scenza terroristica, con l'unico mezzo che avevo a disposizione, la collaborazione coi giudici». Come se a una lacerazione sociale e culturale di vaste proporzioni fosse possibile porre rimedio con quella semplice - appunto - decisione ... Ma torniamo daccapo al paradosso in cui s'infilarono i movimenti alla fine dello scorso decennio. La politicasemplice, che fu loro, assomma due debolezze, apparentemente contraddittorie, in realtà cumulantesi. Non offre più i tradizionali vantaggi di un agire universale, ma ne sopporta ancora tutti gli oneri. Non più, quindi, identità corpose, un sistema organico di valori, una connessione continua di mezzi/scopi. Ma ancora, simulata e pervicace, un'universalità d'intenti contrapposta direttamente a quell'universalità soda incarnata dalle istituzioni statuali. Queste due debolezze sono le condizioni di possibilità del pentimento di massa. Dietro _la politica semplice premono purtuttavia, per quanto tradite, le ragioni che hanno condotto alla semplificazione, vale a dire diffidenza verso i grandi progetti, identità provvisorie, mobilità di collocazioni. Ma queste ragioni, appunto perché deformate, non sono in grado di elaborare forme di rapporto critico, pragmatico, semmai contrattuale, con l'universalità comunque sussistente in veste di Stato, diritto, scienza. Così si genera un terribile cortocircuito per cui l'immediatezza e i particolarismi che alimentano la critica della politica, anziché riconoscere nell'universalità statuale una sfera estranea da cui proteggersi o con cui.trattare, si esprimono anch'essi su un piano omologo, come universaleimmediatezza. Di conseguenza, quando si è avuto un rovesciamento del rapporto di forza, ed è venuto il tempo dell'«emergenza», la voglia d'immediatezza dei movimenti si è manifestata troppo spesso come immediato abbraccio delle ragioni universali dell'avversario. Nessuno appare così affezionato all'universalità dei valori e delle norme quanto il pentito, questo reduce dalla critica dell'universalismo della politica. Che i movimenti contemporanei siano caratterizzati da un'istanza etica, è una mezza ovvietà. È difficile non vedere, infatti, che al centro dei conflitti prepondera la questione del «come vivere», da definire per intero nello spazio/tempo di un'esistenza individuale. Le stesse esigenze di potere e di reddito sono filtrate e misurate da questa istanza. Il punto vero, però, è che tale sostanza etica, che alimenta i comportamenti espliciti e i silenzi di più d'una generazione, diviene problema etico, cioè crisi e punto di passaggio, quando si tratta di determinare una relazione tra l'affermazione quotidiana di un «come vivere» e l'universalità, più o meno estranea, dello Stato, delle norme, delle forze produttive. Rispetto alla sproporzione, entro cui si è mossa la riflessione etica della borghesia illuminista - sproporzione fra l'eccesso d'intenzione universale e la ristrettezza delle realizzazioni possibili-, la situazione appare completamente rovesciata. Per i nuovi movimenti, l'universalità effettuale, rappresa negli apparati istituzionali e produttivi, sopravanza di gran lunga l'intenzione soggettiva, che si vuole orgogliosamente particolare e specifica. Cosicché il problema etico, nei pressi del '77 come anche oggi, è attingere criticamente e selettivamente questa effettualitàeccedente, riconducendo la sua forma universale alla determinatezza Bruno Branche, felicemente circoscritta del proprio non asservito «come vivere». Questa, fuori dall'ovvio, è l'effettiva dimensione etica, entro cui sembrano aggirarsi i movimenti. Solo il suo attraversamento consapevole - come problema, appunto - può costituire il contrappeso ne- ~ cessario alla critica della politica, e • anzi il terreno su cui essa può opportunamente planare, sortendo fuori dall'idillio o dalla tragedia del pentimento. Anziché semplificazione, viene richiesto uno straordinario incremento di complessità della propria prassi. Solo una mediazione critica assai complessa fra l'elaborazione intelligente del «come vivere» cui si attende e l'universalità degli apparati statuali allontana la possibilità d'identificarsi bruscamente con i valori più retrivi di questi ultimi. Allontana il pentimento come destino sempre incombente. N oi siamo detenuti politici, che non hanno accettato di diventare delatori. Non che non ce l'abbiano proposto. Sarebbe bastato un moto d'assenso al giudice, e ora saremmo liberi. Eppure siamo uomini senza certezze. Abbiamo reciso ogni legame politico o ideologico con la stagione della lotta armata. Non abbiamo nessuna sacra identità da difendere. Nessun grande progetto da rivendicare. Niente fedi, o superiori valori. Non ci piace la Politica, abbiamo imparato a diffidarne e a metterne in questione lo statuto: quando eravamo liberi, e poi qui in carcere. A volte ci chiediamo qual è la barriera che ci ha impedito di diventare testimoni della corona. Certo, abbiamo preso l'altra strada del bivio etico, che a tutti si proponeva. Ma, poiché non avevamo davvero progetti rivoluzionari da sostenere, si è trattato forse di una posizione ~ica vertiginosamente formale? Crediamo, speriamo di no. In questi anni, abbiamo cercato di costruire nuove· forme di solidarietà e una nuova identità collettiva. Abbiamo cercato, nel corso del tempo, di tenere aperta fa possibilità di cambiarsi e di cambiare. Siamo ripartiti dalla questione del «come vivere», che non è cosa ineffabilmente interiore, ma s'articola razionalmente in modificazioni dirette della nostra realtà immediata, il carcere, e in ideazione, comunicazione, invenzione. E abbiamo trattato. Su tutto. Con tutti. Rivendicato e trattato. Lottato e trattato. Proposto e trattato. Per tutto ciò, crediamo esperiamo che il nostro arrocco etico contenga in sé almeno la forma di un problema più generale, comune a chi, oggi, su un raggio d'azione più ampio del nostro, ricerca modi di trasformazione dell'esistente più ricchi, e meno semplici, della sola politica. Se così fosse, non suonerà più pleonastica, ma bruciante e irrinunciabile, la semplice domanda: perché i non pentiti? «areaomogenea» di Rebibbia 11 aprile 1984 GiorgioAccascina, GiorgioBenfenati, Lanfranco Caminiti, Antonio Campisi, Lucio Castellano,Arrigo Cavallina,Augusto Cavani, Oronzino Cea, Armando Colantoni, Giustino Cortiana, Mario Dalmaviva, Claudio D'Aguanno, Luciano FerrariBravo, Alberto Funaro, Paolo Lapponi, Andrea Leoni, Germano Maccari, Ama/do Maj, Silvio Palermo, Paolo Pozzi, Gianni Sbrogiò, Teodoro Spadaccini, Edmondo Stroppolatini, Franco Tommei, Emilio Vesce, Paolo Virno, Roberto Vitelli ........................................................................... , 5 Centrdoidocumentazione ! i sullalegislazioned'emergenza (7 5 • ■ ■ E' stato assegnato alla secon- La seconda insurrezione, conte- un'esigenza squisitamente politica del cp che sancisce il «principiodi zione intellettivo-emozionale di ti-: ■ da Corte d'assise di Roma stata unitamente al reato di guerra di garantirel'assolutaimpossibilità offensività». Tuttavia, questa ido- more per il bene tutelato» (la sot- ■ (presidente Sorichilli, giu- civile (sic!), è invece quella diretta- per chicchessiadi usciredallagaie- neità viene riferita dal G.I. a una tolineaturaè sua). ■ ■ dice a laterePerrone), giàprotago- mente e autonomamentepromossa rafonda questoprocedimento, vale valutazione globale di atti, anche Così la pericolosità non è anco- ■ : nista del processo alle Ucc, il pro- dalle Brigaterosse: infatti, è conte- la pena forse esaminare alcuni singolarmente non idonei, ma in rataafatti concreti,ma all'emotivi- ■ ■ cessoper l'insurrezione che, secon- stata a tutti i 250 imputati «quali aspetti anche dal versante tecnico- grado - suggerisceil G.I. stesso - tà collettiva, e l'emotività collettiva ■ ■ do il capo d'accusa, le Brigateros- membri dell'organizzazione politi- giuridico. di costituirenel loro complessouna è determinata e gestita dai poteri ■ ■ se avrebbero promosso in questo co-militare cosidetta 'Brigate ros- Contrariamente ad altre ordi- situazione di fatto «idoneaallapro- dello Stato. <;omeafferma autore- ■ ■ paese. se'». nanze di rinvio a giudizio per fatti mozione di un'insurrezione». volmente Ettore Gallo in un inter- ■ ■ È solo la prima tranche di una Le due insurrezioni sarebbero di terrorismo, dove le motivazioni Ma v'è di più: allo scopo di so- vento del 1981, su Giustizia Pena- ■ ■ megainchiestainiziatadallaProcu- state tentate contemporaneamente, di caratteregiuridicosono confina- stenere questo traballanteconcetto le, contro il quale non manca di : ■ ra di Roma, che vede attualmente per più di un decennio; anche la te in poche righe, confidando i giu- di idoneità, egli distingue tra ido- polemizzare aspramente il G.J., ■ ■ ( a quanto filtra dal segreto istrutto- seconda, infatti,fu promossa e ten- dici sugli automatismi repressivi neità intrinseca (la capacità.della «se incerto è, infatti, il tipo di con- ■ ■ rio) oltre 600 inquisiti. Di questi, il tata «dall'anno 1970fino all'epoca che hanno invaso la giurispruden- banda) e idoneità estrinseca (cgni dotta punibile e si sostiene la suffi- ■ : procedimento affidato alla Corte odierna». Taluni imputati, dun- za (concorso morale e reati asso- accadimento o situazione anche cienza di qualsiasi atto per la rile- ■ ■ d'assiseriguardacirca250persone: que, parteciparonoa entrambi i co- ciativi), in questo processo il Giu- non voluta e calcolatadagli impu- vanza penale, indipendentemente ■ ■ dai capi storici delle Br (Curcio, nati insurrezionali, a volte con in- dice istruttore si dilunga in più di tati che possa tuttavia oggettiva- da ogni sua efficienza causaleo dal ■ ■ Franceschin.i.. ) ai dirigentidel/'ul- telligenzecon l'Autonomia, a volte cento pagine nel tentativo di con- mente «facilitare la verificazione prodursi di una situazione di con- ■ ■ tima generazione (Gallinari, Sen- in proprio. dell'evento voluto»). creto pericolo, il cittadino è alla ■ ■ zani... ), a militantipiù o meno sco- È superfluo sottolineare che, Il risultatoè di addebitareogget- mercé di chiunque abbia il potere ■ ■ nosciuti o solo marginalmente qualoragli esiti di questoprocesso tivamentealle Br la stessaincapaci- di incriminarei suoi comportamen- ■ ■ coinvolti in precedenti inchiestesul confermassero le ipotesi del/'accu- tà statuale a riformarsi, nonché la ti fino alla soglia del pensiero». : ■ terrorismo,a grandi epiccolipenti~ sa, ben poco significatoavrebbero scarsa fedeltà allo Stato dei suoi Confondendo così le acque, il ■ ■ ti (Peci, Savasta, Petricola....). E ulteriori d_issertazionisul supera- «servitori» o addirittura la predi- G.I. può e!uderela sostanziale do- ■ ■ questa l'inchiesta, tra l'altro, che mento dell'emergenza: ché unica sposizione degli intellettualiad ap- manda: E mai stata promossa ■ ■ consente il protrarsi della carcera- finalità di questareiteratainiziativa poggiare tesi sovversive. Stessa un'insurrezione in Italia nel tra-■ : zione preventiva di Giuliano Na- giudiziaria sembra esserequella di operazione viene compiuta riguar- scorso decennio?Il che, tradottoin 1■ ■ ria, come altre volte è stato eviden- scrivere «ergastolo»per ogni ade- do al concetto di pericolosità, trat- termini giuridici, vuol dire: Si è ■ ■ ziato su questo giornale. rente alle formaziçmi armate. Sva- tandosi in entrambi i casi di reatidi mai promossa una sollevazione di ■ ■ Le insurrezioni - a stare al capo nirebbe, quindi, ogni possibilitàdi «attentato»,il che richiede il verifi- cittadini in armi tale da far sorgere ■ ■ di imputazione - furono ben due. distinzione di ruoli, di commisura- carsi di situazioni «pericolose»in un concreto pericolo per i poteri ■ ■ La prima è contestataa solo dodici zione della pena ali'entità dei fatti Christopher Whyte relazione al «bene tutelato dalle dello Stato? : ■ imputati (Alunni, Azzolini, Bella- commessi, di aperturadi una qual- norme». A rispondere ci sembra siano ■ ■ vita, Bianco, Bonisoli, Faranda, siasi speranza. vincere, anche sul piano della teo- Il G.I., premesso che «ilpericolo stati indirettamente tutti coloro, a ■ ■ Gallinari, Mica/etto, Moretti, Mo- Le stesse discussioni - che tanto ria del diritto, dellafondatezza del- di lesione si avrà con l'inizio della cominciare dagli stessi inquirenti, ■ ~ ■ rucci, Peci, Pinna) ed è la stessa hanno attraversatoil dibattitodella l'accusa mossa. Unica nel dopo- situazione pericolosa, cioè quando che molte volte hanno sottolinealo ■ i.: : del «7 aprile»;i dodici, infatti, so- sinistra nell'ultimo anno e spesso guerra. si siano realizzate quelle azioni e la tenuta dello Stato democra!_ico,_ ■ -~ ■ no accusati di averla promossa in addirittura diviso il fronte dei ga- Il G.J. riconosce che premessa quelle altre condizioni di fatto che attaccatosolo da gruppi minoritari ■ ~ ■ concorso con Negri, Scalzone, Pi- rantisti - sulle ipotesi di soluzione per la possibilità di addebitareuna avviano il pericolo, inteso come e irresponsabili, incapaci di coin- ■ ~ ■ perno, Vesce, FerrariBravo, Dal- politica sarebbero ridotte a mere accusa di insurrezione armata e/o possibilità di effettiva lesione» (il volgeregrandi masse. ■ ... ■ maviva. È, tanto per capirci, /'in- esercitazioni accademiche dall'e- di guerracivileè l'idoneitàdegliatti che già suscitaperplessità, in quan- Centro di documentazione ■ ~ ■ surrezione «autonoma», quella de- ventualesuccesso di una iniziativa compiuti o a promuovere una «in- to di norma lapericolositàè riferita sulla legislazione d'emergenza ■ & ■ scritta da Fioroni, progettata fin giudiziariache collocherebbein un surrezione armata», che concorde- non allapossibilità, ma allaproba- . ■ ~ ■ dai tempi di Potereoperaioe tenta- futuro (sine die) ogni iniziativa di mente viene intesacome una so/le- bilità), ne deduce- con un evidente Collaborano attivamente al Cen-: ~ ■ ta «fino all'epoca odierna». È la recuperodei protagonisti dell'ever- vazione in armi di grandi masse di scartologicoe in antitesicon dottri- tro tra gli altri: Franco Russo, ■ .a! ■ formalizzazione del 'teorema di sione politica. cittadinicontro i poteri dello Stato, na e giurisprudenza dominanti - Massimo Cacciari, Luigi Saraceni, ■ ~ ■ Calogero', la sacralizzazione giu- Anche se il criteriodi valutazio-_ o a suscitarela sollevazionein armi che talepericolo sussiste«in definì- Rossana Rossanda, Luigi Ferrajo- ■ ~ : diziari<_d!e/l'identitàpolitica_e or- ne di questa iniziativa giudiziaria di unaparte dellapopolazione con- tiva quando l'evenienza di fatto si li, Mauro Palma, Augusto Illumi- ■ r:: ■ ganizzativa tra Brigaterosse e Au- non può che esserestrettamentepo- tro un'altra. Questo, innanzi tutto, presenti con caratteritali da essere nati, Gianni Giannoli, Laura Bar- ■ S ■ tonomia operaia. . litico, per l'ovvia ragione che solo per il chiaro disposto dell'art. 49 idonea a suscitare la rappresenta- biani, Papi Bronzini. ■ "§ ........................................................................... ~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==