........................................................................... , j Un'immaginMe!At,toradlelPci i • ■ • ■ : E' naturale che una campagna tellita, biscotti al plasmon, linex- qui un'interpretazwne decisamente più immanenti, ma pur sempre di affermato - come spesso avviene - ■ ■ elettoralestimoli e accresca notte, questo secolo ci aveva, in va- gnostica del/'evangelica incitazione strategicapregnanza. in tono lamentevole e, se mi si pas- ■ ■ la vis imaginativa di partiti ri modi, abituati. a farci come fanciulli. La stessa Il manifesto fa capire con dram- sa il termine, femmineo. Questi ■ ■ e forze politiche. Essi vogliono la- No, la verità è che - come tutti i «pienezza» del loro aspetto li desi- malica evidenza quali radicali tra- fanciulli (anzi: Fanciulli) appaiono ■ ■ sciare sul pubblico tracce meno la- veri messaggi - ciò che inquieta e gna come redenti, già «figli della sformazioni dei rapporti di produ- sicuri, ben «sedati», sui propri ob- ■ ■ bili della loro presenza, correggere dà a pensare, anche in questo, è la resurrezione». Il loro corpo, per- zione saranno necessarie, in questo biettivi: sanno ciò che vogliono e lo ■ i possibili effetti di ridondanza complessa stratificazione dei signi- fettamente risanato e innocente, è scorcio di secolo, per permettere a dimostrano operosamente. Non ■ creati, nel corso del tempo non fe- ficati, la molteplicità di elementi colto nel suo aspetto trionfale. Essi fanciulli della mole e dellaforza di hanno bisogno di minacciare - la ■ stivo, dai bollettini dei telegiornali, dell'inconscio collettivo che esso invitano il pubblico a seguire il loro. quelli effigiati di crescere e molti- loro stessa presenza incute timore. ■ «spiazzare», per così dire, le aspet- riescea toccare. Davvero portento- esempio, siccome è scritto nel Van- plicarsi. Il manifesto significa con Sembrano dire: badate, noi avre- : tative con qualche barocca «mara- mo vent'anni nel Duemila- badate ■ ■ viglia». bene di farci trovare cibo e com- ■ ■ Arduo indicare - in questo car- modities sufficienti per noi. ■ ■ nevale - la maschera migliore, il Una cultura della pace attiva, ■ travestimento più efficace, il costu- propositiva, più forte delle minac- ■ ■ me più straordinario. Se il Craxi ce di guerra, è ciò che essi esigono, ■ ■ garibaldino, o la Mazzocchi «Eu- è ciò che essi simboleggiano. Natu- ■ ■ ropa oder Christenheit», l'appara- ralmente, ogni simbolo è doppio. ■ ■ to Dc telematizzato nel Castello Come autentici tarocchi del nostro ■ ■ sforzesco, i «rimbambiti» del gior- tempo, i Gemelli del manifesto ■ : no dopo ... Basterebbero questi po- possono anch~ essere letti in termi- ■ chi giorni a contraddire la tesi, che ni rovesciati. E quanto è capitato a ■ ■ si va pericolosamente diffondendo un mio amico del tutto ignaro dei ■ ■ presso qualche nemico del popolo, nodi della battaglia politico-cultu- ■ ■ di un'élite politica senza program- raie nel nostro paese. ■ ■ mi e ancor meno idee. Ma il capo- Irresistibilmente attratto dalt'a- ■ ■ lavoro mi sembra essere quello del spetto oltre ogni dire appetitoso dei : ■ manifesto comunista, nel quale due due Fanciulli (e forse, insieme, ti- ■ ■ possenti figure di bambini, il ma- moroso, nel suo medio-conscio, di ■ ■ schio a sinistra di chi guarda, la ciò che essi avrebbero potuto fargli ■ : femminona a destra, si ergono in tra vent'anni), egli insisteva nel/'in- ■ ■ bei colori rosacei ad ammonirci . terpretare l'indicazione del Duemi- ■ ■ che nel Duemila avranno vent'an- la come scadenza massima, non ■ ■ ni. ---·· procrastinabile, per il consumo del ■ ■ Il bambino, assolutamente nudo prodotto. Interpretazione forse for- ■ ■ come la sua compagna, tiene il zata, ma non impossibile, proprio ■ ■ chiaro sguardo intelligente rivolto. sulla base della costitutiva antino- ■ ■ verso il pisello. Un sorriso di intesa '-----------~--------'-"""---'-..;.:&-------"- micità di ogni autentica «scienza : ■ e speranza gli sfiora le labbra. La Jesus e Joxé Anton Artze sacra». ■ ■ bambina, invece, più alta, già più Per chi, come chi scrive, ritiene ■ matura nell'aspetto. (si sa che le da tempo che un'immagine, un lap- ■ ■ bambine maturano prima), guarda so come si sia qui riusciti a combi- gelo di Tomaso: «Quando vispo- chiarezza, senza tanti noiosi di- sus, un modo di dire o di vestirsi, : verso il pubblico con il capo legger- nare un'immagine semplice, diret- glierete senza vergogna, quando scorsi, la necessitàdi un nuovo mo- siano ormai più indicativi dello sta- ■ ■ mente, e leggiadramente, piegato. ta; apparentemente kitsch nel senso deporrete i vostri abiti e li metterete dello di sviluppo, davvero centrato to della «virtù» politica italiana di ■ ■ I'erché quesio manifesto attira. più obbrobrioso del termine, a un sotto i vostri piedi, come fanno i finalmente sui bisogni dellagente. I centomila «grida», il manifesto co- ■ ■ così prepotentemente la nostra at- ordito così sottile di allusioni, ri- bambini, e li calpesterete,allora ve- compagni di Dp l'avrebbero sen- munista dovrebbe perciò apparire ■ ■ tenzione? Non certo per il nudo, mandi, metafore. Lungi dalpreten- drete il Figlio del vivente senza nes- z'altro intitolato: Fuori dal capitali- di straordinario, indimenticabile ri- ■ ■ affatto scontato ormai. Il nudo in- dere, con queste poche righe, di ri- sun timore» (il corsivo è nostro). smo in crisi per uscire dalla crisi. lievo. ■ fanti/e, poi, costituisce la normale so/vere il problema e fornire la Ma la straordinaria salute e bea- I nudi piccoli giganti del nostro ■ pornografia della famiglia media chiave di lettura del/'opera, ne ten- ta innocenza di questi corpi combi- manifesto esigono, infatti, nuovi ■ europea. Si potrebbe, è vero, affer- terò, per così dire, un aggiramento na il messaggio religioso (davvero rapporti tra città e campagna, tra ■ mare che mai si era!ÌOvisti bambini saggistico, cercherò cioè di indicar- cattolico, come si è appena visto: Nord e Sud del nostro paese e del- ■ • ■ • : nudi giganti, eredi diretti del gran- ne soltanto alcuni possibili aspetti. tutt'altro che semplicemente am- l'intero pianeta, tra teoria e prassi, Alla grafica la rivista ha già dedi- ■ de Gargantua. Ma anche a queste Iniziamo da quelli più raffinati, miccante all'ortodossia romana) difficilmente compatibili con il si- cato due interventi di G. Anceschi ■ Lcommistioni di razza ariana invi- eforse più difficili da cogliere. Vi è con l'invito a riflessioni politiche sterna capitalistico. Ciò non viene (in Alfabeta n. 56 e n. 60). ■ •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• tema dell'arte che riflette se stessa, guardando al proprio passato e reinterpretando, nella forma del d'après, e del remake, della citazione, della rievocazione, o della libera re-invenzione, capolavori di maestri antichi, rinascimentali e moderni. Non si tratta di una tendenza, ma di un'operazione condotta con i più diversi modi linguistici, e con le più svariate ideologie». E qui evidentemente si parla di . artisti che con acume e ironia, con adesione e distacco a un tempo, hanno eseguito in alcuni momenti - si badi bene: in alcuni momenti, e dunque come esercizio spurio, come episodio, omaggio, divertissement, virtuosismo - variazioni sul tema di un illustre predecessore: un come se, un alla maniera di, esplicito e leggibile come tale. Difatti, tutto scorre e le affermazioni di Calvesi tornano calzanti quando si tratta delle arcinote opere dei dadaisti o di Picasso da Cranach o da Velasquez, di De Chirico da Watteau o da Raffaello. Si resta nell'ambito di pittura eseguita ieri su quella dell'altro ieri o del passato. E può dar gran piacere vedere, o rivedere, le serigrafie di Andy Warhol con la dozzina di Monne Lise, il Mondrian di Roy Liechtenstein, il Griinewald di Arnulf Rainer, il Michelangelo di Tano Festa, il Malevic di Mario Schifano. Indiscutibilmente belle le sale assegnate a Giulio Paolini, Anne e Patrick Poirier, Michelangelo Pistoletto, Claudio Parmeggiani, e le pareti di Luciano Fabro, Martial Raysse, del mai abbastanza rimpianto Marce! Broodthaers. Dunque, reinterpretando, rivisitando, reinventando - fin qui, giusto. Meno interessanti certo le copie di Correggio eseguite da Virgilio Guidi, lo studio di Pio Semeghini su Piero della Francesca o il Tiziano replicato da Hans Richter (per tacere dello scivolone preso da Bob Rauschenberg su Courbet); ma accettiamole come una bizzarria, un'estrosità, un capriccio, via! Alla pari dei disegni d'ambiente seicentesco dell'inglese Peter Greenaway, divenuti noti perché 'magna pars' del film The Draughtsman's Contract ( distribuito in Italia la scorsa stagione col titolo de / giardini di Compton House). M a arriviamo al punto o, se si preferisce, alla pietra dello scandalo. Carlo M. Mariani, Salvatore Mangione (che, col nome di Salvo, quindici anni fa firmava ben altre opere!), Omar Galliani, Marco Antonio Tanganelli, Franco Piruca, Athos Ongaro, Jean Miche! Alberala, Ubaldo Bartolini, Stefano Di Stasio, Patrice Giorda, Roberto Barni, Christopher Lebrun sono tra coloro che Calvesi raggruppa sotto la dicitura di pittura colta, sono gli «anacronisti» per cui afferma che «la ricerca orientata, invece, verso lo specifico della pittura, persino nelle sue forme più apparentemente passatiste, non deve né può giudicarsi regressiva, restaurativa, fuori della storia: .ma è specchio anch'essa della stessa esigenza di complessità e di ponderazione». E insiste: «sarebbe errato scorgere in questa ricerca una forma passivamente restaurativa, o di cancellaEdoardo Sanguineti zione delle inquietudini del presente, inquietudini che, invece, visibilmente attraversano con punte quasi malate di introversione, o di sofferta estroversione (sic!), la fantasia mitologica di questi artisti». Qui non ci siamo più. Qui l'argomento - e il tema della mostra - non è più contraddittoriamente complesso, piuttosto goffamente complicato e rozzamente elaborato. Intanto, anche tra i copisti, tra gli imitatori-adulatori, c'è da far dei distinguo. Carlo M. Mariani ad esempio, se non altro per la priorità delle sue convinzioniaberrazioni, può costituire un caso, come per altri versi Greenaway: quello del falso e del finto, una sorta di proiezione inibita alla meta. Mangione e Barni - che pur avevano del talento - esemplificano una coazione a regredire, un condizionamento pari a quello di chi marina la vita. Il resto è pro- - prio il second hand dell'olympian dream, l'esibizione di copule ratées. Atlora, se tutta la mostra «Arte allo specchio» è un pretesto, neanche tanto squisito, per infilarci in coda il manipolo di copisti all'arrembaggio, la faccenda è abbastanza grave perché vuol dire che si punta, con sicumera e ipocrisia, a una valutazione del detto manipolo per rivalutare tutto quello che costoro rappresentano e significano: il pompierismo accademico. La perniciosità di tale operazione non è tanto nella copia del classico tout court, ma nella idea del classico che hanno e ripetono, di un classico che finisce con l'essere aderente ai modelli di Sciltian e di Annigoni, non certo a quelli di un Guido Reni. Il classico pittoresco; meglio, le pittoresche spoglie del classico, abortite nella oleografia e nella cartolina. Anacronisti - li definisce Calvesi - in polemica con la nostra civiltà dei consumi. E perché mai, di grazia, dal momento che i loro prodotti sono confezionati per una chiara fortuna commerciale? E questo anacronismo sarebbe, oggi, la via per effettuare un innovamento radicale della esistenza singola e associata dell'uomo? Calvesi usa anche la parola «ricerca». Sarebbero dunque ricerca queste riproduzioni accademizzanti, queste stolide infatuazioni per la cianfrusaglia più ordinaria e banale del neoclassicismo o del realismo ottocentesco? O forse si intende il termine «ricerca» nel senso di «se rubi da un autore è plagio, quando rubi da tanti è ricerca»? E ancora: polemica e ponderazione. Dio ne salvi dallo scambiare per insubordinazione ardita le pompose insulsaggini di questi giovanotti! Nuotano controcorrente? Sarà, ma l'acqua è fetida. Quanto alla ponderazione, qui siamo alla paralisi, all'incantesimo mefitico. Il surrogato di un bene perduto e non altro, paccottiglia, ciarpame, camuffamento, in poche parole la riproduzione di un genere che con le fonti cui fa riferimento ha un rapporto irreversibilmente fallimentare: questo è quanto si può onestamente diagnosticare a proposito del settore giovanile di '-<Arte allo specchio».
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