tipo caricato, e cioè un fuoco d'artificio formale e una interna torsione: rispetto au· ..espressione .. che vale come facoltà propria (afreuiva e armonica) dell'arte e letteratura nell'estetica post-hegeliana. E cioè quando a essa è collegato ancora un centro unitario, coscienziale e sentimentale. al di qua di Freud; e prima che essa per altri motivi passi al margine della «comunicazione .. nei trattatisti relativi della lingua come istituzione sociale. Indubbiamente c'è una grande fortuna del nuovo espressionismo oggi nell'arte (dall'Italia alla Germania agli Stati uniti). Che cosa rivela questo nuovo, che A. Bonito Oliva con acume ben navigato ha detto ..transavanguardia .. (e altri •postmoderno .. )1 A mio parere rivela esserci oggi una doppia prevedibilità, e insieme un disagio e un azzardo di operazione. Per un verso sembra possibile una certa liquidazione di talune scelte del movimento moderno; e per un altro la riproposizione originaria e ampliata dello stesso viene ritenuta tempestiva proprio con tali forme. lo ritengo con precisione che l'espressionismo i bifronte, o, se si vuole, ha uno spettro di oscillazione, indietro e avanti. Negli anni cinq~anta la mia scelta di tale tendenza (non sempre consapevole) mi decise al nesso di una discussione con la nuova avanguardia: è la posizione più plausibile. Certo l'espressionismo può darsi, se non è strabico ma ben composto, come un riattacco al passato, evolvendo allora nel manierismo e nel neoclassicismo. O può essenzialmen1e lUJrsicome plurivocità, in una sua propria «seman1izzazione• (e in tal senso è da me preferito). Come è avvenuto in Brecht, e prima in Dostoevskij e in Rabelais, l'espressionismo raccoglie bene l'ironia e il doppiofondo insieme all'intransigenza. Ma il suo carattere più spiccato, mi sembra, è che non si centra sull'opera, sul• l'organismo, sull'oggetto estetico, quanto sul poefare e narrare complessivo. Ha infatti la tendenza a costituire un tessuto dissipativo (e cioè con presenza di principi opposti identificando le istanze attive) dentro un passaggio culturale di complicazione intensa. E perciò stesso non arriva a radicalizzare lo scetticismo. Nella versione più avanzata è espressionismo astratto (o astratto-simbolico). Ecco qui dunque un certo sapere interno di una corrente di ricerca, indicato inizialmente. E di ogni altra è interessante l'elaborato. Si potrebbe studiare proprio questo, insieme ai quesiti più recenti della percezione (e al rapporto fra verbale e visivo, che non è più ben posto). Anche l'avvicinamento che si è svolto, come Luperini ha mostrato acutamente, fra parecchi operatori di provenienza diversa, con un dissidio ancora non composto ma secondarizzato oggi, deriva dalla contiguità di saperi interni delle correnti, delle avanguardie, degli stili. E ritengo giusto anche cominciare a dire, con semplicità. che: la ricerca leueraria e artistica che è stata fin qui in1esa e denominata come linguistica, percezionista, o au1oriflessiva, i stata al tempo stesso. negli scorsi decenni, un'operazione che verte già sul quesilo epistemologico, quale oggi emerge più maturo; e deve appumo essere riconsiderata come tale e avere qui il proprio percorso ulteriore. Il nesso con la produzione Andrebbe inoltre rivista, e anzi ripresa con rigore, tutta la problematica propria della visione fran• cofortese. E si può definirla col Benjamin stesso dell"Opera d'arte del '36 dicendo: che ..-letendenze dello sviluppo dell'arte» si pongono sempre ..-nelleattuali condizioni di produzione,._ Varie fonti nuove e vecchie ci sono utili oggi al riguardo. lo segnalo la Heller del '73: ..-lacreazione e la ricezione delle teorie si conforma quasi totalmente alla struttura della produzione di merci»; ..-laforma principale con cui la teoria giunge sul mercato è la pubblicazione»; ..-lamaggior parte delle teorie messe in circolazione sul mercato si conforma a un modello immediatamente funzionale alle esigenze di manipolare l'opinione pubblica in una direzione presiabilita,. (La teoria dei bisogni in Marx, Milano, Feltrinelli, 1974, pp. 146-47). È l'investimento del piano delle idee da parte della serializzazione produttiva. Mi pare che si possa studiare da qui l'effetto disastroso della nuova tecnologia, sapendo che essa surdetermina tanto le nostre scelte da rendere datata ogni operazione oppositiva di tipo semplice. Per esempio, l'attesa di merci librarie con caratteri fissi e dunque prevedibili ha un impatto già vincente in tutta l'editoria: siccome occorre superare le cinquemila copie si promuovono eccezionalmente certe tirature di ricerca saggistica o narrativa (escludendo i libri di poesia). È tempo di collezioni numerate che siano serie ... Ma i problemi sono molto aggrovigliati e vari. Pare non riproponibile la nozione adorniana di avanguardia come rottura di comunicazione, con avvelenamento dei pozzi. Anzitutto perché la stessa cultura di massa è soverchiata già, anche se era t<autoritaria,.; il veicolo non è più la stampa. Inoltre l'intellettuale è più impotente di quanto la dialettica negativa. con la sua protrazione di conflitto senza nessuna chiusura, sino all'utopico, supponeva. Ora un intellenualc che opera in tal li senso della letleratura/2 senso può proporsi solo di fare ..-buco»nei media. Infine l'artista ha proprie trovate: per la stampa di giornale Morandi ha cos1ruito il suo tratto finissimo. e con l'elettronica c'è la manopola oggi per le onde di memoria ritmica... Certo occorre un nuovo sistema percettivo e ambientale, per battersi nuo~ vamente per l'invenzione. Ora, se accettiamo preliminarmente la tesi sociologica recente che dichiara che nei libri più fortunati vi è. a prescindere dal livello talora alto, un qualche nesso elaborativo con l'apparato di produzione che oggi è multimediale, ci possiamo domandare correttamente come si definisce oggi un'opera non di rottura, che non pare più possibile né credibile, ma particolarmente non seriale (mentre è certo che si deve ttlavorare nel fango... nella contraddizione, come scrisse R. Di Marco in una vecchia Alfabeta). Il riferimento analitico calzante mi pare ricavabile da C. Offe, e anche da N. Luhmann grande giustificazionista dei media, e generalmente dai teorici funzionalisti o dai sociologi: oggi vi è una perdita di unitarietà e vi è una costante di sfasatura fra i sistemi e i sottosistemi, tra i quali quello culturale. Né vi è mai un ..-decisore»fisso e prevedibile. E dunque vale un cocfficente possibile di interstizialità. che entro certi limiti consenta l'alternativa come dislocazione marginale, eccentricità, spostamento? O si può obiettare a questo argomento che c'è da parte di alcuni una vecchia opzione per imo statuto minoritario? Non si tratta più cli ciò. E va deuo che per «s1at1110,. non illlencliamo istilllzione, neppure di sinistra, o ,wrma co11ve11zionale; ma insieme di valori etici e disciplinari, obiettivi di critica dei pregiudizi, rifiuto dell'uso moderato del quotidiano, e motivazione 11011 estetica o «beJJe11ristica,._ (Mentre sappiamo bene che per agire con autentica criticità minima come ..-extrasistematici»occorre pure arrivare in edicola, e si tratta di saperlo fare bene). Vale anche qui il problema di un sapere senza fondamenti. Ed è al nuovo di oggi che siamo soprattutto interessati. Accettiamo in esso la «crisi». proprio la messa in crisi che proviene da Vienna, non a caso. cadendo il cambiamento JX>liticoe sociale in senso assoluto; né il centro è più europeo né il dibattito giunge più sino al fondo; e il seriale è vincente sino al simulacro (con la sua glorificazione presso Deleuze) o sino alla sofistica come via.. Il passaggio critico maggiore è quello che parte da Lotman con la tipologia della cultura. E già ho dato le fonti del nuovo. sparsa• mente, nel mio articolo. Certo è in corso un movimento critico (di cui siamo parte con \"Alfabeta senza dichiararci gruppo). Di esso si è voluto dire che serve a fornire di nozioni i giovani usciti dal periodo politico disastroso. Ma ciò non ci offende. Amiamo \"apprendimento nel senso di Habermas. che è di base. E non siamo neutri: come è valsa nella cultura italiana dal tempo del Poli, abbiamo l'anenzione alla psicanalisi, all'esistenzialismo, alla semiotica, tutt'una con l'asse di sinistra vecchia-nuova. È sempre cri1icabile nei più giovani la scarsa elaborazione culturale: a me pare che sia conseguente a questa la scarsa elaborazione del testo lettera.rio, che mi trovo a rilevare oggi, fra libri difficili e oralità. Serve confrontarsi su questo, sulla letteratura, con triangolazioni attente, proprio all'interno di un discorso <(fluttuante»in vari campi; mentre seguitiamo come intellettuali e scrittori a cercare un nuovo statuto. SentimenteoJ,rma,appunti Q uante volte ho provato una sensazione di profondo benessere nel condividere la preziosa formula heideggeriana del linguaggio oome «casa dell'essere... Il linguaggio della poesia poteva apparirmi in quei momenti come il più confortevole (non importa se faticoso nella preparazione) dei modi di abitare il linguaggio, dunque l'essere. A volte mi sono provato a accorciare ancora di più le distanze e mi sono detto: l'essere è il linguaggio. Impraticabile scorciatoia ... Ci ha pensato l'esperienza della vita a smentirmi clamorosamente, quando ho visto che l'essere sconvolgeva. furente, esseri umani, uomini o donne, forse più donne che uomini per le ragioni che sappiamo di emarginazione storica, senza che potessero trovare conforto nella parola (sussurri e grida, mugolii e lacrime, contorcimenti .. ma non parole ... ). ._; Come posso dunque meglio de- - finire quell'essere che scuote e ~ rende muti? Con la parola semi- ~ men10, sentimento di essere al centro di passioni (attrazioni o re- i pulsioni. per esempio) indomabili. ~ con radici nel fatto stesso di esiste- ;- re (e si ha come l'impressione, a - , volte, che noi esistiamo per essere sconvolti dalle passioni che arriva- ],°' no da fuori come tempeste. da _ fuori come la vita che non possia- ~ mo avere chiesto ... ). Altre volte ho decisamente rifiutato il termine postmoderno come fosse una moda del riflusso, una sorta di illusione o miraggio nel deserto della bassa marea priva di doni. Ora questo rifiuto mi pare incongruo, irreale; mi sono reso conto che il postmoderno nasce nel momento stesso in cui il moderno entra in crisi; ma l'entrare in crisi è proprio del moderno,, dunque moderno e postmoderno sono gemelli e rendono fecondamente contraddittoria tutta la situazione del nostro secolo. Uno scrittore come Strindberg è stato definito come «pre-postmoderno,., mentre è considerato un classico della modernità; tale defi• nizione paradossale va sentita come sintomo di un disagio definitorio che può essere superato considerando falsa l'antitesi moderno postmoderno e ipotizzando al suo posto una storica interazione, come simbolo della nostra situazione fosse il Giano bifronte. Allora, a costo di semplificare (ma una decisione voglio pur prenderla, dunque devo semplificare... ). torno a mettere a confron10 termini come sen1imento e forma (ricordo il magistrale libro di Suzanne Langer). Ecco: Sentimento,-~Forma Modem~Postmodemo incrocio dove si vuole, evidentemente, significare che il sentimento fa parte più dell'area del postmoderno, mentre la forma spetta di diritto al moderno con il suo no venire dalle opere. Mi sentirei solo di sostenere che l'espressionismo linguistico è finito, per esempio (e so che azzardo parecchio). Credo che abbia ragione Giovanni sguardo fisso al progetto. Nencioni quando (in una lunga inli senso della letteratura è dare tervista a Rai tre, 2 gennaio 1984) oggi forma al sentimento. Dunque si riparte dal sentimento e non dalla forma, oppure si parte dalla forma quando si capisce che essa ha a che fare con un sentimento nuovo, o diverso. sostiene l'irrè:vcrsibilità positiva di una semplificazione della lingua dovuta alla unificazione avanzata; e l'indicazione del linguista serve, ora, alla formazione di una poetica, apre la via a una scrittura diretta e semplice, perfino trasparente (o che tende a esserlo). Un'opera recente, esemplare, è il Palomar :;;--- di Italo Calvino, perfettamente calzante al sentimento che esplora e a cui dà forma: l'interrogarsi sulle ragioni dell'universo, al di là delle certezze e nel segno della casualità, una volta tramonlato il concetto di legge naturale. È difficile negare che uno dei gemelli (il moderno) ha tentato e tenta di sottrarre sentimenti all'uomo optando per le forme. È chiaro che questo è il momento della rivincita dell'essere al di fuori dei linguaggi, dunque delle tecniche, dunque delle forme precostituite ... li linguaggio. oso dire. articola l'essere più che svelarlo, in senso stretto, e tanto meno lo può prestabilire. Quali sentimenti, quali forme'"!è facile chiedere. Le risposte possoMa i sentimenti possono essere altri, primordiali, per cosl dire, antichi, e qui entra in ausilio determinante la dimensione che chiamiamo antropologia (e l'indagine sulle radici storiche dei segni, penso a Benveniste, diventa essenziale). Cito il finale di un film, Il cac• ciatore, quando si celebra il funerale del compagno morto nel Vietnam e si sente come l'essere preme senza parole e il dolore si fa indicibile, finché qualcuno comincia a cantare e canta l'inno nazionale, poverissimo e emozionante, falso e vero, al contempo: «God bless America ... home, sweet home ..... Esseri senza parole stracolmi di sentimenti ritrovano la vita in quei versi elementari ma carichi di significato storico e sociale. La forza presa da quel canto nasce dal fatto che nessuno prima aveva cantato l'inno americano in quelle condizioni. L'inno allora sì piega sotto la spinta di sentimenti nuovi, prende un'altra forma, e cc la restituisce. Barocco e ,iovecento di Luciano Anceschi è stata un'altra spia del disagio del moderno, anche nei confronti dell'espressionismo. È quell'idea di barocco che condanna l'espressionismo linguistico. Esso ci appare come una fuga, una spirale senza fine, un forno dove tutto si fonde. Non è più possibile. C'è nell'interpretazione barocca della letteratura un eccesso di gratuita autonomia, di menzogna programmata, che nulla ha più a che fare con il barocco inteso come principio della visione moderna della materia. La psicanalisi, la biologia, ecc., hanno mille volte scavalcato la letteratura, 11011 il sentimento dell'esserci. O lo vogliamo esploso, come anticipo di una inevitabile catastrofe? Ma se così è, la forma della letteratura ha oggi il compilo di ricomporre quel sentimento, non più di mimarne le articolazioni schizofreniche.
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