, Cfr. Nuova Corrente nn. 88 e 89 Genova, Tilcher Ed., 1983 lire 7500 e 7500 La rivista Nuova Corrente ( che proprio quest'anno festeggia i trent'anni di attività) nei due numeri appaiati 88 e 89, datati 1982 ma distribuiti alla fine del 1983, ci indica Ja «poesia per gli anni 80», fondando la propria, consolidata, autorevolezza su una serie di scritti· critico-teorici di Guido Guglielmi, Giorgio Patrizi, Giuliano Gramign3:, Roberto Carifi e Enrico Testa. In parallelo un'antologia di testi di sei autori, presentata da Stefano Verdino, mette in evidenza quella che, secondo i curatori e i presentatori (ogni autore è infatti accompagnato da un breve saggio), è la linea forte della scrittura poetica degli anni in corso, nella prospettiva di una tendenza. Gli autori sono: Cesare Greppi (1936), commentato da Stefano Agosti; anni Cagnone (1939), commentato da Fredi Chiappelli; Cesar_eViviani (1947), commentato da Michel David; Milo De Angelis (1951), commentato da Roberto Mussapi; Giuseppe Marcenaro (1942) e Marco Ercolani (1954), presentati da Mario BoselIf, direttore della rivista. Dei primi quattro autori si propongono testi editi e inediti, degli ultimi due solo testi inediti. Si può parlare di una tendenza? Nei primi quattro poeti si possono . descrivere alcune affinità, per esempio la levigatezza della scrittura, ma per notare subito dopo che, mentre in De Angelis l'eccesso di «bravura» !ischia di produrre oggetti poetici luccicanti e chiusi, quasi senza varchi per un possibile lettore, in altri il progetto di de1 centramento dell'io, come in Vi- : viani o in Cagnone, ha preparato una scrittura più articolata, aperta Da segnalare, infine, l'utile e ponderoso lavoro di Stefano Verdino che ci offre con le «Tavole bibliografiche» un quadro più che soddisfacente per quel che riguarda gli anni settanta, dai testi alle antologie, dalle riviste agli interventi più significativi. Giovanni Lussu Antonio Porta G. Bazzi, M. Cangiani, G.I. Giannoli, A. Illuminati, G. La Grassa, C. Preve, M. Turchetto Marxismo in mare aperto. Rilevazioni, ipotesi, prospettive Milano, Angeli, 1983 pp. 267, lire 18.000 Ritorna ancora una volta l'insoluto rovello marxiano, l'idea secondo la quale una nuova rivoluzione è possibile solo in seguito a i--------, lore e dei prezzi (poco importa a questo punto se marxista o no) come strumento di analisi della dinamica capitalistica. Bazzi, il quale vede bene che in Marx manca una completa teoria dello sviluppo capitalistico e che per costruirla oggi il confronto con l'economia borghese è al tempo stesso necessario e insufficiente, tenta di evidenziare tendenze e comportamenti irreversibili che attraversano lo sviluppo ciclico del capitalismo: procedendo in questo senso bisogna coniugare analisi delle crisi e della trasformazione delle classi, dei soggetti rivoluzionari. I due modi principali in cui il marxismo occidentale ha cercato di edificare il mito del soggetto rivoluzionario sono poi chiariti nel saggio di Preve: nelle varianti alla Korsch esso dipende dal fatto che la rivoluzione divenga in qualche modo effettiva in congiunture storiche cruciali; gli operaisti si sono sforzati invece di mostrare che dietro ogni ristrutturazione capitalistica vi è una composizione di classe troppo pericolosa che il capitale ha cercato di smantellare. Nel resto del libro, però, il ragionamento non resta consequenzialmente legato al rapporto fra critica dell'economia politica e teoria rivoluzionaria. Negli altri interventi è ben visibile la tendenza a spingersi verso una ricezione -•~Quadrimestrale del Centro di Ricerca sulla Tradizione Manoscritta di Autori Contemporanei. Universitàdi Pavia Diretto da: Maria Corti, Franco Gavazzeni, Cesare Segre. Direttore responsabile: Maria Corti. Redattori: M. Antonietta Grignani, Marco Leva, Clelia Martignoni, Luigi Poma, Marzio Porro, Flavia Ravazzoli, Angelo Stella. In libreria a lire 8.000 aDa possibilità di riscrittura da Abbonamentoperunanno (3 numeri)Lire 22.000 parte del lettore. Così è per Grep- Inviarel'importoaCooperativaIntrapresa pi che dischiude fessure nella sua ViaCaposile 2, 20137 Milano Conto Corrente Postale 15431208 •opera precedente mettendo in di- 1-----------------.-----------------, scussione molti sbarramenti per mezzo di una serie fitta di interrogazioni. Decisamente aperti e diversi dai primi quattro, Marcenaro e Ercolani puntano sulla pronuncia dei contenuti e si fanno decisamente narrativi. Dunque la risposta -è no; non si può parlare di una tendenza, piuttosto di affinità e con~onanze nella messa in scena del linguaggio; ma si arriva a ·rappresentazioni divari- • canti. Più accentuata la diversità nell'ultimo Cagnone di Vaticinio, poemetto di cui è ora ann_unciata l'uscita nelle edizioni"di «Incognìt?»- Non si tratta di una storia di neo-ermetismo strisciante. Nessuno "di qÙesti poeti, nemmeno Dè • Angelis, crede nell'autonomia del linguaggio, nell'assolutezza .della .parola; lavorano invece a interazioni e a intreéci tra vàri livelli°della percei.io~e e possibili çorrispondénti ·linguistici. Interpreto questa nuova antolo-- una nuova crisi, ma «l'una ( ... ) è altrettanto sicura quanto l'altra». Il dibattito cui esso ha dato vita, che a partire da Engels ha coinvolto le successive generazioni di marxisti, ha finito con l'evidenziare di decennio in decennio smagliature sempre più profonde. Un'ennesima riprova, dunque, dell'esigenza di leggere il marxi- _smocome formazione ideologica datata (è anche questo il senso del centenario ... ), ma dietro a essa è difficile ·nascondere che molti di questi nodi teorico-politici irrisolti si lasciano Iicondurre in qualche modo a Marx. Marxismo in mare aperto è appunto la ricerca di un percorso· alternativo a partire dalle zone d'ombra del pensiero marxiano. Nel contributo di La Grassa si parte dal concetto di uno spafluttuante, anche se non priva d'interesse, di stimoli provenienti da una gamma di fonti difficilmente unificabile. Lukacs-Heidegger e teoria dei sistemi prevalgono rispettivamente in Preve e GiannoliIlluminati; anche Cangiani tenta una tormentata convergenza fra problematiche dell'adattamento sistemico, del valore e antropologia. Più che un manifesto programmatico unitario, quindi, abbiamo un libro a due anime sulle quali val la pena di riflettere e soprattutto di scegliere. Edoardo De Marchi Giovanni Lussu gia come una legittima sottolinea- -5 tura del lav~ro notevole di alcuni ~ •~eti, che non h<1;nnocerto la pre- ~ . zio tridimensionale generato dalla· scomposizione-frammentazione del processo di lavoro nel quale i luoghi di condensazione non sono imprese puntiformi, bensì piramidi imprenditoriali percorse verticalmente ·dà flussi strategici divergenti e conflittuali. Occultando questo articolato processo oggettivo, la teoria dei prezzi prende surrettiziamente il davanti della scena, fondandosi su «istantanee» che privilegiano i _legami·orizzontalibidimensionali del reticolo economico, Di qui la superficialità e l'irrilevanza dell'usuale teoria del vatesa di essere né i soli né gli unici, neppure a livello generazionale. Un segnale forte, allora, carico di informazione e probabilmente anche un monito che vuole metterci in guardia dall'eccessiva disinvoltura di quei linguaggi poetici che pretendono di essere aperti e comunicativi mentre sono soltanto sciatti. Antonio Debenedetti La fine di un addio Milano, Editoriale Nuova, 1984 pp. 148, lire 15.000 È difficile trovare una definizione onnicomprensiva del nuovo libro di Antonio Debenedetti, che la fascetta editoriale così goffamente riassume: «Nella Roma anni '30 un romanzo di fatti e d'idee». Una narrazione in forma di diario? Certamente. Ma non è questo ancora il modo di dare notizia di un'opera di scrittura che emoziona indipendentemente dai fatti e dalle idee che pure l'attraversano. In realtà ciò che succede nella Fine di un addio, gli stessi personaggi, molti dei quali effettivamente vissuti in quella Roma e come per caso incontrati dal protagonista del diario, si ricordano per ciò che di loro la scrittura non ha detto, quasi fossero il residuo di una lenta ma inesorabile cancellazione più che di un'opera in positivo. Partiamo dalla giustificazione della scelta diaristica: «Mi trincero nell'autobiografismo perché diffido dei personaggi, delle loro vicende come facessero una concorrenza miserabile, empia, improbabile all'opera di Dio. Quale senso hanno quelle piccole figure, buttate lì sulla carta, senza riuscire a dare loro contemporaneamente la dimensione del pensiero, della vita animale e dello scenario, l'insopprimibile scenario formato dal confondersi dei gesti con le piccole e grandi cose della natura, i piccoli e grandi oggetti della realtà?» È chiaro che l'autobiografismo, il diario appunto, è una scelta di stile, pernulla legata alla vera biografia del narratore (che negli anni trenta doveva ancora nascere). Eppure è scelta che inventa una sorta di autobiografia profonda, direi antropologica, perché Debenedetti riesce a spostare il proprio essere ebreo a una condizione più largamente umana, legandola all'idea del precario, dell'effimero, cui ci costringono due confini egualmente drammatici: l'impossibilità di conoscere Dio, che è pura tautologia («Io sono colui che sono»), e la verità assoluta della morte (qui annunciata nelle ultime pagine, quale presagio dei campi di sterminio). Ecco una sorta di controprova: «Trovo, sfogliando un libro sul quale non riesco a concentrarmi, una fotografia di Gertrud Stein. Ne sono profondamente colpito. Perché quell'indefinibile aria di famiglia tra il suo viso rotondo e il mio viso tendente alla rotondità? Miss Gertrud appartiene a quella speciale tribù di ebrei, per solito intellettuali e non credenti, che invecchiando non riescono a dominare la loro sensualità ... » Sottolineo quel passaggio dalla non concentrazione all'esperienza improvvisa e subito profonda, quale spia di quella poetica della precarietà di cui ho detto. Ma anche la parola sensualità, che mette in tensione la scrittura senza mai travolgerla e neppure accelerarla. Anche in questo caso prevale il non detto. Come nelle due, tre pagine, forse le più belle, in cui non si descrive il rapporto amoroso con la bellissima Paola, che viene trattenuto al solo contatto di una mano, quella del protagonista Amerigo, premuta su un seno di lei, da lei accompagnata, «Dove ti troverò, Paola? Che cosa farai?», chiede Amerigo dopo il rapporto. Ma sa già che non ci sarà una risposta. Sì, un romanzo non deve dare risposte, né spiegare nulla, ma neppure essere evasivo, allusivo soltanto. Un equilibrio difficile che Antonio Debenedetti ha risolto con il solo mezzo possibile: la fermezza della scrittura, l'intransigenza di uno stile che non cede a nessul)a tentazione, se non a qualche lampo lirico, che subito rientra e si giustifica nel momento stesso della sua scomparsa. Antonio Porta LaGola • • com1nc1a dove lalil)gua f1n1sce· LaGola Mensile del cibo e delle tecnich·edi vita materiale Dal numero di gennaio con 16 pagine a colori Campagna abbonamenti1984 Abbonamento per un anno (11 numeri) Lire 35.000 Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2, 20i37 Milano Conto Corrente Postale 15431208 Abbonamento multiplo a La Gola, Alfabeta e SE Scienza Esperienza Lire 100.000 .
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