Prove d'artista Giovanni Giudici Salùtz (Alfabeta 60] «Senher Marques, ja nom diretz de no, Que vertatz es, e vos sabetz ben quo ... » Raimbaut de Vaqueiras I Minne Midòns E ogni altra cura lasciata Esploro volumi Alcuno che racconti: È successo anche a me - Dove la mente prigioniera stagni Vostra o di chi non so O che voi non sapete ' Verso quali pensieri a quali mele Mai mi svagassi anch'io Su quella ferma strada Dove c'incontra (narrano) lo sguardo Che tutto e insieme vede Chiamato Dio II Maestra di enigmi Affermate che basta una parola E quella sola che nessuno ha - Lei che trasvola via dalla memoria Lucciola alba/e e falena E nera spina di pena Brùscolo a un occhio di storia - Venisse al mio parlare Èffeta e poi per sempre bocca muta Al servo vostro stretto Frugando sul sentiero Dove non scende lume di pietà - Se la felicità sia il nostro vero O il nostro vero la felicità III Graffiate Misere anime e nudo Sangue - e finalmente non osate Saettatevi oltre la diga dei denti Lingue roventi e d'oro Che mai più perdonate - Minne non so quale voi siate Benché da voi ho da partire A una quasi voi ma un'altra sempre Se mai volto benigno in voi scoprire Aprire morso di ragno maligno - A ritroso nel fondo pensamento Oscilla il rotto vetro si depone Acqua senza lamento Nota La sera del 7 marzo 1983mi trovavo a Padova, ospite dell'amico Gianfranco Folena. Dopo la cena in trattoria e una breve passeggiata per le strade fredde e nebbiose. rientrammo a casa e. per una qualche ragione che sfugge adesso alla mia memoria. Folena portò il discorso sulla «lettera epica» che il poeta Raimbaut de Vaqueiras aveva scritto nel 1205a Salonicco dove si trovava con Bonifacio di Monferrato. al cui servizio aveva trascorso gran parte . della vita. Raimbaut era nato intorno al 1155 e sarebbe morto nel 1207. La «lettera epica» (che forse soltanto in IV Non creder l'incredibile Fu il solo sbaglio e peccato - Graziosamente al vostro cielo e fiore Quando pervenni - e il cuore Il cuore - voi pensate A come trasalisce Bambino al caldo muschio e tana madre Tenue sole d'un vostro rosa aurora Malandrino abutisce - Non credulo a un amore Di schiuse valli e porte Letto di bei sospiri e sparse chiome Io proprio? - domandando E al di qua della morte? - e pronunziando Il nome V Mi trattaste da cane - Né di ciò posso tacere Ma non voglio avermi a male Se amore fu in cambio di pane - E se ambivaste voi mostrare L'arte vostra di sapere Come reagisce l'animale E agire poi per ottenere - Benché più sottile scienza È quando il cane fracassato Si consola per coscienza De~'aver preso più che dato - Il che per vostra inesperienza Di me non sarà narrato VI Domna - ce que vous vouldrez! Come una freccia il sèdulo servizio Scoccavo al cielo del vostro pianeta Ma declinava bizzarra la stella A un altro dove la mia giusta mèta - Nel minimo frattempo Diverso era mutato il vostro intento - Così nel triste vizio Allo scoperto aspetto Dal nero onniveggente Del vostro schermo i chiodi del giudizio Roteante infallibi/e intelletto - Ovunque è mio difetto Voi mi forate ed io rimango fisso VII Minne - mia binarietà E mio affondante errore: La vita pagar con la vita Per amore morir d'amore - Bifida remigando dalla chiostra La lingua dolcissima vostra Fumo e solfo d'inferno è sommo bene Nostra disperazione la speranza Midòns - come a Padova Immobile incessante va-e-viene Su vana sfera la pazza Incostanza - Essenzialmente per non darvi dolore Essenzialmente Mi davo dolore senso lato può rientrare nel genere trobadorico, e prevalentemente amoroso,• detto salutz) è dunque una specie di consuntivo. a cui la prematura morte del poeta avrebbe poi conferito un valore quasi pre-testamentario. anche se Raimbaut si limita qui a una garbata ma ferma richiesta di gratitudine per i servigi resi al Marchese. Folena me ne disse a memoria i primi versi. con una voce che mi sembrò percorsa da una affettuosa melanconia. La mattina dopo proseguii il mio viaggio per Trieste. dove ebbi l'onore di leggere un discorso nel primo centenario della nascita di Umberto Saba. Però l'idea o ambizione di scrivere anch'io un mio salutz era intanto maturata nella mia mente: non mi restava che attendere il momento. il modo e lo stimolo. ben sapendo che in poesia l'eccesso d·intenzione è. di solito. una pessima guida. Il mio salutz dovevo scriverlo. insomma. non per ambizione. ma per inderogabile necessità mia. privata. personale (come probabilmente era avvenuto per Raimbaut quando. nella pausa di una guerra bizantina. aveva scritto al suo Signore la sua «lettera»). È stato così che le dieci sezioni di quattordici versi di cui esso si VIII Signore mio mio Dio - Rotto sul pavimento Vostro grembo convento Dal mondo separato Fratello calpestato anzi deriso Minne - invocando un segno Che di clemenza mi riporti degno Se traditore - fui nell'apparenza Voi guardatemi dentro Non diavolo e vampiro Agonizzassi fatuo di lontano Un fiochissimo fuoco di sospiro - Su bianco immenso cielo chiara perla O vista mia che stento a me tenerla IX Midòns - palla-al-piede Che mi trattiene indietro Mentre vecchiezza e non futuro impètro - Tacito reo che adisco Al soglio vostro e mi prosterno Sepolto nella neve d'un segreto Quanto scavai quanto scavai nel tetro Buio budello eterno A districare spaghi rappezzando Miei stracci di ricordo ragno e talpa - Di quando fui in battagliafui in tnrneo Per voi giostrai perduto a Bila Hora Invincibile amore di trofeo - Per me voi foste salva X Fràngiti - cuore di diamante E schiuditi - guscio di seta Trapassate la pietra Parole trapassate - Muto di voi nel luogo di paura E in orfane contrade Accarezzavo la cara figura Mia quasi vergine madre - Vi assaporai confitto nelle ossa Delle mie mani in croce Vaghe lacrime e voce - Da allora ch'ebbi in sorte e sempre poi Gialla e nera di righe Cavalcare alla morte La tigre - che siete voi compone sono state da me scritte. sia pure anche sulla base di passati appunti, tra il sabato 18e il venerdì 24 dello scorso febbraio. Minne, Midòns e Domna sono termini d·estrazione letteraria. derivanti il primo dalla convenzione dei Minnesanger tedeschi e gli altri due dall'area provenzale. Di Midòns in particolare mi sento debitore al poeta ed amico Cosi~o Ortesta. a una poesia del quale (ancora inedita) l'ho col suo consenso «rubato». Ce que vous vouldrez. della sezione sesta. fu un motto di Jean Le Meingre detto Boucicaut (c. 1366-1421).«uno dei più puri campioni del tardo ideale cavallerescow(Huizinga). Nella sezione settima. il riferimento all'Incostanza di Giotto non vorrebbe essere concettuale, ma solo figurativo. Bila Hora, della sezione nona. è in cèco la Montagna Bianca. luogo (come si sa) di una famosa battaglia nel 1620: qui ha un valore quasi affabulatorio, pur non volendosi dimenticare che per la nazione boema il disastro di Bila Hora significò la perdita dell'indipendenza per tre secoli. G.G.
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