatrali, ecc. (Alfabeta n. 60, pag. 7). Infatti, ricordo molte creazioni culturali della Biennale veneziana - Rake's Progress, Angelo di fuoco, prime esecuzioni numerosissime, novità assolute commissionate - paragonabili ali'opera degli editori 'individuali' (o meglio, 'privati') come Einaudi e Bompiani, e al lavoro di registi niente affatto 'pubbli,;i', come Luchino Visconti. E del resto, i nostri enti continuano a «creare cultura» persino esageratamente, rispetto a molti enti stranieri, col non molto disponibile 'su piazza': Bob Wilson all'Opera di Roma, Stockhausen alla Scala. (Sarebbe stato opportuno, come si opina, farne a meno?) Nel caso degli editori 'individuasembra: si tratta soltanto di intendersi quando parliamo di produzione del nuovo. Non a caso, mi sembra, si citano nomi che sono entrati da tempo nei libri di storia, come Stockhausen e Wilson (per non parlare di Stravinsky). Per fare un esempio caro ad Arbasino, è certo diverso stampare un libro di Gadda all'inizio degli anni sessanta, quando pochi lo conoscevano, e stamparlo oggi quando è divenuto un «classico». Gli enti pubblici svolgono un compito essenziale nel consolidare quella che è stata chiamata la tradizione del nuovo, possono fare molto meno per capire e produrre fenomeni culturali non ancora consacrati. Per tornare a Einaudi, e per restare nella metafora, mi limito a chiedere per Giulio Einaudi almeno il riconoscimento che, in qualsiasi quartiere e città, si riserva a una trattoria che per mezzo secolo ha onestamente sfamato la gente. Gianni Sassi bol • amoo n. 6/1984 Inizia una grande indagine sui luoghi di spettacolo a cura di Marco Macciantelli Carlo Vitali Mozart & Mozart alle prese con padre Martini in un grande operistico lamento Tito Gotti «Gli Orazi e i Curiazi», rifatti per vent'anni, da neoclassici diventano romantici Renzo Renzi Il verde nella città rossa Giampiero Cuppini Un progetto per l'Arena del Sole Raffaele Mi/ani «II teatro dell'assurdo», lonesco e Tardieu faccia a faccia Giovanna Rossiello Il «bird watching», il telefono verde Lina Danielli Incontro con la Wolf, letture della Blixen Andrea Caruso L'Eutelsat e i suoi satelliti europei Egeria Di Nallo Caro Brera, lo sport emiliano è un'altra cosa Fulvio De Nigris Faeti e la Pallottino nella «città in bottiglia» La fortezza della solitudine / Claire Bretécher Galileo Dallo/io I «libri elettronici» dobbiamo produrli noi Giorgio Telmon Un'indagine sulla domanda turistica europea Tonino Guerra Un mestiere da farsi con le mani Una copia L. 2.000 Abbonamento annuo per 11 numeri L. 15.000 per l'Italia - L. 30.000 per l'estero I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale n. 15591407 intestato a Bologna Incontri, via de' Foscherari 2, 40124 Bologna
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==