Alfabeta - anno VI - n. 57 - febbraio 1984

LasfidadiMorselli G uido Morselli, per la maggior parte dei lettori, è sta• 10, prima che un autore, un caso. Vorrei muovere da questa parola, che segna l'inizio del suo percorso postumo e ne orienta la direzione. Caso è una parola dai due volti: da un lato evoca infatti l'evento eccezionale, dall'altro quello fortuito. È il contesto. come avviene sempre nel linguaggio. a decidere il senso. E per il contesto - ossia per la società letteraria italiana - l'immagine di Morselli si è sempre sovrapposta, come in controluce. con un solo volto della parola. Apro una piccola parentesi, attratto da un fatale interesse per le parole. «Società letteraria ...italiana~ è una espressione che non ha bisogno di aggettivi. Li ha già, per così dire, incorporati. Basta ripetere queste tre parole, -società,- «lctteraria,. «i1aliana,., e si vedrà che, per qualsiasi ascoltatore. il senso sarà ogni volta vagamente imbarazzante. Sulle vicende edi1orialiche hanno 1rasforma10il caso di Morselli nel caso Morselli. preferisco non indugiare: non perché non meritino attenzione, ma perché l'hanno avuta. E la prospettiva spesso unilaterale in cui si è affrontato il problema non ha favorito il suo approfondimento. Morselli è diventalo una proiezione esemplare dello Scriuore Postumo. respinto in vita dalla incomprensione dei giudici. Come tale è diventato il cen1ro di quella geografia immaginaria in cui avvengono. o meglio non avvengono, gli incontri tra editori e au1ori: minaccia incombente per i primi e alibi consolatorio per i secondi. anche se queslo non ha purtroppo migliorato negli uni la professionalità e negli altri lo s1ilc. Non mi sembra però che. aggirandosi ncll'angus10spazio dell'errore, si possa sperare di uscirne. L'errore va affrontato non nel suo aspeuo occasionale, ma in quello permanen1e, in quello, in un cerio senso, ricorrenle, ciclico, melamorfico. Solo così potrà perdere i suoi connotati circoscritti, per acquistare un significato più importante, che può riguardarci da vicino. Se si riflette infaui sutraltro volto, quello fortuito, della parola caso, la domanda che do..,remmo porci è se la sorte di Morsclli sia stata casuale. Penso di no. lo crc• do che, anziché parlare di caso Morse lii, bisognerebbe parlare di regola Morselii. N on si tratta solo della resistenza al nuovo, che forma la barriera naturale, e talora utile, di chi lo persegue. Questo è fenomeno generale. «Voglioconoscere solo quello che so già,- è la frase inflessibile in cui temo che molli. se fossero sinceri e soprattulto lucidi, si riconoscerebbero. La sordità soddisfalla di quello che prima appariva come il pubblico naturalmente predestinato ha generalo l'infelicità di molti artisti, «Ics pauvres cnfants,-. come sono slati chiamati e come li ha compianti Apollinairc, in un momento di solidarietà con loro e con se s1esso. Che i giovani amino il nuovo non contraddice la regola, anzi la conferma. Non possono difendere quello che non posseggono. Ma è questione di anni. Nel caso di Morselli si entra pc· rò in un'arca di pregiudizi sulla narrativa. Le resistenze che hanno rilardato il suo riconoscimento- e che spiegano la sua maggiore diffusione in culture straniere - hanno probabilmente una causa particolare: l'essersi Morselli scostato. con la sua concezione del racconto, dalla linea tradizionale del romanzo italiano. Ma c'è un altro parlicolare che rende ancora più singolare il suo reato: che questa linea non esislc. Considerare infatti linea tradizionale il romanzo verista. con la coda del neorealismo. sarebbe forse riduttivo: dopo avere tardato a riconoscere la grandezza di Verga, trasformarlo in un modello rischieGiusep~ Pon1iggia rebbe di essere un risarcimento sproporzionato. Quanto al romanzo storico dopo Manzoni. è ogget10di visite periodiche a orari fissi. E la prosa psicologicadel Tommaseo o memorialistica di Nievo o decaden1e di D'Annunzio riaffiorano a tratti nel romanzo realistico-borghese, che però trae la sua origine da modelli d'oltralpe. Morselli è andato comunque ad aggiungersi alla singolare sequenza di quegli scrittori, definili irregolari, i quali avrebbero trasgredito la linea fantasma del romanzo italiano: Sve..,o,Pea, Tozzi. Delfini, Gadda, Landolfi, Savinio. Come si vede, se esiste una tradizione del romanzo italiano è fatta soprattutto da quelli che l'hanno trasgredita. Perciò, anziché inseguire una tradizione inafferrabile. è forse preferibile circoscrivere l'antitradizione di Morselli. ossia alcuni clementi del suo romanzo nuo\'O. Anzitutto il suo aueggiamento di fronte al problema. Il romanzo ..,iene concepito come rischio calcolato. Nel calcolo dirci che rien1rano la documcnlazione minuziosa (bas1apensare alla teologia. tradizionale o avveniristica. di Roma se11wPapa o ai menù e ai rapporti confidenziali di Dfrertinm,ro /889 o alla topografia romana del Com1111ista); la ricostruzione precisa di un contesto storico. di uno sfondo ambientale, del colore di un'epoca; il calco illusionistico degli s1ili di vita e dei loro riflessi nel linguaggio, serino, orale o interiore (basta pensare alla asciuttezza allusivamente militare di non pochi punti. in Comro-passato prrusimo, o a una vaga. euforica efflorescenza linguistica nei dialoghi e negli interni del Dramma borghese). Tutto questo rientra. secondo me, nel calcolo. Rischio è lutto il resto. Un'allra breve parentesi sulla parola calcolo, che in Italia ha una sola connotazione. sfortunatamente negativa. Questo può insegnare qualcosa sul nos1ro passato e anche. temo, sul nostro futuro, ma non è linguisticamente inevitabile. Senza calcoli non si può costruire quasi niente, neanche un romanzo. Che poi i calcoli uno scrinore li faccia a un tavolo, anzi a tavolino, come si precisa con un"ahra connotazione maliziosa. è abbastanza naturale, dato che è il piano su cui generalmente lavora. «Le migliori idee sono quelle che vengono a 1avolino,., ha scritto una volta Joyce, senza probabilmente immaginare che una affennazione simile in Italia sarebbe suonata allusi..,a. P roprio la costruzione del racconto, meditata, sapiente, imprevedibile, è un'altra novità di Morsclli, destinata anch'essa a suscitare non poche riserve. La si giudica frutto dell'intelligenza, altra parola considerata con un certo sospetto. Alcuni infatti non la giudicano compatibile con la inconsapevolezza un po' ottusa che si attribuisce agli artisti. Altri sembrano accettarla con riluttanza. Intelligenza e precisione di linguaggio, qualità abbastanza ovvie in uno scrittore. hanno spesso il potere di meravigliare: eppure sarebbe come se ci si stupisse che un concertista usi uno stru• mento accordato. Non direi però che la costruzione del racconto rientri nell'area del calcolo. quanto in quella del rischio. Essa segue la stesura del materiale, anziché precederla, ed è un processo di selezione, di aggregazione e di sintesi che partecipa della natura avventurosa del viaggio. Un narratore spera sempre che il teslo ne sappia alla fine più di lui e la costruzione - che va intesa come fantasia, intuizione, scoperta - collabora appunto al conseguimento di questo risultato. Gli spostamenti continui del punto di vista narrativo, in Roma senza Papa, illuminano la confusione teologica della Chiesa del Duemila e la rendono trasparente dall'interno, anraverso l'uso discreto di scelte tecniche, senza interventi o commenti dell'autore. Questa struttura ~ ricca di significazione indiretta e la sua articolazione comunica altrettanto che le parole. Quello che Gerolamo disse delle Scritture, che ~1·ordine stesso delle parole è un mistero,., si potrebbe trasporre senza mutamenti nella sintassi profana del romanzo. Tale occultamento deU'autore, realizzato con una flessibilità metamorfica cui si t dato il nome di mimetismo, è un'altra novità strutturale di Morselli. La cancellazione di ~ nella presenza dei personaggi non è stata forse mai attuata con tanta radicalità. Ma anche questa generosità mlll\Cticanon ha mancato di provocare resistenze. La si è letta solo come una sfida narrati..,a,anche se di questo Morsclli avrebbe potuto essere orgoglioso, in un paese dove le sfide si preferisce lanciarle anziché raccoglierle. Tuttavia tale sfida ha un significato più complesso: non è solo di un autore che sentiva una capacità umiliata, ma inesauribile, di calarsi in mondi, storie, personaggi; ma esprime anche, nella sua fuga dall'io e dal presente, una pena segreta, una angoscia dissimulata. Ed è questo che dà alla sua pagina una trasparenza vitrea e malinconica. Questa complessità e questa ricchezza sono l'ultima sfida di Morselli: sfida alla comprensione, sfida che ci riguarda tutti. da vicino. Ques10 ar1icolo nprtnde il ,~,o dell'inttrvtmto di Giu.stppt Pontiggia al convegno •GMido Morstlli dieci anni dopo• (Gaviratt, 22-23 ouobre /983). Gli Atri, contenenti comributi di G. Btlli, V. Colelli, V. Fortichiari, C. Martignoni, G. Pampaloni, G. Pontiggia, F. Ra- ~azzoli, C. &gre, verranno pubblicati a cMradtl Comune di Gaviratt. I mondai lternativi D ci sette romanzi di Morselli - uno è ancora inedito - gli ultimi in ordine di composizione sono dedicati a un passato diverso da quello reale (Co111ror1assatoprossimo, del 1970) o ad un futuro relativamente prossimo (Roma senza papa, del 1966, e Dissipatio H.G., del 1973). Ele• menlo comune è la brevità della distanza dall'oggi: 1915-18 Co11tro-passa10, 1998circa Roma senza papa; anche più vicina Dissipatio. Perché questa inlensa sperimentazione ai margini del reale? Potremo partire dalle risposte, parziali, che fornisce Morsellistesso nell'«lntermezzo critico» inserito al centro di Co11tro-passato (pp. 117-24).Egli dà brevi motivazioni di poetica e spiegazioni ampie di carauere ideologico. Quanto alla poe1ica, Morselli nota che il romanzo è oggi un genere egemone e Onnicomprensivo («transleuerario,-. dice lui), tanto da po1er includere persino la teologia. Ma gl'in1eressa molto di più ribadire, del romanzo, la capacità proposiliva, verso il passato come verso l'avvenire. Morselli esprime, con un nello rifiuto dello storicismo, l'obbligo morale di discutere la nos1ra storia, opponendo all'accaduto la quasi-necessità di un'al1ernativa migliore, mostrando che le ,es gestae erano gertndae diversamente. Cesare Segre Perciò l'accaduto non dev'essere ..,enera10come sovrano, perché divenuto realtà, ma riveduto, criticato, giudicato anraverso ipotesi retrospettive. Con un capovolgimento originale, la realtà effettiva viene portata nell'area del paradosso, mentre alla «logica delle cose,. pertiene la realtà alternativa. governata dalla ragione e dalla coerenza come l'accadu10è mosso dall'irrazionale e dall'incongruo. Il reale non è razionale (lo sospcua ..a. mo). Oues1a posizione teorica ha un diretto corrispettivo geopolitico. Morselli ritiene che l'unità europea fosse già matura intorno al 1915. e che i tedeschi avrebbero potuto farsene pacificamente i promotori, se un'esplosione di irrazionalità non avesse prodotto la grande guerra e il suo dilagare. Sull'interventismo italiano peserebbero grandi responsabilità. Ecco dunque lo spunlo per Contropassato: come far sl che siano gli austro-tedeschi a vincere, e come immaginarne le conseguenze. S i prenda Contro-passato. Una frase dell'«lntermeno critico,- citato può essere estrapolata a un giudizio di valore: «non occorreva gran che per dar volto ai destini dell'Europa. Ambienti, strumenti, procedimenti potevano restare i medesimi: bastava una modesta immiMione <li fantasia, o inlelligenza, e di buona volontà, nell'enorme ingranaggio macinante e grondante» (p. 122). La fantasia e l'intelligenza mancate ai politici sono appunto l'ele- ~ mento strutturante l'invenzione É del romanzo: il romanzo è bello ·t dell'intelligenza attribuita ai protagonisti del 1915. ~ La parola intelligenza (e affini), _2 più volte ripetuta come un Uitmo- ~ tiv, ha come referente le geniali in- -.. venzioni strategiche che portano ;;- gli austriaci ad aggirare alle spalle, - • grazie a un tunnel costruito in segreto, il fronte italiano. e ad occu- j pare tutta la ..,allepadana dilagan- ~ do poi, attraverso il Frljus, in è

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==