Guido Ceronetti Un viaggioin llalia Torino, Einaudi, 1983 pp. 290, lire 20.000 Johann W. Goethe Viaggioin Italia trad. it. di E. Zaniboni Firenze, Sansoni, 1980 pp. 625, lire 18.000 e trad. it. di E. Castellani Milano, Mondadori, 1983 pp. 849, lire 35.000 Guido Piovene Viaggioin Italia Milano, Garzanti, 1957 e iò che il giovane Goethe si ripromette dal viaggio in Italia• è una «rinascila» con cffeni benefici sulla sua attività let1craria, ma più ancora col valore di una melamorfosi esis1enziale, a contatto con un'idea capace di raccogliere le sue energie intorno a un unico centro. Come al giardino botanico di Palermo l'osservazione di una pianta esotica gli suggerirà l'idea dell'Urpflame - !'«idea generale» della piania - c<r sl il suo occhio divagante per citlà e campagne è alla ricerca dell'idea generale sotto la molteplicità delle fom1e. Occhio souile, organo primario di quella «fantasia sensibile esaltai. che è la facoltà di cogliere l'universale concreto: non concetto. bensì nocciolo vivente del fcnomcno1 . li «crescere• delrìdea ha il ritmo lento di un processo vegetale - o, se si preferisce, è come il lento posarsi del ma1erialcosservativo nella cavità della memoria. che ne distillerà l'essenza, la legge: «Mi trovo qui da sette giorni e a poco a poco si va formando nel mio spirito ridea ge11erafe di questa città• (2 novembre 1786; Goethe, Viaggio in Italia, ed. Sansoniciterò sempre da questa edizione - p. 131). La città. naturalmente, è Roma, vero wnbilicus mundi e cardine ideale del viaggio italiano, in ambedue i soggiorni. L'idea generale della città è precisamente quella di un processo, di una «crescita,. storica millenaria che si configura come il variare infinito di un tema. sempre presente, o immanente, alle sue variazioni. L'idea insomma della Città che cresce su se stessa per sedimentazioni successive, della Città «palinsesto•: «Quando si considera un'esistenza come questa che dura da più di duemila anni. trasfigurata dalla vicenda dei tempi in modo così vario e talora così radicale, mentre è pur sempre quello stesso suolo. quegli stessi colli. spesso perfino le stesse colonne e le stesse mura. e perfino nella popolazione si vedono ancora le stimmate del carattere antico, si finisce col diventare contemporanei dei grandi disegni del destino; ed ecco perché in sul principio riesce difficile all'osservatore il discernere come Roma sia succeduta a Roma. e non soltanto la nuova sopra l'antica, ma le varie epoche dell'antica e della nuova l'una sull"ahra,. (ibidem. p. 132). Il fatto è che l'idea di storia come processo - divenire delle forme. metamorfosi ( Umgrsralumg)- è il punto di contatto. per Goethe. tra cultura e m.uura - o. meglio. tra natura e arte. Tra opera d'arte e organismo esiste un'affinità dinamica profonda: quell'affini1à Viaggf1I~talia che Goethe amava nella Criticadel Giudizi<Y e che si ritrova nel tema ricorrente del giardino, o più in generale del paesaggio, visto come il luogo dove la mano dell'uomo si confonde con le forze naturali, in una specie di utopia eddnica realizzata'. Il viaggio italiano diventa l'occasione di un itinerario filosoficoalla scoperta della legge comune (di formazione, o Gestaftung) alla sfe• ra oggettiva dei fenomeni e a quella soggeniva degli atti spirituali. L'occhio assume così una posizione centrale: è il luogo dell'incontro e dello scambio fra l'interno e l'esterno, conferma dell'antica legge che «il simileconosce il simile•, e l'apparire delle cose è il movimento nel quale l'uomo acquisia coscienza di sé,. Di qui un'esperienza. continuamcme ribadita, di «felicità... dove natura e arte appaiono fuse in un movimento unico, felicità del clima e della vita in generale. Un'ebbrezza di vita più intensa lo coglie a Napoli. come un abbandono sognante allo spettacolo inesauribile della ciltà e del golfo, e che ricorda l'entusiasmo di un altro nordico, il vescovo Berkeley, rapito anch'egli dall'incanto balsamico della natura mediterranea•. Tutto questo diventerà oonven• zionale. e poi addirittura oleografico. L'immagine di un'Italia «felice• nel senso di innocente, primitiva, spontanea fino alla violenza. eppure arcana, sarà uno dei luoghi cari alla leneratura romantica (dai carnevali visionari di Hoffmann alle peregrinazioni appassionate di Stendhal). Ma più vicina all'idea di Goe1he è la luce calda. unica. che piove sulla campagna romana come una benedizione senza tempo nei quadri di Camille Corot. N el Viaggio di Guido Piovene (1957) non è più il nordico attratto dalle meraviglie dello scenario mediterraneo. ma l'in1ellc11ualedi Vicenza, le11eratissimo e cronista al Corriere, che si interroga sullo scenario dell'Italia emersa dalle nuove rovine della guerra. Se può avere senso. in questo breve spazio. mettere a confronto due viaggie due mondi, l'obiettivo del confronto potrebbe essere quello di cogliere la «qualità dello sguardo•, il modo proprio che ha Piovene di atteggiarsi di fronte a una costellazione di valori (etici, sociali. ambientali) cosl mutata. La prima sorpresa è la fiducia, marca anni cinquanta. nel futuro di un'Italia ancora in parte da ricostruire e comunque avviata verso orizzonti da nazione industriale europea e moderna. Il pellegrinaggio di Piovene ha un suo lato decisamente «laico• e pragmatico: quello di un'inchiesta sulla salute del paese attraverso una serie di incon1ricoi personaggi della «nuo• va Italia• (gli imprenditori. i funzionari) ma anche della ..vecchia... eredi della tradizione cattolica e liberale (La Pira e il cardinale Schusler). o figure straordinarie- come quella dell'archeologo e umanista Amedeo Maiuri. romano di nascila e napoletano di adozione... gran signore.. coltissimo e amabile. innamorato della propria terra. Il filo rosso che corre dalla Val d'Aosta alla Sicilia è un'impreo;i-ionc <h innesto organico. spontaneo. delle t1ragionidel nuovo.. - l'adesione a uno stile moderno, con for• te innusso del modello americano - sul tessuto prezioso e fragile di una cultura millenaria, di cui Piovene sa percepire con ~nsibilità inaudita le sfumature minime. Ma il viaggio-inchiesta sulle strade del miracolo economico è solo un aspetto, quello laico e pragmatico, del Viaggio. Se è vero che Piovene si ritrae con gusto aristocratico dai facili apprezzamenti sul «belpaese•, è tuttavia difficile immaginare uno sguardo più aperto alle qualità sottili del paesaggio. al meravigliosoo addirittura al fiabesco: come l'incanto di Gubbio, «triste e assoluta», dove «si sente vivere, quasi un fantasma, l'altro Medio Evo, più grave, delle antiche razze italiche•, o il fondo cupo e barocco di Palermo. «quella Pafelicità dello sguardo che è venuta a mancare. S embra questo, in effetti, il fi. lo conduttore ossessivo del Viaggio di Guido Ceronetti, noto profeta di sventura. membro della «banda neognostica internazionale•'· Lo muove l'idea che «l'abolizione della bellezza è la fine dell'intelligibilità del mondo» (Schuon): l'idea della bellezza come manifestazione visibile della Luce. Ma della bellezza restano pochi barlumi, e il risultato del Viaggio è di scoprire che «l'Jtaliaintesa anche come luogo speciale della bellezza - è più lontana della bella Melisenda» (Ceronetti, Un viaggio in Italia, p. XH). Bisogna conoscere Ceroneui per valutare il senso di questo suo itinerario paradossale. all'insegna ~ di una ironica disperazione e di . : • --~ Awonuatzod;Tmn1',., X m~ntre/amogl,elortUk, Tiflu/919. - ✓)l !ermo che produsse, forse ancora più di Venezia. i frulli più eccitanti del Settecento. pcrch~ è un Settecento misto a prelibateue esotiche, ardente, riflesso su un fondo di segreto orientale, di follia spa• gnolesca e di favola eccentrica• (Piovene, Viaggio in Italia, p. 450). L'emozione estetica qui fa tutt'uno con la passione della conoscenza, l'abbandono contemplativo è uno stato di superiore lucidità in cui lo sguardo coglie. con una presa istantanea. l'indole propriail genius foci - dietro la rapsodia dei fenomeni. Il Viaggio diventa cosl una grandiosa avventura er• meneutica. o fisiognomica. alla ricerca della «differenzai. regionale o locale. Ma tale è la ricchezza del libro. il suo fascinodi scoperta continua, che gli esempi possono darne solo una idea molto pallida. Conviene piuttosto indagare meglio il rapporto tra questo libro - che è il migliore di Piovene - e noi lettori di quasi trent'anni dopo. Non è solo la fiducia nei destini della «nuova Italia• a suscitare nostalgia e !1paesamen10.e magari il ,;ornso. nel lettore postmoderno wezzato dalle ideologie progre)Siste: è la una ostentata misantropia; bi.sogna sapere, cioè, che il paradosso è il suo stile, che la deformazione satirica è il suo modo, anche irritante. di accedere alla verità. L'Italia che trova è un luogo di mostri, deserto senza volto, materia in decomposizione. La attraversa, da cima a fondo, un timbro ostile di pura esteriorità violenta. che in· vita alla fuga, alla ricerca di un «nulla positivo• da contrapporre al nulla negativo. infernale: «È bello in questa Italia che abbatte ogni solitudine. Erina di folle, macchine, rumori, ritrovare luoghi disabitati. luoghi qualunque ma colla sacralità di essere stati lasciati dalle grinfie della vita, piombati nel silenzio, nel buio, nella pace• (ibidem, p. 83). È il cupio dissolvi. L'ossessione della macchina lo insegue dovunque, come quella dello scempio urbanistico, del cattivo gusto esibi• to con trionfale ostentazione. «I paesi etnei sono orribili aggressioni di geometri deliranti. incrostazioni di rogna sulle pendici sublimi ( ... ). Randazzo. capolinea della circumetnea. è l'indicibile della bruttezza,. (ibidem. p. !IO). L'incubo è accompagna10. come un basso continuo, dall'assurdo dei graffiti murali e delle scritte pubblicitarie, dalla retorica straniante delle lapidi cimiteriali, da visite rituali a ospedali psichiatrici e altri luoghi di desolazione. Obiezione possibile: questo non è l'assurdo italiano, è l'assurdo del mondo come tale; e certo l'Italia rovinata dall'aggressione industriale offre a Ceronetti solo lo spunto per una diagnosi più vasta. Ceronetti è uno gnostico puro, nella prima accezione del termine: il «principe di questo mondo» è un Demiurgo malvagio, lo sfacelo moderno non è dunque il Male, ma appena una manifestazione del Male. Insomma la sua diagnosi sarebbe scontata in partenza, perché vincolata a un pregiudizio metafisico. Altra obiezione, più ovvia: ee. ronetti soffre di un'evidente ipocondria patologica, ed è questa )"origine del suo fastidio infinito per uomini e cose. È possibile che entrambe le obiezioni colgano nel segno. Non credo però che consentano di archiviare il caso come risolto. Perché la presenza della luce. per quanto modesta, è tunavia un altro «basso continuo», e in uno scenario cosl livido quei pochi momenti di refrigerio. di consolazione visiva e interiore. hanno un potere di commozione più inten• so. La loro presenza esile di\·enta. nella scrittura accortissima di Ceronetti. un fiotto improvviso di grazia. Elenchiamo. alla nnfusa: la bellezza «accecante» di Noco. la piazza di Santo Spinto a Firenze «che imprigiona d'amore: calma, albe• relli, mercatino, il giallo della grande facciata la illumina di sovrumano» (p. 79): e ancora: «grande Lievitazione per bellezza di spazi in più chiese stamattina. ma più di tutte Santo Spirito, dove volare è facilissimo• (ibidem). Oppure a Venezia, vittima dell'ag• gressione turistica: O(Nellasera dolcissima, proseguo il lavoro fino a tardi sui gradini di Santa Maria Formosa tra voci (voci, finalmente, solo a Venezia ancora la voce umana) di bambini» (p. 219). A volte la nota luminosa si inserisce in un quadro di simmetria cosmica, come la belleua estenuata di Venezia e i fumi di Marghera, che si equilibrano in una bilancia ideale dove la luce ha il suo contrappeso crescente di tenebra, di hybris. I pochi sporadici barlumi rimandano a un'idea, all'«umile Italia• virgiliana e dantesca, fuori del tempo storico, percM «l'Italia è più archetipo che nazione» (p. 284). Note (1) Vedi R. Gray. Gonht the A.l~- mUt, Cambridge 1952. (2) Vedi E. Hcller. •Goethe e l'idea di verità scientifica... ,n Lo SplTUO diHr~dmo, trad. it., Milano 1965. (3) Vedi le belle pagine d1Pierrc Ha• dot, L'appor, du nloplato,usm~ à la t~::~!;~,:~~. ~~s~ tn Occid~nt, ~ ~&ir::,n~;::·~d~{~~::i ~':: - rali, ma l'uomo ~ un vero Narciso; si c.. !~!~;:~1:C~r:'::':..~ ~~ ~ ;91:.~~cd~~dR'. 1~3:, .2 li panagg,o ~ ra,n/€11, Napoli 1973. ! ~~~-it~~t:::~~~~/tl colori, ~ (6) Vedi G Berkeley. Viaggiom Ila- ...., lia, trad. il., Napoli 1978,pp. 171 sgg. ::r c:~~~z: : le:.~~::::;: ] (7) G. Ceroncui. in La Stampa, Il ~ agosto1983. 1:
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