Fleck prim~di Kuhn Ludwik Aeck ~nesi e sviluppo di un ratto sdentif"KO.Per una teoria dello stik e del oollettivo di pemiero trad. it. di M. Leonardi e S. Poggi Bologna. li Mulino, 1983 pp. 256. lire 20.CXX) I n apertura del suo classico La strullura delle rivoluzioni scientifiche, Kuhn esprime il proprio debito intellettuale verso letture che hanno concorso alla formazione della sua immagine della scienza. Accanto ai lavori di Whorf e Meyerson, Lovejoy e Piaget, cade come di sfuggita il riferimento alla «monografia quasi sconosciuta- di Ludwik Fleck, Ce.ne.si e. sviluppo di 1m fallo scientifico (1935), «un saggio- scrive Kuhn - che anticipa molte delle mie idee,. (T.S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, trad. it. di A. Carugo, Torino, Einaudi, 1978', p. 9). Scritto da un medico e filosofo polacco di Lw6w (!"ambiente culturale di Twardowski e della sua scuola, da Ajdukiewicz a Tatarkiewia.), quel saggio non ebbe a suo tempo alcuna fortuna (l'autore è poi scomparso nel 1961, proprio un anno prima dell'uscita del libro di Kuhn). Ora che la monografia di Aeck è stata tradotta in italiano, a non grande distanza dall'edizione americana, prefata da Kuhn (1979), e dalla ristampa nella lingua in cui il saggio fu scritto, vale a dire il tedesco (1980), non è difficile prevedere che il tardivo interesse per quest'opera richiamerà attenzioni e attiverà esegesi. Approfondire gli scarni suggerimenti di Kuhn, infatti, equivale a restituire un tassello prezioso alla genealogia di temi oggi familiari al dibattito epistemologico. Questa lettura è di fatto possibile. per certi aspetti doverosa. Ma rischia di vedere nel lavoro di FJecksolo rassicuranti prefigurazioni del già noto. Invece, malgrado innegabili li• miti storici e strutturali, questo saggio apparso nell'ombra un anno dopo la Logica dellascoperta di Popper sembra allargare l'orizzonte dei problemi al di là della stessa riflessione epistemologica. S tudiando i modi in cui si genera ed evolve ciò che chiamiamo un •fallo» scientifico, Aeck sostiene che la sua constatazione non è in alcun caso procedura innocente (ma semmai, come si direbbe oggi, •carica di teoria»), in quanto è mediata e resa possibile da uno •Stile di pensiero•. che a sua volta è promosso e sostenuto da un «collettivo di pensiero•. o «collettivo intellettuale•. Ciò ha conseguenze rilevanti sul carattere formale (gestaltico) e insieme sociale del «percepire orientato• di cui i fatti sono tributari. Tuttavia. pur soffermandosi dif- ~ fusamente sui modelli di interazio- ·i ne collettiva e sulle regole del gioi co della scienza, Fleck afferma riperntamente che un fatto scientifi- ~ co non può ridursi a una conven- .S! zionc o a una libera scelta tra al- ~ temative: il «fatto» è proprio il rei siduo inanalizzabile in un approc- ;- cio convenzionalistico (pp. 59-60). - , La prospettiva storico-culturale :2 non può quindi riservarsi la possi- ] bilità di ritradurre linearmente i ~ fatti che la scienza accoglie nelle "a proprie teorie, in quanto il «fatto" è una necessità condizionata che segue all'assunzione di uno stile di pensiero, in virtù dì un significativo principio di coerenza interna. In tal senso, «ogni conoscere - afferma Fleck - significa in primo luogo constatare, una volta fissati attivamente dei presupposti, le connessioni che ne risultano in modo vincolante, passivamente• (p. 127); o equivalentemente «stabilire i risultati inevitabili che si verificano a partire da certi presupposti dati» (p. 99). Le ..associazioni obbligate» o ..passive• (ma il testo porta zwangsliiufige o passi• ve Koppelungen, dove Koppel1mg non è termine del lessico filosofico ma del gergo tecnico degli incastri e degli assemblaggi) indicano le offerenze condizionatamente necessarie. tali cioè da essere percepite ..come un'ovvia necessità• (p. 188), una volta accolti i presupposti di uno stile di pensiero. «Anche la verità, dunque, non è convenzione. Se la consideriamo dal pumo di vista d'una sezio,re longitudinale del processo storico, essa i un evenro della storia del pensiero; se invece la consideriamo in un contesto istanlaneo, essa è allora un vincolo esercitato sul pensiero in conformilà a uno stile» (p. 177). Il convenzionalismo non è perciò in grado di motivare il costituirsi del «fatto•, al pari di un approccio sociologico che voglia soffocarlo nella trama di scelte e negoziazioni collettive: perché la verità del -fatto•, pur dipendendo dalle «associazioni attive» di presupposizioni e convenzioni, non vi è semplicemente risolvibile. È piuttosto un «vincolo di pensiero», un effetto inarbitrario dell'adozione di una certa prospettiva: «come se. col crescere del numero dei punti di intreccio( ... ), si rimpicciolisse lo spazio libero a disposizione, come se crescesse il numero delle resistenze, come se al libero dispiegarsi del pensiero venissero poste delle limitazioni» (p. 155). Ma questa logica dello stile e dei raccordi obbligati accomuna per fleck ogni territorio creativo, poiché ..1afantasia conduce sempre a delle relazioni di tipo contenutistico e formale che nascono 'da se stesse', costrittivamente». La «fantasia musicale» e poetica, la pittura, il mito, persino la fiaba (p. 125 dell'ed. tedesca) dispongono di agganci obbligati e «vincoli dettati dallo stile»; proprio come, in chimica, ..se si accetta che O = 16, allora H = 1,008•, vigono al loro imemo ..relazioni 'che non potrebbero assolutamente essere diverse'- (pp. 177-78). In ogni espressione dell'attività creativa, la libertà non è che libertà di essere dominati dall'oggetto: e questo «sopravvento dell'oggetto» (Bruner) si produce in forme diverse a seconda delle presupposizioni messe in gioco. Si direbbe con Valéry: ..tutto accade come in una curva analitica. Il possibile diminuisce, come se fosse una quantità limi1a1a»(Cahiers, voi. IX, p. 498). È un processo ampiamente noto per la sintassi del fenomeno artistico: per fare un solo esempio, si pensi a Stile e idea di Sch0nberg e agli «obblighi• che il compositore contrae sin dalla prima nota. Ma proprio in quegli anni, nelle lezioni di Cambridge, Wittgenstein sviluppa il suo concetto di ..grammatica• assumendo come referente il contesto di gioco: posso fissarne o reinventarne le regole. sempre in termini convenzionali, ma cosl facendo «assumo un impegno» a riscontrare esiti che non saranno a loro voha convenzionali. Proprio una logica dell'impegno informa la «tendenza a persistere dei sistemi di credenza)!,che Fleck associa agli stili di pensiero. e che consente loro di perpetuarsi attenuando le eventuali incongruenze. L·accrescersi degli obblighi di stile, infatti, favorisce una tendenza all'autoconferma. che immunizza talune credenze dalla critica e le rende infalsificabili. Non si trana di mera ..:diffidenza per le innovazioni». ma del modo in cui uno stile di pensiero opera e si estende, neutralizzando o non avvertendo le anomalie e ampliando il raggio dei ..:fatti• che lo sufvincoli stilistici e fiduciari. per lo più inconsci, che prescrivono «ciò che 'non si può pensare diversamente')!,(p. 96). Il disconoscimento rientra nella «fisiologia della conoscenza)!,,e «la scoperta è così legata in modo inseparabile al cosiddetto 'errore': per riconoscere un rapporto è necessario ignorarne, disconoscerne e negarne molti altri• (p. 87). L a scoperta della reazione Wassermann, referente storico della monografia di Fleck, ha prodotto una nuova immagine della sifilide e sconvolto i metodi della sua diagnosi. Ma Wassermann vi confermò indireuamente anche l'antica «preidea» del\'alteratio sanguinis sifilitica; e disgregò le consuetudini biologiche invalse nel suo campo insistendo su una J1 /. HAPrHA3 MAKAKA VJIKHMKHHffPHTRH AAA,ll>l:C n.'rT~' ·~~J o H~HH T O nOAb >< ~~•cJ>6c!. <t\,_).~_R~f~_JR~TAHTH T~~ f~~bl .-/' r,fH \ r Afi / <l>EC OC:bl ~~AV. KA~a~t~()q,~AAA g:~11 Kl1 fEAb6Y~:!~E n :no~:~~~~bl \-;r CTA CEt>EPHM. / MECSITCSI \ Il>:\~ HEMM..ls:I CH3::> / c~:T~R \~ <l>PAHHls:I 'IOK CIHH --•M..11HAPETbl PY¾CCls:I o+ C IIErl .,,.,...,.-..- IHAP::> AHHls:I bi T~A _,- -\ M..YAAbil I.IAAAISI ,,.,- PA/1-\31:;) - ,' XAmSI -.., b N I \? / r,EAAISI 'thM ,, ;AM3A 1 CA~ , :~;kn . I{ \CAAA::>Tbl "' .....--(..... BEPEf , •••--, \ Op ', l\XAPB ' .,,-- llOC~OP / , pb~'lhH \ :.,...,--- OAMkM , A I 33 A KO«1>B1/mACTPbl >b<ikM \ /\ iEPYCA/\11 M ~<l><l>A !KOC mA 3aAM&C \ I\ IOT COAH/UA T A.CTPbl 'lllMkM '. bi / nepyceix \ j6+6+1+ 12+o+4 PblHOK nyrAH11bt \\ j'" s:I M /çt M ~ " s:I "Q rPEKH kpH'leim cmporo / , nEPCbl Vasilij Kumenskij, Costantinopoli poema di cemento armato; (sot10) V. Chlebnikov e A. Krut.enych, Giocoall'inferno, 2- ed., Mosca 19/4. fragano: ..i) una contraddizione al sistema appare impensabile. ii) Ciò che non si accorda con il sistema, non viene notato, oppure iii) viene taciuto, anche se noto, o infine iv) si fa in modo di spiegarlo, con laboriosi sforzi, come noncontraddittorio al sistema. v) Si notano, si descrivono o persino si inventano fatti che corrispondono alla concezione dominante, che cioè ne costituiscono per così dire la realizzazione; e ciò, nonostante tutte le legittime ragioni delle concezioni che la contraddicono• (p. 84). L'impresa scientifica non è perciò dominata dal codice di una ..razionalità critica.... ma da forti BoTo),...n roocl""- '"fJ8A..,.01.. 01''l~.fl.H.LF~t'7'6 UtHMET' r'HEY' :Y1t"'-P:~.,,,,.,.,,.,..,.. ott es,.•,r,.t""''~ 11poTMSrfJu: OJO..!r, t~nEr O KAIC C•clAA ,..,;t~'JIU,. :J.A/'~ ......,_••• pù «..., 'k..Ak OH.. ift}-'AQ...fl' JH-/>J.. ~'I'• "''t noie,/''"'VEr E7/ ·ij·P''i" KJi'l''-T<Ji.. .... t .. CNQ.;\'3.,, rrò st~"""' Ull ... ~ K..( ROA e,r"'~'""' nfeHH 1.Apòat,. fttf,.yr ;,r,,~,,. 3!\N".AHitAAu. ct"Jt 1Mt"-..:. 1 tyHi[ IJOCK.AJH(HJ~ CA>ftlf. u.10 .... yro11,,,. ç,,ucr.AT" ?Jf,o.Jr.nt13 U}TPr /lOC.T"orrA H npo),.,,..,. IJ~ltY"" <11.•oi,,.,E oY.l(,r congettura (rivelatasi poi erronea) che le convalidava (pp. 128 sgg.). La scoperta di Wassermann. conclude Fleck, ricorda quella di Colombo; da una congettura erronea, attraverso «una vera e propria odissea)!,,è giunta a qualcosa di incommensurabile agli assunti di partenza, scoprendo comunque (anzi, proprio per questo) qualcosa di molto interessante (p. 134). Diversioni. piste false. esperimenti inattendibili e oggi irriproducibili hanno concorso a una scoperta che ha finito per dimostrare ciò che "o" intendeva dimostrare. Polya e Lakatos hanno insegnato più tardi a decifrare nelle scoperte questi slittamenti di problema; Fleck vi vede all'opera un'eterogenesi dei fini propria della scoperta come dell'interazione collettiva delle idee (p. 101). La scoperta ha un nesso solo genetico, non logico, con le osservazioni e gli obiettivi di partenza (p. 162): eppure accade che i suoi protagonisti la identifichino a posteriori con la soluzione del problema originario, trasformandone la ..linea a zig-zag• in un coerente percorso rettilineo (p. 143). Questa logicizzazione retrospettiva del «lavoro creativo,. non è solo una flessione pretestuosa del discorso epistemologico: riflette un'ideolo• gia diffusa nella «filosofia spontanea degli scienziati». Spetta a un'«epistcmologia comparativa» il compito di salvaguardare l'unicità della scoperta come ..evento della storia del pensiero». esplorando- con espressione che Fleck sembra modellare sui «destini delle pulsioni)!,di Freud - i «destini delle idee» (ldeenschicksale): vicissitudini, torsioni, effetti perversi che accomunano il percorso della scoperta all'imporsi dei fatti come ..vincoli di pensiero». L'impresa scientifica figura allora come interazione di stili e come flusso discorsivo di una conversazione a più voci (p. 68). I nvece di considerare gli appor• ti di Fleck come «preidee• dell'epistemologia contemporanea, converrà ripensare il problema attorno a cui ruo1a il suo disegno di un·-epis1emologia comparativa». Oltre a raffrontare gli «ideogrammi» (p. 230) di linguaggi scientifici incompatibili, essa è chiamata a comparare la genesi della scoperta al perpetuarsi degli stili attraverso l'irrefutabilità dei «fatti•: a comparare, cioè, l'emer• genza della ..:verità»alla sua consistenza. I «destini delle idee», infatti, in• vestono i ..contraccolpi)!, che, a partire da presupposti accettati, conducono dove non si desiderava, a dimostrare ciò che non si voleva dimostrare (dinamica della scoperta), oppure ad abiti intellettuali coattivi, non ulteriormente controllabili (associazioni passive e adesione ai «fatti•). Le idee non figurano in tal senso come particelle in un fluido ancora in sospensione, non precipitate in formulazione scientifica, come nell'immagine popperiana del1·..:evoluzionequasi-induttiva della scienza» (tali sarebbero semmai. per Fleck, le «preidec•); ma come strutture soggette a un'incessante distorsione e fluttuazione, che pur avendo una matrice convenzionale non sono convenzionalmente risolubili (una sorta di «terzo mondo» che implica però la storicità e il mutamento). Pensata fino in fondo. la scoperta - così spesso assegnata al limbo di un dominio prcrazionale - denuncia una legalità complessa e automatica, opaca ai suoi protagonisti ed esegeti immediati, che funziona in termini analoghi (ed egualmente inconsapevoli) a quella che determina la persistenza dei «fatti ostinati». La logica della scoperta che la crisi del neopositivismo è venuta ponendo sempre più in primo piano (specie dopo questo libro, e a partire da quegli an• ni) cerca qui un'autonomia che non sia complementare - né in senso dominante né subalterno - a una qualsiasi logica della giustificazione: nella direzione di un'euri• stica e stilistica delle forme di pensiero. Non è dunque per l'enfasi sull'eclettismo della scoperta che questo saggio può servire oggi da punto di riferimento; né perché consentirebbe di retrodatare la «rivoluzione» epistemologica degli ultimi anni. Se è vero che Flcck non è un «profeta misconosciuto» (W.C. Anderson, «Qu'est-ce qu·un fait scientifique?)I,. in Cririq11e n. 427, dicembre 1982. p. 1038), non è meno vero che il suo lavoro attrezza a capire le difficoltà della sua stessa ricezione: attraverso quei «destini delle idee• di cui esso è, insieme, interprete e sintomo.
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