Il senso della letteratura / 5 Statuto . del<< - • • - • terar10 scritto>> Q uanto segue è dato sotto fonna di appunti provvisori, o di ipotesi appena abbozzate. Che presento con molti dubbi. Ma chi può accampare sicurezze, oggi?_ 1. C'è un impaccio diffuso, mi pare, negli interventi sinora apparsi. Come se mancasse una direzione; e non restasse, allora, che rifugiarsi nelle dichiarazioni personali di poetica. Siamo in un momento d'inerzia opaca: a un punto morto, o a un grado zero. C'è stato il 1963, poi il 1968, poi la reazione a entrambi, e i poeti innamorati, e le letture pubbliche di poesia... Oggi, più nulla: non ci sono né spinte né controspinte. Ogni voce suona alternata ad altre di segno diverso (non opposto); e insieme formano un concerto indifferenziato, ove tutto è permesso, niente è proibito, e ogni accento viene eliso da un altro, in una grande innocua equivalenza. Non si dà movimento, neppure di reazione. Gomito a gomito, tutti in fila. Impera, ovviamente, il dominio multimediale. E la letteratura da un Iato respira negli interstizi, s'acquatta in margini sempre più esigui o sopravvive a mezzadria; per un altro continua indisturbata a occupare stancamente gli spazi garantiti da un sistema educativo che resta al di qua (e vi resterà ancora a lungo) dell'informatizzazione. Nell'un caso come nell'altro ci si limita a amministrare una difesa, una resistenza passiva, o un grigio compromesso. 2. Né il quadro cambia se ci spostiamo sul terreno della critica. Ci sono stati Io strutturalismo, la psicocritica, la semiocritica, la moda neoermeneutica. Oggi tutto tace. Ogni critico, rintanato nella sua nicchia, rosicchia le sue microspecializzazioni: saggi a non finire di metrica e filologia agguerritissima su particolari minimi. Solo mestiere. 3. Tutti sintomi di un declino? È il tramonto del senso della letteratura? Certo, qualcosa sta morendo, molto altro sta cambiando nel gigantesco riequilibrio di fattori strutturali e sovrastrutturali (mai così intrecciati come ora) prodotto dal capitale informatico. Si dissolvono i tradizionali confini fra il «letterario scritto» e le altre forme di comunicazione. D'altra parte, nella rivoluzione industriale che si sta realizzando, il «letterario» è ridimensionato drasticamente, certo; ma non colpito a morte. Il precedente tessuto sociale e civile fa resistenza, e non si tratta solo di un residuo del passato: la resistenza è connessa alle strutture profonde - antropologiche - della civiltà. Il «letterario» coincide con una parte non indifferente della culto- ~ radei popoli moderni, con la loro ~ stessa identità. Così, paradossal- i.: -~ mente, può anche accadere che il ~ processo della sua riduzione con- ~ tribuisca a illimpidirne la funzio- -. ne. Se, infatti, per un verso lo spa- .9 zio letterario «scritto» appare sem- ~ pre più minacciato d'inquinamen-_ E to e comunque ampiamente pere 'O corso e pervaso dall'extralettera- :.: rio, per un altro verso appare co- ~ me costretto a regredire su una ~ trincea estrema, che tuttavia gli è ~ propria e ne qualifica in profondità- da sempre o, meglio, da quando esiste uno sviluppo civile - la funzione: ributtato indietro, tocca tuttavia un fondo che è ben suo. 4. La letteratura è sempre stata un'istituzione. Anche se Asor Rosa sembra dimenticarlo, il piacere della letteratura è sempre socialmente istituzionalizzato: dunque, neutralizzato attraverso adeguata canalizzazione, tanto sul versante psichico (compensazione, sublimazione) quanto su quello della divisione sociale. . Quando Lausberg parla della letteratura ·come materiale per il «ri-uso», si riferisce a una funzione \} istituzionale, a cui sono preposti non solo i critici ma anche gli addetti ai vari canali della mediazione civile. La letteratura è anche cultura letteraria, gerarchia di valori, segno di un'identità collettiva, patrimonio che si prolunga dal passato al presente al futuro attraverso un'ininterrotta tradizione che sfida rivolgimenti e rivoluzioni e alla cui perpetuazione è delegato un esercito di funzionari, dai maestri elementari ai docenti universitari, dai giornalisti ai dirigenti delle case editrici. A mano a mano che l'universo multimediale conquista nuovi spazi la letteratura, da una parte - sul fronte della comunicazione di consumo corrente-, si contamina di tonne spurie, adattandosi agli incalchi forniti dalla produzione industriale e dal mercato, dall'altrasul fronte dello spessore formale -, si ritira in se stessa, tende a una circolazione minima e interna, a un circuito chiuso. Beninteso, sono due forme diverse di produzione: una da usare e consumare immediatamente, l'altra aspirante a una diversa consumabilità, che scommette sul tempo e mira a un pubblico futuro. Ovviamente gli interscambi sono numerosi, e numerosissime le possibili graduazioni tra i due estremi. Resta che, nel pieno della cultura dei mass-media, Zanzotto, Sanguineti, Luzi, Sereni, Fortini non superano quasi mai le tremila copie per libro, e non molto migliore è la sorte di Pizzuto, o di Gadda, o di Malerba. 5. Anche la critica letteraria va biforcandosi. Da un lato, c'è il critico che accompagna l'opera nel circuito dei mass-media: a buon diritto, Pippo Baudo può pubblicamente vantarsi di esserne un rappresentante accreditato, tanto profondo è il suo coinvolgimento nei meccanismi riproduttivi e nella Romano Luperini civiltà dell'immagine. Dall'altro, c'è soprattutto (anche se non soltanto) il critico-docente, dai livelli più bassi della scuola dell'obbligo a quelli più alti dell'università. Quando Asor Rosa, intervenendo su Repubblica, ha parlato di un processo di reciproca autonomia fra critica e letteratura, si riferiva probabilmente alla critica del secondo tipo e alla letteratura .pii! Dai Tarocchi di Franco Balan. li matto. L'appeso. Il Sole. Gli amanti. Il_carro. L'imperatore compromessa con la realtà multimediale. Invece, il rapporto fra critica dei docenti e patrimonio letterario continua, più o meno stretto, e andrebbe meglio studiato, invece di liquidarlo - come è stato fatto anche recentemente - come «accademico»: in buona misura, infatti, è ancora attraversQ di esso che si perpetua - almeno finché resterà un sistema educativo - • la formazione letteraria di un ·popolo. 6. Perché «I poeti nelle scuole»? Non.si tratta, ormai, di episodi isolati, ma di un fenomeno diffuso. È una reciproca annessione, 12 scoperta 9i una omogeneità di funzione. Alla ·letteratura-consumo, subordinata .all'immediatezza, si contrappone la letteratura-funzione, che punta al «ri-uso» e tende alla scuola e al museo anche quando intende combatterli.· Ridimensionata, la letteratura-funzione è ricondotta al suo senso. Ricacciata in una sorta di riserva indiana, ·è indotta a riscoprire qui le radici antiche che la intrigano col destino - con le forme, le cerimonie, i riti - di una cultura indubbiamente minacciata d'estinzione e· nondimeno difficilmente estirpabile. 7. È un male, è un bene? È un processo.- Che rende oggi inutile tanto il gesto dell'avanguardia volto a provocare un pubblico sintonizzato altrove, quanto quello inteso a coniugare poesia e spettacolo e a trasformare il poeta in ·una sorta di cantautore. La letteratura è costretta a ritrovare la cerimonialità delle forme, il passato storico che in esse si condensa, e a portarvi, dentro, l'ansia frantumante dell'oggi. Gli esempi si sprecano: si confronti l'ult_imoSanguineti col primo, o si legga Fosfeni di Zanzotto, o Una obbedienza di Fortini, e quanto di Gozzano, e di Petrarca e di Dante, e di Foscolo persino, viene imperiosamente alla luce, e il recupero della rima e addirittura del sonetto ... I convegni del Gruppo 63 appaiono lontani non meno delle masse giovanili accorse a Piazza di Siena. Chi aveva tentato di conquistare un nuovo territorio si ritrova ricacciato nel vecchio. 8. Ebbene, hic manebimus optime. _Ritornare nel grembo della letteratura-istituzione non è di per sé, necessariamente, un ritorno all'ordine. È piuttosto una possibilità di commisurazione a compiti non consumabili nell'immediato, che coinvolgono il passato e impegnano il futuro. Anzi, ora si apre, con maggior chiarezza, la possibi_- lità di un conflitto: fra ruolo e funzione. Sia per gli scrittori, s/a per i critici. 9. So bene che il: ruolo riposa sulla funzione. Ma la divisione so0 • ciale de1'lavoro_e ·1aspeciali~z~zione che ne deriva tendono é:\ dissÒciare questo da quella, confinando i produttori di cultura nel ruolo. che il sistema gli attribuisce. Adattare all'unidimensionalità del presente, rendere il proprio personale lavorativo il più.possibile fungibile e duttile, schiacciarlo. sul ruolo: . questa è la tendenza irresistibile del capitale informatico e del suo universo multimediale. Come non vedere che essa urta con una fun- _zione- addirittura antropologica - del «let(erario.scrittò», e àpre una contraddizion~ in cui è possibile inserirsi? Si·dirà che•è uria contraddizione secondaria, e non .lo nego. Ma ci sono, in giro, contraddizioni più radicali? E poi la funzione pone in gioco ben più che la letteratura: in causa è lo stesso tesstito sociale e civile, le sue strutture portanti, il suo 'destino'. 10. Oh, anche fra· i critici lo sconcerto è grande. Hanno passato gli ultimi venti anni a liquidare • storicismo e storicità, a divenire sempre più specialisti, ad appiat- •tirsi sempre di più sul ruolo; e dì colpo riavvertono fa necessità di panorami generali, di Letterature complessive (la parola ·•storia' è ancora - per· quanto? - pudicamente ta.ciuta:):di esse.re all'altezza, inson:ima, di una funzione per . troppo tempo trascurata. D'improvviso, con un senso d'insicurezza; si scopre. che il mestiere non basta,. che le microspecializzazioni, pure così necessarie, rischiano di soffocare il respiro, e già il bisogno d'allargare i polmoni si acèompagna al timore di non esserne più capaci. 11. Un grado zero, dicevo. Ma il fondo della cadut_a potrebbe segnare anche il livello possibile di una risalita. A volte un azzeramento appare indispensabile proprio per ricominciare. E forse è tempo che la critica ritrovi il carat~ tere argomentativo, cioè intrinsecamente sociale e civile, che le è proprio, e la letteratura le radici della tradizione e della avanguardia: perché bisogna restaurare i musei per riaprire la lotta ·contro i • loro recinti. ILdibattito su «ILsenso della letteratura», cominciato su Alfabeta n: 57, ha accolto finora interventi di F. Leonetti e A. Porta (n. 57), G. Raboni (n. 58), G. Gramigna (n. 59) e, nella serie «Riferimenti», contribuii di G. c.· Ferretti, F. Muzzioli, A. Guglie/mi. -... -- .. - --· ... -.... --· .... ..._ ........... - --------------- . . ..... .. . . .
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