Alfabeta - anno VI - n. 56 - gennaio 1984

struito la strutturazione e progressiva organizzazione da parte del bambino degli oggetti nello spazio secondo strutture astratte come quella euclidea. In particolare, Harvey sottolinea l'enorme significato che ha la distinzione - già di Piaget - tra la percezione dello spazio, che è legata all'esperienza, e la rappresentazione, che è influenzata dalla cultura. Il passaggio dall'esperienza alla rappresentazione, infatti, può non avvenire: come accade in a]cune culture primitive, o come può accadere al singolo individuo. Inoltre, è nella differenza tra livello percettivo e livello rappresentativo che dobbiamo collocare i differenti concetti di spazio elaborati dalle diverse culture. E per la stessa ragione anche gli individui possono essere p:,rtatori di diverse concezioni dello spazio o di diverse carte mentali. Lo spazio, dunque, è un concetto «multidimensionale'": muta significato a seconda del sottofondo culturale, della capacità percettiva e dello SCOJXI scientifico. È un concetto «flessibile»: richiede un'appropriata geometria e p:,ne stimolanti interrogativi sul rapp:,rto tra le teorie interne della geografia e le teorie che provengono dai processi temporali, tra localizzazjone e processo quindi; e pone le esigenze e difficoltà della loro interazione. In questa prospettiva, che è quella di una globale teoria di un unico sistema uomo-ambiente, con la sua storicità e processualità, con le sue differenze e scatti, vengono utilizzate ridefinizioni di estremo interesse, come quelle relative alla cartografia formulate da Dacey. La cartografia ci mene di fronte a un sistema di simboli, a una strategia, a un linguaggio forma1econ le proprie caratteristiche semantiche, pragmatiche e con la propria struttura sintattica. Ma vi è di più, per Harvey: c'è la suggestiva ana1ogiaepistemologica della carta con le teorie scientifiche. Come la carta pennette di parlare di luoghi in cui non si è stati, la teoria scientifica pennette di parlare di fenomeni mai osservati. Addirittu• ra, «l'implicazione di ta1eanalogia è che una carta e una teoria scientifica sono, sotto certi aspetti, isomorfiche. Entrambe possono essere considerate come linguaggi artificia1iper discutere i fatti che de• vono essere spiegati e descritti► (D. Harvey. in Spazio gtografico t spazio sociale, p. 69). Spazio soci.aiee percettivo e vissuto Anche - e diversamente - l'indi• rizzo marxista neoumanistico francese pone la sua attenzione centrale sul concetto di spazio: si tratta dello spazio sociale, dello spazio vissuto. E il lavoro di Lefebvre ne è un esempio caratteristico. Lo spazio viene qui posto come «morfologia del sociale», indivi• duazione delle relazioni tra struttura produttiva e utilizzazione collettiva e individua1e dello spazio. Cosl ci si rende capaci di cogliere i nuovi fenomeni che l'affermazione del capitalismo genera estendendo la propria logica produttiva e impadronendosi dello spazio dell'intero globo. L'ana1isi dello spazio, nei termini del quotidiano. ristrut· tura le categorie marxiane classi- "'"" che, le riattiva come strumenti :::i. adeguati a conoscere e ad agire -~ nella realtà sociale. ~ È un indirizzo che connette di- ~ rettamente la geografia alle scienze umane e sociali. Ciò risulta an- -~ che da un esame del termine stesso ~ ~~ ~~~~::~:;•/~~u:~ ~ : :g costruisce George Condominas :: nella voce «Spazio sociaJe-. del- ] l'Enciclopedia Einaudi (voi. 13. ~ PPt/:~::~rione che fa riferimento a una prospettiva teorica in cui il sociale determina il valore dello spazio o, se si vuole, lo spazio è iscritto in una concezione del fatto sociale come fatto totale: ne costituisce la materializzazione. È già in tale origine che si dà la stretta relazione tra i rapporti sociali e lo spazio mitico. In questi termini, almeno - ricorda Condominas, - se ne è discusso nel Seminario del ·75 relativo agli spazi sociali larghi, quelli delle società complesse. L'attenzione per la nozione di spa· zio sociale, e per la sua strutturazione concettuale nuova in una teoria dello spazio sociale ed economico. ha assunto particolare criticità e difficoltà col «fallimento» dei movimenti politici e sociali degli anni sessanta e del terzomondismo a cui erano connessi. L'attenzione è ora puntata all'interno delle metropoli postindustriali: la stessa teoria dello spazio ha spostato il suo asse in sede di semantica, di percezione, oltre che di vissuto, di «senso'" dello graphie de l'espace vécu (Universi- struttivista. In Francia si parla intà di Ginevra, 1982). vece di «nouvelle nouvelle géo• La percezione occupa indubbia- graphie». mente uno spazio sempre più con- In questo approccio vengono risiderevole nella «nuova geogra- messe in causa le analisi globali fia'", oltre a essere un punto di in- fondate sulle apparenze e si dà atcontro transdisciplinare: ha spo- tenzione piuttosto alle rappresenstato. anzi, la nuova geografia nel- tazioni soggettive dello spazio, ai l'area della psicologia, delretno- sistemi territoriali simbolici. «Si percezione dopo quella della nuova geografia: di una «:nuovacultura~ quindi. Si 1ratta, infatti, di un approccio che muta l'analisi complessiva della real1à in sede di «quarta dimensione», quella in cui si iscrive l'esistenza, il corpo, l'apprendimento. grafia. della letteratura, della lin- indaga- scrive Bailly- sulle attitu- Una teoria «centrale» guistica, dell'estetica. Ha provoca- dini collettive, ma con un approc- in discussione to una revisione critica ulteriore cio di 'micro-geografia'», si indaga Lo spazio sociale, lo spazio geodello statulo epistemologico della sulla diversa produzione dello spa- grafico, lo spazio ecologico, lo nuova geografia, ne ha criticato zio dei gruppi sociali. spazio percepito sono ora oggetto l'interesse preminente negli anni Con altre caratteris1iche si pre- di nuova attenzione, al di là della sessanta per la teoria e i modelli. È senta l'approccio umanistico, che configurazione disciplinare stretstato David Lowenthal a formular- utilizza piuttosto gli strumenti epi• ta, e sono al centro di nuove eiane la prima sistemazione teorica e stemologici e filosofici della tradi- borazioni sistemiche. Acquisiscoa fornire la strunura linguistica pe· zione di Cassirer e di Merleau- no valore più generale di strutture culiare relativa alle mappe e carte Ponty, e rifiuta le tecniche e i me- concettuali di una teoria del sociamentali e spaziali. todi quantilativi e anche quelli psi- le e della cultura, forse di quella La geografia della percezione è cologici (i test percettivi). Sceglie terza cultura di cui ha parlato Le· una reazione alla prevalenza dei piuttosto di contrapporre all'uomo roi-Ladurie, una cultura delle modelli economici e sociali nella della geografia sociale ed econo- scienze sociali capace di superare lettura e nell'organizzazione dello mica un uomo che mangia, agisce, le interne contrapposizioni discispazio. lnfatti, respinge !'oggetti- si sposta, come lo descrive Yi-Fu plinari, le compartimentazioni rività della conoscenza, e ricostrui- Tuan (in Spazio geografico e spa- gide, sulla base di una nuova grisce piuttosto lo sch..,erm_,,•..-co.,g~n_it_iv_o_z_;o_soc_;a_le~),_l'_u_om_o_to_ta_le_,_c_on _ il, f~~~e:~ri;:~:~~:r~~I ~=~:u:::i~ la vita. Ora, in questa teoria della cultura, la teoria dello spazio elaborata dalla nuova geografia risulta cenlrale. E la geografia stessa si pone come disciplina-chiave, perché in essa vi è una dominante scientifica assai elaborata in grado di fornire un apparato culturale interpretativo e operativo che rende leggibili i fenomeni nuovi dello sviluppo tee• nologico, economico e politico, e della trasformazione dei comportamenti e della men1alità. In questo senso, per esempio, Condominas ritiene che l'elaborazione teorica della nozione di «spazio sociale», e la verifica della sua tenuta in sede analitica, rendano possibile usare tale nozione al posto del termine di cultura, superato perché non coglierebbe gli elementi dinamici del fatto sociale. Lo spazio sociale, invece, puntualizza e coglie questa dinamicità, e viene ad assumere il significato di «insieme di sistemi di relazioni, caratteristico del gruppo considerato». Con uguale globali1à culturale, si può dire, Hildebert lsnard ha elaborato su base epistemologica strelta la nozione di spazio geografico. Ora lo spazio sociale e lo spazio geografico si pongono già come nozione centrale di una teoria sistemica che ingloba lo scambio a doppio senso, bidirezionale, la reciprocità tra civiltà e ambiente (come suggerisce Jacques Barrau). Siamo condotti a riflettere su quel continuo processo trasformativo e adattivo su cui si costruisce lo spazio umano, l'ecumene. GUnthtrLampr«ht in BcrlinAlexandcrplatz (/979-80) Mi sembra dunque che questa nuova concettualizzazione restituisca il valore di materialità alla struttura sociale, valorizzando i rapporti economici e l'invenzione tecnologica, nei termini in cui la teorizza, per esempio, LeroiGourhan: di uso e non di oggetto. Mi sembra inoltre che, attraverso questo percorso, ritorni a suo modo in primo piano l'organi1.2azione del lavoro, materiali1.2ata nello spazio e nel tempo, anzi creativa di spazio e tempo in senso sociale - ed è una materialità che nulla toglie ai valori simbolicie linguistici, al peso dell'immaginario nel sociale. Lo spazio rappresentato è inseparabile da quello dell'ambiente, e il paesaggio mantiene la sua peculiare «polisemicità» come vuole Claval. spazio, come l'ha chiamato Kevin Lynch. Si è epistemologicamente volta ai valori, alla fruizione, alla qua1ità sensoriale, all'apprendimento, al modo in cui, all'interno dei gruppi sociali, si ordinano i progetti individuali e si prendono le decisioni. In questi ultimi anni si sono intensificati gli studi e i convegni sul valore e sul ruolo della percezione dello spazio o, se si vuole, della psicologia ambientale: sì sono scritti i primi bilanci. Facciamo qui riferimento al Convegno di Milano del '79 in rapporto colla programmazione del territorio; al primo fa. scicolo della Rivista geografica italiana ( dove compaiono notevoli scritti di Claval e di Elisa Bianchi) e, più recentemente, all'analisi di Antoine S. Bailly sulla geografia della percezione e l'analisi quanti• tativa: Bailly è anche il curatore di Perctvoir l'espace: ven une géooriginario come determinante nella selezione delle componenti ambientali. E si configura secondo indirizzi nettamente diversificati, che rivelano la pluralità delle fonti teoriche che vi convergono: quella behaviorista, quella fenomenologica, quella semiologica, quella estetica. Con queste diverse com• ponenti analizza l'attitudine dell'uomo a costruire carte spaziali e ristabilisce il percorso di costruzione di queste carte. Bailly distingue due approcci: uno deduttivo, teso a comprendere e a rendere comprensibile lo spazio percepito, l'altro induttivo, che coglie lo spazio vissuto individuale e collettivo. È chiara la prevalenza behaviorista nell'approccio deduttivo: di «behavioral revolution» parla espressamente Oowuns, che ne fornisce la conseguente elaborazione di una teoria dell'apprendimento su base cosuo corpo, la sua pesantezza, la sua sensibilità, i suoi ritmi, le sue aspirazioni. L'ottica è spostata in sede di spazio vissuto, che (nello stesso volume collettivo) è definito «lo specchio della società s1rutturata'" da A. Frémont (uno dei maggiori teorici della geografia percettiva, con riferimento privilegiato alla psicologia genetica di Piaget). O adotta criteri linguistici e semiologici: si pone cioè il problema dei codici, della natura e della interprelazione del paesaggio, letto come insieme di segni in analisi sottili e sofisticate che parlano dei paesaggi mentitori. È una geografia dei valori, che ricerca i significati, che analizza il comportamento, le condotte e la loro trasformazione, i processi decisionali. la sensitività. Di neoumanesimo o di approccio neoumanistico ha parlato Clava!, scrivendo la storia della geografia della La consapevottzza che lo spazio geografico è una creazione dell'uomo e della società obbliga a mettere in atto, per la sua dok.dificazione e per ogni possibilità di intervento, fattori diversi: il lavoro con la sua tecnica di produzione, e la progettualità, le ideologie, e le pratiche sociali e quelle rituali.

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