A fumco dt:gli 1111uvtntisul •Struo <lllla lettuatura•, pubblichiamo co~ riferimtnti vari scriui t r0$St• gnt di argorMnto attinentt. S embra ormai sempre più difficile se non impossibile, oggettivamente. distinguere a priori tra letteratura di con.sumo e di ricerca, paraletteratura e letteratura, ccc. E non soltanto nel senso che non si può mai escludere aprioristicamente che una letteratura etichettabile oggi o etichettala a suo tempo di consumo sia in realtà (anche) o risulti oggi (anche) di ricerca, e viceversa; ma allresl e .soprattutto nel senso che (andando al di là del significato convenzionale dei due termini, e perciò andando al fondo delle loro implicazioni teoriche) il consumo riguarda anche la letteratura di ricerca, oosl come la ricerca riguarda anche la letteratura di consumo, senza per questo negarsi la possibilità-necessità di una diversa discriminante. Intendendosi dunque consumo e ricerca come processi immanenti nell'opera: al tempo stesso potenziali, latenti, e presenti, risolti in essa. ma anche relativi a qualcos'altro, di più profondo e decisivo per il suo destino. E intendendosi inoltre il rapporto consumo-ricerca come un concreto terreno di verifica dell'opera stessa. E d'altra parte, estendendo il discorso, non si può neppure affermare che ripetitività e innovazione, norma e scarto. semplicità e complessità, e analoghe varianti, si identifichino di necessità e di ptr si. sempre e .soltanto. con una letteratura considerata bassa e alta rispettivamente. Al contrario, questi termmi apparentemente opposti e divaricati possono convivere, in forme diversissime, sia nelruna che nell'altra letteratura. Anche considerando l'inevitabile ambiguità relatività approssimazione dei termini delle varie dicotomie, e la conseguente possibilità di distinguo all'interno dell'una o dell'altra serie di varianti. che certamente può condizionare una discriminazione di livelli tra opera e opera. risulta assai difficile ricavarne un criterio discriminante generalizzato che consenta di restaurare un confine istituzionale tra quelle che convenzionalmente vengono definite paraletteratura e letteratura. Quella compresenza. in.somma, si riproporrà in ogni caso. Da tutto questo si può trarre una prima conclusione provvisoria: un discorso, cosl impostato. su lelteratura di consumo o di ricer• ca, o sulla letteratura tout~urt, va oltre i giudizi di valore o di tendenza o di poetica, e oltre questa o quella idea di letteratura. Una ri• prova può essere individuata nel fatto che le varie coppie di termini compresenti. le varianti ci~ dei due termini di partenza. tendono a diventare sinonimi di una compresenza di fondo ormai spogliata dcl- ·i le sue implicazioniculturali e storil che: che possono rimandare a una ricorrente seppur dissimulata al- ~ temativa classico-romantico, o a -~ certe proposte dello sperimcn1alii: smo moderno. o ad altro ancora. :g Eccone una elencazione .som- ~ maria: repctitio-inventio, imita- ~ zione-innovazione, semplicità- ':! complessità. convcnzionalità-ori- j ginalità. ordine-di.sordine. conii- ~ nuità-discontinuità, dcscrittivi1:i smo-crilica. legge-trasgressione, norma-scarto, regola-eccezione, programmaticità-creatività, produzione-sperimentazione, e così via (con impliciti scambi interni, naturalmente). È del resto interessante notare come certe coppie tendano a risolversi in coppie diverse o addirittura nel loro contrario. La trasgressione opposta alla legge, per esempio, può ben rovesciarsi in costrut· tivismo, come riarticolazione critica di leggi possibili dall'interno dell'esperienza, rispetto al descrittivismo, come illusoria mimesi di leggi già depositate o prefigurate nell'esperienza stessa. Mentre l'ordine come ricomposizione convenzionale, contrapposto al disordine come rottura innovativa, può ben rovesciarsi nel di.sordinecome irrisolto contenutismo contrapposto all'ordine oome compiutezza formale. Ma può anche accadere che produzione e sperimentazione venga• no intese rispettivamente come aree oontrappostc. sinonimi ci~ di logica industriale e autonomia intellettuale, o vengano invece calate all'interno di quella stessa logica, come livelli complementari e indispensabili di essa (nel senso che difficilmente può esservi produzione senza sperimentazione, in sostanza). Tutti casi che mettono in crisi altrettante discriminanti spesso considerate tuttora fonda• mentali per distinguere la leueralura da ciò che non lo è o non lo sarebbe. S i ripete spesso, e con qualche ragione, che la compresenza rcpetitio-inventio e relative varianti non è di oggi. e si citano a riprova «campioni.. del passato più o meno lontano. Ma oggi le trasformazioni profonde dei processi di produzione e consumo cui• turale tendono quanto meno a estenderla, a generalizzarla, a programmarla sempre più. Due esem• pi tra molti: il fenomeno del cosiddetto postmoderno in letteratura, nella prospettiva di un superamento del distacco tra romanzo di con• sumo e romanzo di rictrca. attraverso l'uso spregiudicato e ironico della citazione; e lo sviluppo di una produzione seriale nella quale il rapporto-scambio repe1itio-inventio ha dinamiche molto più rapide che nel passato. La nuova presa di coscienza dunque, che da tutto ciò deriva, di una possibile compresenza tra termini considerati opposti porta al massimo punto di crisi la distinzione basso-alto sottesa a quella opposizione, e pone l'esigenza di andare oltre tutta una serie di diootomie (sonogeneri-leneratura, piacevolezza-problematicità. ecc.), ma lascia aperto un problema teorico fondamentale. Il discorso ci~. fin qui condotto sulle analogie, lascia aperto il problema di discriminanti diverse ma difficilmente eludibili. Più precisamente, tutte le più recenti cd efficaci contestazioni di quelle dislinzioni e dicotomie, di cui tale discorso si vale, pur svol• gcndo un importante lavoro di chiarificazione preliminare, esau• riscono la loro produttività teorica sul 1crrcno delle analogie appunto: con riflessi anche a livello pra• tiro. Manca ci~ in queste posizioni la consapevolezza che l'affcr• marsi di moderni processi di produzione-consumo e l'estendersi di fenomeni lenerari tendenti a superare il distacco basso-alto. aura• Gian Carlo Furetti verso un programmatico potenziamento delle analogie. lascia SO· stanzialmcnte irrisolto il problema dei dislivellidi coscienza e di conoscenza (privilegiati e subalterni). delle diverse e concre1e possibilità di accesso alla lcueratura e in ge• nerale alla lettura. Si potrebbe anzi dire che l'in• consistenza della discriminante basso-alto a livello 1corico. e la conseguente esigenza di una discriminante diversa, sono il risvolto della persistenza dello stesso distacco a livello pratico. Se è vero che un'analisi del rapporto produzione-consumo nella società capitalistica mostra facilmente come ogni discriminante fondata sul nesso intenzionalità-dcstinazione-accessibili1à risulti alla fine tanto forte e persistente sui tempi brevi quanto debole e precaria già sui tempi mcdi. Ma se a livello teorico va trala• sciato ogni criterio fondato sulla logica contingente del consumo, va tralasciato altresì ogni cri1erio cmblematizzato in una ricerca creativa disinteressata a una verifica sul terreno dei processi. Biso• gnerà ipotizzare un criterio in1er• no al rapporto consumo-ricerca, nel senso di un consumo proiettato al di là del contingente, e di una ricerca non i,i s~ ma in rapporto a un concreto riferimento; e un criterio capace di attraversare tutta la produzione letteraria (ed extraletteraria) senza valutazioni aprioristiche. Si deve riprendere allora il discorso di partenza. Se è vero dunque che il consumo riguarda anche la leneratura di ricerca; e che la ricerca riguarda anche la leucratura di consumo. e che perciò la discriminante non passa tra queste due formulazioni convenzionali di letteratura ma alrinterno del rapporto consumo-ricerca e delle sue diverse manifestazioni su tempi brevi e lunghi; se è vero questo, si delinea allora oome criterio possibile quello della d11rata, ma nel senso particolare della consumabilitd. In sostanza, sempre riprendendo il discorso di partenza, una letteratura considerata di co,is11mo o di ricerca a breve, potrà risultare (anche) rispettivamente di ricerca o di consumo a medio o lungo termine, in un chiasmo indicativo di una serie infinita di varianti molto più complesse naturalmente di quanto si dica qui. Ma il vero criterio discriminanle sarà appunto la durata del consumo. la consumabilità più o meno breve-lunga dell'opera (da immediata a inesauribile), sulla quale si verificherà e misurerà perciò anche la durala della ricerca. Dove si confermerebbe, tra l'ahro, che consumo e ricerca agiscono come processi concomitanti e immanenti nell'opera, e decisivi per la sua durata. In altri termini e da un altro punto di vista, se è vero che la distinzione non può passare tra paraletteratura e letteratura, in quan10 formulazioni sempre su• sccttibili di analogie in1erneal rapporto repetitio-invcntio. e se in conseguenza è vero che le possibili discriminanti passano alrin1erno di questo stesso rapporto, sarà ancora una volta il criterio della durata a risolvere la contraddizione. Una ricerca, in.somma, potrà realizzare equilibri o contrasti diversissimi tra repctitio e inventio. o privilegiare largamente uno dei due termini. e potrà ambire perciò a risultati altrettanto diversi; ma il criterio discriminante resterà pur sempre quello della sua durata. della sua consumabilità. D ue esempi tra molti. Si può avere una sperimentazione d'avanguardia condotta nel segno della trasgressività e delrinnovazione, che risulta di fatto immediatamer.te consumabile, cosl come una produzione di serie condotta invece nel segno della ripetitività e della norma. Certamente, è facile obiettare che anche in questa equazione i termini di trasgressività e ripetitività sono insufficienti e ambigui; che quella trasgressivi1àè intrinsecamente ripetitiva. cosl come que• sta ripetitività ha quel tanto di trasgressivo che serve a renderla consumabile. Ma resta alla fine confermata la precarietà dei criteri e definizioni unilaterali (come avanguardia e novità, per restare al polo meno sconta10 del raffron10) che possono risultare fallaci. e che richiedono perciò ulteriori verifi· che. Rovesciando il discorso e venendo al secondo esempio, un intreccio di ripeti1ivi1àe innovazione può ben presiedere. e sia pure in forme diversissime, a quelle che si definiscono una grande tradizione e una grande avanguardia. e può ben garantire loro una consumabilità inesauribile. A proposito di che si potrebbero fare analoghe considerazioni - rispettivamente - sull'ambiguità e precarie1à degli uni e degli altri termini indicati. Da questo punto di vista, perciò, la discriminante passa dentro il nesso repetitio-inventio. superando definitivamente lo schema• tismo che lo aveva identificato con l'opposizione basso-alto, paraletteratura-letteratura (o anche tradizione-avanguardia), rompendo ogni rigida gerarchia di valore, e dando al discorso sulle compresenze un nuovo dinamismo e una nuova apertura di possibilità. Certo, si può obiettare che un'opera ha quasi sempre fasi alterne di fortuna (di pubblico e di critica), e che la oggettiva variabilità di giudizio a seconda delle cuhure e dei gruppi sociali rende impossibile o improduttivo un criterio discriminan1e. Ma è proprio aura• verso tempi e condizioni diverse che si verifica la durata e la più o meno ricca e inesauribile consumabilità di un'opera, nel dibattito critico e nella leuura di massa. nel costume e nel modo di pensare (anche al di là della lettura s:tessa). Come già si diceva, insomma. al criterio rigido di una scala di livelli e di una collocazione più o meno privilegiata in un sistema di valori, si contrappone un criterio dinamico, vcn1icabile su processi intermittenti, ricorrenti, contrastanti: un criterio che coinvolge il passato e si proietta nel futuro. passando anraverso tutte le variabili che fanno e disfanno la fortuna di un·opera. La consumabilità perciò. in quanto processo tutto inlerno al rapporto consumo-ricerca, rappresenta da molti punti di vista un rovesciamento rispetto al consumo, in quanto processo contrapposto alla ricerca stessa: categoria esteti· ca, anzitutto. rispetlo a una categoria socioeconomica e sociocultu· raie; realizzazione delle potenzia• lità dell'opera sui 1empi lunghi. rispetto al finish del prodotto sui tempi brevi: e così via. Ma un tale cri1crio della consumabilità, come durala della ricerca attraverso il consumo, come realizzazione delle potenzialità dell'opera appunto attraverso il lettore, ne richiama inevitabilmente un altro: quello di una consumabililà dell'opera come possibilità del lettore di accedervi, del grado cioè di realizzabilità di quelle stesse potenzialità. In sostanza, alla consumabilità come durata, in cui si risolve il problema di una discriminante teorica non precaria, viene a sovrapporsi la consumabilità come risultato di una pratica sociale che vede i dislivelli di coscienza e di conoscenza riproporre continuamenlc, attraverso quelle stesse fasi di aherna fortuna, il problema di una reale accessibilità. La consumabilità viene a porsi così, oltre che come categoria estetica, anche come categoria politica: nel senso che essa rimanda a possibili trasformazioni e superamenti di quei limiti oggi invalicabili. 11 criterio della durata come consumabilità nasce dichiaratamente nell'ambito e nei limi• ti dell'attuale assetto della società capitalistica. assunta come terreno di analisi. Riformulando allora il discorso in termini marxiani, l'o• pera apparirebbe come una merce in cui valore d'uso e valore di scambio possono avere una consumabilità molto più lunga delle altre merci o addirittura inesauribile: una merce. insomma, inconsumabile, nel senso che si può consumare alrinfinito. Essa darebbe così vita a un ciclo produzioneconsumo-produzione costamemente rinnovantesi per uno stesso prodotto, o meglio per una stessa opera di\'entata ogni volta prodotto. La merce inconsumabile in sostanza, come qualsiasi altra merce, garancirebbe una serie infinita di finish 1unavia apparenti, creando cosi nel merca10nuovi bi.sogni;e il processo sembrerebbe quasi introiettarsi nel lettore stesso, attraverso un consumo che libererebbe continuamente le potenzialità del prodotto, creando il bisogno di prodotti nuovi. Ora, si può ben sostenere che tutto in realtà dipende dalla durata del valore d·uso, e che il valore di scambio non riguarda intrinseca• menle la vita dell'opera; o che il valore di scambio può alterare il valore d'uso o crearne uno addirittura fittizio, sulla base di bi.sogni indotti. Ma è ancora una volta sul metro della dura1a e della consumabili1à che si può risolvere la contraddizione: rispettivamente nel senso che, sempre nell'ambito di quelle leggi generali, assai diffi. cilmente la consumabilità può rea• lizzarsi senza una circolazione nel mercato; e nel senso che è la stessa durata a far cadere alla fine ogni mistificazione. L1 consumabilità allora, che l'opera si conquista attraverso la durata del consumo, diventa anche una via di continuo attraversamen• IO e di continua uscita dal mercato. in una prospettiva futura. Ma l'ipotesi della merce inconsumabile por1a l'attenzione sulla specificità dei processi di produzione che la riguardano, su ciò che li distingue da quelli di produzione ma1erialc: bi.sognapassare, ancora una volta, dalle analogie alle discriminanti. È cer1amente corretto. in questo senso, richiamare il
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