Alfabeta - anno VI - n. 60 - maggio 1984

Mensile di informazione culturale Maggio 1984 Numero 60 - Anno 6 Lire 3.500 1\/fi1hc·1a ('///fil Ile'/ SC'Sf() {l/1//() - di lll1·om ((iianni Sa,si l' Brunn Tromh.:tti) 60 Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposile, 2 • 20137 Milano Spedizione in abbonamento postale gruppo 111/70• Printed in ltaly Agenzie per la comunicazione pubblicitaria in Milano e Modena Giustizia èpentiment(oCaccian1 .----.......· L'imprescaulturale-Einaud (CalabresLe,eoneHSia, ssi) Il giornoprima (FormentPi,rocacci, Volponi,Guiducci) Graficcaulturale: ----- Immagini Debole/forte (Rovath1 Testi: Derrida, Corti, MalerbaP, aolini,GiudicAi, nceschi H·sensodellalelleratur(aLuperini,CarPiafit,rizi) M. Cacciari: Giustizia è pentimento* Centro di documentazione sulla legislazione d'e,mergenza (5) O. Calabrese: Le grandi opere* F. Leoneffi: Il nome e il valore.G. Sassi: Un mercato selvaggio. L. Anceschi: I lumi del «veni»* Prove d'artista: G. Paolini / G. Giudici: Salùtz * P.A. RovaNi: Una metafora necessaria? Da Copenaghen* Da New York* R. Luperini: Statuto del «letterario scritto»* R. Carifi: Elogio della debolezza G. Patrizi: Due riviste oggi* M. Luneffa: Gli anni 60 contro i 70 * Testo: J. Derrida, M. Corti, L. Malerba: L'invenzione C. Fonnenti: La guerra e il sacro*P· Volponi: l'bachi impaniti*G· Procaui: Pacifismo e politica R. Guiducci: Licenza di uccidere* G. Polini: Il fuoco della termodinamica* R. Canosa, I. Colonnello: Consolazioni dell'astrologia R. Giovannoli: Il filo dell'abduzione.M. Spinella: Alle frontiere della psicoanalisi*•· Dedola: La forza clel magnetizzatore Cfr•• G. Anceschi: La grafica di pubblica utilità .G. Dorfles: «Le bai»* Lettere Giornale dei Giornali: Il decreto anti-inflazione * Indice della comunicazione: Video clips .,Immagini: Grafica culturale

edizioni costa & nolan ca I • ~- CJ L'opera drammatica collana diretta da Eugenio Buonaccorsi Tom Stoppard Teatro delle parodie Acrobati I mostri sacri a cura di Franco Marenco l'~ CRlfflWlicl ecizoi costa .. nalan pp. 176 L. 18.000 pubblicati nella stessa collana Brenton Hare KeeffeMercer Teatro Inglese del Rifiuto a cura di Mary Corsani pp. 284 L. 16.000 Stanislawa Przybyszewska L'affare Danton a cura di Pietro Marchesani pp. 208 L. 15.000 Herbert Achternbusch Teatro a cura di Luisa Gazzerro Righi pp. 136 L. 12.000 Joe Orton Farse quotidiane a cura di Massimo Bacigalupo pp. 248 L. 16.000 Paolo Giacometti Teatro a cura di Eugenio Buonaccorsi pp. 400 L. 16.000 le immagindii questo numero Osservando le immagini di questo numero, ci si rende conto che sulle pagine di Alfabeta esse si trovano al loro posto in un modo tutto particolare. Il lettore, infatti, se non fosse che ha appreso che le figure che appaiono al centro della pagina fanno parte del testo orizzontale delle immagini, potrebbe pensare che la copertina de il verri, disegnata da chi scrive, è lì solo come illustrazione del testo di Luciano Anceschi, e dellapluriennale attività della sua rivista. E l'annuncio Kafka, di Ceste e Torri de~'Extrastudio di Torino, tende a riassumere il suo normale comportamento di comunicato attraente. Del resto, la stessa copertina di Gianni Sassi è ad un tempo exemplum grafico e sessantesima copertina - in carne e ossa - della rivista. E infine, ancora, l'omino graffitista è campione progettuale di Ceste, Torri e De Robertis ma non può fare a meno (data la sua attualità) di fare il suo mestiere. E cioè di propagandare la prossima Biennale della grafica di cui è il marchio. Grafica culturale Cosa unisce però queste immagini, al di là del dato di fatto di rappresentare qualche saggio della produzione del comitato promotore dell'iniziativa che si terrà a Cattolica a partire dal 7 luglio? Certo non uno stile comune. Non in senso morfologico, almeno: non è la produzione di una 'scuola'. Ogni autore usa anzi da solo diverse morfologie: gioco costruttivista e calligrafia tachista per De Robertis (La cassa dei segni e Marat Sade). Anzi, la versatilità linguistica sembra proprio lo stile in questione. Così è per Giovanni Lussu, autore della storica immagine emblema del Filmstudio romano, ma anche di vignette per il Quotidiano dei lavoratori, di libere illustrazioni, di molti e diversissimi posters. E anche nel suo caso le vignette di Marx che fa le smorfie illustrano direttamente la tematica pacifista di alcune pagine di questo numero. E qualcosa di ancora più esplicito avviene col logotipo calligrafico neosettecentesco per la rivista Cervo volante, di poesia e pittura. O addirittura c'è il caso della compresenza contraddittoria e armonizzata di più morf afagie. Certamente nella tavola cosmografica di D'Ambrosia e Grimaldi dello Studio Segno di Salerno, autoanalitica e intenzionalmente pangrammatica, ma anche nel loro funzionatissimo manifèsto, dove la pianta del piede protagonista porta- da sola i segni di almeno cinque fra momenti culturali e stili grafici. Dietro o accanto a questa versatilità, oltre che la «tradizione del- /' altra grafica», sta la pratica «colta» della citazione, come si può vedere nel mio calligramma _magrittiano o nell'omaggio a Lichtenstein di Mario Cresci. 'Al loro posto' si trovano poi particolarmente le altre immagini di Cresci. Assieme alle altre - della ricercaf otoetnografica d'autore da cui sono state tratte - avrebbero potuto costituiré le immagini di un intero Alfabeta. Cosa che vale del resto decisamente per i Tarocchi del «piccolo» maestro di Aosta, Franco Balan: prati_camente l'unico italiano, si pensi, che abbia intrattenuto rapporti diretti con la scuola polacca 'delmanifesto. Che cosa unisce dunque questo gruppo di immagini? Si prendano ad esempio i lavori di Dolcini: un convegno e un programma cinematografico. O gli artefatti comunicativi che testimoniano de/l'attività di Pieraccini: una rivista come Il cerchio di gesso, l'immagine per il Laboratorio di Luca Ronconi, la carta da lettere per la società degli Amici di Brera, il poster di una mostra di Ugo Mulas. Con questa .ottica rivolta al tema si possono ripercorrere tutte lefigure, e rendersi conto che è proprio /'argomento il motivo conduttore, il comune denominatore. E questo spiega anche il rigore dell'eclettismo: la cultura non è univoca. Sembrerebbe che si tratti di una figura professionale (forse non nuova) ma con tratti piuttosto precisi: lo specialista in propagazione della cultura. Giovanni Anceschi Gelsomino D' Ambrosio e Pino Grimaldi, testata per rivista di storia, teoria, metodologia grafica Sommario Massimo Cacciari Giustizia è pentimento pagina 3 Centro di documentazione sulla legislazione d'emergenza (5) pagina 4 Omar Calabrese Le grandi opere («L'impresa culturale I Einaudi») pagina 5 Francesco Leonetti Il nome e il valore («L'impresa culturale I Einaudi») pagina 6 • Gianni Sassi Un mercato selvaggio («L'impresa culturale I Einaudi») pagina 7 Luciano Anceschi I lumi del «verri» pagina 8 Prove d'artista: Giulio Paolìni pagina 9 Giovanni Giudici Salùtz pagina IO Pier Aldo Rovatti Da Copenaghen a cura di Bianca Madorni Kornum e di Maurizio Ferraris pagina 12 Da New York a cura di Stefano Rosso e di Maurizio Ferraris pagina 12 Romano Luperini Statuto del «letterario scritto» («li senso della letteratura» 5) pagina 15 Roberto Carifi Elogio della debolezza («li senso della letteratura» 6) pagina 16 Giorgio Patrizi Due riviste oggi (Sigma 1983, nn. 1 e 2; L'ombra d'Argo 1983, n. 1-2) pagina 16 Mario Lunetta Gli anni 60 contro i 70 (Miti, finzioni e buone maniere di fine millennio, di W. Pedullà; Teoria e critica della letteratura nelle avanguardie italiane degli anni.sessanta, di F. Muzzioli) pagina 17 Testo: Jacques Derrida Maria Corti Luigi Malerba L'invenzione pagine 19-22 Carlo Formenti La guerra e il sacro («li giorno prima» 1) pagina 23 Paolo Volponi I bachi impazziti («li giorno prima» 2) pagina 24 Giuliano Procacci Pacifismo e politica Roberto Guiducci Licenza di uccidere («Il giorno prima I Materiali») pagina 26 Gaspare Polizzi Il fuoco della termodinamica. (Critica della ragione scièntifica, di Autori vari; Feux et signaux .de brume. Zola, di M. Serres) pagina 27 Renato Giovaonoli Il filo dell'abduzione (li segno dei tre. Ho/mes, Dupin, Peirce, di Autori vari) • pagina 29 Romano Canosa Isabella Colonnello Consolazioni dell'astrologia pagina 30 Mario Spinella Alle frontiere della psicoanalisi (La psiche e lo spazio. Ferenczi, Hermann e la scuola di Budapest - Milano, 24-25 marzo 1984) pagina 31 Rossana Dedola La forza del magnetizzatore (Mesmer o la rivoluzione terapeutica, di F. Rauskin; La sonnambula meravigliosa, di C. Gal/in i; Raccoi,ti fantastici dell'Ottocento, a c. di/. Calvino) pagina 31 Cfr. pagina 33 Giovanni Ancescbi La grafica di pubblica utilità (Design coordination and corporate image, di F.K. Henrion e A. Parkin; Rassegna n. 5; Ottagono nn. 69 e 70; Dal professionismo alla nuova professionalità - Venezia, 3-4 febbraio 1984) pagina 35 Gilio Dorfles «Le bai» (Ballando, ballando, di E. Scola) pagina 35 Giornale dei Giornali Il decreto aoti-inflazione pagina 38 Indice della comunicazione Video clips pagina 38 Le immagini Grafica culturale a cura di Giovanni Anceschi alfalleta mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeta Comitato di direzione: Nanni Balestrioi, Omar Calabrese, Maria Corti, Gioo Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leooetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione: Carlo Fonnenti, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombetti Art director Gianni Sassi Edizioni"Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amministrazione via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Coordinalore tecnico: Giovanni Alibrandi Coordinamento marketing: Sergio -Albergoni Composizione: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, 20139 Milano telefono (02) 5392546 Stampa: Rotografica Una metafora necessaria? («Debole/forte» 1) pagina 11 («li giorno prima I Materiali») pagina 25 viale Monte Grappa 2, Milano "' Lettere pagina 37 Distribuzione: Messaggerie Periodici ~ i::: Comunicazione ai collaboratori tore, titolo, editore (con città e data), Occorre in fine tenere conto che il Abbonamento annuo Lire 35.000 -~ di .cAlfabeta» numero di pagine e prezzo; criterio indispensabile del lavoro iotel- estero Lire 45.000 (posta ordinaria) ~ Le collaborazioni devono presentare c) gli articoli"devono essere inviati lettuale per Alfabeta è l'esposizione Lire 55.000 (posta aerc:;a) ~ i seguenti requisiti: in triplice copia e l'autore deve indica- degli argomenti - e, negli scritti receo- Numeri arretrati Lire 5.000 ~ a) ogni articolo non dovrà superare re indirizzo, numero di telefono e codi- sivi, dei temi dei libri - in termini utili Inviare l'importo a: Intrapresa _ 2 le 6 cartelle di 2000 battute; ogni ecce- ce fiscale. e evidenti per il lettore giovane o di Cooperativa di promozione culturale ~ zione dovrà essere concordata con la La maggiore ampiezza degli articoli livello universitario iniziale, di prepa- via Caposile 2, 20137 Milano ~ direzione del giornale; in caso contra- o il loro carattere non recensivo sono razione culturale media e non speciali- Telefono (02) 592684 E rio saremo costretti a procedere a ta- proposti dalla direzione per scelte di sta. Conto Corrente Postale 15431208 ~ gli; lavoro e non per motivi preferenziali o Manoscritti, disegni e fotografie non Autorizzazione del Tribunale b) tutti gli articoli devono essere personali. Tutti gli articoli inviati alla si restituiscono. di Milano n. 342 del 12.9.1981 i::: Edizioni Cosrn & i\!ohin Genorn corredati da precisi e dettagliati riferì- redazione vengono esaminati, ma la ri- Il Comitato direttivo Direttore responsabile Leo Paolazzi ~ Via Peschier.i 21 Tel. 010/8,,889 menti ai libri e/o agli eventi recensiti; vista si compone prevalentemente di Tutti i dirini di proprietà leneraria ~ Distribuzione in libreria Messai:!!eri.: Libri nel caso dei libri occorre indicare: au- collaborazioni su commissione. e artistica riservali ~ ■L---------------'----------------------------------------------'---------------.J <::s

Giustiziaèp.enti111ento Massimo Cacciari ci ha mandato questo scritto col titolo «Intervento non tenuto al convegno su Pentimento e premio» (Roma, 19 aprile 1984). F orse il fondamentale «eroe negativo» della cultura europea moderna si caratterizza come tale proprio per il suo ostinato rifiuto a pentirsi. Non accettare di pentirsi, rifiutare di «mutar vita», disprezzare quella metanoia che gli viene indicata come unica via di salvezza, costituisce l'inconcepibile scandalo rappresentato dalla figura di Don Giovanni. Scandalo (letteralmente: inciampo, ostacolo, aporia che ci si erge dinanzi e ci impedisce di proseguire nel nostro cammino, di «sviluppare» il nostro lavoro) è, dunque, non pentirsi. Il pentimento è, invece, la norma. La vita collettiva si fonda sulla virtù del pentimento, sulla infinita disponibilità da parte di ogni suo membro a «mutar vita». Questo afferma il finale del Don Giovanni: senza pentimento, nessuna società. Non sono forse «pentiti» i protagonisti del «Tutti» conclusivo? Leporello che va all'osteria «a trovar padron miglior»; Zerlina che avrebbe potuto esser '«felice» e di questa fola ha certamente chiesto perdono al fido Masetto; Anna, la cui sete di vendetta mostra come_ su un libro aperto di quale forza fossero il desiderio e il piacere che deve ora cancellare; Elvira, l'unica che non chiede vendetta èontro l'«irriducibile», anch'ella deve pure cambiar. vita, andarsene «iri un ritiro». Questi sono i «nuovi venuti», quelli che il fascino del nonpentimento aveva più da vicinominacciato. Gli altri sono i «pentiti~ da sempre, per elezione e provvidenza. Uniti, possono formare finalmen_teil Coro finale. È essenziale notare che l'«irriducibilità» di Don Giovanni non deriva da una sua posizione di forza. Egli non costituisce più in alcun modo un'autentica mmaccta. È alla sua ultima giornata; si susseguono i fallimenti. Commendatore lo sorprende solo. Leporello ne elenca i trionfi passati. Non è immaginabile momento più propizio al pentimento: tutto è perduto, il proprio mondo franato. E l'angoscia per questa fine assilla, di fatto, lo stesso Don Giovanni. Egli è consapevole del proprio fallimento. Non ha più nulla da difendere. È «irriducibile» nella propria ""). stessa sconfitta. '=:i Doppio scandalo, inaudita arro- .5 ~ ganza del malfattore, del «barba1:::1. rq». Egli osa non «sviluppare» la ~ propria angoscia (antitesi) in sinte- -. si positiva, attraverso la dialettica -~ del pentimento. Peggio che se la ~ '=:I ignorasse, egli si ostina a non ricoE noscere il Valore di tale mediazioc 'O ne dialettica. La «società dei pent: titi», infatti, può ben comprendere ~ I'«irriducibile» Nemico. allorché 1 questi può presentarlesi appunto ~ come Nemico, con sue «basi» di forza, un suo «progetto», insomma: una qualche_speranza di vincere. Ma come potrebbe comprendere chi è stato assolutamente sconfitto, lo ammette apertamente, eppure non si pente? Costui è Nemico in senso quasi metafisico: mette in dubbio la ragione come ragione del vincitore (cosa che, infatti, il Nemico ancora: «in armi» non si sarebbe mai sognato di fare), si sottrae ai «sensi minimi» che permettono la comunicazione sociale. Dal punto di vista giuridico, non può che essere rechtslos, come gli Indiani d'America, che per il grande ,Bacone erano tutti «cannibali». Togli il pentimento. le differenze permangono insuperabili, ben oltre le «volgari» vicende della politica. L'esistenza di un Nemico è essenziale affinché si produca la giusta tensione, nel corpo sociale, al superamento interno delle sue differenze. Il Nemico è per definizione irriducibile. Ma. una volta chiaramente sconfitto. egli deve pentirsi. Pensare che «basti» la sua sconfitta significa non aver capito . nulla dei fondamenti mitici. sacrali. di ogni forma di organiz- , zazione sociale: laicismi da ani-· Massimo Cacciari me belle. Il Nemico sconfitto e basta è vuoto matter of fact, non significa nulla, non determina alcuna «apertura» di senso. Di necessità, si deve mirare alla sua selfincrimination, al riconoscimento da parte sua delle superiori ragioni della propria sconfitta (e, direttamente-indirettamente, della provvidenzialità che riveste la vittoria altrui), a proclamare la propria assoluta esigenza di metanoia. ---- ------ - M a, giunti a questo punto, non possiamo esimerci dal passo ulteriore. Nemico assoluto non è tanto il Don Giovanni che ammazza il padre delle amanti, spezza i sacri vincoli del matrimoni'o, non corrisponde al puro amore di Elvira, ecc., ma il Don Giova~mi solo e impotente che, alla fine, con i vincitori alle porte reclamanti giusta vendetta, rifiuta il pentimento. Armando CPste, Paolo De Robertis. Gianfranco Torri, Studi per la grafica della Biennale di Cattolica (1984) Questa figura, non la prima, è davvero l'Inquietante inammissibile. Principium tertii exclusi: o Nemico (finché questa posizione risulti in qualche modo «effettuale») o «trascendentale» disponibilità al pentimento. riconoscimento del suo straordinario Valore (è questo ciò che conta. non il trovarsi di fatto, occasionalmente. nelle condizioni del pentito: la potenzialità del pentimento, non il pentimento in atto). Ma dove collocare nello schema «uno» (diciamo·proprio: uno solo) che non ha ucciso Commendatori. sedotto contadine. bastonato Masetti. e che, per sequenze arbitrarie di casi. che qui non interessano, si trova a essere richiesto di un atto di pentimento. cui ::- magari .con propria stessa •sorpresa - non è in grado di •• conformarsi? Logica rigorosa esige che costui sia trattato. se possibile, con ancor più «diritta» inflessibilità. Innanzi tutto. egli condivide con Don Giovanni il peccato. la colpa essenzialissima: si rifiuta di riconoscere il Valore che, trasformando la mera soppressione del Nemico in un suo dialettico «superamento», fonda e legittima il «campo» dei vincitori. Ammettiamo, per pura ipotesi, che costui sia davvero «innocente» (ritorneremo su tale «scandalo»!) - ancor più pericoloso sarà qùesto suo rifiuto. In Don Giovanni esso è conclusivo, ma in costui potrebbe essere «inaugurale». Il Nemico assoluto, poi, è comunque servito - o può essere servito - in un periodo di difficile crisi, di trapasso, di «emergenza», a cementare la religio politica. L'«innocente» (se è tale) sarà ·«innocente» anche di ciò. Rappresenta una forza che sembra minacciare ancora «intatta» la compagine sociale, senza aver offerto nulla alle sue «piramidi». Lf «innocente» è puro rischio: non è stato messo alla prova, non porta con sé nessun bene «scambiabile». Uunica certezza della sua figura ·sta in questo: che non si pente. Peggio, infinitamente peggio: egli prèclama di non aver nulla di cu_i:p~ht'ir--. si. Inammissibile hybris. Qie~a,'.fr-. ragionevole pretesa. ••;_~-•·_·. .,-... Non vede, dunque, che no~ si_..-..,.· -:_ tratta affatto •di questo ·6, ; • ' quell'atto particolare? non ha compreso come le parole del -Convitato di pietra non mirino affatto a una confessione di specifici .iéati, ma al «cangiar vita»? non-'intende çhe di «condizioni trascendentali» si -tratta, non di bassa empiria? Più ancora: come può dichiararsi «innocente» in faccia ai suoi giusti accusatori, nessuno dei quali oserebbe affermare altrettanto di sé? La «socie-. tà giusta» sta nell'orizzonte del pentimento - e costui afferma (lui, che pure la legge ha scovato, che pure è «sotto processo») di non doversi pentire di nulla. (Oserebbe affermare che chi lo giudica non è giusto?) _ Il colpevole - Don Giovanni - è infinitamente meno «barbaro» e a-topos (senza luogo, senza radice) nella città di quanto non lo sia l'«innocente» (chi si autoproclama tale). Il colpevole ha fatto, ha «prodotto», possiede. può «scambiare»; ma I'«innocente» a quale mai outopia disgregante vuole alludere nella sua folle a-topia? quale minaccia in potenza può mai racchiudere? Di ciò, essenzialmente. dovrebbe parlare. E. invece, testardamente rifiuta di «se detegere». E, poi. ancora si dice innocente. Ignora la Legge - la Legge che afferma il supremo valore del pentimento e la necessità di prevenire il rischio. di impedire il male. prima ancora che di guarirlo - eppure si dichiara innocente. E pretende, poi, che proprio questa dichiarazione non sia assunta com~ fondamentale -prova di colpevolezza? . ;r

........................................................................... , ! • Centrodidocumentazione ! i sullalegislazioned'emergenza (5) i • • • • • • • • ■ D opo numerosi mesi di attesa, abbiano sciolto i legami con le or- ti, molto spesso l'ammissione delle pia partecipazione di pubblico è la stampa ha rinunciato a svolgere ■ ■ sono finalmente note le nuo- ganizzazioni armate dopo l'assun- proprie responsabilità implica un apparsa positiva, soprattutto se il proprio ruolo istituzionale, limi- ■ ■ ve proposte del Pci in mate- zione della qualità di indiziato o di indiretto coinvolgimento di altre confrontata con la desolante assen- tandosi a riportare freddamente e ■ : ria di dissociazione, contenute nel imputato (e cioè nella stragrande persone che, in generale, intendo- za di interesse che ha avviluppato -lacunosamente le litanie accusato- ■ ■ disegno di legge n. 432 d'iniziativa maggioranza dei casi) ·richiede che no mantenere atteggiamentiproces- giorno per giorno il dibattito pro- rie, senza neppure quella parteci- ■ ■ di un gruppo di senatori comunisti «dopo la cessazione dell'accordo, suali diversi. cessuale. Assenza di pubblico e as- pozione scandalistica che l'aveva ■ ■ (primo firmatario Pecchioli). La li- dell'associazione o della banda» si L'invito alla «confessione» po- senza di un'intelligente attenzione contrassegnata nel 1979, quando si ■ ■ nea parlamentare del Pci evolve co- siano tenuti «comportamenti pro- trebbe infine indurre tentazioni a della stampa. titolava vistosamente il segreto alfi- : ■ sì dalla proposta avanzata all'ini- cessuali - • con particolare riferi- ammettere reati che non si sono af- Nell'introduzione L. Ferrajoli ne svelato del terrorismo italiano: ■ ■ zio di questa legislaturaalla Carne- mento all'ammissione delleproprie fatto commessi, pur di rientrare ha sottolineato il caratte.-eemb/e- Negri cervello e voce telefonica del- ■ ■ ra (primo firmatario Violante) di responsabilità... », e inoltre «altri ne~'ambito di applicazione della matico del processo rispetto a tutte le Br. Il silenzio degli intellettuali ■ ■ mera concedibilità degli arresti do- comportamenti in carcere e nello legge. le modalità caratteristiche dell'e- ha completato il panorama di in- ■ ■ miciliari ai «dissociati», fra l'altro stato di libertà, tali che il giudice Non sono presenti nel progetto mergenza: la durata della carcera- differenza - e qui certo il confronto ■ : non imputati di gravi delitti specifi- possa desumerne il definitivo rifiu- di legge comunista (al contrario zione preventiva (ormai cinque an- con l'impegno populistico e pub- ■ ■ ci, al nuovo disegno di legge che, to di ogni forma di violenza terrori- che in quello De Martino) ipotesi ni!), l'indeterminatezza delle accu- blicitario del recente passato è di- ■ ■ invece, prevede un insieme di di- stica o eversiva dell'ordinamento di attenuazione o tetti massimi di se associative e la strutturazione ac- sgustosamente eloquente. ■ ■ sposizioni favorevoli, sia di carat- costituzionale e la dissociazione pena per gli imputati riconosciuti cusatoria in base a semplici ipotesi Dopo le due relazioni il dibattito ■ ■ tere sostanziale che processuale. da~'attività criminosa commessa». dissociati ma condannati per delitti politiche, prive di riscontri fattuali. è stato caratterizzato da una vivace : ■ Anche il Pci sembra ora accetta- In sostanza in quest'ultima ipate- specifici. Se si pensa alla larghissi- L'istruttoria e il successivo proces- contrapposizione dialettica fra le ■ ■ re l'idea che il «recupero sociale» si occorrerà: a) recedere dall'ac- ma applicazione del concorso mo- so 7 aprile hanno così costituito il varie letture che della palese caren- ■ ■ di coloro che hanno definitivamen- corda associativo, b) tenere deter~ raie e alla moltiplicazione dei pro- modello per gli altri processi politi- za di garantismo del 7 aprile sono ■ ■ te rotto i ponti con il terrorismo - minati comportamenti processuali cedimenti a carico delle stesse per- ci della stagione, soprattutto per state date da magistrati e studiosi ■ ■ recupero che, come ribadisce con a cominciare dalla «confessione», sone, si deve concludere che senza quelli contro le Ucc e le Fcc. del diritto intervenuti. Se per M. ■ : nettezza la relazione, costituisce il e) tenere altri comportamenti in ipotesi esplicite di contenimento Si tratta di una pagina oscura Ramat la degradazione della legali- •■ ■ fine principale e il criterio-base del carcere di critica della lotta armata. dell'entità delle condanne un inter- della storia politica e giuridica ita- tà intorno al 7 aprile non è che un ■ ■ «disegno Pecchioli» - sia possibile Poiché tutte queste •condotte sono vento legislativo a favore dei disso- liana, possibile grazie ai guasti caso parti.colare della generale in- ■ ■ solo intervenendo con urgenza nel richieste cumulativamente, vengo- ciati potrà realizzare scarsi effetti. prodotti dal clima e dalla legisla- sofferenza che i giudici manifesta- ■ ■ merito dei processi politici in corso no dunque equiparati il comporta- La mera non-applicazione dell'ag- zione dell'emergenza, ma che a sua no al riguardo nella quotidianità ■ ■ con strumenti quali la non-applica- mento tipico richiestoper l'applica- gravante da terrorismo, fra l'altro, volta ne ha segnato una pericolosa dei procedimenti - insomma la re- ■ ■ zione delle norme speciali, la non- zione delle norme di favore e i in moltissimi procedimenti non ri- accentuazione. Anche l'effetto che gola costante per il ladro di polli-, : ■ punibilità per determinati reati e comportamenti che, invece, posso- leva a nulla, in quanto o si giudica- il processo ha indotto nell'opinione per Onorato e Piro si tratta invece ■ ■ forme di attenuazione di pena o di no costituire prova del primo. Se no fatti precedenti al dicembre 1979 pubblica segna caratteristicamente di un caso emblematico, dotato di ■ ■ ampliamento nella concedibilità scopo di una legge sulla dissocia- o l'aggravante non è contestata. la maniera peggiore di uscire dal- propria e specifica politicità. Lo di- ■ ■ della libertà provvisoria. zione è, in primo luogo,, quello di l'emergenza: quella della rimozio- mostra il «surdimensionamento» ■ ■ Scendendo nell'esame della pro- non giudicare punibile l'essersi as- .~~ ..... iiiòoii~iilòllllliiiliillillilliUiillillSlit! ne, del silenzio indifferente. I vuoti (Onorato) o la vacuità (Piro) del- ■ : posta, in gran parte essa ricalca sociali in una banda armata e - se fisici dell'aula giudiziaria e delle l'aspetto associativo dei reati. An- ■ ■ l'impostazione del vecchio disegno si sono commessi anche reati gravi colonne della stampa indicano una zi, proprio l'ossessione emergen- ■ ■ di legge Boato, riproposto al Sena- - assicurare comunque una limita- cancellazione di memoria cui non zia/e del ceto politico ha premuto ■ ■ to in questa legislatura nell'ottobre zione delle pene, la condotta che corrisponde affatto una messa in verso i giudici sollecitando un ri- ■ ■ 1983 (n. 221, primo firmatario De deve essere presa prevalentemente oblio dei metodi dell'emergenza. flesso di «difesa sociale», con tutte: ■ Martino). Fulcro di entrambi, in- in considerazione per la sua appli- Al contrario: mentre perdura l'e- le conseguenti lacerazioni del dirit- ■ ■ fatti, è la non-punibilità per i reati cazione non può che essere l'attivi- metgenza nelle carceri- vedi il rin- to eguale. ■ ■ associativi e la caduta del divieto di tà opposta a quella incriminata, novo ·dell'art. 90 malgrado talune Si è così arrivati a quella che ■ ■ bilanciamento tra aggravanti e atte- cioè il venir meno del legame o attenuazioni e declassificazioni - si /'on. Mancini ha definito una «fro- ■ : nuanti grazie all'esclusione del- «patto» associativo. • è addirittura consolidata a livello di de processuale organizzata dallo ■ ■ l'«aggravante da terrorismo» per La prova di tale fatto può - ma dibattito processuale la prassi ecce- Stato», e cioè l'affare Fioroni, per ■ ■ gli imputati dissociati. La previsio- non necessariamente deve - essere zionale delle istruttorie. cui sono individuabili precise re- ■ ■ ne di non-punibilità ha nel progetto desunta dal comportamento tenuto Fetrajoli ha qui elencato i mo- sponsabilità politiche e giudiziarie ■ ■ Pecchioli (art. 1) una portata più processualmente o nella istituzione menti salienti del processo in ogget- del presidente del consiglio dell'e- ■ ■ estensiva. Mentre nell'altro proget- carceraria. Confondere tra loro il to: il trasferimento della sede da poca. Più in generale, il giudice ■ ■ to essa è esclusa se, congiuntamen- comportamento tipico e la sua pro- quella naturale a Roma, mantenuto Misiani ha sostenuto l'evanescenza: ■ te al reato associativo, si sia «con- va può spostare il baricentropoliti- .. __________ anche dopo la caduta dei supposti programmatica del reato nel pro- ■ ■ corso alla commissione di un reato co e giuridico dell'iniziativa da legami con la vicenda Moro/Br, il cesso politico e Viglietta ha argo- ■ ■ connesso all'accordo o alla ban- provvedimento in favore di un og- Disegno di Mario Dalmaviva sistematico rigetto di tutte le istanze mentatamente dimostrato i mecca- ■ ■ da», per la proposta del Pci la non- gettivo recesso dalla lotta armata a della difesa, da quelle relative all'e- nismi sistematici di «esagerazione» ■ : punibilità non può dichiararsi solo esame e vaglio di un atteggiamento sèussì.one dei testimoni alle richie- (non di mera «invenzione») che ■ ■ per chi sia anche condannato per ideologico, di una critica politica La proposta comunista è molto ste di· libertà provvisoria o arresti hanno caratterizzato il ruolo pro- ■ ■ reati molto gravi (puniti con l'erga- giuridicamente apprezzabile non prudente in materia di libertàprov- domiciliari per gli imputati, il clima cessuale dei «pentiti», nel senso di ■ ■ sto/o o con una pena di almeno già come prova di un obiettivo e visoria, la cui concedibilità è previ- di intimidazione latente creato ver- deformazione di comportamenti ■ ■ venti anni di reclusione). Per con- effettivo distacco, ma rilevante in sta solo per i reati non punibili ai so i testimoni a difesa e gli stessi diffusi sino a farli rientrare nelle ■ ■ tro, mentre nel progetto De Marti- sé. sensi de~'art. 1. Si trattadi una gra- «pentiti», ritenuti poco efficaci ri- categorie '!Iegli impianti ipotetico- : ■ no la non-punibilità interessa an- Ancora, appare discutibile la ri- ve limitazione, tanto più grave se si spetto alle aspettative accusatorie, accusator~~ipo il tristementefama- ■ ■ che i cosiddetti «reati strumentali» chiesta di una previa «ammissione tiene conto del fatto che sulla que- infine l'incredibile farsa Fioroni - so «teorema Calogero»). ■ ■ (ad esempio, port; o ricettazione di responsabilità» per il riconosci- stione la Camera ha recentemente, prima il rinvio dilatorio della sua M. Brutti~infine, ha sostenuto la ■ ■ d'armi), in quello Pecchioli essa è mento della qualifica di dissociato. e con il contributo determinante del citazione, poi la copertura offerta necessità di<t:_vitarpe r il futuro le ■ ■ limitata al solo reato associativo e a Fondamentale diritto dell'imputato Pci, approvato ipotesi largamente oggettivamente al potere politico storture dellfr\_legalitcàhe hanno in- ■ : quelli di apologia e istigazione al deve infatti rimanere, anche nei più liberali. che ne ha gestito tanto la deposizio- dubbiamente'-c.tatterizzato la fase ■ ■ terrorismo. Per i reati strumentali processi per terrorismo, quello di In conclusione: occorre far pre- ne, quanto lafuga (contro la lettera dell'emergenza, nche in relazione ■ ■ v'è solo una riduzione della pena proclamarsi innocente, riservando sto. Mentre - come già si è detto della stessapiù che discutibile legge alla crescita di wvi movimenti e ■ ■ (da metà a due terzi). all'accusa l'onere di dimostrare il all'inizio - oggi tutte leforze politi- sui pentiti). ln generale, i giudici spazi di lotta chd'Si dispiegano do- ■ ■ Tale limitazione non si giusti/i- contrario. Anche se il giudiée non che, dal Pii al Pci, concordano sul- hanno mostrato interessesoltanto a po la sconfitta d~ sovversivismo e : ■ ca, ci pare, in alcun modo sul pia- dovesse credere all'imputato, po- la necessità di una leggesulla disso- ciò che poteva avvalorare l'impian- del terrorismo. '- ■ ■ no dell'esperienza giudiziaria. Va trebbe comunque ritenere provato ciazione, i processi politici marcia- to accusatorio, senza neppure trop- Posizioni eviddntemente diffe- ■ ■ considerato, infatti, che il mini- il suo distacco dalle organizzazioni no verso la loro definizione. Perde- po preoccuparsi della coerenza e renziate, accomundte per altro ap- ■ ■ mum di militanza per un aderente combattenti e non si vede quindi re il treno dei dibauimenti senza della credibilità dei «pezzi». prezzabilmente d°c ttenzione e da ■ ■ a una associazione illecita compor- perché debba essere negata in tal che a tante nobili promesse sia se- R. Rossanda ha spostato l'accen- impegno garantista}checontrastano ■ ■ ta di norma anche la commissione caso la possibilità di applicare la guita una chiara indicazione legi- to sugli aspetti politici della ricezio- con il persistere diffuso e autorevo- ■ : di reati (ad esempio, porto d'armi) legge di cui si parla. slativa vorrà dire, purtroppo, ritar- ne del processo, come ennesima e le di volontà repressiva e di indiffe- ■ ■ tipici, la cui punizione - sia pure Inoltre. pretendere la confessio- dare e di molto il cammino verso la purtroppo inoppugnabile prova rentismo praticamente legittimante ■ ■ attenuata - non trova una ragione ne può rischiaredi trasformare (co- «soluzione politica». dell'incapacità della sinistra di ege- nel cero politico e negli apparati ■ ~ ■ particolare di contro alla rinuncia sì come è avvenuto per la legge sui monizzare la stessa memoria di giudiziari. ■ g ■ alla pretesa punitiva prevista per il pentiti) i processi da luoghi di ri- I l 26 marzo si è svolto presso la quei movimenti del decennio I968- Centro di documentazione ■ -~ ■ reato associativo. cerca oggeTtiva della prova - che facoltà di Teologia valdese a '78 che già all'epoca si era dimo- sulla legisJazione d'emergenza : :;- ■ Discorso atfento deve farsi sulla può, ma solo eccezionalmente eco- Roma un dibauito sul/'anda- sfrata inadeguata a dirigere. In par- ■ ~ ■ definizione di «dissociato». L'art. munque non esclusivamente, essere mento del processo 7 aprile, indet- ticolare, la consegna dell'interage- ■ - ■ J del disegno Pecchioli, dopo aver desunta dalle dichiarazioni degli to dal Centro e dal Manifesto. Si è nerazione e movimento del '77 a Collaborano attivamente al Cen- ■ ·cc ■ previsto come casi di dissociazione imputati - a luoghi di sola vahll-a- traTfato - dopo molto, troppo tem- ipotesi di criminalizzazione e la se- tro tra gli altri: Franco Russo, ■ ~ ■ l'autoscioglimento della banda o il zione delle ammissioni degli stessi. po - di un'iniziativa di informazio- gregazione dell'ingovernabilità nel- Massimo Cacciari. Luigi Saraceni, ■ ;; ■ recesso unilaterale da una banda In molti casi, la «confessione» 110n ne e discussione politica su un tema le carceri appaiono tragicamente Rossana Rossanda, Luigi Ferrajo- ■ -e : ancora in vita precedentement~ ~/- è, poi, possibile senza rompere . sistematica1;1e~t~trascurat~ e. r~- ese"!plari. _ . . . _ li._Ma_uroJ?e P~lm~, Aug~sto lllu- ■ ~ ■ l'arresto, per concedere la qualifica quei parametri politici e etici che m_ossodal/ opmwne pubbl~ca~1s1- . ~1mm~Trtc~me~te at guast'. ~tun- mma~1, .Gian~• G1a~n?h, Laura ■ ] ■ di «dissociato» anche a coloro che anche il Pci vuole rispetTare.Infat- mstra, e sotto questo proftlo l am- d1c1e ali abd1caz10nedella smzstra, Barb1am, Papi Bronzm1. ■ ~ ~·········································~································~

Autori vari Storia dell'arte italiana volume 5: DaJ medioevo al quattrocento Torino, Einaudi, 1984 pp. 623, lire 115.000 Autori vari Letteratura italiana volume 2: ~oduzione e consumo Torino, Einaudi, 1984 pp. 1060, lire 80.000 E scono quasi contemporaneamente il volume Dal medioevo al quattrocento, che è il quinto della Storia del/' arte italiana Einaudi ma che ne completa la serie di 12 in quattordici tomi, e Produzione e consumo, dello stesso editore, secondo volume della Letteratura italiana prevista in 9, e di cui già è uscito il primo, ILLetterato e Le istituzioni. L'avvio di una «grande opera» e la contemporanea fine di un'altra consentono un'operazione critica complessiva, che va ben oltre le singole serie o i singoli volumi, proprio sull'ultimo filone editoriale di Einaudi, appunto le «grandi opere», che molti hanno imputato essere la principale delle cause del disastro del più amato e odiato editore italiano. Partiamo, però, da questi ultimi volumi. L'indice di Dal medioevo al quattrocento è piuttosto significativo dell'intera struttura dell'opera. Si parte con un notevolissimo studio di Carlo Bertelli intitolato «Traccia allo studio delle fondazioni medievali dell'arte italiana», nel quale si compenetrano strettamente numerosi punti di vista disciplinari, si discute della legittimità delle cronologie, si discute di metodi e problemi .a partire dai giudizi storici sul Medioevo, si stringono le fila delle diverse prati- . che artistiche (di produzione ma anche di gusto e di ricezione) superando i concetti di generi, ci si addentra nell'arte medioevale «italiana» ritrovandone un'archeologia, si passano in rassegna i Luoghi delle opere mostrando lo stretto legame fra una geografia artistica e una storia delle idee, si riformulano i concetti di «influenza», di «trasmigrazione», di «transizione». È un saggio molto denso, orientato contemporaneamente alla presentazione delle questioni e al seguito della cronologia. Anche il secondo saggio, parimenti ragguardevole, può definirsi fondato sul medesimo criterio «geografico»: è lo scritto di Enrico Castelnuovo «Arte delle città, arte delle corti fra XII e XIV secolo». Qui l'assunto è però diversamente orientato, in quanto Castelnuovo punta piuttosto sulla ricerca, sempre nell'ambito di una storia delle idee, di momenti «teorici» conflittuali, rappresentati dall'agire di gruppi e individui nella società. E, naturalmente, l'aspetto del corso degli eventi artistici è ancora meno importante che non in Bertelli, dal momento che il saggio prende giustamente in esame gli addensamenti di idee rappresentati da fatti particolari, e non la linea continua della cronologia. Assai diverso, come impostazione e temi fondamentali, appare invece il terzo saggio, opera di quel grandissimo conoscitore che fu Carlo Volpe, recentemente scomparso a Bologna. In «Il lungo percorso del 'di°pingere dolcissimo e L'impresa culturale/ Einaudi Le1ra,,d,oJpere tanto unito'», Volpe si occupa della pittura del Trecento, e in particolare di quegli autori e scuole che crearono la tecnica del 'dipingere unito', Giotto in testa. L'impianto, in questo caso, diventa puramente stilistico, non privo di accenti longhiani: in ogni caso tutto interno alla pittura. E, nonostante Volpe si dimostri corretto e attento a impostazioni differenti, come quella sociale, il rifiuto di troppo facili connessioni fra arte e società è abbastanza netto, come nel caso in cui si rigettano, pur con elogi, le tesi di Millard Meiss sul rapporto fra peste del 1348 e arte religiosa. Fin qui quella che in fondo appare come una «prima parte» del volume, non esplicitamente dichiarata, ma abbastanza visibile. La «seconda parte», infatti, affronta argomenti decisamente più Locali, anche se, ancora una volta, di notevole livello e interesse scientifico. Enrico Guidoni, ad esempio, tratta di un tema curiosamente negletto dalla storiografia artistica e architettonica: Roma e il suo impianto urbano. Il saggio segue l'evolversi del dibattito politico e tecnico sull'assetto della città, compiendo raffronti con altri due modelli di urbanistica medioevale, Firenze e Siena. Il metodo, in questo caso, è nuovamente diverso: tende alla correlazione fra le tendenze urbanistiche e le politiche culturali in un'epoca data, ipotizzando uno stretto legame fra territorio e opera d'arte. (Un legittimo dubbio: in che senso si può usare un termine come «urbanistica» per le civiltà del passato?). Seguono tre saggi su Venezia: «Venezia medievale tra Oriente e Occidente» di Giovanni Lorenzoni, «Venezia tra Quattrocento e Cinquecento» di Mauro Lucco, e «Giorgione e la Compagnia degli Amici: il 'doppio ritratto' Ludovisi» di Alessandro Ballarin. E ancora una volta temi, dimensioni, metodi sono fra loro piuttosto distanti: quasi archeologia medioevale il primo, e comunque con forte orientamento allo studio degli oggetti come documenti; una storia del passaggio veneziano dei grandi pittori del Rinascimento il secondo, a mostrare una città lagunare come crocevia dei maestri della pittura; un ottimo esempio di microstoria il terzo, che fa funzionare una singola opera da rivelatore di passaggi, relazioni, interessi, idee di amplissima portata, e che lavora sul testo da un punto di vista realmente intertestuale. Chiude il volume un saggio a parte, e precisamente «Rinascimento e Pseudo-Rinascimento» di Federico Zeri, tutto dedicato a uno squisito problema teorico, e per la precisione alla ricerca di una definizione stilistica di un' etichetta, «Rinascimento», che appare come ogni altra etichetta totalmente convenzionale. Zeri riformula così il termine, rilevandone gli aspetti interni, e riformula altresì il vecchio concetto di «AntiRinascimento», giudicato eccessivo, e sostituito da quello di «Pseudo-Rinascimento», con le sue ulteriori partizioni interne. e ome si vede, il volume è costituito da materiali quasi sempre pregevolissimi. Non è però m1mmamente un volume unitario. Anzi, se dovessimo stare ai titoli generali che scandiscono l'opera einaudiana, questo come gli altri tre tomi appartenenti alla Parte .seconda. Dal medioevo al novecento tradiscono completamente la funzione promessa, che dovrebbe ess_erequella di fornire il quadro complessivo della storia dell'arte italiana, laddove la Parte prima. Materiali e problemi dovrebbe mostrare l'organizzazione della disciplina e degli•oggetti, e la_ Parte terza. Situazioni momenfi indagini essere invece dedicata alle microanalisi esemplari. Certo, non si 9iscute minimamente che l'intera opera fotografi in questo modo p vero ( anche se . non completo) assetto degli studi in materia. E infatti: come non notare che ormai la «storia dell'àrte» ha abbandonato qualsiasi pretesa di essere una disciplina che «descrive» uno sviluppo lineare e continuo di teorie e oggetti univocamente definiti? La storia dell'arte è interpretazione, è confusione di oggetti, eventi, idee: Si potrebbe persino, volendo, andare più in là: e dire addirittura che gli stessi termini «storia» e «arte» non sono altro che convenzioni, di volta in volta ridefinibili e ridiscutibili a seconda delle questioni che la ricerca vuol tentare di mettei-e in luce. Se a tutto questo si aggiunge (come dimostra il saggio succitato di Bertelli) che il termine «italiana» è ancor più convenzionale, e deve addirittura essere discusso in ciascuno dei saggi per stabilire cronologie, ambiti geografici, generi e oggetti di studio, limiti del rapporto con ciò.che «italiano» non è, vedremo che l'impresa einaudiana è senza dubbio corretta come impostazione da parte degli studiosi che l'hanno affrontata. Ma se le cose stanno così, notiamo immediatamente una contraddizione col fatto che si tratti di una «grande opera». Che cosa è infatti, editorialmente, una «grande opera»? L'approntamento di un corpo di scritti di vasta mole che definisca i limiti di un sapere (perfino di tut(o il sapere: un 'enciclopedia) e neforoisca la presentazione possibilmente esauriente, completa, funzionale (cioè cpn un criterio di reperimento dei suoi oggetti interni), divulgativa ( cioè destinata per definizione a fissare gli oggetti di sapere in uno stadio di apprendibilità per il non esperto). In caso contrario, si tratta di un'altra cosa: si tratta di una collezione, di una collana, di una rivista, di un'antologia, o quant'altro volete. Insomma: esiste una struttura editoriale èhe chiamiamo «grande opera» la quale, indipendentemente dal contenuto, prefigura un certo pubblico, una certa lettura, un certo uso strumentale della medesima (dalla consultazione_all'arredamento). Ma allora succede che.l'impostazione sopra descritta e le regole testuali della grande opera siano forzatamente in contraddizione. Poco importa riconoscere che, ad esempio, i saggi dell'Enciclopedia einaudiana sia.notutti assolutamente eccellenti se presi uno per uno; né sapere che la conoscenza è una rete di modelli, e che dunque a una rete di modelli l'impianto si dovrà adeguare; né ricordare, infine, che anche la prima e più famosa enciclopedia, quella di Diderot e d'Alembert, era- concepita nel medesimo modo. Il fatto è ché nel frattempo ci sono stati due secoli di. editoria, e certi generi si s_ono istituzionalizzati. Si può e si deve certamente cambiarli quando non funzionano più, ma non si può fingere che non siano mai esistiti, e che non abbiano riflettuto esigenze e funzioni determinate dalla società stessa, dalla sua tipica orga- . nizzazione della cultura. M a_veniamo adesso all'altro volume che mi serve da •pretesto: Produzione e consumo, secondo della Letteratura italiana·. Non mi soffermerò, cqme nel caso precedente, sui singoli saggi, anche in ragiçme del loro molto maggiore numero. Segnalerò soltanto che i vàri collaboratori (Escarpit, Cardona, Paccagnella, Antonelli, Bianchini, Bee, De Caprio, Colajaèomo, Acciani, Abruzzese, Petrucci, Quondam, Ragone, Panico, Pisanti, Pinto, Ricciardi, Berruto, Ossola, Mordenti) con i diversi saggi articolano un programma che pare davvero l'opposto di quello della Storia del- /' arte italiana. Già nel primo volume questo era accaduto, e la ripetizione fa . presagire che tutta l'opera vada nella medesima direzione. Solo che, anche qui, sui nove volumi previsti uno sarà per gli indici, sei per questioni, problemi, teoriche, esempi di analisi, e due per la tradizionale «storia» (che verrà complicata da una «geografia»). Le 1060 pagine di Produzione e consumo mostrano bene l'impianto generale: la letteratura è un puro pretesto - e anche qui non si può non essere d'accordo - per trattare in verità la storia dell'organizzazione della cultura e della vita intellettuale nel nostro paese da quando esiste la sua lingua. Produzione e consumo mostra anche quali saranno maggioritariamente i metodi. Nel testo, infatti, si giustappongono una parte dedicata a «produzione e fruizione», una a «classi e collocazione sociale dei letterati», una a «il testo prodotto: dal libro manoscritto all'editoria di massa», una a «i moderni strumenti di 'direzione' e 'produzione' della letteratura», e infine una a «la scuola e la didattica». Struttura di grandissima coerenza, come si vede, ma coerente da un solo punto di vista, quello economico-sociologico. Ancora una volta sarà bene sottolineare come, certamente, solo l'esistenza di un punto di vista può portare alla coerenza dell'insieme. Però, con questo, siamo di nuovo alla contraddi- . zione generale. Come si può conciliare con l'ormai stratificata definizione di «grande opera» un lavoro di gruppo che si prefigura come «tenden- .za»? (Il che si dimostra anche at0 traverso l'assoluta compattezza di gruppo dei collaboratori). Si potrà rispondere che, sotto sotto, qualsiasi dizionario o enciclopedia o storia disciplinare è sempre di tendenza. Il più venduto dizionario di filosofia, l'Abbagnano? La sua tendenziosità è chiarissima. Giusto. Però l'Abbagnano lo si usa con una certa facilità, e anche se denigra le posizioni o le idee che non gli piacciono, tuttavia queste ci sono. Appunto: perché una «grande opera» deve essere utilitaria. Che il «monumento» d\ un gruppo o di una tendenza, soprattutto se davvero importante per la cultura italiana e non. debba in qualche modo essere prodotto io la trovo una faccenda sacrosanta. Non la trovo però una sacrosanta iniziativa editoriale se comporta invece ben altro che la cultura: se comporta finanziamenti e loro gestione, se comporta trasformazione dell'attività verso il rateale, se comporta mutamento di direzione del catalogo, se comporta ristrutturazione del rapporto con la libreria, e dunque persino con gli altri editori. E se comporta infine - ma si badi, non lo dico contro il gruppo di Asor Rosa; al quale mi sento ampiamente legato da simpatia - un dominio del mercato delle lettere da parte di gruppi su altri gruppi. E questo proprio per le ragioni economiche prima elencate. E, infatti, cosa succede con le operazioni einaudiane? Primo punto: gli investimenti si concentrano sulle grandi opere penalizzando gli altri investimenti. Ovvero: diminuiscono le collane, diminuiscono i titoli, salgono i prezzi, e per fare una grande opera si rallenta ancor più la già lenta produzione di cultura. Un libro «nuovo» pronto oggi uscirà, forse, fra cinque-sei anni. È sempre un libro «nuovo» oppure all'uscita è già vecchio? E, intanto, la lunghezza produttiva della grande opera - non essendo questa più enciclopedica ma di ricerca o di tendenza - come può assicurarci che i suoi contenuti siano «nuovi» all'uscita per compensarci delle altre perdite intellettuali? Ancora: l'immissione in libreria di volumi di alto prezzo fa sì che il libraio si trovi all'improvviso compresso finanziariamente. Come può ·pagare i conti sempre maggiori che gli arrivano? Semplice: non paga in soldi, ma paga in rese. Rese di libri einaudiani, come è ovvio, ma anche fortissime limitazioni negli acquisti degli altri editori. I più piccoli si trovano follemente penalizzati, e spesso anche privi degli strumenti di controllo effettivo delle vendite. I più grandi si vedono iUYischiatiin una meccanica analoga: produrre anche loro libri ad alto costo,' produrre grandi opere, liquidare i cataloghi, ecc. Un libro di media economicità, in campo saggistico, sparisce dalla circolazione in un tempo inferiore a quello che occorre per leggerlo. E quando dico «sparisce» intendo proprio che diventa un «desaparecido»: come se non fosse mai stato pubblicato. Può anche darsi che talora ciò sia un bene. I dodicimila titoli all'anno del mercato italiano sono stati una vera follia, rispetto alla consistenza del numero dei lettori. Ma meccaniche come quella delle grandi opere di tipo einaudiano, a mio parere, hanno contribuito a costruire una impasse di cui non si vede bene l'uscita. Anche perché, poi, l'operazione di Einaudi non si è inserita nel classico mercato rateale, che è un mercato a parte dalla libreria (come insegna la Utet). Ha mescolato le carte. Ha mescolato i pubblici. Ha mescolato i consumi. È vero, lo ha fatto .per mezzo di oggetti di qualità indiscutibile. Ma la lezione da ricavarne è che talora - essendo il mercato quello che è - anche la qualità può diventare un danno, se alla qualità intrinseca non si accompagna quella estrinseca di una buona logica d'impresa.

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