\. Consolazioni ll'a ologia N ell'autunno 1980 si è svolto a Cordova, in Spagna, organizzato da Y. Jaigu, direttore del programma televisivo francese France-Culture, un convegno sulla astrologia e parapsicologia. Il convegno sarebbe stato rapidamente dimenticato se alcuni scienziati francesi non avessero preso le mosse dal suo svolgimento e dal grande rilievo a esso dato dalla televisione di Stato per fare pubblicamente alcune amare riflessioni sulle condizioni attuali della conoscenza scientifica e sulla irruzione al suo interno di elementi non marginali di ciarlatanesimo. Il convegno, infatti, era appena finito quando A. Kastler, premio Nobel per la fisica e membro dell'Institut, e J .C. Pecker, astrofisico e professore al Collège de France, ne sottoponevano a dura critica su Le Monde lo svolgimento e le conclusioni 1 • Lo scritto sembra- ·va dovesse restare senza risposta e la polemica finita. Ma non era così. Essa si riavviava a metà dell'anno successivo con una intervista di J.C. Pecker su Le Monde2, al quale un mese dopo rispondeva con foga, sullo stesso giornale, l'organizzatore del convegno di Cordova, Y. Jaigu3 • L'ultima manifestazione della polemica, per ora, è un lungo saggio di J.C. Pecker, apparso su La Recherche del gennaio 1983, diretto a dimostrare scientificamente la <<insostenibilità» scientifica della astrologia'. P oiché i contrasti affiorati nel corso di questa polemica rimandano a una discussione di gran lunga più ampia, che investe l'immagine e il ruolo della scienza (e degli scienziati) nella società contemporanea, appare utile riportarne, anche se in modo sintetico, gli elementi di fondo. Jean Claude Pecker, nella intervista fattagli da Le Monde nell'aprile 1981, si sofferma in particolare sulle cause dell'aumento dell'irrazionale nelle società contemporanee. A suo parere, la causa principale consiste nella difficoltà d'interpretazione del linguaggio scientifico che riesce spesso di difficile comprensione agli stessi scienziati, i quali a volte stentano addirittura a spiegarsi alcuni risultati. Inoltre, non vanno sottovalutate una certa noia e inquietudine che fanno crescere il sentimento religioso, come sta avvenendo per lo più negli Stati uniti. È vero che al convegno hanno partecipato dei premi Nobel, dei fisici di fama. Ma essi non hanno utilizzato la fisica, che conoscono, per difendere le loro idee metafisiche. Ad esempio, il premio Nobel Brian Josephson non ha alluso una sola volta, nemmeno con una parola, alla disciplina della fisica per la quale è diventato noto: non ha parlato che di meditazione trascendentale. A sostegno della sua tesi, Jaigu cita scienziati e fisici che si esprimono sui rapporti fra realtà e coscienza. A. Eddington dichiara: «Riconoscendo che il mondo fisico è interamente astratto e sprovvisto di ogni realtà al di fuori dei suoi legami con la coscienza, noi ricollochiamo la coscienza nella sua posizione fondamentale, invece di rappresentarla sotto forma di una quantità trascurabile che si trova talvolta nella natura inorganica ad uno stadio avanzato dell'evoluzione». Per J. Jeans «i concetti che si rivelano ora fondamentali alla nostra comprensione della natura - uno spazio finito - uno spazio vuoto, sì che un punto non differisca da un altro punto che per le sole proprietà di questo spazio stesso; uno spazio in perpetua espansione; una sequenza di avvenimenti che obbedis·ce alle leggi della probabilità piuttosto che a quelle della causalità, o, alternativamente, una sequenza di avvenimenti che non possono essere pienamente descritti che collocandosi fuori dello spazio e del tempo - tutti questi concetti si manifestano come delle strutture del pensiero puro, incapaci d'essere realizzate sotto una forma materiale». R. Oppenheimer afferma: «Se noi chiediamo, ad esempio, se la posizione dell'elettrone è la stessa, noi dobbiamo rispondere 'no'; se noi domandiamo se la posizione dell'elettrone si modifica nel tempo, dobbiamo rispondere 'no'; se noi chiediamo se è in movimento, dobbiamo rispondere 'no'. (... ) Budda ha fornito risposte simili quando lo interrogavano sulla condizione di Sé dell'uomo dopo la sua morte; ma queste non sono delle risposte familiari alla tradizione della scienza del XVII e del XVIII secolo». Per W. Pauli «è stata proprio l'idea di un mondo obiettivo che seguiva la sua corsa nel tempo e nello spazio secondo leggi causali rigorose a provocare uno scontro violento fra la scienza e le formulazioni spirituali delle diverse religioni. Se la scienza arriva a superare questa concezione rigida - ed è ciò che essa ha appena fatto con la teoria della relatività, per andare ancora più lontano con la teoria dei quanta - i rapporti tra la scienza e gli insegnamenti che le religioni tentano di esprimere dovranno cambiare di nuovo. Rivelando l'esistenza di nuove relazioni nel corso di questi ultimi trenta anni, forse la scienza avrà procurato un po' di spessore al nostro pensiero». E, secondo M. Planck, «per designare questa realtà (che guiderebbe il mondo), la religione ricorre ai suoi simboli particolari; le scienze naturali la scoprono all'orizzonte delle loro misure fondate sulla testimonianza dei nostri sensi. Niente ci impedisce dunque di identificare le due potenze che ci restano misteriose, l'ordine del mondo delle scienze naturali e il Dio della religione»'. Secondo il direttore di France- . Culture, non è pensabile che tutti gli scienziati citati tentino di «ingannare il popolo», di dimostrare che due più due fa cinque, che abbiano favorito il ritorno dell'oscurantismo, che abbiano preparato senza volerlo i macellai per l'olocausto. A suo parere, è J.C. Pecker che non tollera che la scienza possa far sorgere degli interrogativi di tipo metafisico, facendo esattamente la stessa cosa che rimprovera a altri: usa la sua competenza in astrofisica per stroncare riflessioni filosofiche o mistiche che fanno parte invece del substrato culturale costante dei più, ma che «tecniche di volgarizzazione, di sensazionalismo o di deformazione ideologica si ingegnano, di generazione in generazione, a velare. a oscurare e a Romano Canosa, Isabella Colonnello deformare per allontanarle dagli occhi e dalle orecchie, perché esse costituiscono forse la sola opposizione reale alla volontà di potenza». Soprattutto, egli aggiunge, Pecker non sopporta che si possa parlare di cose di cui egli non sa: «se egli conoscesse, non foss'altro per averne sentito parlare, la grande metafisica indiana, si sarebbe reso conto che le opere dei due grandi maestri dell'esegesi vedantica, Shankara, nell'VIII secolo, e Madhva, nel XIII, rappresentano uno sforzo di riflessione e di ragionamento astratto che non ha niente da invidiare - dal punto di vista del rigore, della profondità e dell'esigenza della ragione - alla più grande filosofia occidentale. Ma il disprezzo per le filosofie orientali tempo confusa con le scienze «vere» quanto a tecniche di conoscenza e a «peso» scientifico dei suoi cultori. Dall'altro, tra le scienze «false» è quella di gran lunga più seguita e praticata ai giorni nostri. In passato, astrologia e magia hanno espresso la libertà dell' «uomo centro del cosmo». Campanella, Bruno, Bacone, Keplero impostano il loro pensiero sul presupposto che la scienza deve ascoltare «il linguaggio della natura» intesa come la «sola ars». E si potrebbe proseguire con Cardano, Della Porta, Agrippa, Paracelso, ecc. Rovesciata la linea discendente dal cielo alla terra in una linea ascendente dall'uomo agli astri, l'azione umana appare non più predeterminata, e la volontà dell'uomo - inserita nella concatenaUGOMULAS-GILIRODIVITEDIB.BRITTEN TEATRMOARGHERITA-GENOVA-APRILE 1978 (TEATRO C MlNA1.E D U.:OPEDRIGAB«M) Roberto Pieraccini, Manifesto ( 1978) che alcune menti affettano non è semplicemente la prova di un etnocentrismo o, per parlare più chiaramente, d'un colonialismo dello spirito di cui si sarebbe potuto pensare che l'ora era passata?» Lapidaria è la risposta di J.C. Pecker. L'astrofisico fa notare come, nella maggior parte, i fisici citati da Y. Jaigu siano morti o inattivi, e come egli potrebbe citarne altrettanti vivi e inattivi, ma di parere contrario6 . e he il malessere che innegabilmente esiste all'interno delle scienze «vere» contro quella che viene vista da più parti come una minaccia di inquinamento da parte delle scienze «false», o addirittura da parte di non-scienze, abbia avuto occasione di manifestarsi proprio prendendo a pretesto un meeting dedicato all'astrologia non deve destare eccessiva meraviglia. L'astrologia costituisce infatti quasi una immagine di Epinal della scienza «falsa». Da un lato, ha avuto una «grande» storia, al cui interno è stata per lunghissimo zione degli eventi astrali - sfrutta il momento propizio per rafforzare la sua creatività e la sua autonomia 1 . E tuttavia questa dimensione di libertà «ambigua» non è condivisa da tutti. Comincia a venir meno negli stessi anni che vedono il suo trionfo. Lutero guarda all'astrologia con diffidenza. Egli non segue Melantone, astrologo appassionato, e dice: «volentieri permettiamo l'astronomia, ma non posso sopportare l'astrologia perché non ci sono delle prove convincenti, le sue profezie sono così dubbie»g. È all'inizio del secolo XVII che inizia la fase discendente dell'astrologia, connessa con le nuove scoperte scientifiche. Mano a mano che la fisica, la chimica, la biologia e l'astronomia si affermano, l'astrologia diventa una disciplina secondaria. In Francia, dopo la morte di J. B. Morin, l'ultimo astrologo ufficiale nonché astronomo di fama, che aveva goduto della protezione di Maria dei Medici, Mazarino e· Richelieu, Colbert proibisce nel 1666 agli accademici delle scienze di praticare questa «arte»•. Ai nostri giorni continua, sul piano «quantitativo», quella «ricerca» astrologica che in passato, accanto al popolo minuto, aveva affascinato anche i potenti della terra e aveva a volte celebrato dei fasti anche «qualitativi». Ma la dimensione astrologica da «profetica» diventa «piccolo-borghese»: non sono più in gioco i «grandi destini dei popoli», ma «la fortuna negli affari», le vicende amorose, la salute e la malattia, gli incontri e le eredità 10 • I dati disponibili sono univoci: negli Stati uniti sono 30 milioni i credenti nell'astrologia; in Francia vi sono 30.000 astrologi, i cui clienti non sono malati di mente ma una folla di gente sola e ansiosa. Una inchiesta dell'Istituto francese dell'opinione pubblica, commissionata da France-Soir nel 1963 (l'inchiesta fece aumentare a quel tempo la tiratura del giornale di 30.000 copie), ha rivelato che il 58 per cento dei francesi conosce il proprio segno zodiacale, e che il 38 per cento ha desiderato 9i farsi confezionare un oroscopo personale. E per finire, sempre secondo questa statistica, il 43 per cento della gente ritiene gli astrologi dei «sapienti», il 37 pensa che esista un rapporto fra il carattere e l'astrologia, e il 23 che le predizioni si avverino11 • Q uali conclusioni si possono trarre dalla ragnatela astrologica diffusa in tutti i paesi del «progredito Occidente»? In primo luogo, sembra del tutto privo di influenza sul prestigio sociale dell'astrologia l'insistere da parte degli scienziati «veri» sulla sua inconsistenza scientifica. In secondo luogo, neppure sul piano scientifico le cose sono così chiare come potrebbe sembrare. Certo gli errori marchiani commessi dalla astrologia «volgare» non sono difesi da nessuno, ma non è escluso da tutti gli scienziati che. ancorché indimostrabili allo stato, gli accadimenti naturali celesti possano avere conseguenze anche sùgli eventi umani. Un astronomo noto quale G. Abetti, ad esempio, alcuni anni fa ha affermato che una influenza diretta o indiretta sugli eventi umani di fenomeni quali le radiazioni ultraviolette, i raggi cosmici, ecc., non si può escludere a priori, anche se ancora si brancola nel buio, e si è augurato che - «abbandonata la vecchia, empirica e malsana astrologia» - si avvii un lavoro paziente di ricerche sperimentali che possano costituire una «astrologia moderna degna del suo nome, nel vero e bel significato etimologico della parola»11 . Resta infine il punto di «maggior confusione», costituito dai non pochi elementi «irrazionali», «antiquantitat1v1», vitalistici, «acausali», presenti in molte delle ~ scienze contemporanee, e in parti- ~ colare nella fisica. Fritjof Capra, -~ un fisico di Berkeley, in un suo ~ Iibro13 ha delineato il modello di i un universo non più costituito - meccanicisticamente da una molti- -9 ~ tudine di particelle indipendenti _ ma da un insieme dinamico di E e::::, eventi tra loro connessi, le cui in- -o terazioni, sole, determinano la ~ struttura della realtà. Alla costru- ~ zione di questo modello non sono ;g, -estranei apporti delle filosofie ~
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