Alfabeta - anno VI - n. 58 - marzo 1984

Il romanzodelCanzoniere Umberto Saba Il Canzoniere Torino, Einaudi, 19785 pp. 615, ril., lire 24.000 Il Canzoniere 1921 edizione critica di Giordano Castellani - Milano, Fond. Mondadori, 1982 pp. 569, lire 40.000 Coi miei occhi a c. di Claudio Milanini Milano, Il Saggiatore, 1981 pp. 148, lire 5000 Per conoscere Saba a c. di Mario Lavagetto Milano, Mondadori, 1981 pp. 577, lire 7000 Elvira Favretti La prosa di Umberto Saba Roma, Bonacci, 1982 pp. 140, lire 8000 G li anni recenti e qualche prospettiva editoriale a breve termine (pare) sono stati - e dovrebbero essere ancora - ricchi di indicazioni per una nuova definizione del posto occupato da Umberto Saba nella cultura letteraria del Novecento italiano. Si ricordino la pubblicazione dell' Ernesto, prima, e quindi l'uscita dell'accurata edizione critica del Canzoniere 1921 a cura di Giordano Castellani; la riedizione di Coi miei occhi, con le attente note di Oaudio Milanini; la pubblicazione, ancora, di numerosi studi critici e di sillogi tra cui vorrei segnalare particolarmente il saggio complessivo di Elvira Favretti sulla D aniel Defoe è unanimemente considerato uno dei padri del romanzo moderno, quel romanzo borghese d'avventura che ha fonnato per due secoli e mezzo le giovani menti della cultura occidentale. Ma Defoe, così come gran parte dei romanzieri del suo genere, è stato in vita ben altro che l'uomo rappresentato dal suo Robinson Crusoe. Maestro de/l'avventura nel senso ideale del termine, è stato invece un avventuriero a tavolino (anche se, come nell'uso britannico, in gioventù ha viaggiato la sua parte). Un avventuriero delle lettere, un avventuriero del commercio, un avventuriero della politica. Riflette insomma una spaccatura, che rimarrà un classico della mentalità borghese, fra il mondo rappresentato e il mondo quotidiano. Quello serve a legittimare questo. Nel caso di Defoe la diversitàfra immagine dell'eroe del romanzo e immagine dell'autore è palese. Defoe, infatti, fu un tipico arrampicatore sociale e un uomo di apparato: servì come «giornalista» i conservatori e i loro avversari, cambiando più volte bandiera; fece la spia; fu persino un commerciante di dubbia moralità. E la professione di scrittore, iniziata per caso a sessant'anni, non lo vide per nulla orientato a problemi di letteratura, quanto piuttosto a quelli del sueProsa di Umberto Saba e l'antologia Per conoscere Saba di Mario Lavagetto. Sono momenti essenziali di un percorso che dovrebbe condurre sia a nuovi lavori complessivi sia verso un'edizione critica del Canzoniere definitivo (ne ha cominciato a fissare le tappe lo stesso Castellani in uno studio ap- .parso recentemente in Studi di Filologia Italiana XV, 1982), sia verso l'edizione, attesa ormai da qualche decennio, dell'epistolario (di cui la recente scelta a cura di Aldo Marcovecchio - La spada d'amore, Mondadori, 1983- rappresenta solo un anticipo, benché di grande interesse: su essa si veda, ancora di Castellani, «2400 lettere» in Alfabeta n. 55). Il quadro degli studi e delle edizioni, considerato come un panorama evolutivo che ha conosciuto un'intensificazione particolare in questi ultimi tempi, si presenta dunque come un quadro aperto. Di questa apertura, in prospettiva, sono una testimonianza non solo le ricerche prodotte, in corso o progettate sui percorsi e problemi testuali e sulla biografia di Saba (o su alcuni episodi di essa: qualche approccio importante è stato offerto da Ottavio Cecchi, per esempio) ma anche l'interesse per l'ideologia (si pensi alla questione del rapporto con la psicoanalisi, con Nietzsche o con Weininger, su cui è da registrare la recente uscita di uno studio complessivo di Alberto Cavaglion riguardante Otto Weininger in Italia, Roma, Carucci, 1983, che comprende anche diverse interessanti pagine dedicate Elvio Guagnini a Saba), per il rapporto tra produzione in versi e prose. Il vario impasto di lingua e dialetto dell'Ernesto e la lucida analisi di zone scottanti e spesso rimosse di un'esperienza adolescenziale segnata dall'iniziazione omosessuale e sessuale; la complessa e insieme nitida e bruciante prosa delle Scorciatoie; e ancora la scrittura • viva e concreta (fatti e figure) delle prose e racconti-ricordi così ricca, d'altronde, di notazioni e risvolti psicologici - sono tutte scoFraulen Else (Poetic-Film, Berlino 1929), regia di Paul Czinner. perte e riconoscimenti che pongono oggi in primo piano il prosatore (e non senza ragione). D'altra parte, mi sembra che ci si debba guardare dall'estremizzazione di un riconoscimento pur giusto, trascurando il problema del ruolo particolare esercitato - nell'esperienza di Saba - dalla ricerca lirica, testimoniata da una cura incessante per la sistemazione organica del canzoniere, che ha inizio sin dagli anni dieci del Novecento e si sviluppa attraverso un tormentoso (e non sempre facile) lavoro di organizzazione, i cui momenti salienti sono il Canzoniere 1921 (preceduto da uno del 1919, ineditò•, depositato presso la Biblioteca civica di Trieste), alcune sillogi degli anni trenta (testimoniate dal Fondo Pincherle), il Canzoniere 1945 con le successive sistemazioni e aggiunte del 1948, 1951, e - postume - del 1961 e 1965. La natura stessa di questo canzoniere costituisce un problema non indifferente per lo studioso dell'opera di Saba. Non è un opera omnia perché, come sappiamo, diverse liriche presenti nelle singole raccolte ne vengono escluse. Non è neppure un'antologia in senso stretto perché, nel complesso, gli organismi precedenti - le raccolte via via pubblicate - vi vengono rappresentati con abbondanza e con esclusioni tutto sommato limitate rispetto ai singoli complessi originari. A grandi linee, questi organismi vengono ripresi e organizzati in -successione cronologica come capitoli susseguenti, che dovrebbero testimoniare insieme lo svolgersi di un racconto autobiografico, il riflettersi (in modi e linguaggi diversi) del rapporto dell'autore con se stesso, con il proprio ambiente, con una realtà più ampia che lo comprende, e la ricerca tesa via via a penetrare le ragioni di questo Il progetto di Defoe Omar Calabrese cesso economico delle sue opere. Ciò non sminuisce per nulla la genialità dei suoi capolavori: anzi, togliendo ali'autore una specie di alone romantico, che è poi ideologia successiva di almeno un secolo, ci restituisce ancor meglio l'idea di una progettualità della scritturaper diversi fini e diversi contenuti. Il doppio binario di una mentalità come quella di Defoe emerge con grande chiarezza rileggendo una delle prime opere saggistiche dello scrittore inglese, questo Essay upon projects di cui Tomas Maldonado ha curato l'edizione italiana. Si tratta di un testo del 1697 (Defoe aveva 37 anni), dedicato a una sorta di «metodo per lapolitica civile»: termine coniato per illustrare una serie di progetti fra loro interrelati che abbiano la capacità di orientare (illuministicamente) la società verso un assetto che è, a un tempo, più giusto nei confronti delle classi subalterne ma anche più vantaggioso per l'intero insieme della collettività. Fra i progetti che compongono i vari capitoli del volumetto ricorderemo l'idea di creare istituti e strutture di servizio pubbliche, come accademie per lo studio dell'inglese, istituti di educazione femminile, centri che oggi chiameremmo di «qualificazione professionale» per i militari di carriera. Ma anche in campo strutturale-economico e in campo infrastrutturale Defoe avanza proposte di elevazione della qualità della vita: ad esempio, suggerisce che una banca centrale controlli -i singoli istituti di credito privati, lancia l'idea di una rete stradale in grado di rendere accettabile in termini di sacrificio e in termini di guadagno la mobilità sociale degli individui e delle merci (una sorta di «random route system», che è problema delle società industriali moderne), e pensa persino a un nuovo metodo per il prelievo fiscale. Si intrecciano così nel volume progetti singoli che vanno dall'utilizzazione delle tecnologie allapmposta dzvuna razionalità applicata, dalla gestione della cosa pubblica fino a programmi di vero e proprio intervento sociale. Il tutto, però, è visto non come giustapposizione di idee individuali, bensì come reticolo di interventi intrecciati:unica soluzione per ovviare ali'eccessivo idealismo di un progetto «globalista» ma eterodiretto, che parta dal- /' alto e voglia coinvolgere tutto l'insieme dell'apparato sociale. Quanta diversità con la progettualità di Robinson Crusoe, il naufrago del romanzo scritto vent'anni dopo! Robinson - sostiene Maldonado - non è un vero progettista ma semplicemente un risolutore di problemi. È un utilitarista, il cui scopo non è una società fatta di interre/azioni, bensì la mera sop_ravvivenza nella natura ostile. Robinson non inventa e non crea: piuttosto preda la natura, ingegnandosi di ritrovare già fatti gli utensili di cui ha bisogno. Il suo rapporto col mondo è quello di un individuo «senza società>;,ma che ricava dal mondo stesso i suoi utili sulla base di un immaginario sociale che è quello anteriore al naufragio. Senza società, dunque, ma come se la società vi fosse non con le sue interrelazioni, quanto piuttosto con i suoi modelli tecnici. Maldonado intravede in questa forbice tra l'Essay _e Robinson l'opposizione fra due diverse mentalitàprogettuali, illuminista e utilitarista. Ma nella rilettura delle due polarità oggi coglie anche una doppia metafora: Robinson potrebbe tranquillamente stare (e di fatto lo è talora stato) per l'ideale della «progettualità povera», mentre l'Essay potrebbe corrispondere a quella che è stata anche definita una «ingegneria istituzionale», e cioè quel- /' atteggiamento che pretende di risolvere le questioni sociali prescindendo dalla loro natura essenzialmente politica e dalla loro articolazione in espressioni del potere, e proponendo riassetti strettamente «logici». Da quale delle due parti stia Maldonado non è detto esplicitamente nell'introduzione del libro. rapporto e definire una progressiva autocoscienza attuale e retrospettiva di esso. e onosciamo (ce lo ha ricordato Giacomo Debenedetti in un saggio del 1946) l'insoddisfazione di Saba per un titolo, Il Canzoniere, che poteva apparire troppo petrarchesco e che tuttavia lo scrittore non intendeva mutare, anche per ragioni «scaramantiche». D'altra parte (come ha ricordato Carlo Muscetta), il titolo e insieme il suggerimento per l'organizzazione del complesso in una serie di raccolte cronologicamente successive (ma anche organiche e documentarie di problematiche e linguaggi in formazione e svolgimento) avevano il loro punto di riferimento in un diverso e significativo modello quale il Buch der Lieder (Libro dei canti, 1827) di Heine, nella traduzione di Bernardino Zendrini del 1911 (col titolo di Canzoniere). Com'è noto, Saba fantasticava tuttavia sul mutamento del titolo, proponendo - in Storia e cronistoria del Canzoniere - il titolo polemico di Chiarezza ( che doveva insieme contrapporsi ali'«oscurità» degli ermetici e anche mettere l'accento sul processo di «illimpidimento formale» che caratterizzava la ricerca di Saba) o quello a suo modo più neutrale di Canti e figure, che avrebbe dovuto sottolineare la sostanza «epica» oltreché «lirica» della sua poesia. Su questo carattere «epico», cioè «narrativo», della propria esperienza poetica (senza escludeÈ chiara, infatti, la polemica contro i partigiani delle «tecnologie povere». Ma ciò non comporta automaticamente una adesione alla polarità opposta (anche se indubbiamente a Maldonado più simpatica). Anzi, l'autore della Speranza progettuale nega nel finale che l'alternativa di Defoe (primo e secondo) sia un'alternativa attuale e contemporanea. La sua fiducia, anzi la «speranza», in una terza via non viene però avanzata in modo ottimista. La volontà progettuale viene anzi messa in discussione daccapo, quasi ritornando all'interrogativo di Defoe sulla possibilità di elaborare degli «honest projects». Una società ormai complessa come la nostra rende possibile e soprattutto probabile il «progetto onesto»? Ovvero, quali sono i margini per una razionalità applicata che ancora sia intesa come progresso innovativo della società? Il pretesto letterariosettecentescopotrebbe offrire più di uno spunto di discussione su~'attualità. Daniel Defoe Sul progetto a c. di Tomas Maldonado Milano, Electa, 1984 pp. 118, lire 22.000

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