Alfabeta - anno VI - n. 56 - gennaio 1984

N on attese neppure l'ascensore. Si avviò per le sçale.con la solita mandibola t.raballante. Saletta d'attesa, La porta del Provveditorato risucchiava ogni tanto qualche funzionario che evitava finanche di guardarci; se chiamato per nome mugugnava che la cosa non era di sua competenza e pattinava via. U presidenon si mostravaeccessivamente affaticato per la scalata; si abbandonava a lussuriose aspirate di sigaretta e lanciava amari e scheletrici sorrisi (sollevava all'uopo la guancia con la cicatrice) verso gli antri dei Massimi Dirigenti. La cicatrice, frutto di un incidente automobilistico in cui era inoorso andando a scuola, era l'orgoglio del nostro preside che amava dire: •Porto sul viso i segni del mio attaccamento al dovere•. Era il nostro turno. Entrammo. Un ometto calvo saltò da una poi• trona e fece dei grandi gesti con le mani, come a volerci ricacciare di nuovo fuori. Per fortuna riuscimmo a rag• giungere la zattera: ci aggrappammo con entrambe le mani. Sulla scrivania il preside depose una car• tella. Il Provveditore annullava con abili pallonetti da fondo campo le nostre disperate volles; per demoralizzarci, a un certo punto cominciò a rispondere personalmente Laraccomandazione agli angosciosi trilli del telefono con voce naturale di soprano: - ... e questo malgrado dal ministero mi si intimasse una contestazione di addebito. Per chiudere il discorso il Provveditore buttò fuori la storia del calcolatore di Monteporzio Catone che, ci confessava, aveva inghiottito tra le sue fauci il nostro organico di fatto. Tra non molto lo avrebbe catapultato senza appello, senza speranza alcuna. Il nostro preside fece tre passi avanti e disse che era lui il colpevole, che lo si fucilasse. Era pronto a dimettersi. Tutti lo guardammo con la dovuta tristezza ma ben convinti sostenitori di questa sua decisione. «.È giusto che io paghi•, disse ancora. Poi parlò d'altro. Chi poteva salvarci? 1molti questuanti aspettavano il loro turno fumando, con le spalle schiacciate contro le pareti di un cunicolo stretto come la figadi una neonata. U corridoio era nobilitato da stampe di Bruegel e di Edgar Degas, oltre che da un polittico raffi. gurante il nostro personaggio politico in piena azione. Riuscii a schivare la mano dell'onorevole che ascoltò, contraendo le dita a pugno, per qualche secondo il nostro Virgilio prima di interromperlo: - La prego, non mi facciaperde• re .. Umbtrto l.Acatena -Tempo? - No, no. I punti essenziali. lo me ne resto seduto, tranquillo. E mc le osservo le stampe gli oli le coppe. L'assessore mi ha già salutato, presentandosi. Ma non avrei dovuto farlo io? Sono venuto per tentare di far• mi togliere una multa. 11 padre della mia fidanzata ha telefonato al padre dell'assessore che glideve riconoscenza per certi voti. La segretaria grassa ~ piacente. Scrive a macchina con lentezza, il che lascia presupporre una sessualità tranquilla, progres.siva.Il modo bonario e un po' ironico con cui raccoglie le indicazioni di lavoro dell'assessore testimoniano di un rapporto irrisolto col giovane uomo politico. Non si preoccupa, in• fatti, di celare il proprio aueggjamento paternalistico, anzi, con delle furbe occhiate cerca in qualche modo di trasmetterlo all'uomo anziano, con scarpe di gomma, che sta seduto lateralmente alla scrivania. Oò lascerebbe perwre che non teme di tradirsi, che una probabile intimità sessuale con l'assessore la svincoladal ruolo subalterno e la incoraggia a rendere a tutti manifesto il suo nuovo stato; all'uomo politico rimprovera una attenzione non costante? Un voler mantenere, infantilmente, il rapporto in ambiti parziali? L'ordinanza dell'assessore sembra finalmente pronta: i negozianti hanno ottenuto che le automobili possano sostare per gli acquisti in una certa via almeno un'ora. L'assessore si alza; paga una multa a un maresciallo dei vigiliin borghese (il messaggio t rivolto a me?). L'uomo con le scarpette di gomma deve avermi scambiato per un tipo importante perchf si affanna a richiamare la sua attenzione su di me. - Usciamo insieme - chiarisce l'assessore. Gm, in strada, mi invita a ritornare il mercoledì suc:ccssivoper chiedere di un certo vigile a lui, dice, molto legato. Mi procura anche un passaggio. Vuole togliermi dai piedi? Il mio auriga ~ un funzionario dell'annona. Ci siamo appena immes.sisulla strada che una cinque• cento, strombazzando, si accosta allusivamente al marciapiede. Penso a un attentato. Ho bisogno di emozioni? di una morte violenta? di illusioni? Spara un proiettile molle. Salsioce. A punta di coltello. Solo maiale e sale. Dice. È sudato, felice. n macellaio, dopo aver deposto sopra il cruscouo della nostra automobile il suo saggio-campione, chiede al Dottore se può fare il suo nome per una faccenda alla quale allude in maniera cifrata. Il funzionario fa di sì, certo. E s'accorda, col macellaio, sull'ora per ritirare la carne «buona». Notizia. Umlnno Lacauna, na10 Ml 1947 a Marana di Napoli, vi1,1t: a Salenw e in.segna in un istin.uo magistrale. Ha collaborato al Quotidiano deì lavoratori, Lotta Continua, Il Manifesto, Altri termini. Una rivista nuova. La vostra dose mensile d1lumelh. v1agg1e awenture In edicola c'è il quarto numero; non perdetevelo ...

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