Filosofiadamanuale' Autori vari La società industriale moderna contributi di M. Alcaro, F. Bianco, T. Cancrini, A. Cirese, T. De Mauro, R. Egidi, L. Formigari, A. Izzo, B. Maj e N. Merker, in Storia della filosofia diretta da Nicolao Merker Roma, Editori Riuniti, 1982 vol. m, pp. 448, lire 14.000 Sergio Moravia Pensiero e civiltà voi. terzo: «Dal romanticismo ai nostri giorni» con la collaborazione di G. Barsanti, E. Bellone, F. Cambi, R. Egidi e S. Givone Firenze, Le Monnier, 1983 pp. 532; lire 13.(i()() D i solito non si recensiscono i manuali. Non è impresa tanto agevole e coloro che avrebbero tutti gli elementi per dare giudizi fondati - cioè gli insegrianti di filosofia delle scuole secondarie - raramente sono gli stessi che intervengono sulla stampa periodica attorno a libri o fatti culturali. Ma qui è il caso di assumersi il rischio: io poi sto a metà, dato che mi trovo a insegriare Storia della filosofia contemporanea all'Università e da anni sono in cerca di un buon manuale c~e dia agli studenti un quadro d'insieme di una fase, quella attuale, che è essenziale ma che per tanti motivi non può che presentare contorni sfumati, se non proprio imprecisi. Sono note, credo, le peripezie di una riforma della scuola secondaria che nessuno sa bene quando potrà diventare operante, né soprattutto come potrà essere messa in opera. Dai progetti e dall'iter di questa riforma a venire, si sa che la .filosofia ha costituito ora uno scoglio, ora un peso: che fame, come collocarla? Serve davvero e ancora? I sostenitori delle «scienze umane», cioè psicologia, sociologia, antropologia, ecc., si sono battuti per un secco ridimensionamento della filosofia, da relegare in un canto o in un luogo specializzato a parte, o addirittura da lasciare fuori della porta. L'offensiva non poteva avere un successo pieno, anzitutto, perché siamo in un paese in cui le tradizioni umanistiche e idealistiche hanno radici ben piantate; poi, perché si trattava di un'ipotesi non del tutto provvista di senso e non esente da contraddizioni. È il primo motivo che si è imposto, a sostegrio del quale si sono levati i «difensori» della filosofia vecchio stile, facilmente scambiabili con le sentinelle dello status quo. Così si è potuta avere l'impressione che una ventata di modernizzazione della scuola abbia incontrato la resistenza di una mentalità arretrata o poco disposta al nuovo. Ma c'è da sperare che sia poi stato il secondo motivo ad agire sotterraneamente: infatti, a meno di non essere del tutto acritiche, le «scienze umane» mettono in gioco, a ogni momento, la o le filosofie, compresa la loro storia e i loro fondamenti. «Chi ha paura della filosofia?» fu in Francia, qualche tempo fa, lo slogan di una campagria contro il tentativo giscardiano di tecnologizzare il Liceo eliminando la filosofia, per altro già confinata all'ultima classe e tradizionalmente povera di prospettiva storica. Quella campagna produsse momenti che non è esagerato chiamare di «massa»: vi aderirono non decine ma migliaia di intellettuali, insegnanti e non. Il tentativo venne battuto. Lo slogan era indovinato: ipotizzando una «paura» della filosofia si spostava giustamente l'accento della questione. Chi è «arretrato»? Chi vuole mettere in quarantena la filosofia oppure chi la difende? In Italia niente «Stati generali» della filosofia. Molti dibattiti locali tra addetti ai lavori, miranti a produrre una qualche pressione politica sulle commissioni parlamentari; e solo recentemente un «convegno» organizzato nella decentrata Università delle Calabrie. Da noi le cose si aggiustano mediante la pratica denominata «un colpo al cerchio e uno alla botte»: le «scienze umane» entreranno senza tanto fracasso, la filosofia continuerà la sua precedente esistenza, in verità alquanto grigia, aggirandosi con i soliti automatismi tra le pagine sempre più accattivanti dei manuali, che restano - • come sanno perfettamente gli editori di scolastica - l'unico punto . fenno di tutta la faccenda. L a prova è costituita dal fatto che la produzione di ma- . nuali di filosofia (si chiami-· no «Storia della filosofia» o «Storia del pensiero», o più sot- •. tilmente «Filosofia e società». o. «Pensiero e civiltà») non si è , per nulla arrestata nell'attuale.· congiuntura, magari in attesa,· che i nodi comincino a scio- : gliersi sul piano normativo e si sappia che fine sarà riservata alla filosofia. La produzione editoriale ', va avanti spedita, anzi con . un'accelerazione, ipotizzando con certezza che la situa- • Pier Aldo Rovatti basterebbero molto meno (anche per sollevare l'insegnante di filosofia dal sospetto che la sua «adozione» non sia frutto solo di meditata scelta culturale). La moltiplicazione dei manuali - si potrebbe azzardare - raccoglie una esigenza e un disagio che si diffonde e si allarga: il «nuovo» manuale si incontra certamente con una domanda. L'insegnante cerca in questa «novità» qualcosa, e forse suppone anche di trovarla: probabilmente cerca proprio la via per rompere l'inerzia e l'automatialla filosofia l'aura di un racconto favoloso che si tramanda di generazione in generazione al riparo dalla realtà circostante, mantenendo puro il proprio linguaggio iniziatico. Ma questo allargamento «dialettico», sia pure sempre meno schematico, se rende più verosimile il quadro, moltiplicando i rimandi e le connessioni, tuttavia non risolve il disagio dell'insegnante (e degli studenti), e non raramente minaccia di riempire troppo la scena rendendola irriconoscibile. Questa sezione sta gonfiandosi di pagine: se prima alla «contemporanea» erano riservati rapidi accenni, arrischiandosi solo alle so-i glie del Novecento, adesso lo spazio si è enormemente dilatato: nel Merker ci sono 190 pagine, poco meno della metà dell'intero volume; nel Moravia 200 contro 532. Va inoltre notato che la «contemporanea» tende a spostare in avanti il proprio inizio: nel Merker il pragmatismo, Dewey compreso, è già alle spalle: nel Moravia, quando comincia il pensiero contempoCosicché, di nuovo, si salva la raneo, già si è parlato di Bergson, ·-- ... di Cassirer e di Freud. L'ingrossarsi di questa sezione non è questione di . semplice aggiornamento: / • è, a mio parere, un sinto- ~ Cì · mo più importante, cioè il "'7 d- pp ,. segnale della consapevolez- .ç, / 'c7 ~ /Y #tf 9~ / f ~ za - ormai diffusa presso chi • ~ (" /j ~ ~ ,., / elabora i manuali- che mol- / (/ > ,,Z Y / ; te esigenze e domande dei ~ 9,> «fruitori» si accentreranno t ~.,.>.r~ ~ rj'Y,~ proprio lì. La prospettiva ,9,.. L,. _ sulle questioni filosofiche del ,.,,_ , A _ Novecento, dal dopo-Nietz- ~ ~- • ~ ~ ~<C.-.. sche a Heidegger e a Wittgen- -:::::::._ /"i1Y,'>/Jtn 1 l"r!>~/ ~ , stein, passando per Freud ./ ~ /.f-/~ -~.À 'J;-.i'. 1 Weber e Husserl, il modo di ~~ ~ 1/,, 7 1/1 affrontare tali esperienze di ✓-~'-i. ~~~ . . ,,.,,,1/ pensiero, di valutarne l'impor- ~ • --r-'1/~ ~ /;, y 11" tanza e gli effetti - e qui sì le " .,. differenze tra manuale e maè,/' ~ C. /f J ~ ' nuale ci sono e talora notevoli - non possono ormai più venire considerate delle scelte secondarie rispetto all'impianto complessivo dell'opera: in esse, al contrario, si gioca, si nasconde e si conferma esplicitamente agli occhi degli studenti - ma ormai quando è troppo tardi! - l'impostazione stessa del manuale, la sua rispondenza alla cultura filosofica vivente, frammenti della quale gli studenti assorbono quotidianamente, spesso in maniera confusa e dispersa, attraverso i giornali, le riviste, i dibattiti pubblici, e anche la tv. zione della scuola nei prossi- : mi anni non muterà, se noni di qualche virgola. Nel convegrio di cui ho accennato qualcuno ha contato cinque nuovi manuali, non senzai:-".'""'-.·----.._...._______ _ esprimere il dubbio che altri pos- ' "·-------~~- I Tutta la metodologia del manuale, a partire dalle questioni apparentemente più remote del pensiero antico (davanti alle quali il giovane viene subito posto traumaticamente, senza alcun filtro, alcun fil_oche parta dal suo presente), si riverbera o viene allo scoperto in questa appendice finale. sano essergli sfuggiti: cinque da aggiungere a quelli esistenti e ampiamente circolanti. Se il Lamanna ha fatto il suo tempo, ci sono sempre il Dal Pra, il Geymonat, il Giannantoni, quello di Verra, quello di Papi, ecc. ecc. Nel frattempo ci si è accorti che il singolo studioso non poteva umanamente coprire da solo l'intero sterminato territorio dei tre volumi, e così i manuali sono diventati opere collettive o, al meglio, contributi raccolti sotto la direzione di uno studioso che esercita più la funzione di coordinatore che quella tradizionale di autore. È pure vero che i manuali «tecnicamente» tendono a migliorare: ma si tratta di aggiustamenti e variazioni su un corpo già stabilito, che a prima vista non sembrano legittimare questa iperproduzione. Insomma, questi manuali si assomigliano più di quanto non si differenzino. Il buon senso che, come si sa, è un po' reazionario suggerisce l'osservazione che ne -.-..._ Appunti di Hugo von Hofmannsthal per ilfilm Defoe. po-.........----.... •••. ...,...~--- ..... _ (Per gentile concessione del Freies Deutsche Hochstift, Francoforte). smo della forma manualistica che impone alla storia del pensiero la logica sequenziale del prima e del dopo, producendo inevitabilmente l'immagine dell' «accumulo», cioè di uno stratificarsi e di un compiersi del pensiero a partire dal suo atto di origine (in cui si possono già indovinare tutti i tratti del futuro sviluppo). La forma manualistica sembra già di per sé coincidere con un'immagine caratterizzata dall'idealismo: l'autosvolgimento del pensiero. La mia impressione è che nessun correttivo «marxista» o «postmarxista» sia finora riuseito a corrodere tale immagine: l'introduzione del contesto storico, del contesto culturale, del contesto scien- . tifico, la periodizzazione scandita secondo le grandi fasi di sviluppo della società piuttosto che secondo le scuole o le correnti filosofiche, certamente servono a far perdere vecchia idea: per non perdere di vista proprio la filosofia, si fa appello ancora all'immagine lineare di un pensiero che procede da Platone ad Aristotele, da Kant a Hegel, a Heidegger, a oggi. T ra i nuovi manuali scelgo i due che mi sembrano più significativi: quello diretto da Merker, di netta impronta marxista, e quello di Moravia, pure «di sinistra» ma più svincolato da una cornice ideologica. E scelgo come punto di osservazione il terzo volume di entrambi: mi pare, infatti, che la sezione «contemporanea» sia quella dove vanno a concentrarsi i problemi e i dubbi. È ovvio che la storia dell'oggi è la più ardua. Meno ovvio è che proprio qui, nella zona più precaria di ogni manuale, stia la chiave e la verifica di tutta quanta l'impresa. Un'analisi minuta della distribuzione e dei pesi, delle presenze e delle assenze, del troppo fervore e delle reticenze rilevabili in queste delicate pagine è forse la più spietata radiografia della credibilità e della tenuta del manuale. V ediamone alcuni aspetti nei due citati. La filosofia è un oggetto misterioso, si pluralizza e cambia aspetto - diceva Merker nelle pagine introduttive del primo volume. Mutano le filosofie, ma ben solido e conficcato nel terreno resta il presupposto marxista - vien da riflettere a conclusione del terzo volume. Tale presupposto gode di uno statuto extrafilosofico, cioè semplicemente scientifico? Ma se questo è vero, inevitabilmente l'impianto del pensiero contemporaneo risulterà sbilanciato e poco credibile. Infatti, in quelle 190pagine (già orientate dal titolo:· «La filosofia
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