--...:: LevitediNietzsche Anacleto Verrecchia La catastrofe di Nietzsche a Torino Torino, Einaudi 1978 pp. XVII-309, lire 20.000 Lou Andreas Salomé Nietzsche. Una biografia intellettuale trad. it. di A. Barbaranelli e G. Maragliano con un saggio di M. Ciampa e N. Fusini Roma, Savelli, 1979 pp. 218, lire 4500 Pierre Klossowski Nietzsche e il circolo vizioso trad. it. di E. Turolla Milano, Adelphi, i981 pp. 383, lire 18.000 Curt Paul Janz Vita di Nietzsche a cura di M. Carpitella Bari, Laterza, 1980-82 volume primo Il profeta della tragedia 1844-1879 pp. XIV-802, lire 30.000 volume secondo Il filosofo della solitudine 1879-1889 pp. 624, lire 40.000 volume terzo Il genio della catastrofe 1889-1900 pp. 423, lire 35.000 N egli anni venti Charles Andler identificava due tradizioni divergenti della biografia di Nietzsche: la prima, weimariana, era difesa dal Nietzsche-Archiv, con in testa la sorella del filosofo; la seconda, bàsileese, partiva dalla testimonianza del più fedele .amico di Nietzsche, Franz Overbeck, e era esposta negli scritti di C.A. Bernoulli (Ch. Andler, Nietzsche, sa vie et sa pensée, 6 voli., Paris, Bossard, 1920-1931, voi. II, pp. 8-9). Le divergenze fra le due tradizioni andavano da alcuni fatti specifici (le origini della malattia, il rapporto con Lou Salomé, il ruolo di Overbeck nei giorni del crollo) alla interpretazione di fondo, che nel Nietzsche-Archiv era, come si sa, di netta impostazione nazionalistica e ideologica. La monumentale opera di Andler aveva come obiettivo anche quello di superare la diversa parzialità di queste tradizioni, presentando una ricca serie di notizie biografiche sparse all'interno di una analisi globale e erudita del pensiero nietzscheano. Andler legge tutto ciò che Nietzsche aveva letto, visita i luoghi da lui frequentati, setaccia archivi e carteggi alla ricerca di tutto il materiale fino allora disponibile e offre così una minuziosa ricostruzione del milieu umano, naturale, culturale in cui il filosofo si era mosso. A più di illezzo secolo dalla pubblicazione degli scritti di Andler il panorama degli studi su Nietzsche si è enormemente ampliato e fra di essi si è di molto allargato anche lo spazio dedicato alle biografie del filosofo. Rispetto a altri pensatori, sembra che l'opera di Nietzsche sia legata strettamente al divenire , dei suoi giorni e alle sue esperienze di uomo, e pertanto l'analisi biografica, in questo caso, assume un interesse del -tutto peculiare. Fra i tanti possibili modi di accostarsi al tema biografico nietzscheano, si possono identificare tre grandi linee, tre diversi approcci metodologici e critici. Il primo è quello - un po' anti-. quato ma riproposto non molto tempo fa - della stroncatura biografica, della osservazione minuziosa e spietata delle contraddizioni e delle possibili meschinità dell'uomo, al fine di invalidare del tutto l'opera del pensatore. Esempio recente di un simile metodo è il libro di Anacleto Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino, dove si ricostruisce la vita di Nietzsche durante l'ultimo suo soggiorno torinese: dall'arrivo avvenuto il 5 aprile 1888, alla partenza del filosofo, ormai fuori di sé, per Basilea il 9 gennaio 1889, in compagnia dell'amico Overbeck. La ricostruzione si estende poi fino alla morte, con particolare at~enzione al periodo che Nietzsche trascorre nel manicomio di Jena, dal 18 gennaio dell'89 al 24 marzo 1890. La buona abilità indagatrice .di Verrecchia si pone a servizio di un approccio critico di puro livello libellistico. L'immagine del filosofo che l'autore vuole accreditare è quella di un uomo che non seppe nulla della vita e si illuse di esserne il più profondo conoscitore; di un carattere vile, conformista, debole e perfino snob; di un intellettuale mitizzato e osannato senza che in lui ci sia una reale sostanza filosofica. A proposito delle accuse di Nietzsche a Wagner, Verrecchia osserva: «a noi di un artista interessa unicamente l'opera» (p.71). Se si fosse attenuto a tale principio, egli non avrebbe infarcito il suo libro di pettegolezzi, sarcasmi, ironici commenti e veri e propri insulti. E, ciò che è più grave, l'opera del filosofo viene volta tutta in parodia folle e ridicola, ne vengono ignorati gli sviluppi teoretici nel pensiero del Novecento, tanto che nell'ultimo capitolo (titolo «Il mito») si citano solo oscuri e superficiali commentatori vissuti a cavallo fra Otto e Novecento. Sembra che tutto ciò sia fatto in dispregio dei fanatici nietzscheani, ma è più probabile che Verrecchia voglia - riesumando anacronistiche contrapposizioni - difendere Schopenhauer dalla critica che Nietzsche gli ha mosso e per far ciò non trova di meglio che disegnare una caricatura dell'uomo. U n secondo tipo di approccio - certamente più serio e fecondo - è quello che si può dedurre da tre scritti, fra loro oltre tutto assai diversi. I libri della Salomé, di Deleuze e di Klossowski • leggono la vita di Nietzsche come fattore intrinseco e illuminante dell'opera, mentre a sua volta l'esistenza del filosofo viene chiarita nel suo reale significato solo dagli esiti filosofici da essa prodotti. Nel 1984 - dunque con Nietzsche ancora fisicamente vivo - Lou Salomé compone un saggio di straordinaria penetrazione psicologica sull'uomo che dodici anni prima l'aveva inutilmente amata. Andler definisce tale saggio «ouvrage délicat» (voi. IV, p. 280) e Deleuze lo giudica «extremement beau» (p. 9). In esso, infatti, è del tutto assente l'indugio sui particoAlberto Giovanni Biuso Franz Angelo Rottonara, bozzetto di sipario con stemmi, particolare Berlino, Nationaltheater, 1904 lari della vita intima di Nietzsche - che pure Lou. Salomé conosceva assai bene - e l'interesse più proprio di questo scritto risiede nell'equilibrio fra una evidente passione e commozione per il pensiero e la vita del filosofo e il distacco documentario, psicologico e ideologico dell'analisi. Questa analisi - in quanto filosofica - non è in questa sede ripercorribile; basti osservare che Lou - paragonata dai curatori dell'ed. italiana a Eloisa, «donna tutta ,e veramente filosofica» (p. 23 - e, tra parentesi, così lontana da quella descritta nella falsificazione della Cavani in Al di là del bene e del male) - pur storicamente tanto vicina a Nietzsche, ha saputo offrire ai contemporanei e a noi una delineazione del filosofo la quale permette di scorgere come da uno spiraglio privilegiato il labirinto del pensiero nietzscheano. Anche Nietzsche, sa vie, son oeuvre (Paris, Puf, 1965) di Gilles Deleuze - pur essendo di carattere semplicemente introduttivo - è . notevole per la vivacità stilistica e la base filosofica che lo sostiene. Si tratta, infatti·, di pagine estremamente sintetiche, che tuttavia seguono una •precisa linea interpretativa: questa si riassume nel gioco di prospettiv.e fra.salute e malattia. Deleuze ribadisce la convinzione che Nietzsche fu persona e personalità essenzialmente sana, la malattia non rappresentò mai per lui una fonte di ispirazione («dans la maladie, il voit plutòt un point de vue sur la santé; et dans la santé, un point de vue sur la maladie», p. 5). La demenza di Nietzsche è consistita proprio nel venir. meno del gioco fra malattia e salute che aveva sostenuto l'opera, a favore di una fatale confusione di maschere che rese impossibile il proseguimento dell'opera stessa. Deleuze sottolinea la componente-maschera nel pensiero •e nelle vicende nietzscheane, .una componente che significativamente è esplosa negli ultimi giorni torinesi di Nietzsche, nei quali egli si firma· coi nomi opposti e solidali di Dioniso e. del Crocifisso, e guarda al se stesso che sta per tramontare come a un multiforme personaggio che assume i nomi più vari fino a quello divino. Giudicare tutto questo esclusivamente con il criterio della follia è per Deleuze uno degli errori che un buon lettore di Nietzsche deve evitare. (Anche Curt Paul Janz, a proposito della componente dionisiaca degli ultimi giorni, dopo aver .formulato diverse ipotesi osserva che «comunque non è assolutamente lecito sbrigarsene con l'etichetta della 'follia'», voi. III, pp. 27-28). È significativo che anche Lou Salomé evidenzi la dimensione simulativa che percorre la vita e il pensiero di Nietzsche (pp. 4546), e che Pierre Klossowski soprattutto ne faccia il nucleo della propria analisi. Nel libro di Klossowski, Nietzsche viene letto a partire dal «delirio» come asse attorno al quale questo pensiero ruota (p. 12). Klossowski cerca così di mostrare la indissolubile unità - quotidiana e costante - fra i temi del pensiero nietzscheano e i giorni, i sentimenti, i fantasmi del loro autore. Tutto ciò tende, infine, alla dissoluzione euforica del soggetto individuale in uno strano miscuglio di realtà e maschera: «mai Nietzsche sembra perdere la nozione del proprio stato: egli simula Dioniso o il Crocifisso e si compiace di questa enormità. Ed è appunto in questo compiacimento che consiste la sua follia: nessuno può dire fino a che punto la simulazione è perfetta, assoluta» (p. 347). Intercalato e sostenuto dalla traduzione di numerosi frammenti postumi, il libro di Klossowski tenta di leggere l'itinerario nietzscheano fra salute e malattia, verità e simulazione, disperazione e impassibilità. Esso sta al gioco della mistificazione nietzscheana ma sembra anche perdersi in essa, non riuscendo a esprimere le ragioni - ché ragioni ce ne sono - per le quali l'opera di Nietzsche è «una goccia di olio buono» versato per gli uomini (p. 45) e non soltanto un mitico, inattingibile delirio. In definitiva ciò che accomuna questi tre scritti è anche una visione cartesiana della filos0fia e dei filosofi: cartesiana solo nel senso dell'ironico e inquietante motto di Descartes: Larvatus prodeo, avanzo mascherato. 11 terzo tipo di approccio possibile è anche il più legittimo e fecondo: una analisi accurata e dettagliata che ripercorre la vita di Nietzsche nel suo quotidiano divenire, senza trasformarsi in interpretazione filosofica, evitando però di ridursi a una piatta cronologia. È questo il caso della completa e in qualche modo definitiva biografia di Janz, presentata in tre volumi da Laterza. Di essa Montinari ha scritto: «si potrà fare a meno di leggere qualsivogli13opera su di lui, ma non certo la biografia di Janz» (Su Nietzsche, Roma, Ed. Riuniti, 1981, p. 129). E infatti qui è presente tutto quello che sulla vita di Nietzsche era possibile raccogliere e raccontare: origini della famiglia, l'infanzia, gli studi a Pforta, Bonn e Lipsia, la cattedra di filologia a Basilea e i dieci anni di vita (1869-1879) in questa città . (che è la stessa di Janz), gli amici, primo fra tutti Wagner, le opere, le svolte, le rotture umane e filosofiche, la passione per Lou, il girovagare dell'apolide Nietzsche per l'Europa fino alla catastrofe torinese, la malattia, il vegetare, la fine. E tutto con dovizia di documenti, con intelligenza filologica e ampiezza di prospettive. Il più grosso merito di Janz è quello di aver descritto la vita di Nietzsche in maniera esauriente e specifica, evitando lo scoglio della speculazione sul filosofo a partire dalla vita e dalle sue contraddizioni. L'opera di Janz è rimasta (come era nelle sue intenzioni) «la storia di una vita» (voi. III, p. 409), una storia raccontata con equilibrio espositivo e acume psicologico. Una ottima base - la migliore finora apparsa e difficilmente superabile - per conoscere la vita di un grande intellettuale, senza essere costretti a prendere posizione, di consenso o di rifiuto, sulla filosofia che da essa è nata. Ma oltre i tre diversi metodi qui riassunti ne esiste uno originalissimo e certo esclusivo: quello dello stesso Nietzsche. Egli amava fin da ragazzo narrare la propria vita e lo ha fatto infine in maniera esauriente in una delle opere conclusive dell'autunno 1888. Per Janz - e per molti altri a cominciare dagli amici di Nietzsche - Ecce homo (trad. it. di R. Calasso, in Opere, voi. VI, tomo secondo, Milano, Adelphi, 19752) è uno scritto che testimonia già della incipiente follia. Janz anzi aggiunge che «il pensiero filosofico di Nietzsche termina definitivamente con l'Anticristo il 30 settembre 1888», gli ulteriori appunti e l'Ecce homo sarebbero aperti alla problematica psichiatrica (voi. III, p. 16). Se ciò è in parte vero, bisogna anche osservare che questo libro è ricco di aperture ancora filosofiche e· di straordinarie intuizioni. Al di là della mania di grandezza e di una autoesaltazione barocca e fastidiosa, che in certa misura lo pervadono, Nietzsche afferma - pur se in una variante - di averlo scritto «per distruggere alla radice ogni mito su di lui» (trad. cit., nota a p. 630). Egli si definisce con le immagini della dinamite, del buffone e del messaggero di nuove speranze, dando una visione in qualche modo vera e completa di sé. Ma, soprattutto, egli osserva che «una cosa sono io, un'altra i miei scritti»; l'analisi delle biografie nietzscheane conferma questa affermazione. L'opera e il pensiero di Nietzsche - uomo dalla «straordinaria passionalità» (Janz, voi. III, p. 15) -vanno ben oltre i drammi, i paradossi, la miseria, a volte, della sua esistenza. Esse sono il frutto in primo luogo di una profonda ricerca teoretica. Solo come tali vanno giudicate e conosciute. Pertanto la tesi assai diffusa, e ribadita anche da Janz, della «dipendenza dal fattore biografico» dell'opera nietzscheana (voi. III, p. 162), è accettabile solo in quanto limitata alla ~ l'"r) tensione - indubbiamente presen- <:::s te in Nietzsche - verso la unitarie- -5 ~ tà di vita e coroscenza, pensiero c:i.. ed esistenza. Per il resto, ha ragio- i ne Jaspers quando afferma che «il -. valore di una creazione va giudica- g to unicamente in base al contenu- ~ to di ciò che è stato spiritualmente· -~ ...... prodotto: la causalità sotto il cui 'O influsso viene creato qualcosa non ~ dice nulla a proposito del valore ~ della creazione». .Q ~ <:::s
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==