re, s'intende, quello più strettamente lirico) Saba ritorna più volte in Storia e cronistoriadel Canzoniere, rivendicando al suo canzoniere il carattere di «romanzo psicologico» di «una vita, povera (relativamente) di avvenimenti esterni; ricca, a volte, fino allo spasimo, di moti e risonanze interne, e delle persone che il poeta amò nel corso di quella lunga vita, e delle quali fece le sue 'figure'». Certo, la ricostruzione del 19441948 di Storia e cronistoria del Canzoniere era anch'essa in qualche modo un «romanzo», una prospettiva automitografica in parte a posteriori. Ed è anche un fatto che essa - formulata proprio negli anni in cui vedeva la luce il Canzoniere 1945, cioè una sistemazione quasi definitiva del corpus della propria opera poetica - non poteva non avere il valore di una interessante autodefinizione che era anche un'autocollocazione nella cultura italiana e europea del Novecento. Questa autocollocazione si articolava anche attraverso diversi riferimenti polemici. Anzitutto, attraverso il privilegiamento (come punti di riferimento della propria esperienza) di scritture poetiche capaci di definire un'esperienza umana nella totalità (contro le eccessive rifinitezze formali) e nella possibile comprensione di zone alte e basse ugualmente necessarie a una definizione integrale della realtà (i Sonetti di Shakespeare; Dante contrapposto a Petrarca). In secondo luogo, nella polemica contro tutti i processi dissolutori di più ampi tessuti lirici e narrativi, contro gli eccessi di concentrazione lirica verso espressioni «assolute» e verso la disgregazione di nessi funzionali alla comprensibilità, alla chiarezza, alla comunicatività del discorso poetico, variamente messa in atto dal frammentismo all'ermetismo (allo stesso modo, Saba si opponeva ai criteri di una critica tesa al riconoscimento - nelle opere letterarie - di essenze o di momenti di lirica «pura» o alle distinzioni rigide tra poesia e non poesia). In terzo luogo, Saba- con quell'accenno già citato al suo canzoniere come «romanzo psicologico» - tendeva ancora a una propria collocazione in quel settore della cultura letteraria del Novecento che aveva mantenuta salda la prospettiva di una ricerca «narrativa» di qualche respiro e aveva calato la prospettiva d'analisi dentro il personaggio e la coscienza: esplorazione di zone di interiorità da cui cogliere, per altro, moti e risonanze della realtà, collegati a una ricerca psicologica a sua volta connessa a un'esplorazione autobiografica e a una definizione della realtà circostante (situazioni, aspetti, figure) e della propria storia, considerate non solo come proiezioni della propria individualità ma anche nella loro vitalità autonoma. 11 processo formativo e ricostruttivo del Canzoniere rivela un'accurata strategia di spostamenti in questo senso. Ne è un esempio la stessa sostituzione della lirica d'esordio nel Canzoniere 1945 rispetto al Canzoniere 1921. Mentre «Canzonetta» (1921) testimoniava un gusto musicale disteso e l'attenzione giovanile anche ai modi di una melica 'irenica' alla Vittorelli, «Ammonizione» (1945) prefigura già - nel colloquio di sapore leopardiano con la nuvoletta che si disfa e si scinde nel cielo e ricorda la peribilità fisiologica della natura - quei traumi e quelle fratture che saranno campo di indagine psicologica interiore mossa e drammatica, per altro mai condotta in termini astratti o rarefatti. Si ricordi, tuttavia, che il testo di «Ammonizione» apriva già la scelta di liriche giovanili del 1932, Ammonizione ed altrepoesie, e recava la data 1900che lo dichiarava precedente a quello di «Canzonetta», 1901: dunque Saba - con le sue «ricostruzioni» - voleva essere fedele a un criterio di congruenza «narrativa» e psicologica, e insieme a un criterio più strettamente cronologico di ordinamento delle proprie liriche. Già la significativaaffermazione giovanile in una lettera all'amico Amedeo Tedeschi (da Firenze, 20 marzo 1905), in cui Saba dichiarava di voler correggere il binomio leopardiano «Amore e Morte» in «Amore, Lavoro e Morte», rivelava la volontà di collegare strettamente i motivi esistenziali e la vita nella sua concretezza carica di realtà e annunciava in qualche modo, sia pure ancora ingenuo ma incisivo, il contenuto del Canzoniere - che è la rappresentazione del contrasto tra una condizione interiore lacerata e scissa, il proprio desiderio di solitudine (e talvolta di isolamento) e la pr_opriavolontà di rapporto intenso con la realtà, con il mondo e con la vita. Ma la poesia di Saba è anche altro: è anche la rappresentazione di un'angoscia profonda che preme nell'interiorità dell'uomo, e che nasce da traumi esterni: le due razze dei genitori; i caratteri diversi che il poeta ha cercato di conciliare in sé; il carattere repressivo e ansioso della madre; l'amore per la vita; una tendenza all'incomunicabilità che Saba cerca di vincere caricandosi del peso del proprio dolore (cfr. «La moglie» in Trieste e una donna); i sensi di colpa; l'impulso di morte e - insieme - il desiderio di ricucire le fratture e di aprirsi alla vita. In questo senso, la lirica di Saba - che talvolta si propone come espressione di un radicato amore per l'esistenza («:Nullariposa della vita/ come la vita», da «Milano», in Parole, 1933-1934)- appare ricca di tensioni contraddittorie, che si esprimono talvolta in stupendi ossimori, come il titolo La serena disperazione ( che è quasi il simbolo più ricco della sua ricerca), e si apre a più vasti contrasti e a ossimori di natura esistenziale, concettuale e formale. Tra essi, va ricordata particolarmente la duplice tensione direzionale a una forma classica (viva anche quando Saba sembra abbandonare e abbandona - da Parole in avanti- il rispetto e l'ossequio alle regole scolastiche e tradizionali e alla forma chiusa per modi più brevi e incisivi, apparentemente vicini a quelli di tanta lirica contemporanea) e, da un altro lato, all'espressione di una sensibilità tormentata e di un' «anima» moderna, a uno scavo interiore incessante e intenso, che trova modo di definirsi anche con l'aiuto della psicoanalisi. 11«romanzo psicologico» di Saba, Il Canzoniere, è un interessante esempio di corpus anche narrativo (certo risultante - alla fine - da un'operazione di scelta e sistemazione a posteriori ma anche, in qualche modo, rispettoso della fisionomia originaria delle singole cellule e capitoli costitutivi), che si forma intorno a nuclei e temi omogenei definiti successivamente attraverso soluzioni formali diverse, che finiscono per costituire anch'esse elementi di contenuto differenziati. Sono quasi i capitoli di una vicenda in cui il nodo relazionale tra l'io e la realtà viene vissuto via via attraverso facce in via di mutamento che prospettano nuove fasi del «romanzo»: per eseoipio, le forme più aeree e musicali di Preludio efughe (1928-1929)dopo l'esperienza più classica, realistica o melica delle raccolte precedenti; le forme narrativamente più intense e quasi prosastiche del Piccolo Berto (1929-1931); la tensione al poema (racconto e insieme gruppo scultoreo, come ha ricordato G. Debenedetti) dell' Uomq (1926 e 1928); la ricerca di una scrittura più incisiva e moderna, da Parole in avanti, talvolta protesa all'epica civile «nazionale» (1944), talvolta proiettata nella ricerca mitica (Medite"anee, 1946), talvolta ancora protesa in un universo simboliconaturalistico non privo di concretezza realistica e totalizzante nella definizione fenomenologica dell'universo umano nelle sue spinte contraddittorie (nelle ultime raccolte e nella raffigurazione del mondo degli «uccelli»). In questo senso, la lirica di Saba - lontana da qualsiasi sublimazione esistenziale o psicologica astratta - vive un rapporto certo via via differenziato e distinto ma sempre pressante e intenso con la realtà in accezioni e accensioni di differenziata apertura. Che possono variare dalla concretezza dei contesti di una poesia tutta tesa a guardare dentro di sé traumi e fratture (come in «Cucina economica» del Piccolo Berto), alla scoperta «politicità» del primo congedo (non pubblicato nel 1928) di Preludio e fughe ( una lirica solo apparentemente tutta giocata su un registro musicale e aereo, in realtà drammaticamente tesa nel gioco di contraddizioni non solo interiori), alla contestualizzazione storica e civile di liriche come le Poesiescrittedurante la gue"a o di 1944. Anche nelle prove poetiche più recenti, solo apparentemente più rarefatte e dominate da un senso di solitudine e di morte, il discorso di Saba non rinuncia alle consuete contraddizioni e, insieme, a una sua presa sul reale, sia pure a suo modo. Il senso accentuato di desolazione e di solitudine, che deriva dal progredire della malattia ma anche da un senso di isolamento più vasto che nasce da ragioni storiche (la sconfitta del Fronte popolare nel 1948vi gioca un ruolo non secondario), proietta sul mondo degli Uccelli e delle ultime raccolte l'idea della necessità di una considerazione non astratta e unilaterale. Sicché questi versi vanno letti come un discorso più generale - sia pure tenuto su un registro e in un contesto apparentemente naturalistico e simbolico - sull'uomo, sulla fenomenologia del suo comportamento, sulle sue utopie, sui suoi egoismi, sulla sua ansia di verità, sul suo bisogno di amicizia e di «grazia», sul suo desiderio di solitudine e insieme di riflessione, sul senso stesso della solitudine. Le ultime liriche, insomma, esprimevano un dramma umano profondo e la ricerca di una poesia che dicesse e rivelasse tutto dell'uomo: le aspirazioni insieme alla desolazione per le sconfitte individuali e storiche; il desiderio di integrazione e quello della diversità; il permanere di un'identità individuale e l'aspirazione a un incontro con gli altri. A l termine della sua ampia e quando si guardi a certepeculiarità per popoli e persone cheprovengo- scono un visibile esilio linguistico un paese riccodi natura, tutto da/- bella introduzione alla rac- etniche e culturaliche accomunano no da lingue madri diverse. Quan- (e, in un campo diverso dalla lette- l'esterno, dalla natura e da Dio»; e colta di scritti cultural-politi- l'impero danubiano e quello ameri- • do Kafka scrive in tedesco,usa una ratura, pensiamo all'anglo-tedesco ancora (per la Prussia): «Coscienci di Hofmannsthal, di recentepub- cano. Il primo si fonda e traeforza lingua che non è del tutto la sua di Kissinger, alto funzionario del- za del proprio valore. Apparenteblicata da Marietti con il titolo • dai propri confini orientali, dagli l'America moderna). mente virile. Trasforma tutto in L'Austria e l'Europa, Gianpiero Slavi - integratio colonizzati, -dal Ma ancora, più precisamente, la funzione. Si difende e si discolpa. Cavaglià discute l'apologia dello combattimento tematicoe tradizio- bipolarità tra Austria e Ungheria Convinto di sé, pedante e presunspirito austriaco e austroungarico nale contro i Turchi, proprio come dopo il 1867ci rinvia a un fenome- tuoso. Si butta nellesituazioni critipresente in quegli articolistesi tra il l'impero americano si costituisce no recentedegli Stati uniti. Fonda- che. Lotta per la giustizia» - a cui. Dieci e il Venti, e conclude: «Nel- sulla frontiera, questa volta occi- tori dell'impero, gli Austriaci - di corrisponde (per l'Austria): «Au1' ambito di questo interesseper la dentale, sulla integrazionedellepo- cui Hofmannsthal è. in parte porta- toironia. Apparentemente puerile. ricostruzione di un'Europa nel se- po/azioni ispaniche, olandesi, voce - si ritrovano accerchiati da Piega ogni cosa verso il sociale~ gno della mediazione che conservi francesi, sullasottomissionedel ne- minoranze la cui somma numerica Preferiscerestar nel vago. Pudico, le differenzefra le nazion!, si collo- mico pratico ma specialmentelette- e influenza politica finisce per so- • frivolo, faceto». (Si potrebbe contica anche l'interesse di Hofmann- rario, l'Indiano. Del resto, anche verchiarli: proprio come i wasp nuare, i paragoni tengono trepagisthal neiprimi anni ventiper l'Ame- l'impero americano,· nella sua dell'America contemporanea sono ne a stampa, e se ne ritroveranno rica (...), specchio, al di là dell'O- espansionea Occidente,finisce per ormai inghiottiti dalle minoranze ne/l'artico/o Noi Austriaci e la ceano, di quell'America europea incontrarel'Oriente, i Russi in Ala- polacche, italiane, tedesche, addi- Germania, del '15, e altri ancora che era stato a lungo l'impero au- ska, ma soprattutto - per usareuna rittura dal «ritorno del pellerossa» sparsi un po' dovunque nella racstriaco». espressione di J.-F. Lyotard - il di cui parla Fiedler, e soprattutto colta). Sul piano della storia politica e «muro del Pacifico», le Filippine, dalle popolazioni ispaniche (che In questa prospettiva, l'Austria militare, l'affermazione può sem- il Sud-Est asiatico, ecc. Forse, agli giocano il ruolo degli Ungheresi non è più l'America. Piuttosto, brareforzata: mai l'impero austria- occhi di Hofmannsthal Eugenio di nella imperial-regiamonarchia dei l'A1,1Stria è l'Europa quale è oggi e co né tanto meno quello austroun- Savoia che salva Vienna e - si sup- tempi di Hofmannsthal). come lo è da gran tempo, di fronte garico assolveranno il ruolo ege- pone - la Cristianitàda~'avanzata A differenza degli Americani, ad America e Giappone, gli imperi mone ricopertoper qualche decen- turca è una sorta di generale Cu- però, gli Austriaci avevano un moderni. Il che è eloquentecirca la ~ nio e in parte ancora oggi dall'im- ster, più fortunato; tanto è vero che Grande Fratello, i Prussiani, i Te- fortuna della letteraturadella Finis ~ pero americano (anzi, gli imperi in uno degli articolira~coltiin que- deschi, più influenti, organizzati, Austriae da noi, e sugli insegna- ·@i degli Asburgo nacquero regolar- sto volume si paragonano Eugenio determinati. In un articolo del menti e rispecçhiamentichepuò of- ~ mente sotto l'influsso di sconfitte - e le sue truppe a dei «conquistado- 1917, pubblicato sul Vossische frirci anche al di là delle semplici ~ Napoleone che decreta la fine del res, espugnatori del futuro». Zeitung di Berlino, Hofmannsthal nostalgie sulla Mitteleuropa tra- ..., Sacro Romano Impero, i Prussiani Le analogie risultano anche più Die Rose von Stambul. traccia uno schema istruttivo nel montata. ~ che destabilizzano l'impero qu- strette sul piano della composizio- quale i Prussianivengono confron- È striacoe impongono il compromes- ne culturaledei due imperi, e della (ma in definitiva neppure il cèco o tati agli Austriaci. Ad esempio, ltt Hugo von Hofmannsthal ~ so del 1867, per cui si crea la mo- loro lingua. Proprio come l'inglese il yiddish gli appartengono davve- Prussia risulta ~costruita, una L'Austriae l'Europa ~ narchia bicipite, austroungarica, degli Americani, il tedesco degli ro); non diversamente accade per struttura artificiale (... ), tutto nel- a c. di Gianpiero Cavaglià 13 ~ imperial-regia). Austriaci è dialettale; soprattutto, molti scrittoriamericani, i cui nomi l'uomo e dall'uomo», mentre l'Au- Casale M., Marietti, 1983 ~ Ma il paragone diventa calzante molte volte è un idioma estraneo spagnoli, te_deschi,italiani, tradì- stria è «cresciuta, tessuto storico, pp. 155, lire 17.000 g '----------------------------------------------------------------------------' 13 I
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