Alfabeta - anno VI - n. 59 - aprile 1984

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Tonfonl: Teoria del testo e processi cognitivi: ipotesi tipologica e ipotesi del «frame»a confronto. 1983, pagine56, L. 6.000 3 • C. Flllmore: Lettori ideali e lettori reali. 1984, pagine48, L. 5.000 4 • T. Ballmer: Frames e strutturecontestuali. Uno studio di semantica procedurale con applicazioni linguistiche nella linguisticadella frase e del testo. 1984, pagine88, L. 10.000 di prossima pubblicazione: 5 • J. Hobbs: Perché il discorso è coerente? Inviareordinazioni e richiestedi cataloghi a: Edizioni Zara, 43100 Parma, Via Toscana 80, tel. (05?1)45945 - Se volessimo considerare trascurabile l'ipotesi che Wells voglia, anche qui, prefigurare una Apocalisse tecnologica, comprenderemo allora il racconto al suo livello più profondo. A tale scopo, giova premettere alcune notazioni. È necessario rammentare come nel tardo Medioevo abbia assunto consistenza una distinzione, a un tempo giuridica, teologica e filosofica, attraverso la quale si pensò di conciliare due inconciliabili: ordine del mondo e assoluta libertà divina. Si tratta della distinzione fra un 'potere assoluto' (potentia absoluta) e un 'potere regolato' (potentia ordinata) in Dio; nella versione che si ritiene la più comune (chiamata anche la 'veduta Standard'), si intende con ciò essenzialmente che Dio non è vincolato dalle leggi che Egli stesso ha imposto al mondo; proprio perché esse sono frutto di una sua libera scelta, e la ragione della loro esistenza risiede nella sua volontà. Resta comunque il fatto che tali leggi sono state stabilite, e 'ora' (ma è noto che il tempo non ha significato che per l'uomo) nemmeno Dio può stravolgerle. Accanto a questa interpretazione, ne circolò però un'altra (ed è dubbio che non fosse la più diffusa; certo è la meno studiata): per la sua assoluta onnipotenza, Dio non può essere vincolato nemmeno dal corso degli eventi da lui stabilito; in ogni momento, de potentia absoluta, è possibile che Egli intervenga a stravolgerlo. A parte le numerose e interessanti questioni teologiche e filosofiche che l'esistenza di tale duplice concezione comporta, ci interessa ora considerare i diversi esiti delle due posizioni rispetto a un problema particolare, che è poi quello scelto da Wells e da Borges come 'campo di battaglia': il problema del passato. San Gerolamo - e dietro a lui Pier Damiani, Tommaso d'Aquino e molti altri - aveva agitato la seguente questione: può Dio, per la sua assoluta potenza, restituire la verginità a una fanciulla corrotta? Si tratta cioè di sapere se Dio possa intervenire a modificare il passato, possa far sì che Roma non sia mai esistita, e simili. Ora, a seconda che si condivida quella che abbiamo indicato come 'veduta Standard' oppure l'altra posizione, la risposta alla domanda precedente cambia. Secondo la 'veduta Standard', Dio avrebbe potuto benissimo creare un altro mondo, differente da questo, nel quale la fanciulla in parola non sarebbe mai stata corrotta; non vi è alcuna necessità a priori negli avvenimenti. Secondo altri, invece, si deve ritenere che in qualsiasi momento Dio possa modificare il corso degli eventi, intervenendo anche sul passato. Fino a poco tempo fa, per inciso, si riteneva che questa fosse la posizione di Pier Damiani; L. Moonan lo ha recentemente negato, ma è importante segnalare che Borges, quando ha scritto «L'altra morte», conosceva Pier Damiani e non Moonan. San Tommaso sosteneva, dal canto suo, che se Dio può miracolosamente ricostituire !'imene violato, non può però far sì che la nostra vergine non sia mai stata violata: questo significherebbe la simultanea verità di due contraddittori, 'la ragazza è stata violata' e 'la ragazza non è stata violata'; e nemmeno Dio può fare cose in contraddizione tra loro. Ef proprio questo il punto su cui Wells e Borges non concordano. Innanzi tutto, bisogna notare come Wells non condivida la 'veduta Standard' (tant'è vero che çlota di una potentia absoluta e di una potentia ordinata un essere umano); mr. Fotheringay ha attualmente il potere di scegliere in che modo agire, o rispettando l'ordine naturale delle cose (per esempio, svestendosi da solo) o stravolgendolo (per esempio, mettendosi 'miracolosamente' a letto). Così, dopo aver mandato all'Inferno (metaforicamente, nelle intenzioni, ma effettivamente, grazie al suo potere assoluto) un agente che trovava strano il suo comportamento (mr. Fotheringay ha appena trasformato il proprio bastone da passeggio in una pianta di rose), Fotheringay «Sedette sul letto per togliersi gli stivali. Colpito da un pensiero felice, trasferì l'agente a San Francisco, e senza alcuna interferenza nel normale svolgersi delle cose, andò con calma a letto» (p. 420). È quindi evidente come ci si trovi fuori dalla prospettiva della 'veduta Standard'; né può essere diversamente poiché, come detto, essa ha senso solo per Dio. Non solo: essa priva, certo, le leggi di natura del loro carattere di necessità; ma pur sempre le legittima, le rende, per così dire, altamente probabili. Il potere di mr. Fotheringay, al contrario, fa delle leggi di natura qualcosa di 'occasionalmente' valido; e rende l'universo del tutto incomprensibile. Difatti, «Il giorno seguente, il signor Fotheringay udì due interessanti notizie. cui effettivamente essa era spenta; a partire, però, dalle ore 15.01 dello stesso giorno). B orges, che è invece molto più sensibile all'impostazione della 'veduta Standard', costruisce un racconto affatto diverso. È in questione la vera fine di Pedro Damiàn, personaggio conosciuto dal narratore come un reduce della battaglia di Masoller del 1904, morto poi, vecchio e stanco e vissuto di ricordi, nel 1946. Il narratore ha modo, in tempi diversi, di parlare di Damiàn a persone che come lui furono a Masoller; in un primo momento, appura che Damiàn fuggì vigliaccamente nel momento della verità. Più tardi, constata con stupore di non poter ottenere che le stesse persone che lo avevano in tal modo informato su Darniàn si ricordino di lui; da ultimo, dopo la morte del vecchio Damiàn, egli torna sull'argomento con i medesimi personaggi- i quali, stupiti del suo errore, gli racconta'no della morte gloriosa di Pedro Damiàn sul campo di battaglia di Masoller, nel 1904, sole in fronte e vento tra i capelli. Qualcuno aveva pian- ~I ~Hl tato una bellissima ~~JUO? 51 ti pianta di rose rampi- c.rulA"'.,(A n~ canti contro l'abitazio- :M"1 ~0 ne privata del vecchio signor Gomshott, in Lullaborough Road, e si doveva dragare il fiume sino al mulino di Rawling, in cerca dell'agente Winch» (ibidem). L'inadeguatezza dell'ipotesi relativa al destino di Winch (scomparso = annegato?) è fatale, dal momento che ogni garanzia di uniformità nel mondo viene a cadere. Dove però i presupposti del discorso di Wells si fanno più chiari, è al momento in cui il narratore introduce quello che sarà il penultimo miracolo di mr. Fotheringay, e che causerà la scomparsa di ogni forma di vita sulla terra (eccetto, appunto, mr. Fotheringay). Si rende necessaria una nuova citazione: il lettore, dice Wells, «obietterà ( ... ) che alcuni punti di questa storia sono improbabili, che se qualcosa del genere fosse •veramente accaduto, sarebbe stato su tutti i giornali un anno fa. I particolari che seguono immediatamente li troverà abbastanza difficili da accettare, perché, tra le altre cose, comportano la conclusione che il lettore - o la lettrice - in questione deve essere stato ucciso in modo violento e senza precedenti più di un anno fa. Ora, un miracolo non è nulla se non è improbabile, e in realtà il lettore fu ucciso davvero in un modo violento e senza precedenti un anno fa» (pp. 423-24, corsivo mio). W ells sta esattamente sostenendo ciò che Tommaso negava: l'esistenza simul di due contraddittori. Egli dice, da un lato: «il lettore - la lettrice - è vivo», e, dall'altro: «il lettore - la lettrice - è morto». Entrambe le proposizioni sono vere, e evidentemente Wells realizza la contraddizione; ma anch'egli ritiene, come certuni pensatori medioevali, che l'assoluto potere di mr. Fotheringay (o di Dio, poiché Fotheringay sembra operare mediatamente - vedi p. 428) sia tale da non poter essere limitato dal principio di non contraddizione; o meglio, che al principio stesso vada data una interpretazione estremamente restrittiva. Nemmeno mr. Fotheringay, ad esempio, avrebbe potuto probabilmente far sì che la candela sul suo tavolo fosse accesa e spenta nello stesso momento ( anche se avrebbe potuto far sì che fosse accesa alle ore 15del 7 novembre 1896, ora in La soluzione dell'enigma, dice Borges, gli fu suggerita dalla lettura del De divina omnipotentia di Pier Damiani. «L'indovino così. Darniàn si comportò da codardo sul campo di Masoller, e dedicò la vita a correggere quella vergognosa debolezza. Tornò a Entre Rios; non alzò la mano su alcuno, non segnò nessuno, non cercò la fama di coraggioso (... ). Andò preparando, certo senza saperlo, il miracolo. Pensò, nel profondo: se il destino mi porta un'altra battaglia, saprò meritarla. Per quarant'anni l'attese con oscura speranza, e il destino finalmente gliela portò, nell'ora della morte (... ). Nell'agonia, Damiàn rivisse la battaglia, e si comportò da uomo e guidò la carica finale ed una pallottola lo prese in pieno petto. Così, nel 1946, in grazia d'un lungo patimento, Pedro Damiàn morì nella disfatta di Masoller, avvenuta tra l'inverno e la primavera del 1904» (pp. 76-77). Nonostante le apparenze, Borges non pensa a un miracolo; o, per lo meno, pensa a un genere affatto speciale di miracolo, che con quello di Wells ha in comune solo la improbabilità (ma attenzione: non è improbabile che Damiàn si sia comportato da eroe; avrebbe potuto, poté farlo). È che Borges sta parlando di un concetto di possibilità diverso da quello di Wells; e debbono essere ancora le dispute scolastiche a offrirci lumi. Mentre Wells è interessato alla coppia possibile/necessario, e studia eventi contrari al comune corso naturale, Borges tratta della coppia possibile/contingente, e esamina avvenimenti 'possibili fino al momento in cui non avviene il contrario'. Tommaso distingueva nettamente le corrispondenti impossibilità: nel primo caso, siamo di fronte a un impossibile secundum legem naturae; nel secondo, a un impossibile per accidens. L'ipotesi di Borges muove dalla considerazione che non è possibile alterare anche un solo elemento del passato senza modificare l'intero corso successivo degli eventi (ed è qui il senso di quel «non segnò nessuno»: la riduzione dell'incidenza della presenza di Damiàn nel mondo dopo il 1904); un 'miracolo' di tal fatta richiede il passaggio da uno a un altro dei mondi possibili de poteniia Dei absoluJa. Ecco perché Borges rigetta la suggestiva congettura di Ulrike von Kiihlmann: Dio non può cambiare il passato, ma può modificare le immagini del passato. Le rappresentazioni entrano a pieno titolo nella 'definizione' di mondo; un loro mutamento equivale al mutamento di un fatto come la corruzione della verginità di una fanciulla (questo ragionamento non può del resto stupire i lettori di Borges). Borges chiarisce ii proprio pensiero in questo modo: «Nella Somma Teologica si nega che Dio possa far sì che il passato non sia stato, ma non si dice nulla della intricata concatenazione di cause ed effetti, che è tanto vasta e segreta che forse non si potrebbe annullare un solo fatto remoto, per insignificante che sia, senza infirmare il presente. Modificare il passato non è mcd.ificare un fatto isolato; è annullare le sue conseguenze, che tendono ad essere infinite. In altre parole: è creare due storie universali. Nella prima di esse (per così dire) Pedro Damiàn morì a Entre Rios, nel 1946; nella seconda, a Masoller, nel 1904» (p. 77). Borges ha proseguito dunque nella linea di Pier Darniani, attribuendo a Dio il potere di mutare il passato; ma ne ha stravolto il senso, accettando solo un mutamento del passato che comporti il passaggio da uno a un altro mondo fra quelli possibili. Più di una considerazione è suggerita dalla sua posizione. Innanzi tutto, ed è curioso, lo sviluppo del pensiero di Borges, a partire da Pier Damiani, si è avvicinato a quello che Moonan (non Borges) ritiene essere stato il vero pensiero di Pier Damiani. La contingenza del mond9 e deUe sue leggi è affermata a un livello originario; mentre, ed è la seconda notazione, l'ordinato svolgersi delle cose trova una sua legittimità. Si tratta di un ordine del mondo fra i possibili, ma si tratta anche di quell'ordine che Dio ha scelto. Borges ha in mente Leibniz, e come Leibniz pensa in modo molto medioevale (ed è proprio quel che non appare dal libro di Monegàl). Questo tema, di fondamentale importanza gnoseologica, potrebbe anche essere svolto rileggendo il racconto attraverso la chiave della 'memoria'; purché si tenga presente l'altro racconto, «Funes o della memoria» (in Finzioni), il cui protagonista possedeva una tal memoria da essere in grado di cogliere soltanto - e perfettamente - l'individuale. Tale, e con ciò concludo, sarebbe la condizione di chi vivesse nello stesso mondo di mr. Fotherin- ~ gay: quel miracolo destituendo di .5 significato ogni ricerca della cer- ~ tezza. Borgès, attraverso l'adozio- ~ ne di una sorta di 'veduta Stan- ~ dard', trasforma la ricerca della ..., ~ certezza in ricerca della probabili- .._ tà; e in questo senso, mi pare, g. l' 'irrazionalista' Jorge Luis Bor- lr'\ ges è andato più lontano dello s: 'scientista' Wells. S .Q ~ <::i

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