Alfabeta - anno VI - n. 58 - marzo 1984

11 Convegno su «L'espressivismo linguistico nella letteratura italiana», tenutosi all'Accademia dei Lincei fra il 16 e il 18 gennaio, auspice Vittore Branca, ha superato i limiti di una rassegna storica (le relazioni si susseguivano secondo un ordine cronologico, dalle origini ai nostri giorni) per additare problemi di definizione di quello che sino ad ora si chiamava espressionismo linguistico, secondo un suggerimento di Contini che individuò questa costante della letteratura italiana dai primi esempi trecenteschi a Gadda. Preferendo espressivismo a espressionismo, gli organizzatori del Convegno si sono probabilmente proposti due scopi: l. sostituire una parola come espressionismo, legataa un preciso movimento culturale, con altra dal significato più disponibile; 2. verificare le possibilità di allargamento dell'ambito espressionistico già precisato, individuando eventuali costanti espressive di tipo non espressionistico. Di fatto, i relatori si sono trovato tra le mani un oggetto misterioso, l'espressivismo; quelli che non l'hanno considerato sinonimo di espressionismo hanno cercato caso per caso di semantizzarlo in rapporto con i materiali che avevano scelto di trattare. Pochi si sono interrogati sull'origine del ventaglio di termini alternativi. Citerò Varvaro, che segnalava l'impegno dei linguisti a definire le funzioni espressive del linguaggio (da Rally e Buhler a Jakobson), distinguendo tra le motivazioni del locutore (che esprime proprie emozioni) e gli effetti sull'allocutario (che viene impressionato da queste espressioni; Polena ricordava l'opposizione espressivo-impressivo); Un letterato giapponese mi ha detto: «Quella che penetra è la solitudine autunnale, come uno sminuirsi della vita: in questo senso si riferisce alla moglie morta. Si può perfino pensare che a penetrare è il pettine stesso come oggetto che porta in sé la mancanza della donna». Si potrebbe dunque dire: Trafitto, calpestando in camera il pettine della moglie morta. Perché si tratta proprio di «moglie morta»: naki, morta, tsuma, moglie. A che cosa serve, dunque, il pietismo di quel «mia povera cara»? Forse sembra più «poetico»? Qui, la moglie morta ha la stessa concretezza del pettine: è l'immediatezza di una assenza provocata da una presenza inaspettata, ma la differenza non è poi molta. Fra l'esistere e il non esistere il confine è assai labile in una cultura in cui la successione di passatopresente-futuro non ha corso, dato che il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora e il presente è l'impercettibile passaggio dal non essere più al non essere ancora. Non si sente tanta differenza fra il trovarsi vivi e il trovarsi morti in questa perenne inconsistenza di un mondo instabile: solo un momento di mancanza per chi rimane ancora nella funzione di spettatore dei mutamenti. Morire non è poi una cosa così patetica: è un modo come un altro per partecipare alla caducità comune, chi resta può avere un certo sgomento, chi muore avrà magari qualche disagio, ma in fondo il confine è così labile che gli stati si equivalgono. Nessun compatimento, perciò, nessun patetismo, solo un attimo di mancanza per un richiamo istantaneo alla «moglie morta». Del resto, è l'emozione non il sentimento la vibra7ione in l' «espr~11ivismo» tra gli effetti espressivi già previsti dalla lingua, la quale offre alternative lessicali e sintattiche tra forme più o meno colorite e vivaci, e quelli ottenuti trasgredendo l'uso linguistico. L'espressività è insomma uno degli strumenti della comunicazione linguistica, e la principale distinzione possibile è quella tra espressivitàpredisposta dagli istituti linguistici ed espressivitàottenuta trasgredendo a questi istituti. S'impegnava sulla terminologia DAS YJELTTHEAT(R ZeHung fur di• BHucher der K(nematographentheater. -- Prell 10 Heller. ,._... ... -, .........., ... : ..... VI..___ ._1"7. Tel, '2-47\. 9t.l. tt.--11tt L,........_ l11ttttl~: _., .. "i•_.,_ .......... _____ ...,__..,...,.._.,__._, .. _._.. :tn •••I... ••: J,t _.,_.,. .,._c...,_ W.---:- bo!""'"•..,,. Das Welttheater, n. 9, 1912. anche Baldelli, che nella sua introduzione faceva la storia dellaparola espressione e derivati, notando fra l'altro che l'Espressionismo tedesco non si drsignò con qualche parola legata alla radice germanica di Ausdruck, ma con un derivato del francese expression, cioè Expressionismus. Si sarebbe potuto ricordare, anzi, sulla base della voce Espressionismo letterario scritta da Contini per /'Enciclopedia del cui i giapponesi si turbano. Rimane ancora fumu, calpesto, kushi, pettine, neya, la camera da letto dove si incontrano coniugi o ~~~~ KAPELLMEISTER ABSOLV. KONSERVATORIST-WIENER, PRAGER UNO PARISER KONSERVATORIUM - MIT GROSSER KINOROUTINe, WONSCHT BEI GROSSERER KIN<F KAPELLE ALS DIRIGENTAUPZUTRETEN. ADRESSE: S. G. FOSCA R I, WlEN, Xlii. BEZIRK, LEYSERSTRA5SE 3, 1./1&. ~~~~ Annuncio su Der Kinobesitzer n. 55. amanti, tenendo presente che nella casa giapponese tradizionale le stanze non hanno funzioni così nettamente differenziate come in Occidente, per cui neya indica soprattutto un luogo di incontro della coppia con tutte le illazioni di intimità che questo comporta. Per quanto riguarda la nota, non è così importante che la moglie di Buson sia morta dopo la composizione di questo haiku, dato che in Giappone è esistita in passato e esiste ancora l'usanza di offrire una poesia di cii-costanzaa un amico che ha perduto un parente. A questo proposito, val la pena di sottolineare che nel haiku non è nominato il soggetto: il soggetto viene allontanato fino a diventare una non-persona, affinché nessun riferimento possa intaccare l'integrità dell'oggetto rappresentato, tanto più intrinsecamente significante quanto più è libero da aderenze, limitandosi il poeta, pronome assente, a convogliarne la presenza. A proposito dello haiku «lwa hana ya I koko nimo hitori I tzuki no kyaku» ( cioè: Sulla cima della roccia, anche qui c'è qualcuno Novecento, che gli Espressionisti tedeschi fecero anche ricorso ali'espressionismo linguistico, e che d'altra parte gli «espressionisti» lombardi del Novecento si avvicinano talora a quelli tedeschi per la tematica. Insomma, l'uso del termine espressionismo non è un'estrapolazione gratuita. Tra le proposte teoricamente nuove, ricorderò quella di Sabatini, che studiando la lettera napoletana del Boccaccio sottolineava il ricorso alla dialogicitàorale, e proponeva il passaggio orale-scritto come un affluente cospicuo del/'espressività. Chi scrive qui ha cercato di brdinare il panorama del romanzo italiano dal 1940 al '70 (mettendo al centro Gadda) in base all'impiego della polifonia e del plurilinguismo nel senso che dà a questi termini Bachtin. Secondo le prese di posizione teoriche, sempre implicite, le relazioni si potrebbero dividere tra quelle che comunque consideravano episodi di espressionismo linguistico, e quelle che guardavano ad altri tipi di espressività. Nel primo gruppo è da porre Roncaglia che, facendo la storia della questione per ciò che riguarda i testi delle origini, aggiungeva Terracini al novero dei promotori dell'interpretazione espressionistica (anzitutto Monteverdi) e offriva brillanti riletture di testi (per es. della canzone del Castra), che tra l'altro ne accentuano il carattere espressionistico. Sulla stessa linea Padoan, soffermatosi sul teatro del Cinquecento, specie sull'Ariosto; egli ha dato tra l'altro un'efficace interpretazione degli inserti gergali, che ha comunque riportato ali'area veneta. Polena approfondiva l'analisi degli epistolari del Cinquecento, in particoospite della Luna), Kyorai si lamenta con Bashò: «Shadò dice che sarebbe più poetico se sulla roccia ci fosse una scimmia, ma io intenlare del Giovio, mentre /sella attraversava con maestria il lungo segmento dialettale e/o espressionistico che va dal Maggi al Tessa. Fra i tentativi di ridefinire l'ambito, oltre a quelli già ricordati, sono da citare alcuni rilievi di Martelli su forme transcomunicative in Lorenzo de' Medici, e l'intervento, ricchissimo, di Giovanni Pozzi. Ritornando ad autori già studiati ne La parola dipinta (Milano, Adelphi, 1981), come Caramuel, DAS v{ELTTHEAT~R Zeltung liir di• Bnucher der KinemalographenlhHler- ..-.=.. ~ 10 Neller. ...=,. ,.....__,~ ............. ..,._..,_ T-..sa.471.. ._Il. ILS-llU L ...... lfu ♦,rr .S... ....... 7• .._I...,_._ .. ;,. :lf••••u .lhill ,..__., .. ~..,....._._,. _ ..... _..~• ._. Das Welttheater, n. 19, 1912. Grato e Imperiali, Pozzi li ha inseriti in varie linee di sviluppo, a seconda che abbiano fatto ricorso alla dialetticadei contrari attraverso i palindromi, oppure ali'eco e a richiami etimologici, agli acrostici o ai tautogrammi, alla rapportatio, al «cancro», ecc. . Questi procedimenti fanno violenza alla rappresentazione, dato che non si app/i.J cano sul solo significante ma su una catena di elementi discreti, di A bbiamo dato un'occhiata a tre haiku: gli esempi potrebbero continuare, naturalmente, e il discorso approfondirsi. FernAndra devo un'altra persona» e Bashò risponde: «Nella frase anche qui c'è qualcuno tu annunci te stesso: questa è poesia». Esaminare la frettolosa e autoritaria introduzione della stessa Iarocci ci porterebbe a fare un lungo discorso sulle strutture sia del hailarve iconiche, così da moltiplicare · le prospettive interne del testo. Essi portano sino ai limiti delle possibilità comunicative della lingua, avviando un discorso altro. Non a caso Pozzi ha lasciatocadere tra i termini retorici la parola metafisica. Sul linguaggio misto italo-americano, e sulle sue imitazioni entro l'inglese dei romanzieri italo-americani, si sono intrattenuti Ballerini e Chiappelli (fisicamente assente). Ali' ottimo Convegno, incomprensibilmente ignorato dalla stampa, mancò purtroppo (forse la solennità del magnifico Palazzo Corsini, o quella degli Accademici, intimidiva) una discussione finale, che portasse a uno show down terminologico e a un abbozzo di sistemazione. Resta che i più fedeli alla parola espressionismo possono riferirsi a un concetto preciso di!/ fenomeno (che consiste, a mio avviso, nell'interferenza tra due o più sistemi linguistici o registri, e conseguenti formazioni di compromesso); gli altri si sono mossi nel- /' area dell'espressività (Branca, per es., recuperando elementi discorsivi o dialettali nel Boccaccio), ma sinora senza poter delimitare teoricamente una superficie separabile da quella dei fenomeni espressivi che, dominati da ogni scrittore, sono parte costitutiva della sua gam~ ma stilistica. L'oggetto misterioso, accettatocon entusiasmo o con titubanza dai convenuti, continua a essere misterioso. L'espressivismo linguistico nella letteratura italiana Convegno di studi (Roma, 16-18gennaio 1984) ku sia della forma più complessa da cui storicamente deriva. È un argomento che rinvio a una prossima occasione. Per ora, ringrazio gli amici giapponesi, buoni conoscitori della lingua italiana, che - rattristati da questa traduzione - mi hanno volonterosamente aiutata a intravvedere qualche elemento della loro cultura tradizionale, portandomi a quel rispetto e a quella çautela che dovrebbero indurre chiunque a cercare accoppiamenti giudiziosi di parole, sapendo che se si vuole tradurre si può solo cercare una langue di uso comune per rendersi conto di che cosa ·si tratta e non altro. Tanto più che parlare e leggere una lingua straniera è certo un merito, ma muoversi correttamente nella sua letteratura è tutta un'altra cosa. Un diverso esperimento è, ovviamente, la recente iniziativa del1' editore Einaudi con la collana «Scrittori tradotti da scrittori», dove si mandano nell'arena due lottatori di forze più o meno pari che ·si confrontano sottomettendo lo stesso tema a una costellazione af- _fine di «parole». Ma, se non si è in grado di farlo, allora è bene ricordarsi della massima buddista secondo cui il saggio entra nella foresta e non muove l'erba, entra nell'acqua e non produce gorghi: 'O fosse questo traduttore così avve- <:::s duto da entrare e uscire dal testo -5 senza disturbai-ne troppo la strut- i tura originale. ~ """; No~ o (1) «Il 'fatto compiuto' della sua poesia ~ mi lascia, in apparenza, una libertà E smisurata. L'iniziativa che mi spetta è così angosciante e vana che il mio pri- ~ mo pensiero è abdicare a essa». s:: (2) «Cercando di preservare l'ordine li- S neare e tagliando, abbiamo inteso pa- ~ gare il tributo di rito al bisogno di cbia- ~ rez:za». ~ <:::s

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