Alfabeta - anno VI - n. 60 - maggio 1984

NOVITA Mario Mancini LA GAIA SCIENZA DEI TROVATORI Mario Mancini ripercorre suggestivamente la storia della "gaia scienza" d'amore inventata dai trovatori, recuperando le straordinarie pagine provenzali di due affini "spiriti liberi", Stendhal e Nietzsche. pp. 160 L. 11.000 Joynt e Rescher, Marc-Wogau, Davidson, Scriven, Dray, Donagan, Fetzer, vqn Wright LA SPIEGAZIONE STORICA Prospettive recenti nella filosofia analitica A cura di Raffaella Simili Gli autori si interrogano sul significato di "spiegazione" in storia, illuminando una questione di centrale interesse teorico per tutte le scienze umane. pp.264 L. 17.000 Gerald Prince NARRA TOLOGIA La forma e il funzionamento della narrativa In questo studio di esemplare chiarezza, Gerald Prince definisce i lineamenti fondamentali del testo narrativo, i modelli che lo sorreggono e i fattori che ne governano la comprensione. pp. 272 L. 17.000 DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE Sainte-Beuve I MIEI VELENI Peter Brooks L'IMMAGINAZIONE MELODRAMMATICA Distribuzione PDE in tutta Italia di, Lussu, Micucci, Pescolderung, Pieraccini, Rauch, Sassi, Torri, e poi Ailceschi e Morpurgo), il 3 e 4 febbraio '84. e iò che emerge con una certa· nitidezza è che ora e qui l'espressione di Steiner non può più restare intoccata nella sua integrità: se in fondo l'espressione 'di pubblica utilità' continua a descrivere la situazione, è il termine 'grafica' a rivelare qualche limite. Si può notare ad esempio che qui, nella situazione che ci riguarda, l'insieme degli interventi legislativi che hanno teso a attribuire autonomia alle istanze decisionali periferiche ha dato la spinta a una intensa trasformazione. Ciò che è mutato, rispetto a quello che possiamo chiamare il modello internazionale standard, è il grado e il tipo di complessità strutturale, come direbbe Moles. Nel senso, ad esempio, del coinvolgimento di una infinità di tecnicità, di interessi, di ambiti di competenza e di settori di utenza diversificati e specializzati. Per avere un'idea di quanto la professione, o meglio la disciplina della progettazione grafica, debbano riassestarsi, basta visitare quell'atlante tassonomico del vivere associato dell'uomo (o forse dell'amministrato, o esplicitamente del governato) che è la struttura degli assessorati, e che può essere letto anche come il soggettario dei problemi progettuali affrontati. Di fatto - e in un modo o nell'altro - grafici, visual designer o pubblicitari hanno già largamente interagito, ad esempio nel caso dell'utenza dei loisirs, con le competenze più disparate dell'ambito scientifico, artistico e spettacolare. Oppure, nel settore dei trasporti e della mobilità, hanno operato in rapporto più o meno stretto, con professionalità e disciplinarietà ingegneresche e urbanistiche. O per l"arredo urbano e microambientale l'interazione, o una più o meno auspicata supplenza, si è verificata con competenze dell'industriai design e dell'architettura. La salute, la scuola e comunque anche i settori meno tradizionalmente comunicativi (mettiamo l'ordine pubblico) hanno avuto i loro momenti di esigenza propagandistica («Piacere, sono il vigile di quartiere»). Lf accostarsi del grafico a questo fascio di committenze, cioè di problemi, è venuta producendo un ventaglio di atteggiamenti che vanno dalla neutralità professionale e tecnica del problem solver (settoriale magari, ma dove si raggiungono punte qualitative elevate come la ormai storica Metropolitana milanese di Bob Noorda), fino alla relazione fiduciaria, immediatamente politica, con la committenza (per tutti valga il caso ormai anch'esso «storico» di Dolcini con l'amministrazione di Pesaro). A un terzo vertice si potrebbe collocare la formula del consulente, il cui intervento sparisce e si confonde nell'amministrazione e si consolida nella costruzione di strutture stabili tecnico-burocratiche. Ma, a parte certi problemi di categoria - esistenziali, come si dice, o, per chi volesse essere meno benevolo, corporativi, i quali possono consistere, per il metodologo del design, nei conflitti fra razionalità tecnica e, se non proprio «ragion di Stato», almeno di regione, di provincia o di comune, e che invece, per un autore più creativista per inclinazione, possono significare il rischio di venire impiegato come strumento umano per la produzione di innovazione, e poi di essere 'buttato' una volta raggiunto il punto di usura - a parte tutto questo, la cosa va guardata soprattutto dalla postazione dell'utente. E quindi è l'idea di immagine a farsi avanti. Immagine, che nel discorso visionario extra o pre-scientifico significa la figura che «si vede con gli occhi della mente», ma che per altro, presso certe discipline di taglio behaviorista, si traduce invece in «ciò che» dell'istituzione in questione «pensa l'insieme degli utenti» (la audience insomma, la public opinion). Del resto, qualunque ente (addirittura qualsiasi individualità sociale) dispone di un'immagine: ovverossia essa è sempre qualcosa per o perfino presso gli altri. E l'insieme di queste immagini può venir distribuito lungo un asse che da un massimo di «spontaneità» (irriflessività, immediatezza) va a un massimo di «artificialità» (costruzione, intenzionalità). E ciò che nella terminologia professionale si intende per immagine coordinata, o piuttosto l'attività di design coordination come la chiamava F.K. Henrion, costituisce la mediazione fra i due poli. La progettualità consiste dunque nella scelta di componenti formali e significative nuove e poi nel controllarne il venire a patti con il dato di fatto o meglio con l'antefatto. E, a sua volta, la coordinazione può configurarsi come pianificazione rigida (appropriata ad esempio, come dice Noorda, al caso di beni o servizi duraturi) o coordinazione soft, affidata alle facoltà di volta in volta interpretative dell'operatore (come potrebbe essere il caso di Dolcini: non tanto investimento quanto consumo comunicativo). Roberto Pieraccini, copertina del Laboratorio di Prato (1976) I vincoli, le esigenze e le circostanze dell'immagine progettata sono molteplici. Come dice Bonsiepe, l'immagine è legata alla natura del servizio prodotto - è legata a ciò che è da mettere, non in scena, ma in immagine. È ovvio che l'image di un'operazione di spettacolo musicale a un tempo sofisticata e popolare, come il Rossini Opera Festival, sia diversa da quella dell'informatizzazione sulla prevenzione delle affezioni tumorali in provincia di Bolzano, ma è poi tanto chiaro che cosa sia appropriato per l'uno .e per l'altra? Una parte sostanziale di questa immagine complessiva è, in ogni caso, costituita dalle informazioni medesime che mettono l'utente in grado di fare uso del servizio offerto. Eppure, in qualche caso, le comunicazioni visive sono ancora considerate un lusso dalle amministrazioni. Una cartina dei trasporti pubblici malfatta, incomprensibile, rappresenta per gli utenti e viene vissuta da essi come una carenza della rete stessa dei trasporti. Analogamente a come un cattivo cruscotto affatica il guidatore. E questo si può permettere di avvenire ancora in un modello di organizzazione sociale ineluttabilmente costretto, come il nostro, a occuparsi sempre più capillarmente degli aspetti comunicativi del vivere associato, nel senso di un indispensabile, leggermente anestetico favorire, agevolare lo svolgimento dei comportamenti all'interno del sociale, nel senso del 0 ridurre possibilmente le frizioni da convivenza, nel senso di una vera e propria lubrificazione comùnicativa. Là il compito del progettista era quello di un ergonomo dei flussi comunicativi. Ma pure, con tutte le preoccupazioni e i dubbi del caso, ci trovavamo sempre ancora nell'area dei bisogni, dei desideri e delle necessità. In un'area limitrofa a quella del prodotto e del consumo. La metafora adeguata era quella alimentare. II moto (la «fame» di servizi, che può essere anche solo di circenses) andava dai fruitori all'ente. Ci trovavamo, insomma, nello spazio dello scambio di beni e servizi, nell'area in un certo senso rassicurante dell'economico. Ma c'è anche il movimento realizzato dall'ente in direzione dell'utente. E cioè, accanto al compito di disegnare l'interfaccia comunicativa di quella complessa attrezzatura che è l'amministrazione, ci sono anche gli aspetti, più o meno mediati, della segnalazione dell'auctoritas, e cioè della identity dell'amministrazione in persona, con i suoi connotati di facciata, di decoro e di prestigio, che si associano a una forma prescrittiva, imperativa della comunicazione: l'avviso, il comunicato, l'editto, la grida. E, strettamente legato a questo, c'è l'aspetto di face lifting o di cosmesi, che è a un tempo quello della pubblicità per i servizi offerti dall'istituzione e quello della propaganda per l'istituzione in quanto tale. Comando e seduzione. La metafora adatta è qui invece, dunque, quella della gerarchia e della sessualità: del costringere o dell'incitare all'azione, del promuovere o dell'innescarla. Ci troviamo nella dimensione dell 'agitatorio, senza mediazioni nella dimensione del politico. Evidenziata dunque questa bipolarità, si può forse arrischiare ora una sorta di messa in guardia rispetto a un rischio di sostanza che è quello di un capovolgimento. Che è quello di una indiscriminata estensione della logica propagandistica - quella logica che finisce per vedere il fruitore principalmente, anzi addirittura soltanto, come destinatario, o (mi si perdoni il cortocircuito in feed-back) piuttosto in quello di votante potenziale, con le conseguenze che tutti conosciamo nella qualità del servizio. Ad esempio il livello culturale. e ome si vede bene è la definizione professionale di grafica, con la sua nobile tradizione di tecnica dello scrivere, meccanizzata da Gutemberg, e che a partire dalla fine secolo si è realizzata, con e contro le avanguardie storiche, dentro e fuori di esse, come la tecnica principe, diffusa, direi quasi endemica, di una società dove l'organo di senso privilegiato ha continuato e prevedibilmente continuerà a essere la vista, è la grafica - dicevamo - a rivelare qualche impaccio a trattare simili conflitti. È la grafica a essere in crisi. Non va dimenticato che. accanto e intorno alle mutazioni delle circostanze socioculturali, si sta profilando anche la profonda mutazione tecnologica dell'eidomatica, che tende a assorbire dentro alla scrittura non solo le figure. come fa la grafica, ma anche il processo stesso della raffigurazione. Di fronte a fenomeni di questo calibro la grafica ha tutti i diritti di essere in crisi, purché si tratti di una crisi di fondazione. MULTHIPLA NOVITÀ Maurizio Ferraris TRACCE Nichilismo Moderno Postmoderno pagine 174, lire 13.000 SAPERE E POTERE Atti del Convegno (Genova, novembre 1980) Volume primo pagine 176, lire 15.000 IMMINENTI Piero Del Giudice INVERAMENTO A M. Poesie 1980-1983 SAPERE E POTERE Atti del Convegno . (Genova, novembre 1980) Volume secondo IN CATALOGO IL DIBATTITO SUL PROCESSO ALL'AUTONOMIA (Aprile 1979- Febbraio 1983) A cura di Francesco Leonetti e di Enrico Rambaldi 1983, pagine 441, lire 20.000 Emst ]unger AVVICINAMENTI Droghe ed ebrezza 1982, pagine 356, lire 16.000 Maurizio Ferraris DIFFERENZE La filosofia francese dopo lo strutturalismo 1981, pagine 232, lire 8000 Giovanni Lista ARTE E POLITICA Il futurismo di sinistra in Italia 1981, pagine 250, lire 10.000 Paul Virilio VELOCITÀ E POLITICA Saggio di Dromologia 1981, pagine 135, lire 7000 Ludwig Klages DELL'EROS COSMOGONICO A cura di U. Colla 1980, pagine 185, lire 8000 Jean Bau.drillard LO SPECCHIO DELLA PRODUZIONE Introduzione di M. Ferraris 1980, pagine 150, lire 8000 Jean-François Lyotard A PARTIRE DA MARX E FREUD Decostruzione ed economia dell'opera Prefazione di G. Vattimo 1979, pagine 260, lire 10.000 In distribuzione nelle librerie Feltrinelli di Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino, Padova, Genova, Parma, Siena e Pisa Multhiplaedizioni Via Gustavo Modena 3/5, 20129 Milano telefono (02) 2710246

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