Alfabeta - anno VI - n. 57 - febbraio 1984

li ~nso della lelleralura/1 Stilee stat-,11(ieri,oggi) S crivendo sugli s1atuti di lelle• ralura e di scienza circa un anno fa (in Al/abeta n. 45) mi avveniva di accer1are subilo la serie di inleressi che rende cenlrale, e però varia. nel Novecento maluro la nozione di linguaggio (L). sia verbale che visivo. Si può dire, in uno schema: I. viene prima la tesi heideggeriana del '36 riferila a HOlderlin. svolta ancora poi, sul L come «casa» del• l'essere e quindi nel '64 e '(fJ sulla scultu.ra«inslaurante luoghi». Tale principio di rigore dell'esistenzialismo può essere assunto però come estetislico. 2. E c"è il L come termine che Saussure scar1a perch~ generale e impreciso. eteroclito. e che Hjelmslev adotta come titolo nel '63 su problemi genetici e tipologici. 3. Lacan, prima della lettura di Saussure e quindi di Jakobson. anoora al di qua di una tensione sulla «barra» fra significante e significato. definisce «corpo sottile• il L nella conferenza romana del ·53 (Scritti, ed. it., Torino, Einaudi. 1974, p. 294). 4. Esplicitamente non strumen• tale ma «coassiale• dell'esperienza - come proponevo di dire - diviene il L nell'epistemologia recente. Ricordo che il L è sede di verifica intersoggeniva nei neopositivisti di Vienna, da Schlick a Carnap. mentre è presente già in Popper 1934(ed. 11. 1970)la critica di ogni principio di venfica e degli stessi .-enunciati protocollari» da loro proposti pere~ non ancora. secondo Popper. svincolati dall'induzione. E si può inoltre dare un'inconsueta citaztone marxiana dell'ld~ologia ,~duca (da dirsi presaussuriana, e proveniente forse da Humboldt attraverso l'Estetica idealistica hegeliana): «fin dall'inizio lo spirito por1a in sé la maledi• zione di essere infeuo della materia. che si presenta qui sotto forma di strati d'aria agitati. di suoni. e insomma di linguaggio» (Roma. Editori Riuniti, 1958, p. 27). Una perdita di «rtuu neU'optra Vi è dunque, come già G. Vattimo registrava, un certo annoda• mento di teorie; e vi è qualche combinazione nell'uso corrente non rigoroso, e. pare a me, talvol• ta ne viene un valore assolutizzato della stessa nozione di linguaggio. Che resta però essenziale. A leggere ora per esempio C. Segre sul concetto di stile. un concetto che ha una cena tenuta nel metodo della critica d'arte come convalida dcUe attribuzioni specialmente nelle opere di bottega a più mani, si trova cosl detto da Scgre in modo ineccepibile: «vicende e aporie della stilistica dipendono dal fatto che l'opera letteraria air pare come un prodotto linguistif'<') co»; e ancora: «in realtà l'opera 9: letteraria è un prodotto semiotico ·t che si realizza attraverso il codice• ~ lingua. (EncicloJHdia Einaudi, ~ voi. 13, 1981. p. 562). -~ È qui presente, in termini limpi- ! !~::::;~7!· ~:~'r:zji~::e:ts~I~ ~ l'opera, sul prodono. sull'organismo. Dobbiamo tenere l'occhio a questo polo. E qui lo stile stesso è j inteso non oonsistcntc in alcuni ~ «tratti•, ma oome fatto globale. ::; Del resto, seguendo Bailly già editore del Corso saussuriano postumo, che in un suo svolgimento da Saussure aveva posto in evidenza gli elementi affettivi della lingua, Spitzer, il maggior teorico stilcritico, condusse il suo passaggio alla letteratura, da Saussure ignorata, centrando egli pure l'organismo, quasi come fosse una creatura: «il sangue della creazione poetica» si può incidere seconSaussure e una irritazione per Hjelmslev. Si deve pur dire che l'attenzione all'organismo è classica in tutta la modernità: l'assoluto che si presen1a «concreto-sensibile• nell'arte secondo Hegel si collega in sede materialistica avanzata a Della Volpe, pur anti-hegeliano, in quanto l'opera è presso di lui una .-aseità» (coerenza interna) senesso interno, ma anzi verso la solidità, la validazione possibile, la valutazione stessa, il destino dell'organismo. Proprio mentre avviene a diversi autori (e anche a me) di costruire opere compiute o addirittura chiuse, forse con una tensione di compenso .. E certo, come accade oggi se si precisa sull'orma di Benjamin del '36 una qualche «perdita», a divermodo esistente in un·opera letteraria e artistica è sempre da ritenere, con un grado nettamente diver• so comunque da quello di tipo scientifico, come inverificabile). Il prodotto. che oggi in sede semio1ica s1essa si 1ende a leggere immesso nella cultura complessiva, non mi porta più a considerare in termini stringenti o non discutibili il suo senso. Diffidiamo persi- ,---------------------------------, no della civiltà storica che si è sveAvve:rùnza lnlendiamo propo"e e avviare in alcune pagine di Alfabeta una di.scwsione sul «proprio• d~lla lei• ~raJura e dell'art~oggi. Non lraller~mo ciò a livello generale di es1etologia, ni oll'in1erno del lavoro con indicazioni direlle di libri e di OJHre,ma anraverso rifln,Jioni sui processi ~laborativi che emergono oggi. JHTsvolgere una ,~ndenza ar1icolatadi ricerca leueraria della rivis1a. Ci inleressa accantonare al• cune immagini ameriori ed esami• nare le nuove definizio11i, dando riferim~nti e no1izi~ uliti ai leuori giovani. Gli scriui di inten•~mo sul ,~ma, richi~s,i o convenmi co,i la direzion~ d~I giornal~, d~vo110~ssue ,~. nuli enlro le cartelle 3-4, non sono necessariameme riferiti agli scriui di aperlUra, e saranno pubblicali via via. Annunciamo inollre, 1mi1a,,i~n1e alla ril1ista Acquario (Palermo). che con lo sie.sso 1i1olosan} organizzalo dalle due riviste tm Convegno teorico leuerario 11~p/ rossimo atllunno, e gli scriui in corso di p11bblicazio,i~ 11~//'Alfabcta servo11Oanche di preparazio11eal Cot1• veg11Ostesso. lata distruttiva, come scrive G.C. Argan. e già era tale nel discorso francofortese col suo grande polo negazionista. Si deve e si può dun· que ripensare atropera: in sé, e verso r«al1ro». sia il mondo indefinibile sia l'inconscio che è altret• tanto oscuro. Devo aggiungere che sono criti• camente sensibile a una diffusa im· pressione di perdita della cer1ezza ~-------------------------------~ nell'opera letteraria e artistica non do Spitzer a livello linguistico oppure a livello della composizione, ecc. Tutto ciò è parte della nostra cultura; e un'attenzjone critica di posizione materialistica su queste scelte, che sia acuta e comprensiva dell'attività simbolica umana (trascurata nella vulgata marxista) ~ venuta solo da S. Timpanaro nel pieno Sessanta (cfr. Sul ma1uialismo, Pisa, Nistri Lischi, 1975. pp. 123 sgg.) oon un interesse per • mantica-s1ilis1ica.con corredo alla data 1960delle ronti semiologiche ancora non tradotte in Italia: e senza urto contraddiuorio fra ocs1ilei., impronta del soggetto parlante. e «linguaggio,. (o parlato, al li• vello d·uso). Ho riferito fin qui tutto questo. oon pulizia. per arrivare semplicemente a dichiarare una cer1a perdila di certezza: non già verso que• ste discipline, la semiotica e prima la stilistica. con loro dibattito e genza dal registro adorniano poi disastroso, vorrei ricavare uno svi• luppo positivo parziale. e cioè un nuovo accenamento, dal dubbio attuale sulropera letteraria come creazione di valore. li dubbio è connesso a quello generale sulla «certezza)>.che è mera credenza per Wiugenstein, e a quello epis1emologicosull'induzione. sull'esperimento, sulla verifica speri• mentale. (Per quan10 sia ovvio che l'evento di esperienza in qualche solo perché oggi si discu1escettica• mente sull'episteme nell'impresa scientifica. Ma perché se ne discu• te dopo che è c.iduia nell'angoscia la tensione stessa sociale e politica di un ventennio. parlatrice di un·esigenza di 1rasformazione, con rifiuto della guerra. Il q11esi10s11lrepis1eme - e cioè sul ,iuc/eo di cer1ezza cos1i111ibile ,iella ricerct1cogniti11a - è divenmo mrico oggi di ,m imerroga,ivo che 1occa.i,isieme, quello polilico e a,i. che quello esis1e,izia/e. E tuui con• l! , 1e11go11Oculo che, se si pone ,m tal~q11~i10,esso rig1mrdaa,iche la le11era111ra. Non vi è una salvezza estetica, neppure nel bello come ocdimora... ocProprioperché - come leggo in P.A. Rovatti nel recentissimo li• bro collettivo Il pensiero debole - nel suo narrare (anche la poesia narra) si esprime una possibilità di dire la verità su quell'esperienza di cui stiamo parlando». Il valore precedente di .-sperimentalismo» e .-aYanguardia» Il riscontro più utile per rico• s1ruire in brevissimo l'area in cui si diffonde il termine e concetto di .-sperimentalismo• (e altri contigui) ci viene da una pagina di S. Agosti che richiama Contini: «sviluppando un celebre modello con• tiniano, diciamo allora che, di contro al plurilinguismo estrover• so, centrifugo, eccessivo, dell'esempio (inimitabile) di Dante, posto a patrocinare le esperienze novecentesche in prosa. starebbe, a calamitare la poesia. il monolin• guismo introverso, cen1ripe10, assolutizzante del modello (imitabile) fornito da Petrarca». Ma nella descrizione è già avvenuto ad Agosti dì doversi obiettare in nota: «per la neo-avanguardia italiana. Gruppo 63 (e. aggiungo io, per altri ancora) il modello sembra essere invece, anche in poesia, Dante... E la nota successiva, dando il rifcrimen10 a G. Contini dei due saggi del '51 e del '65 nella rivista Pt1ragone, cita dal secondo di questi saggi \'affermazione: .-l'assoluto è per definizione ripetibile e produttivo di serie, l'eccesso si compiace di frutti unici e incomparabili•. E devo dire che a me questa affermazione pare, francamente, un eccesso di Contini. Poiché Agosti ha parlato iniziaiV. Chltbnikovt A. Kruttnych, Giocoalrinrcrno, Mosca 1911;ili. di N. Gonfarova. • mente di sviluppo, va detto, sulla sua ricerca teorica che dai valori del messaggio formale è passata

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