Alfabeta - anno VI - n. 59 - aprile 1984

HannodettodiNari «È nata una nuova stella? La domanda è legittima, anche se per • il momento la risposta rimane in- • certa. Il successo, superiore al previsto, di Gary Hart ha costituito nel voto di lunedì nello Iowa la 'novità' più interessanteper i suoi potenziali effetti sul futuro della gara democratica( ... ). H_artriflette la po1 sizione di quel gruppetto di politici • ed intellettuali democratici dellagenerazione più giovane che, in contrapposizione al 'paleo-liberalismo' dei vecchi leaders, stanno cercando di elaborareun 'neo-liberalismo' inteso a rendere la tematica del partito più aderente alla realtà degli anni ottanta. I 'neo-liberals' (che non rappresentano una corrente organizzata attorno ad un programma unico, ma piuttosto una 'tendenza' in cui confluiscono personalità e tesi diverse) non esitano ad accogliere motivi conservatori accanto ai tradizionali motivi progressisti. Così essi..pur riaffermando gli obiettivi di giustizia sociale, ritengono che il metodo per realizzarli non sia l'estensione del meccanismo assistenziale, ma il rilancio della crescitaeconomica: occorre spostare l'accento dal tema della redistribuzione di ricchezza a quello della produzione di ricchezza». H~ volto giovane dei democratici di Ugo Stille, in Corriere , della Sera del 26 febbraio, pag. 3. «In realtà la coalizione che Hart ha in mente trascende e annulla gli spartiacque ideologici tradizionali: è generazionale, dovrebbe rispecchiare e riunire mentalità e interessi degli elettori al di sotto dei 4(), 45 anni, più aperti alle innovazioni ed economicamente emergenti, che lavorano di più, guadagnano di più e , pagano più tasse, che rifiutano il • pessimismo culturale che si è impadronito della sinistra tradizionale e desiderano riorganizzare la società in una chiave tecnologica e sostanzialmente apolitica; dunque, ai suoi occhi, modernamente progressista. Hart si rende conto che altrimenti il Partito democratico si trasformerà definitivamente in una forza di conservazione e di stagnazione e lascerà ai repubblicani il ·media vogliono prolungare la corsa verso Je battaglie del Midwest, di New York, della California, con la contesa risolta possibilmente solo all'ultima tappa, se non addirittura in un drammatico epilogo, alla convention di metà luglio. 'Perciò Hart sarà sottoposto ad attenti esami, giudicato arrogante se reagisce con durezza, e menefreghista se risponde con calma, mentre di Mondale si dirà che è nato un nuovo Mondale', afferma William Safire, ex speechwriter di Nixon, oggi autorevole columnist>>. Lo stesso articolo del settimanale romano cita un editoriale del Washington Post: «Sorprese ce ne sono sempre state, ma motivate da grandi avvenimenti. Il Vietnam lanciò McGovem, il Watergate Jimmy Carter, invece dietro Gary Hart ci sono soprattutto le esigenze dei mass-media. Per ·fortuna Hart è una brava persona, ma o.. tT) molti, forse la maggioranza di ~ .5 quelli che hanno votato per lui, ~ non potevano saperlo con certezc:i.. za. Un sistema così bizzarro di ~ eleggere il presidente potrebbe un ..... ~ giorno spedire alla Casa Bianca un .._ autentico mostro». §- C'è qualcosa di bizzarro e di o.. .,.., inaudito nel modo in cui i media (o meglio alcuni di essi) si «autoac- ~ cusano» di aver alimentato il feno- ~ :g. ~ meno Hart. Anche i sostenitori della tesi che interpreta Hart come monopolio del progresso». Gary Hart, acrobata senza complessi di Alberto Pasolini Zanelli, in Il Giornale del 2 marzo, pag. 3. «È chiaro che i democratici sono ora piuttosto confusi e divisi tra una direzione di partito che Lispinge ad andare da una parte e la loro intenzione di non andarci, intenzione che in questo momento si chiama Gary Hart. È, infatti, dubbio che ci sia tutto questo entusiasmo per Gary Hart, che pur gesticolando alla Kennedy è un oratore piuttosto scialbo e predica vaghe 'nuove idee' che, poi, non specifica. Più che di un voto per Hart si tratta di un voto contro Mondale, uomo imposto dal sistema. E non è un voto contro Mondale come persona che, poveretto, fa solo da parafulmine per il sistema: è un voto contro l'ideologia, lapolitica in generale. Hart piace perché non ha soldi, non ha sistema, si direbbe che non abbia neppure ideologia ( ... ). E che cosa dice il televisore? Chiunque ha una minima esperienza di 'soap operas' televisive, chiunque vede nel televisore un membro dellafamiglia, il più autorevole, sa che uno con la faccia di Gary Hart è il protagonista e uno con la faccia di Mondale è l'antagonista o, comunque, quello che allafine ha torto; se la 'soap opera' si svolge in un ospedale, Hart è il medico che ha ragione e Mondale è quello che ha torto; se si svolge in un tribunale, Hart ha 'le physique du role' dell'avvocato che vince e Mondale di quello che perde. Questo fatto è un pugno in faccia al sistema e, ciò nonostante, il sistema ancora non lo vuole capire, perché questo negherebbe la sua ragione di vita». Mondale amaro: «Sono nei guai~ di Auro Roselli, in Il Giorno del 6 marzo, pag. 9. «Giornali e televisioni, sempre affamati di novità e di 'dramma', hanno colto al volo il buon risultato di Hart nello Stato dello Iowa (16per cento) e L'hannoingigantito con pubblicità frenetica, ben lieti di. scambiare la noiosa 'inevitabilità' di Walter Mondale con lapresenza un «effetto media» debbono ammettere alcuni fatti. In primo luogo, che il senatore del Colorado ha sopravanzato tutti gli altri candidati, a eccezione dello stesso Mondale, nelle assemblee dello Iowa quando i media - incontestabilmente - quasi lo ignoravano. Si può quindi affermare che il ruolo di antagonista al candidato «ufficiale» se l'è guadagnato sul campo e senza l'appoggio dei media. I media hanno poi amplificato tale ruolo alla vigilia del voto del New Hampshire. Ma, in secondo luogo, bisogna .almeno ammettere che nell'elettorato democratico fosse latente un forte malumore verso il candidato «ufficiale» per spiegare la propensione a voltargli le spalle a favore del semi-sconosciuto antagonista emerso nello Iowa. Pur concedendo alla tesi dell' «effetto media» tutto il credito che è plausibile concederle, resta perciò da spiegare l'innegabile protesta che, attraverso Hart, si è espressa contro l'establishment democratico e contro il suo candidato, che ha le stimmate di un candidato-alla-sconfitta. Questa dimensione di protesta del «fenomeno Hart» resta l'aspetto più importante finora emerso dalle elezioni primarie Usa, al di là del personaggio, delle sue «nuove idee» e delle sue civetterie kennedyane. Per quanto «fasulla» sia l'immagidi un candidato più colorito, brillante, alla moda e avvenente». Hart ha fatto il bis di Alberto Pasolini Zanelli, in Il Giornale del 6 marzo, pag. 1. «Nel mobilissimo paesaggio della politica elettorale americana, una domanda resta ancora senza risposta: qual è il segreto di Hart? Nessuna analisi razionale appare perfettamente convincente. Tutto ciò che si era detto e scritto fino ad una settimana fa - che il denaro e L'organizzazione sarebbero stati L'armavincente di Mondale- viene smentito dai fatti. Ora si va facendo strada un'ipotesi di natura per così dire emotiva: l'elettorato democratico, ed in particolare l'elettorato femminile e giovane, avverte istintivamente che Mondale è un cavallo perdente, che il suo modo di fare politica (la ricerca delle alleanze sociali, la puntuale e puntigliosa messa a punto della piattaforma programmatica) è destinato ad essere sopraffatto dalla straripante popolarità di Ronald Reagan». Nel Maine è di nuovo Hart, di Gaetano Scardocchia, in La Repubblica del 6 marzo, pag. 7. «Gli americani sembrano intuire confusamente dove mira Hart. Ne colgono l'anticonformismo, la polemica con le istituzioni, il rifiuto a rinunciare ai principi. Per:paradossale che sia, si sentono attratti· da lui per lo stesso motivo per cui si sentono attratti dal presidente Reagan. Hart si colloca a sinistra e il presidente a destra, ma le convergenze sono chiare: tutti e due propugnano la riforma fiscale, la ridistribuzione delle risorse per il rilancio della produzione industriale, il risparmio per l'innovazione tecnologica. La differenza vera è dovuta all'estrazione dei due uomini: mentre Reagan si affida al libero mercato, Hart fa perno su una politica industriale, ossia su un intervento del governo che rielaborerebbe per il 2000 il New Deal di Roosevelt». Hart, un mito e qualcosa di più di Ennio Caretto, in La Stampa dell'8 marzo, pag. 5. ne di Hart (ma è davvero più «fasulla» di quella che è stata attribuita a Carter o a Reagan?), rimane da spiegare il fatto che milioni di americani si siano riconosciuti in essa nel breve volgere di pochi giorni. Ci rendiamo conto che la domanda è scomoda almeno quanto le possibili risposte. L'immagine ancor oggi dominante dell'America è quella dell'America 1980 che votò massicciamente per Reagan. Scoprire improvvisamente - attraverso un sondaggio Gallup - che una maggioranza di americani potrebbe preferire l'immagine dello «sconosciuto» Hart all'immagine di Reagan ha indubbiamente un contenuto traumatico. Sarebbe ingenuo attribuire un significato politico, nel senso forte del termine, a questa tendenza dell'elettorato americano. Per quello che è dato sapere, il programma di Hart potrebbe rivelarsi, nei fatti, più regressivo di quello di Reagan (del resto una attenta e non ideologica valutazione della presidenza Reagan resta ancora da tracciare). Il fatto emergente da questa prima fase delle primarie è, allo stesso tempo, più superficiale e più ampio: indica una nuova direzione delle correnti che si agitano nella società americana. Con ogni probabilità, Gary Hart non è un «nuovo Kennedy», ma «Gary Hart ha la forza di non avere origine: di essere il rappresentante della generazione che ha fiducia in sé, della 'me-generation' come è stato detto. Ciò è stato rivelato perfino da un patetico episodio: Hart aveva tolto, non molto, ma un solo anno, dalla sua età: è stata la prodigiosa memoria di uno zio a permettere la singolare scoperta. Inoltre ha anche nascosto di essere stato lui a volere che il cognome dellafamiglia da Hartpence fosse abbreviato in Hart. In ambedue le decisioni (cambiare il nome e nascondere l'anno) vi è come il simbolo di non voler rappresentare altro che la tensione presente-futuro: di voler cancellaresia l'immagine delle origini americane, il sogno americano, sia la nuova legge di solidarietà sociale universale, la tavola dei valori roosveltiana. Né mito, né etica: da questa doppia negazione nasce il prodotto Hart. Non riconosciamo in questo prodotto della società americana analoghi prodotti della nostra società europea dei frammenti? Hart è importante come simbolo. Esattamente come Reagan lo è. Se egli verrà scelto, repubblicani e democratici combatteranno ad armi pari, si contrapporranno come simboli: passato contro futuro, sentimento di sicurezza contro desiderio di rischio calcolato». Hart contro Reagan di Gianni Baget Bozzo, in La Repubblica dell'8 marzo, pag. 6. «Il 'fenomeno Hart' è stato l'indice di una 'esplosione psicologica' in seno ali'elettorato che non ha precedenti per violenza e rapidità, ma di cui gli analisti politici cercano adesso di accertarela consistenza e la durabilità. Essi si domandano fino a che punto il fenomeno Hart rappresenti una 'infatuazione emotiva improvvisa', una 'moda', oppure rifletta una richiesta profonda e solida di 'alternativa' al vecchio mondo politico». Il fenomeno Hart sconvolge gli Usa di Ugo Stille, in Corriere della Sera del 12 marzo, pag. 1. una grossa parte dei cittadini americani (forse la maggioranza) vuole immaginarsi ùn «nuovo Kennedy» alla Casa Bianca. Anche se Hart si rivelasse una meteora, anche se i media si battono il petto per aver alimentato il fenomeno, rimane il fatto che molti americani hanno colto al volo l'occasione per far sapere in quale direzione si rivolge la propria immaginazione politica. In Italia non se n'è parlato molto, ma nel mese di febbraio in alcune elezioni suppletive inglesi il partito della signora Thatcher è stato battuto dai laburisti; dopo molti anni, i sondaggi vedono i conservatori alle spalle dei laburisti. La grande oscillazione che alcuni anni fa portò alla vittoria del reaganismo e del thatcherismo si sta, probabilmente, esaurendo. Questo, almeno·, è il senso dei segnali attualmente disponibili, di cui il «fenomeno Hart» non è certo il minore. Si potrebbe fare del sarcasmo sulla prontezza con cui i media si attribuiscono la responsabilità dei «riflussi», quando l'inversione di tendenza si manifesta in forme e direzioni impreviste. Ma sarebbe un sarcasmo fuori luogo, anche perché intempestivo. Come si diceva, lo scenario dominante prevede, a novembre, il ritorno di Ronald Reagan alla Casa Bianca. LABIRINTI collana di scienze sociali delle religioni diretta da Arnaldo Nesti R. Bendana, D. Camacho Monje, A. Carbonaro, C. Corghi, F. Delich, A. Filippi, G. Girardi, F. Houtart, G. Lemercinier, D. Liano, A. Melis, A. Nesti, A. Opazo Bernales, J. Ortiz, R. Peter, A. Radaelli, H. Rodriguez, E. Segre, J. Solis RELIGIONI E SOCIETÀ NEL CENTRO AMERICA a cura di A: Nesti in stampa R. D. Baird RELIGIONE E RELIGIONI Ricerca di una definizione Prefazione di Petro De Marco A. Rizzi INFINITO E PERSONA Ermeneutiche cristiane di fronte alla crisi di sensò via A. Riboty n. 18 00195 Roma telefono 06-3589470 È uscito il volume -Il delitto politico dalla fine de~'ottocento • ai giorni-nostri Sapere 2000, Roma, 1984 pag. 396, Lire 40.000 Atti del convegno organizzato nell'autunno scorso dalla rivista «Critica del diritto» con interventi di J: Agnoli, C. Amirante, K. Bellingkrodt, R. Bettiol, A. Bevere, G. Bronzini, R. Canosa, M. Coiro, G. De Francesco, O. Dominioni, L. Ferrajoli, E. Gallo, A. Gamberini, G. Insolera, E. Loi, F. Marrone, F. Misiani, T. Padovani, E. Palermo Fabris, P. Petta, G. Pisauro, F. Piscopo, A. Santosuosso, D. Sterzel, G. Vassalli. L'unico tentativo finora compiuto di calare il rigore dell'analisi politica e giuridica nell'attualità più «scomoda». Il volume, reperibile nelle migliori librerie, può essere richiesto all'editore (Sapere 2000. via Crescenzio n. 58. 00139Roma). che provvederà ad inviarlo contrassegno senza aggravio di spese. Per i lettori di «alfabeta» che invieranno questo tagliando sarà praticato il prezzo ridotto di Lire 35.000. .J . ..JJ

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