Allefrontieredellapsicoanalisi • Mario Spinella 11 convegno «La psiche e lo spazio. Ferenc~i, Hermann e la scuola di Budapest», tenutosi a Milano il 24 e 25 marzo, può essere definito, in molti sensi, un incontro di frontiera. Vi hanno infatti partecipato, per la prima volta in Europa occidentale, psicoanalisti uni gheresi: Istvan Hardi, Livia Nemes, Sara Marcsek-Klaniczay; psicoanalisti di orientamento e formazione diversa: Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi, allievi di Lacan e dirigenti del gruppo «La pratica freudiana», che ha promosso il convegno; Glauco Carloni, presidente della Società Psicoanalitica Italiana e studioso di Ferenczi; Jor- ; ge Canestri, formatosi in Argentina con Pichon Rivière, e da parecchi • anni operante in Italia. Ma è stata soprattutto l'impostazione stessa del convegno che ha ' palesato una tensione teorica verso l'avanzamento della psicoanalisi, certo non comune in occasioni di tal genere. Dal nocciolo vitale dell'insegnamento freudiano e dall'esperienza clinica nuovi interrogativi e nuove soluzioni si originano continuamente. Opportuna è stata a questo proposito, da parte di Glauco Carloni, Laripresa e Laelaborazione del concetto di «ortodossia». Muovendo da un preciso riferimento a Ferenczi e a talune sue «divergenze» da Freud, egli non soltanto ha sottolineato come questo non abbia certo significato, per il grande psicoanalista ungherese, un distacco dalla matrice freudiana, ma, in particolare, quanto tale matrice implichi la continua verifica, La ricerca, l'arricchimento e l'ampliamento del patrimonio di Freud. E ciò può avvenire in varie direzioni. orientali, in particolare del buddismo. Scienza e mistica - secondo il nostro autore - perseguono infatti obiettivi soltanto diversi, ma nient'affatto in contrasto tra loro: «La differenza maggiore che esiste tra l'attitudine scientifica e la tradizione mistica risiede nel fatto che, in quanto scienziato, io direi che un oggetto è una nozione approssimativa assai utile nella vita quotidiana,· ma che, in realtà, l'oggetto non esiste, che esso è unicamente una 'idealizzazione', laddove un mistico orientale direbbe che è una 'illusione'; per lui tutti i fenomeni sono interdipendenti, manifestazioni di una sola e identica realtà fondamentale» u. Una condizione umana non molto felice, anche nelle metropoFranklin Rausky Mesmer o la rivoluzione terapeutica trad. it. di Libero Sosio 1::S Milano, Feltrinelli, 1980 i.= -~ pp. 229, lire 11.000 t:l., ~ Clara Gallini -. La sonnambula meravigliosa -!a Milano, Feltrinelli, 1983 :>-O ~ pp. 372, lire 23.000 ~ ~ Racconti fantastici i: dell'Ottocento g a c. di Italo Calvino ~ l Milano, Mondadori, 1983 ~ pp. 286+ 263, lire 12.000 È muovendo da una indicazione di Freud del 1938 («Lo spazio può essere la proiezione dell'apparato psichico») che Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi da alcuni anni hanno dedicato una specifica attenzione alla problematica spaziale della psiche. Ciò ha condotto, tra l'altro, alla individuazione di un particolare 'spazio' topologico: il luogo dellafobia. Luogo di primaria importanza se dal suo attraversamento dipende Lafuoriusciia da un eventuale esito psicotico, e se è esso a costituire il punto di snodo, la «scelta», tra nevrosi e perversione. Questa tematica, al centro della relazione di Virginia Finzi Ghisi, induce, per la via della clinica, a porre la questione che «piuttosto che attraverso una maturazione genitale la formazione dell'essere uomo passi attraverso le 'figure della clinica' [quale, appunto, il 'luogo della fobia'] e che il suo rapporto primario sia quello che l'uomo intrattiene con la sua storia clinica». Ancora a partire dalla fobia, come passo cruciale nellaformazione stessa del soggetto, Sergio Finzi ha sottolineato tutto il significato che riveste, per lo stesso passaggio al linguaggio, al simbolico, la scelta fobica di un particolare animale. Finzi, che già in suoi precedenti scritti (si veda Il mistero di Mister Meister, Bari, Dedalo, 1983) aveva preso in esame il campo della figurazione, dalla silhouette, al disegno, alla scultura, si avvale - a conferma degli esiti della fobia - dell'esempio di due critici d'arte, Aby Warburg e John Ruskin, per sottolineare come nell'opera dell'uno e dell'altro giochi il polo dialettico (legato, come il casofreudiano del «piccolo Hans» ha messo in rili dell'Occidente, dove la modernità delle tecniche di produzione e l'abbondanza degli oggetti di consumo non riescono a attenuare la complessità, la durezza e la assoluta non convivialità dei rapporti sociali; un depotenziamento sempre più evidente del «principio speranza», senza del quale in ogni società, anche in quelle opulente, è assai difficile vivere; una grande incertezza all'interno delle scienze «vere», sempre più perplesse non solo sui fini della ricerca, ma anche sui mezzi - sono tutti elementi che, lungi dal diminuire la presenza astrologica nel mondo umanosociale, la accrescono. Dopo tutto, se sono disperato, e la scienza non è in grado di apportare un aiuto alla mia disperazione, e ha dubbi inoltre sui suoi metodi e sui suoi lievo, alla fobia) di animato e inanimato. Dalla clinica - sottolinea Finzi - scaturisce altresì un fatto curioso, ma di rilevante apertura teorica: «che esistono, indipendentemente dall'analista, pazienti lacaniani o pazienti kleiniani, o pazienti ferencziani, e questo è forse più interessanteper la psicoanalisi che non le divisioni tra analisti. Che cosa intendo? Non che abbiano letto Lacan, Klein o Ferenczi, ma perché qualcosa nel loro inconscio ci dice di queste teorie, persino in ciò che hanno di più 'estremo' e di più formalizzato». Gli aspetti spaziali della psiche ritornano nella relazione di ]orge Mario Cresci Canestri, che ha preso in esame, in particolare, «lo spazio come funzione strutturante de~'apparato psichico, lo spazio come simbolo, e la funzione concettuale dello spazio nelle teorie psicoanalitiche». Ricordando le ricerche di psicologi come Garcia e Piaget sulla psicogenesi, e, in particolare, il lavoro compiuto da Bion e da Matte Bianco, Canestri invita a una ulteriore ricerca, anzi a una «rimeditazione complessiva dei processi mentali, sia normali che psicopatologici, che tenga conto della nozione di spazio nello specifico ambito del- ['esperienza psicoanalitica». Intorno alla nozione di spazio il modelli, perché non devo cercare aiuto in un «territorio» molto praticato, per di più accreditato da un grande passato? Di fronte a queste domande - e all'obiettivo consolatorio e quindi pratico, non teorico- che esse perseguono, è di tutta evidenza che poco o nessun senso abbiano le prove, ripetute a iosa, della inconsistenza «scientifica» del rimedio prescelto 15 • Note (1) A. Kastler e J.C. Pecker, «Le flou, le ténébreux. l'irritation», in Le Monde, 14-15 settembre 1980. (2) D. Eribon, «Jean-Claude Pecker: halte aux 'fausses sciences' ... », in Le Monde-Dimanche, 26 aprile 1981. (3) Y. Jaigu, «Le diable dans la maison», in Le Monde-Dimanche, 7 giugno 1981. (4) J.C. Pecker. «L'astrologie et la convegno ha trovato un aggancio diretto con la psicoanalisi nell'Ungheria odierna e con i suoi precedenti nel lavoro di Sandor Ferenczi e di lmre Hermann. Su questi psicoanalisti, e sul loro specifico contributo, hanno riferito in particolare gli studiosi ungheresi: Istvan Hardi ha tracciato un profilo degli aspetti principali dell'eredità di Ferenczi nella psichiatria contemporanea, in base, principalmente, alla sua «analisi infantile degli adulti» e ai suoi contributi sui temi dei nessi tra paranoia e omosessualità, sulle motivazioni dell'alcolista, sulle patonevrosi («malattie d'organo»), sulle nevrosi della domenica. Sara Marcesk-Klaniczay ha individuato tutta l'importanza delle ricerche di Hermann sull'«interazione tra la percezione visiva dello spazio e la vita emotiva». In particolare, Hermann ha supposto che la prima, più arcaica, percezione dello spazio non sia euclidea, ma sferica o pseudosferica, e ha confermato tale ipotesi sulla base di numerose osservazioni cliniche. Livia Nemes ha fatto oggetto del suo intervento il contributo di Hermann alla comprensione delle perversioni e ai nessi tra «mondo dei suoni» el'«irrealtà erotica»propria dei perversi. «Contro la 'percettibilità' del mondo visibile e tangibile - ella ha sottolineato con Hermann - l'irrealtà del mondo dei suoni può disturbare anche il senso erotico della realtà». Nella sezione del convegno dedicata a «Imago: lo spazio nell'arte» l'architetto Alberto Pizzati ha ricercato i nessi tra «lo spazio come dato» e come invece «appare», soffermandosi sulla funzione simbolica di determinati luoghi spaziali: il science», in La Recherche, gennaio 1983; pp. 188 sgg. (5) Le citazioni sono tratte - secondo le indicazioni che ne dà Jaigu in nota all'articolo - dai seguenti testi: A. Eddington, The Nature of the Physical World, New York 1939; J. Jeans, citato da Sullivan, The limitations of Science, New York 1961; R. Oppenheimer, Science and the Common Understanding, Oxford 1954; W. Pauli, citato da Heisenberg, Physics and Beyond, London 1971;M. Planck, L'image du monde dans la physique moderne, Paris 1963. (6) J.C. Pecker «Je maintiens», in Le Monde-Dimanche, 7 giugno 1981. (7) E. Garin, «Magia e astrologia nella cultura rinascimentale», in Belfagor, 1950, pp. 657 sgg. (8) John Marwick Montgomery, «L'astrologie et !'alchimie luthériennes», in Revue d'histoire et de philosophie religieuse n. 4, 1966. pp. 323 sgg. (9) Claude Vallet, «Astrologie et Astronomie», in Janus, ottobre-novembre 1965, pp. 139 sgg. ponte, la porta, la strada. Giuliano Gramigna, ritornando su «Un luogo tra due porte», ha esaminato il romanzo di Jean Reverzy, Le corridor, e sulla scorta di altre indicazioni e di altri testi - dal Wilhelm Meister di Goethe alt«atto senza parole» di Beckett - ha visto in queste funzioni letterarielapossibilità di cogliere il luogo ove esse giungono a «sfiorare il punto cruciale dell'apparato psichico». Tomaso Kemeny, parlando della «implosione» dello spazio nella scrittura poetica del Vecchio marinaio di Coleridge, ha messo in rilievo come attraverso questa deformazione e frammentazione dello spazio «reale»il poeta ottenga i suoi effetti di miraggio, di incubo, di immagini eidetiche, di fenomeni vicini alla parapsicologia. L'autore di questa nota, infine, soffermandosi su Ferenczi e la scrittura, si è voluto altresì riferire alle ricerche di Ivan F6nagy sulle basi pulsionali della fonazione. Anche da questo sommario resoconto non può non risultare quanto si accennava all'inizio sui ricchi contenuti innovativi di un incontro come «La psiche e lo spazio» e del lavoro in genere della « Pratica freudiana», per l'avanzamento teorico e clinico della psicoanalisi anzitutto, ma anche in direzione del contributo che da essa può venire per una sempre migliore comprensione delle modalità della produzione artistica e letteraria. La psiche e lo spazio. Ferenczi, Hermann e la scuola di Budapest Sala di Consiglio della Provincia Milano, 24-25 marzo 1984 (10) Mario Dal Pra. «Astrologia». in Enciclopedia Einaudi. voi. I, pp. 1061 sgg.; vedi anche N. Badaloni. «I fratelli Della Porta e la cultura magica e astrologica a Napoli nel "500», in Studi storici, 1960, pp. 677 sgg. (11) E. Sullerot, «Astrologie Modem Style», in Janus, ottobre-novembre 1965, pp. 151 sgg. (12) G. Abetti, «La moderna astrologia». in Sapere. 30 giugno 1937. (13) F. Capra, Il Tao della fisica. Milano, Adelphi, 1982. (14) G.P. Pasternak, intervista a F. Capra, in Le Monde-Dimanche, 15 maggio 1983, p. XIII. (15) Sotto questo aspetto, la astrologia moderna sembra curiosamente ricongiungersi a quella rinascimentale: anche quest'ultima, infatti, non perseguiva soltanto fini religiosi o filosofici, ma anche sociali e politici (vedi su ciò P. Ulvioni, «Astrologia, astronomia e medicina nella Repubblica Veneta tra Cinque e Seicento», in Studi trentini di scienze storiche, LXI, 1982, fase. I, pp. I sgg.). del ~ggnetizzatore N el Mag~etizzatore di Hoffmann viene raccontato un sogno: esso contiene un avvertimento contro i pericoli rappresentati dalla forza del magnetizzatore, ma nessuno di coloro che ascoltano il racconto presta fede al suo messaggio. Il magnetizzatore potrà operare indisturbato provocando sconvolgimenti e distruzione. La conclusione del racconto è decisamente perturbante: la forza distruttiva dello sguardo è superiore a qualsiasi tentativo compiuto dalla ragione per tenere sotto controllo il reale. Nella Casa disabitata. il protagonista Teodoro riesce a liberarsi dall'idea fissa che lo perseguita e lo sta conducendo irrimediabilmente verso la follia grazie alla cura magnetica del dottor K. Siamo di fronte a due rappresentazioni di segno opposto dell'esperienza del magnetismo, con cui Hoffmann ebbe modo di confrontarsi direttamente - prendendo parte agli esperimenti magnetici dei medici Koreff e Marcus - e da cui attinse abbondante materiale narrativo. I due racconti appartengono al genere fantastico; essi fondano dunque il proprio statuto sulla categoria dell"esitation - secondo la famosa definizione todoroviana del genere fantastico. Ponendo in discussione, da un lato. la natura della forza e del potere del magnetizzatore e. dall'altro, il valore terapeutico del magnetismo, Hoffmann costringe il lettore a esitare tra due possibili interpretazioni del magnetismo, quella «strana» e quella «sovrannaturale». Ma nello spazio dell'esitazione sembra farsi largo un'altra possibile interpretazione che mette in crisi le altre due nel momento in cui si ammette l'esistenza di fenomeni non riconducibili né allo «strano» né al «meraviglioso», e la cui realtà non può essere negata. Ma forse la categoria dell'esitation può trovare una precisazione . ulteriore se compiamo una breve sortita al di fuori dei testi e del genere fantastico per una ricognizione nell'esperienza del magnetismo, il cui influsso sul campo letterario non ha ancora acquistato il rilievo che invece dovrebbe avere. 11 libro di Franklin Rausky mette in luce l'importanza dell'esperienza magnetica e della figura di Mesmer, il medico magnetizzatore viennese che tra la fine
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==