Prove d'artista Alfredo Giuliani da Anima Asola Malsana (Alfabeta 59] Casuali Grovigli e gocce. Dolori mi lasciano per una pena più nera. Anche l'uomo se ne va lasciando il peggio. Una volta avevo tempo perché ero svelto. Ora che sono lento non ho più tempo. Quel chiarore perso, lanterna che oscilla sul palo impiccato, è l'amore che dorme ne~'occhio rovesciato. La rondine vola per fame, l'usignolo canta per mettere in guardia i rivali, e tu giri, giri, rapace debolezza, per trovare i tesori della crudeltà amorosa. Il mio unico titolo di gloria militare è la renitenza alla leva repubblichina, sette mesi di antinaja clandestina sotto l'occupazione tedesca. Ma di ciò non è traccia nel mio foglio matricolare. Sono un mi/es ignoto della resistenza privata. Un facciafresca. La sequenza delle parole ostacola la comprensione della frase la frase traccia l'autodescrizione di chi la pronuncia per la comprensione della frase le parole tagliano il silenzio che senza comprendere rivelano come l'orlo di un oggetto incluso nello spazio illusoriamente lo scava se ascolti nella memoria chi ha detto «ho sete quando piove» segui una traccia umida oltre la susseguenza o sincronia di due stati di fatto o desiderio compresi nella frase ormai secca Che fine ha fatto A/vin Lucier, che quindici anni fa, alla Filarmonica, con gli elettrodi incerottati sulla fronte e sul cranio, seduto al centro del palcoscenico, eseguiva le onde del proprio cervello, e queste passando per un amplificatore erano dirette da un altro esecutore su membrane e lamelle di strumenti a percussione? Che fine ha fatto A/vin Lucier, ha mai prodotto suoni più impressionanti e vuoti? «Cerca in quella puzza di topo». Ma no, ma no, carina, riassettagli angoli della bocca rubina, non nascondere con la mano le magre gengive sabbiose, siamo in soffitta per frugare le tombe muffite e prendere qualche boccata avventurosa dai vecchi bauli scoperchiati. In mancanza di mondi abitabili ':'radisponiamo di alcuni fatti ereditati. Logogrifo del maniscalco casa calma scia mani salmo calco limo scalco clima micco sacco scalmo · nomi mosci cani ani canali colmi nocca lama scialo manica monaca scala naja mina mali salma losca coma laccio caso miao ,·ansiacosa sola cima iosa calo sala noia oasi ansa socia ciao sano liso asilo ala coscia cloaca mona maso malìa coca maliosa cimasa locca cosca lisca mosca cala mala acca sacca mania anima asola malsana nani lanosi aloni mica manca soia scalino salino salmì Canzonetta Cara cipollina dei miei occhi acqua in gola bocca di rimorso hai paura di alitare nel vuoto spenzoli i l'Uoiveli bruciati soffri le tue radici contorte scemolina che sei hai voglia di morire guarda che io brucio e piango quando piovono sole o acqua sulla pietra rotta dove siedo Lascio il dio povero arricchire gli amici mi amico/ano i nemici si annemicano i venti mi avventano gli albergucci mi albercucciano i vicoli mi svicolano i cespugli mi cespugliano i turchini m'inturchinano i ruscelli mi ruscellano le fascine mi affascinano le vacche mi svaccano le serpi mi serpeggiano le talpe mi talpeggiano i topi mi topo/ano gli orizzonti mi orizzontano le nuvole mi annuvolano Il cielo sta sulle sue palafitte il pozzo non cala e non cresce Lascio il dio povero arricchire Nostro Padre Ubu <r Il nostro Padre Ubu ha forma di sfera come il filosofo Humpty Dumpty e testa di legno transmentale in forma di pera Occhietti porcini muso di coccodrillo insondabili palle di vecchio ferro da stiro se ne va col suo ombrello-clistere in bicicletta per restituire la pioggia al cielo S'ode lontana l'ombra del vento tutto il silenzio tace cadono gli onori nell'abisso delle sue tasche Il nostro Padre Ubu con scienza della vita arrota i gas frantuma l'infinito afferma che spendere è l'illusione di avere e il paradiso abominevole si spappola nel carcere lampante del cervello Così svuota i giorni dentro le notti e minaccia i nemici col suo pompamerdra S'ode lontana l'ombra del vento tutto il silenzio tace cadono gli onori nell'abisso delle sue tasche Il nostro Padre Ubu senza togliersi il cappotto roteando con fracide labbra il mezzo toscano fa rutti alfabetici è inculate primaverili assorto visita le alte cattedrali e si leva a contemplare le vetrate per profumarsi d'incenso carezza in incognito le bare tra i neri denti fruga con un candido stuzzicadenti S'ode lontana l'ombra del vento tutto il silenzio tace cadono gli onori nell'abisso delle sue tasche ~ ..... ,::s .5 ~ ~ ~ ..... ~ ... §, °' .,... s:: ~ ,u ,Q g --------------------------------------------------------------------------~i::s
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