Julia .Kristeva Histoires d'amour Paris, Denoèl, 1983 pp. 360 Eretica dell'amore a c. di Edda Melon Torino, La Rosa, 1979 «Fémininité et écriture. À partir de Polylogue» in Revue de Sciences Humaines Il. 118, 1977 N ell'intervista rilasciata nel 1977, in occasione della pubblicazione di Polylogue, a Françoise van Rossum-Guyon ( e tradotta in italiano nel volume Eretica del/'amore), Julia Kristeva affermava che il suo lavoro teorico di analisi del funzionamento del linguaggio come «una pratica di soggetto parlante a economia complessa, critica e contraddittoria» nasceva da una esplicita «preoccupazione etica». Una preoccupazione, aggiungeva, «che è comune a parecchi procedimenti usciti dalla critica (anch'essa ispirata alla psicoanalisi e alla fenomenologia) delle limitazioni delle scienze umane». «Si tratta insomma - specificava - pur presentando il rigore delle scienze formalizzabili, matematizzabili, di affrontare delle situazioni critiche dell'esperienza soggettiva, per rimettere in causa questi modelli, spingere l'invenzione del nuovo, o forse dimostrare la nonvalidità del sistematizzabile per alcune esperienze limitate». È «sistematizzabile» l'esperienza amorosa? «Il rischio di un discorso d'amore, di un discorso amoroso, deriva soprattutto dall'incertezza del suo oggetto. Di che cosa si sta parlando, in effetti?» ci risponde subito Julia .Kristeva sin dalle prime pagine del suo Histoires d'amour, che pur si propone di «intrattenerci su una specie di filosofia amorosa». In limine, ci fa notare che è dal proprio vissuto amoroso che la sua meditazione trae spunto: ma di esso, aggiunge, non si può parlare che in prima persona. Da qui la scelta, per un discorso che si vuole, appunto, «filosofico», di grandi luoghi di riferimento: la psicoanalisi, la produzione letteraria; in un caso specifico, quello del capitolo «Stabat Mater» (pubblicato su Tel Quel n. 74, 1977, con il titolo «Hérétique dell'amoun., e tradotto nella raccolta dallo stesso titolo a cura di Edda Melon), l'autrice fa ricorso alla raffinata «costruzione simbolica» del cristianesimo, ove «la femminilità, per quanto vi traspare - e vi traspare spesso - si riversa nel Materno». Al cristianesimo, anzi, viene dedicata una particolare attenzione con l'esame di testi evangelici, de- °' gli scritti di san Bernardo di Clair- ~ vaux, di testi di san Tommaso sul- ~ l'amore. Sicché anch'esso, con la t psicoanalisi e la letteratura, si fa ~ terzo luogo privilegiato di questa ~ amorosa ricerca intorno all'amore, e che fa della cristiana Agapè un ri- ~ ferimento costante. E L a psicoanalisi, per la Kristeva, non è, da alcuni anni, sol- ~ tanto un campo teorico: ella l la esercita in prima persona; ed è ~ proprio questa esperienza di analil'eticaamorosa sta che dà forza al suo argomentare in un ambito che solo la prassi diretta giustifica sino in fondo. E le permette inoltre di convalidare volta a volta le pur indispensabili generalizzazioni con un riferimento ai casi concreti di analizzandi, attraverso i quali, per le vie tortuose degli spostamenti delle pulsioni, emergono talune linee di fondo, che tuttavia la soggettività elabora e travaglia in modi e forme sempre diversi - e talvolta sconvolgenti, sino alla linea di Mario Spinella queste pagine. S ul risvolto teorico (psicoanalitico) il discorso della Kristeva è complesso. Ella muove - con Freud - dal narcisismo per accentrare subito la sua attenzione sul dilemma che dichiara «impossibile»: se cioè il primo oggetto dell'identificazione primaria sia la madre (come vorrebbe Melanie Klein, «più vicina al buon senso immediato», osserva, non senza riserve, la Kristeva), ovvero il paKristeva, ha fatto ricorso al «padre della preistoria individuale», una figura che entra a far parte, già come altro del rapporto madre/ figlio, come «Terzo», «condizione della vita psichica in quanto vita amorosa». E sulla scorta di questa «presenza», l'autrice induce già nel narcisismo una struttura ternaria: laddove la incapacità di amare trova piuttosto la sua fonte nell'autoerotismo che «non ha né un altro, né un'immagine», e che, lungi dal rifluire nell'indifferenza EinevenetianischeNacht (Union, Berlino1914),regiadi Max Reinhardt. frontiera (borderline) tra nevrosi e dre; impossibile come tutte le do- autistica, rischia l'ipotesi della folpsicosi. mande sull'«origine assoluta», in lia: schizofrenia o catatonia. Da presentazione - sempre sin- questo caso della «capacità di Elaborare, storicamente e crititetica - che l'autrice fa di questi amare». camente, il senso della figura di «suoi» casi ci immette immediata- • Se infatti «è evidente (... ) che il Narciso - dalla favola originaria mente entro le regioni dell'atmo- primo oggetto d'amore dei bambi- alle varianti e agli spostamenti che sfera fascinosa, incantata, «amo- ni I:-delle bambine è la madre», il essa subisce, dal neoplatonismo alrosa», del libro. «genio di Freud», sottolinea la la gnosi, al cristianesimo, e infine Quando ella afferma che il tran- t ~, ... ~m-•n:::" nella cultura ottocentesca - signifisfert analitico è una forma d'amo- El É~ ca perciò, seguendo la Kristeva, re, non fa che riprendere e ricalca- Professor Ili muoversi sulle tracce della vita re Freud; ma quando questa forma i M:1x Hs1·nb~rdt Z11klus amorosa, sino a giungere alle diffid'amore si fa - nella descrizione t Il Il J I coltà specifiche che essa incontra dei casi - scrittura, e ridonda, pur oggi, in un mondo «lacerato dalla Saison 1913- 14 erscheint in senza alcun compiacimento, di af- 4 bis 5 Sujets und mOssen Ab- 1· morte del Dio Uno». fettività, anche il lettore più di- schlOsse schon jetzt gemacht j Ma significa anche prendersi castante dalla psicoanalisi è tratto a we rd en. Der grollte Teit der ji 3 rico e attraversare la domanda sul _Erstauffllhrungsrechte schon • cogliere le possibilità vivificanti E vergeben. Verlangen Sie so- Él «femminile» che Freud lasciò lardel trattamento, questa «rinascita i fort Offerte ober Erstautroh- !Ì gamente aperta: e qui - coerentedopo la morte» come la Kristeva E rungsrechte fOr lbren Rayon, !l mente al punto di partenza suacE bevor lhnen die Konkurrenz •l lo definisce più volte; di più - co- É zuvorkommt. H cennato, la donna/madre, incomme avviene per i «casi» riferiti da i n prensibile al di là della funzione Freud o per il «Ragazzo-gallo» di ~ Monopol fiir Oesterreich-Ungarn undiEBalkanstaaten. ~~ materna - rientra il discorso, e il Ferenczi - il lettore è tratto a soli- ~ ----~---------- ~i capitolo, «Stabat Mater». dalizzare con i loro protagonisti - i • filmsleihans1a1, ìl ~n _c~pitolo che si caratterizza, o meglio con quel protagonist~ ! ,:lNN;lCHRISTENSEN ~le s1d1stmgue, per la sua struttura duale che è la coppia analista/ana- ~ w· VI M . h'lr 1 53 n linguistica, che affianca un discor- : 1en , aria I ers rasse . :i lizzando. e ,.,..,..•··"'' ,.,..,...........,.......... El so critico/esplicativo a un testo Averci fatto di nuovo avvertire ■::::::-.::::::::::::::::::::::::::-.:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::i corrente sul filo della serittura questa umana (terapeutica ma an- • Annuncio pub_blicitaripoe: l'uscitadi poetica: momento nel duplice ., . . film direttidaMax Remhardt . ' . che pm che ter~peutJca) passione (da KinematographischRe undschau, senso soggettivo e oggettivo, autoper l'altro, non è il minor merito di n. 279, 1913). biografico, dopo il pudore dell'inizio, di questa ricerca della Kristeva. Autobiografico - se si vuole - anche per il significato che assume nel definire la posizione dell'autrice nei confronti di taluni esiti «facili» del femminismo contemporaneo. S i diceva del carattere composito di Histoires d'amour, ove capitoli e sezioni si rimandano l'uno all'altro, anche se scritti - e talvolta pubblicati - nell'arco di alcuni anni: quasi che, come in un testo «letterario», una ispirazione costante li muovesse e li cementasse. E se la figura di «Stabat Mater» a noi pare centrale, s'intende anche il motivo per cui l'autrice l'ha strettamente legata, nella composizione del libro, alle due altre grandi immagini dell'amore «occidentale», Don Giovanni, e Giulietta e Romeo. Strappato il primo alla stretta del moralismo, egli ci appare, nella musica di Mozart, come il simbolo della «capacità di trionfare giocando», di mantenersi, al di qua dell'Io, su «una molteplicità, una polifonia»: «essenzialmente artista», va tenuto ben distinto dai suoi quotidiani imitatori, «coloro che scambiano il fantasma dell'on- . nipotenza fallica per una performance atletica del loro apparato genitale, e cercano di coprire, nella realtà delle conquiste femminili ( ... ), un'impotenza immaginaria o simbolica» (come avviene nell'Érnile del caso riportato dall'autrice). Da parte sua, la coppia Romeo e Giulietta gioca il suo amore tra la trasgressione, l'odio familiare, la morte: ove è proprio quest'ultima a dare un senso alla loro «storia»: «Immaginiamo che Romeo e Giulietta, emancipati, nel quadro di altri costumi, poco inclini a preoccuparsi dell'animosità tra i loro genitori, sopravvivano» ... Infine, la produzione letteraria come exempla della materia d'amore - che la Kristeva saggia nei trovatori, in Jeanne Guyon, in Baudelaire, in Stendhal, in Bataille - vicina/lontana rispetto alla psicoanalisi; vicina per la comunanza pregnante della metafora ma lontana per l'esito differenziale della sua «utilizzazione» di questa. «L'arte può certo somigliare a una crisi, ma è soprattutto una resurrezione». Se non può aiutarci a ricostruire uno spazio psichico che la Kristeva dice ormai «abolito», può contribuire, con la psicoanalisi, a tenere aperta la possibilità· di individuare le chances di «uno spazio psichico aperto», facendo sì che·«non si tolleri di essere semplici figuranti nella propria vita, o un sussultare di corpi frantumati trascinati dal flusso del piacere». Se sostenuto da «costruzioni immaginarie: fantasmatiche, audaci, violente, critiche, esigenti, timide», E.T. l'extraterrestre (che è in noi) vivrà, leggiamo nel capitolo conclusivo («Gli extraterrestri malati d'amore»). Una «conclusione» che taluni tra noi troveranno forse ottimista; ma che certo nasce da «amore»: quell'amore che vivifica la «scienza» di un libro come questo, e lo riempie tutto delle vibrazioni di quel «senso», forse incerto, certo «timido», che altri vorrebbe per sempre perduto. I
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