-J to cpnstatare che l'ipotesi regge: in media, in ogni sommario Tg compaiono poco meno di 7 «temi-notizia», nella prima pagina del Corriere della Sera e della Repubblica rispettivamente 7 e 7,3. Questo procedimento offre all'analisi un altro vantaggio: giorno per giorno, viene delimitato automaticamente l'ambito delle notizie rilevanti nei media in esame, senza dover ricorrere a valutazioni di tipo soggettivo. Sotto tale criterio, quanti sono ogni giorno i «teminotizia» che possono considerarsi rilevanti nelle quattro testate, al netto delle sovrapposizioni di più testate sul medesimo tema? In media poco più di 14, ma - e qui cominciano le sorprese - solo 2,6 «temi-notizia» sono rilevanti per tutte le testate ( meno del 20 per cento). Ciò significa che il consenso di importanza fra i due maggiori notiziari televisivi e due dei maggiori organi di stampa si realizza solo su pochissimi temi, per solito due o tre. È curioso notare che nella ricerca precedente, condotta con un metodo parzialmente diverso (confronto delle notizie contenute nei telegiornali, nel loro intero, e nelle prime pagine di cinque quotidiani), era emerso un risultato molto simile. In media, solo 2,7 «temi-notizia» erano infatti riscontrabili nei due Tg e nelle cinque prime pagine. I dati disponibili non consentono di comprendere se la coincidenza sia semicasuale o se corrisponda a una sorta di «quantizzazione» delle notizie che nell'informazione quotidiana del nostro paese (almeno quella veicolata dai maggiori media) sono «rilevanti per tutti». È però lecito supporre che il dato abbia qualche relazione con il meccanismo che guida la selezione delle notizie, in vista della loro collocazione negli spazi che corrispondono all'ipotetica area di maggior attenzione da parte del lettore-spettatore, quali sono appunto i sommari e le prime pagine. Ulteriori indicazioni in tal senso si ricavano dalla struttura dell'universo di «temi-notizia» che i due Tg e i due quotidiani destinano giornalmente agli spazi privilegiati (in proposito è opportuno aggiungere che le notizie poste nei sommari dei Tg sono, molto spesso, anche le notizie trattate dai primi servizi nella sequenza del telegiornale). Come si è detto, in media sono 14 i «temi-notizia» collocati in posizione rilevante in almeno una delle quattro testate, ma solo 2,6 sono rilevanti per tutt'e quattro. Altre 3 «notizie» sono rilevanti sia per i telegiornali sia per i quotidiani, ma non per tutti. Delle rimanenti 8,5 «notizie», la maggior parte - esattamente 6,7 - sono rilevànti solamente in una testata. Quasi ogni giorno vi è un «temanotizia» rilevante solo nei telegiornali {media: 0,8) o solo nei quotidiani (media: 0,9). Al di là della precisione delle singole cifre, che potrà essere controllata con successive osservazioni, ciò che sembra confermarsi è, quindi, la notevole divaricazione esistente fra le varie testate nella selezione delle «notizie importanti». Come si è visto, quasi la metà delle notizie presentate in posizione di rilievo sono rilevanti solo per la testata stessa, non per le altre. °' Anche su questo aspetto i risultati ""> es suggeriscono più direzioni di ap- .s profondimento e di spiegazione. ~ Q.. ·La piccola girandola di cifre cui i abbiamo sottoposto i nostri lettori -. non è dettata da una pedante mag nia statistica. Delimitare, in modo ~ sempre più rigoroso e meno arbi- ·co trario, l'insieme delle «notizie rile- - 'O vanti», e radiografarne la struttura :: quantitativa, pone le premesse per ~ analisi che non hanno un interesse 1 solo quantitativo, ad esempio per ~ quanto riguarda le notizie omesse. Si comprenderà che l'identificazione, la classificazione e la misurazione delle informazioni omesse dai maggiori media è un compito metodologicamente delicato: una omissione rilevata in un punto del sistema informativo è tale solo rispetto a una presenza in un altro punto del sistema informativo, che viene assunto come paradigma. Il «valore» di una notizia omessa può essere attribuito soggettivamente dall'osservatore, secondo un proprio criterio. Questa strada è di grande interesse sotto diversi aspetti. Tuttavia, per una ricerca di carattere empirico, è importante che la scelta del paradigma rispetto al quale si rileva l'omissione non sia lasciata completamente all'osservatore, ma risponda a un criterio controllabile. In sintesi: aver circoscritto «automaticamente», in base a un criterio indicato dai media stessi, l'ambito delle notizie quotidianamente «rilevanti», offre un paradigma forte per analizzare le notizie omesse in un certo notiziario, sia esso televisivo o a stampa. Si ha così una «garanzia» che l'omissione rilevata sia essa stessa rilevante, cioè un'omissione di notizie nel senso forte del termine. In particolare, qui non parliamo dell'omissione di questa o quella informazione particolare su un certo «tema-notizia», ma dell'intero «tema-notizia» (un esempio: non interessa, da questo ponto di vista, se un giornale non fornisce una informazione sulle elezioni in Salvador che compare in un altro; interessa che in quel giornale il temadurata eccessiva), i telegiornali serali dovrebbero garantire almeno la comunicazione di queste 7 «notizie» (naturalmente stiamo sempre parlando di valori medi). Accade invece cbe almeno una volta ogni due giorni o il Tg 1o il Tg 2 o entrambi non comunicano una delle sette «notizie-chiave» del giorno. Correttezza vorrebbe che si esponessero, a questo punto, i diversi motivi di carattere metodologico che consigliano di considerare questi dati con una certa cautela. Tuttavia, anche scontando alcune oscillazioni, le indicazioni che emergono dai risultati della ricerca sono troppo nette per essere trascurate, anche perché investono un aspetto non certo marginale della struttura dell'informazione quotidiana in Italia e, in particolare, della funzione che i telegiornali Rai detengono in essa. I dati riguardanti le notizie omesse gettano una luce particolare anche sui risultati che misurano le maggiori o minori affinità fra le testate nella selezione dei terni «importanti». Un buon indice di affinità è fornito da quei «temi-notizia» che sono rilevanti in due testate ma non nelle altre due. Questo caso è stato osservato 34 volte per la coppia Tg 1 - Tg 2 e 32 volte per la coppia Corriere-Repubblica. È in- .vece molto meno frequente che una notizia sia rilevante in un Tg e in un quotidiano: il livellomassimo è stato registrato per la coppia Tg 2-Repubblica con 12 casi. Telegiornali .e quotidiani, perciò, sembrano gestire in modo alScena di Gilles Aillaud per Faust di Goethe, Freie Wolksbiihne di Berlino, 1983, fotografia di Ruth Walz notizia Elezioni in Salvador sia completamente assente, nello stes: so giorno in cui è invece presentato come «rilevante» da altri giornali). Per assicurarci che l'omissione sia un'omissione forte conviene considerare quelle «notizie» (temi-notizia nel senso già detto) che compaiono come rilevanti in almeno due delle quattro testate in esame. In questa cornice, il primo risultato che sembra meritevole di attenzione è che i due telegiornali appaiono molto più «omissivi» dei due quotidiani. Nel periodo in esame, infatti, Tg 1 e Tg 2, insieme, hanno fatto registrare 17omissioni di notizie rilevanti ( «rilevanti» in almeno due altre testate) contro 6 omissioni analoghe registrate nel Corriere della Sera e nella Repubblica. • Il divario è netto. Per spiegarlo, si potrebbero invocare le ragioni esposte all'inizio: i notiziari dei telegiornali sono molto meno estesi di quelli dei quotidiani, perciò sono in grado di coprire meno temi. Questa spiegazione non può essere totalmente esclusa; ma dobbiamo, appunto, ricordare che ci muoviamo in un ambito quantitativamente e qualitativamente ben definito: precisamente, nell'ambito di quelle 7 «notizie» circa che, ogni giorno, hanno rilevanza in più di una testata. Se un telegiornale (o entrambi) omettono uno di questi 7 «temi-notizia», diventa molto difficile invocare quella spiegazione: per quanto «brevi» (ma non manca chi lamenta la loro quanto differente la selezione delle notizie da inserire negli spazi privilegiati. Ciò non significa, di per sé, che il modello selettivo dei Tg sia peggiore di quello dei quotidiani, ma l'elevato numero di «notizie rilevanti» omesse dai Tg induce ad avanzare l'ipotesi che il modello selettivo dei telegiornalt finisca per enfatizzare alcuni argomenti anche in termini di durata, sottraendo spazio alla completezza del notiziario. I due Tg sembrano «sintonizza- • ti» fra loro soprattutto nel porre maggiormente in rilievo alcune aree tematiche, come le notizie dall'estero, quelle riguardanti le attività dei partiti e le notizie sportive. Sono invece poco propensi a dare rilievo ad altre aree tematiche che, per contro, «sintonizzano» tra loro le scelte selettive del Corriere della Sera e della Repubblica. Si tratta di temi che spesso riguardano casi scottanti della vita nazionale. Altri elementi negativi sulla evoluzione dei telegiornali negli scorsi anni emergono da un altro settore della ricerca, che ha preso in esame i cosiddetti «intervenuti», cioè i soggetti ammessi a parla-, re direttamente nei notiziai:i, attraverso interviste o in altra forma. Mentre i due quotidiani hanno aumentato di molto il numero degli «intervenuti», non si può dire altrettanto per i telegiornali. Qui bisogna però distinguere tra Tg 1 e Tg 2: il primo, infatti, mostra un calo abbastanza netto, mentre il secondo registra un lieve incremento del numero medio di «intervenuti». Per entrambi, però, vale l'osservazione che è quasi scomparsa la figura dell' «invitato in studio», una delle forme più vivaci di espressione diretta dei soggetti esterni all'apparato giornalistico. II numero degli «intervenuti» non è metro assoluto per giudicare il «grado di apertura» dei media verso l'esterno e verso i protagonisti delle situazioni informative. Nella ricerca questo dato «grezzo» è stato sottoposto a una serie di disaggregazioni e di incroci con altri dati. Ma il senso dell'indicazione di partenza non sembra mutare: i telegiornali si vanno chiudendo in se stessi, assumono sempre più le caratteristiche di un «bollettino», con consistenti rinunce alla forma più tipica del mezzo televisivo, quella di andare «in presa diretta» sulle situazioni e sui protagonisti. Nel Tg 1 più del 50 per cento degli «intervenuti» di nazionalità italiana è costituito da esponenti di governo e di partito; nel Tg 2 la percentuale è molto minore (25 per cento), ma il primato degli esponenti politici su tutte le altre categorie sociali rimane ben saldo. Anche nei due quotidiani gli esponenti di governo e quelli di partito raggiungono il 25 per cento, ma in una gerarchia diversamente strutturata. Nel Corriere della Sera il primato va ai personaggi dello spettacolo, seguiti dagli esponenti. di partito, dagli imprenditori e dai ricercatori scientifici; gli esponenti di governo sono solo al quinto posto. Nella Repubblica la preminenza spetta agli esponenti di partito, ma i membri del governo sono preceduti _dagli imprenditori, dai personaggi dello spettacolo e dagli amministratori locali. Questi dati non configurano certo una performance esaltante neppure per i quotidiani, se nella geografia degli «intervenuti» si rispecchia il modo di dare espressione ai vari settori della realtà italiana. Ma nei telegiornali, che hanno un numero molto inferiore di interventi esterni, il privilegio accordato agli esponenti di governo e di partito suona come un ulteriore segno in un quadro di chiusure e di reticenze che sembra essersi aggravato negli ultimi anni. Un elemento di un certo interesse riguarda tutte le quattro testate. Le gerarchie rilevate dalla precedente ricerca negli «intervenuti» di ciascuna testata, sia per quanto riguarda le categorie sociali, sia per quanto riguarda l'appartenenza politica degli esponenti di governo e di partito, sono rimaste sostanzialmente inalterate a distanza di due anni. Tali gerarchie risultano stranamente «rigide» rispetto al contenuto delle informazioni che caratterizzano ciascun periodo. Portando alle estreme conseguenze questa tendenza, si potrebbe dire che ogni testata sembra dare accesso sempre a un medesimo «repertorio di personaggi», la cui struttura fondamentale rimane invariata. Anche questo dato, abbastanza ~ingoiare, richiederebbe ulteriori verifiche. A nostro parere, non si tratta soltanto di un effetto delle «propensioni» . sociopolitiche di ciascuna testata, ma ànche di «inerzie» inerenti alla struttura delle fonti e dei collegamenti in cui opera ogni apparato giornalistico, risultato della lenta sedimentazione di orientamenti e di routines professionali. Su questo sfondo quasi immobile, variazioni consistenti che si verificano nelle gerarchie di tutte le testate assumono un notevole valore indicativo. Una di queste mostra una perdita di quota degli «interventi» di esponenti del Pci e un incremento di quelli di esponenti del Psi. MULTHIPLA NOVITÀ SAPERE E POTERE Atti del Convegno (Genova, novembre 1980) Volume primo pagine 176, lire 15.000 Volume secondo pagine 225, lire 15.000 Piero Del Giudice INVERAMENTO AM. Poesie 1980-1981 Testo grafico di G. Guerreschi, R. Ferrari, T. Vaglieri pagine 96, ili., lire 12.000 IMMINENTI Jean-François Lyotard IL MURO DEL PACIFICO Traduzione di N. Balestrini Autori vari SPINOZA Su «L'anomalia selvaggia» di Antonio Negri IN CATALOGO Maurizio Ferraris TRACCE Nichilismo Moderno Postmoderno 1983, pagine 174, lire 13.000 Ernst Jur:.ger_ AVVICINAMENTI Droghe ed ebrezza 1982, pagine 356, lire 16.000 Maurizio Ferraris DIFFERENZE La filosofia francese dopo lo strutturalismo 1981, pagine 232, lire 8000 Giovanni Lista ARTE E POLITICA Il futurismo di sinistra in Italia • 1981, pagine 250, lire 10.000 Paul Virilio VELOCITÀ E POLITICA Saggio di Dromologia 1981, pagine 135, lire 7000 Ludwig Klages DELL'EROS COSMOGONICO A cura di U. Colla 1980,.pagine 185, lire 8000 Jean Baudrillard LO SPECCHIO DELLA PRODUZIONE Introduzione di M. Ferraris 1980, pagine 150, lire 8000 Jean-François Lyotard A PARTIRE · DA MARX E FREUD Decostruzione ed economia dell'opera Prefazione di G. Vattimo 1979, pagine 260, lire 10.000 In distribuzione nelle librerie Feltrinelli di Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino, Padova, Genova, Parma, Siena e Pisa MuUhiplaedizioni Via Gustavo Modena 3/5 20129 Milano telefono (02) 2710246
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