Giustiziaèp.enti111ento Massimo Cacciari ci ha mandato questo scritto col titolo «Intervento non tenuto al convegno su Pentimento e premio» (Roma, 19 aprile 1984). F orse il fondamentale «eroe negativo» della cultura europea moderna si caratterizza come tale proprio per il suo ostinato rifiuto a pentirsi. Non accettare di pentirsi, rifiutare di «mutar vita», disprezzare quella metanoia che gli viene indicata come unica via di salvezza, costituisce l'inconcepibile scandalo rappresentato dalla figura di Don Giovanni. Scandalo (letteralmente: inciampo, ostacolo, aporia che ci si erge dinanzi e ci impedisce di proseguire nel nostro cammino, di «sviluppare» il nostro lavoro) è, dunque, non pentirsi. Il pentimento è, invece, la norma. La vita collettiva si fonda sulla virtù del pentimento, sulla infinita disponibilità da parte di ogni suo membro a «mutar vita». Questo afferma il finale del Don Giovanni: senza pentimento, nessuna società. Non sono forse «pentiti» i protagonisti del «Tutti» conclusivo? Leporello che va all'osteria «a trovar padron miglior»; Zerlina che avrebbe potuto esser '«felice» e di questa fola ha certamente chiesto perdono al fido Masetto; Anna, la cui sete di vendetta mostra come_ su un libro aperto di quale forza fossero il desiderio e il piacere che deve ora cancellare; Elvira, l'unica che non chiede vendetta èontro l'«irriducibile», anch'ella deve pure cambiar. vita, andarsene «iri un ritiro». Questi sono i «nuovi venuti», quelli che il fascino del nonpentimento aveva più da vicinominacciato. Gli altri sono i «pentiti~ da sempre, per elezione e provvidenza. Uniti, possono formare finalmen_teil Coro finale. È essenziale notare che l'«irriducibilità» di Don Giovanni non deriva da una sua posizione di forza. Egli non costituisce più in alcun modo un'autentica mmaccta. È alla sua ultima giornata; si susseguono i fallimenti. Commendatore lo sorprende solo. Leporello ne elenca i trionfi passati. Non è immaginabile momento più propizio al pentimento: tutto è perduto, il proprio mondo franato. E l'angoscia per questa fine assilla, di fatto, lo stesso Don Giovanni. Egli è consapevole del proprio fallimento. Non ha più nulla da difendere. È «irriducibile» nella propria ""). stessa sconfitta. '=:i Doppio scandalo, inaudita arro- .5 ~ ganza del malfattore, del «barba1:::1. rq». Egli osa non «sviluppare» la ~ propria angoscia (antitesi) in sinte- -. si positiva, attraverso la dialettica -~ del pentimento. Peggio che se la ~ '=:I ignorasse, egli si ostina a non ricoE noscere il Valore di tale mediazioc 'O ne dialettica. La «società dei pent: titi», infatti, può ben comprendere ~ I'«irriducibile» Nemico. allorché 1 questi può presentarlesi appunto ~ come Nemico, con sue «basi» di forza, un suo «progetto», insomma: una qualche_speranza di vincere. Ma come potrebbe comprendere chi è stato assolutamente sconfitto, lo ammette apertamente, eppure non si pente? Costui è Nemico in senso quasi metafisico: mette in dubbio la ragione come ragione del vincitore (cosa che, infatti, il Nemico ancora: «in armi» non si sarebbe mai sognato di fare), si sottrae ai «sensi minimi» che permettono la comunicazione sociale. Dal punto di vista giuridico, non può che essere rechtslos, come gli Indiani d'America, che per il grande ,Bacone erano tutti «cannibali». Togli il pentimento. le differenze permangono insuperabili, ben oltre le «volgari» vicende della politica. L'esistenza di un Nemico è essenziale affinché si produca la giusta tensione, nel corpo sociale, al superamento interno delle sue differenze. Il Nemico è per definizione irriducibile. Ma. una volta chiaramente sconfitto. egli deve pentirsi. Pensare che «basti» la sua sconfitta significa non aver capito . nulla dei fondamenti mitici. sacrali. di ogni forma di organiz- , zazione sociale: laicismi da ani-· Massimo Cacciari me belle. Il Nemico sconfitto e basta è vuoto matter of fact, non significa nulla, non determina alcuna «apertura» di senso. Di necessità, si deve mirare alla sua selfincrimination, al riconoscimento da parte sua delle superiori ragioni della propria sconfitta (e, direttamente-indirettamente, della provvidenzialità che riveste la vittoria altrui), a proclamare la propria assoluta esigenza di metanoia. ---- ------ - M a, giunti a questo punto, non possiamo esimerci dal passo ulteriore. Nemico assoluto non è tanto il Don Giovanni che ammazza il padre delle amanti, spezza i sacri vincoli del matrimoni'o, non corrisponde al puro amore di Elvira, ecc., ma il Don Giova~mi solo e impotente che, alla fine, con i vincitori alle porte reclamanti giusta vendetta, rifiuta il pentimento. Armando CPste, Paolo De Robertis. Gianfranco Torri, Studi per la grafica della Biennale di Cattolica (1984) Questa figura, non la prima, è davvero l'Inquietante inammissibile. Principium tertii exclusi: o Nemico (finché questa posizione risulti in qualche modo «effettuale») o «trascendentale» disponibilità al pentimento. riconoscimento del suo straordinario Valore (è questo ciò che conta. non il trovarsi di fatto, occasionalmente. nelle condizioni del pentito: la potenzialità del pentimento, non il pentimento in atto). Ma dove collocare nello schema «uno» (diciamo·proprio: uno solo) che non ha ucciso Commendatori. sedotto contadine. bastonato Masetti. e che, per sequenze arbitrarie di casi. che qui non interessano, si trova a essere richiesto di un atto di pentimento. cui ::- magari .con propria stessa •sorpresa - non è in grado di •• conformarsi? Logica rigorosa esige che costui sia trattato. se possibile, con ancor più «diritta» inflessibilità. Innanzi tutto. egli condivide con Don Giovanni il peccato. la colpa essenzialissima: si rifiuta di riconoscere il Valore che, trasformando la mera soppressione del Nemico in un suo dialettico «superamento», fonda e legittima il «campo» dei vincitori. Ammettiamo, per pura ipotesi, che costui sia davvero «innocente» (ritorneremo su tale «scandalo»!) - ancor più pericoloso sarà qùesto suo rifiuto. In Don Giovanni esso è conclusivo, ma in costui potrebbe essere «inaugurale». Il Nemico assoluto, poi, è comunque servito - o può essere servito - in un periodo di difficile crisi, di trapasso, di «emergenza», a cementare la religio politica. L'«innocente» (se è tale) sarà ·«innocente» anche di ciò. Rappresenta una forza che sembra minacciare ancora «intatta» la compagine sociale, senza aver offerto nulla alle sue «piramidi». Lf «innocente» è puro rischio: non è stato messo alla prova, non porta con sé nessun bene «scambiabile». Uunica certezza della sua figura ·sta in questo: che non si pente. Peggio, infinitamente peggio: egli prèclama di non aver nulla di cu_i:p~ht'ir--. si. Inammissibile hybris. Qie~a,'.fr-. ragionevole pretesa. ••;_~-•·_·. .,-... Non vede, dunque, che no~ si_..-..,.· -:_ tratta affatto •di questo ·6, ; • ' quell'atto particolare? non ha compreso come le parole del -Convitato di pietra non mirino affatto a una confessione di specifici .iéati, ma al «cangiar vita»? non-'intende çhe di «condizioni trascendentali» si -tratta, non di bassa empiria? Più ancora: come può dichiararsi «innocente» in faccia ai suoi giusti accusatori, nessuno dei quali oserebbe affermare altrettanto di sé? La «socie-. tà giusta» sta nell'orizzonte del pentimento - e costui afferma (lui, che pure la legge ha scovato, che pure è «sotto processo») di non doversi pentire di nulla. (Oserebbe affermare che chi lo giudica non è giusto?) _ Il colpevole - Don Giovanni - è infinitamente meno «barbaro» e a-topos (senza luogo, senza radice) nella città di quanto non lo sia l'«innocente» (chi si autoproclama tale). Il colpevole ha fatto, ha «prodotto», possiede. può «scambiare»; ma I'«innocente» a quale mai outopia disgregante vuole alludere nella sua folle a-topia? quale minaccia in potenza può mai racchiudere? Di ciò, essenzialmente. dovrebbe parlare. E. invece, testardamente rifiuta di «se detegere». E, poi. ancora si dice innocente. Ignora la Legge - la Legge che afferma il supremo valore del pentimento e la necessità di prevenire il rischio. di impedire il male. prima ancora che di guarirlo - eppure si dichiara innocente. E pretende, poi, che proprio questa dichiarazione non sia assunta com~ fondamentale -prova di colpevolezza? . ;r
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