Europa soprattutto nel Seicento. Questi <1musei1rat ccolgono praticamente di tutto. senza un principio coerente di classificazione scientifica, che esisterà solo dopo Ulisse Aldrovandi e il naturalismo italiano, e che dovrà attendere I' Encyclopédie per una strutturazione sistematica. Il vero principio è quello della miniaturizzazione dell'intero universo in un luogo domestico e accessibile: si raccolgono pertanto rarità, curiosità, portenti, «cose notevoli'", quasi che ogni oggetto dovesse essere un campione individuale delle capacità creative dell'uomo o della stessa natura. Il virtuosismoe la soggettività appartengono. infatti, a entrambi: anzi. il senso della •variety1t,come la definl Peacham verso la metà del Seicento, è un gusto intellettuale derivato dalla natura stessa. Il collezionismo percorso da Adalgisa Lugli è cosl un itinerario all'interno dell'avventura della conoscenza medesima. A ogni tipo di collezione (quelle ecclesiastiche, quelle degli studioli, quelle di oggetti esotici, quelle di curiosità, quelle di invenzioni. quelle di oggetti naturali), corrisponde un mutamento nell'ideale del sapere, e ovviamente anche un mutamento di gusto nella produzione di oggetti d'arte o di consumo visivo. E qui è del resto il punto utile per una rapida conclusione. La produzione artistica e l'immaginario scientificodi cene epcx:he(pcrch~ no? anche della nostra) in molti casi procedono per amore di forma, per pura visibilità, e non per razionalità programmata. ~certo i termini 'meraviglia' e 'curiosità'. che sono stati in gran parte l'elemento propulsore dello sviluppo delle scienze, stanno scomparendo completamente dalla storia del collezionismo. E si ha il senso della perdita rileggendo le pagine di scienziati o di letterati ·curiosi' per i quali la meraviglia era stata per lungo tempo un metodo di operare ... '", sostiene Adalgisa Lugli nelle pagine conclusive del libro. Ma non si tratta di una perdita puramente estetizzante. L'ideale dell'ordine ineluttabile della scienza e della natura è principio che ha fatto progredire la scienza medesima, ma al lempo stesso ha contribuito a organizzare la conosccnz.a come struttura unica e monolitica. Le aberrazioni, te anamorfosi, i musei delle meraviglie, il senso del curioso, del nascosto, dello spettacolare, possono essere intesi anche come ultime forme di ribellione contro un sapere eccessivamente monocentrico, cui contrappongono l'ideale del policentrismo, la varietà dei punti di vista, l'estetica della diversità. Un'idea più «libera'" del sapere, se vogliamo. E soprattutto un'idea che intende il sapere come un grande piacere. f analisi t,Jlo spazio Autori vari Spaziogeografico t spuio socialt a c. di VincenzoVagagginì Milano, F. Angeli, 19802 pp. 200, lire 7500 Paul Clava! La nouvtUt G~raphit Paris. Puf, 1982 Kevin Lynch Il sensodel terrljorro trad. it. di Maria Parodi Milano, li Saggiatore, 1981 pp. 258, lire22.000 Antoine S. Bailly •Geografia della percezione e analisi quanlitativa» in Bollettinodella Società geograficaitaliana (gennaio-marzo 1983) 11 valore dello spazio è divenuto decisivo nella cultura recente. Si procede a studiare una struttura concettuale di base. polisemica e frammentata, in cui si presentano le con1raddiz.ionidell'esperienza vissuta, individuale e collettiva, dello spazio. La teoria di •campoit del relativismo di Einstein ha profondamente innovato le nostre nozioni di tempo e di spazio, e, con la crisi dello spazio •assoluto'" newtoniano, cioè dello spazio quantitativo ed esteso, contenitore di tutti gli oggetti o ad essi correlativo, e contrapposto al tempo. lo spazio è diventato proprietà delle cose, intrinseca relazione processuale. Lo spazio si pone in relazione alrosscrvatore-sperimentalore. E si danno più spazi relativi per quanti punti di vista o procedure siano possibili; e ogni spazio si definisce all'interno delle coordinate teoriche in cui è posto, ed è dunque connotato all'interno dei singoli linguaggi disciplinari. Non c'è struttura concettuale unitaria dello spazio reale, ma lo spazio assume significato dall'aggettivo che lo accompagna: è possibile parlare di spazio ecologico o naturale, di spazio sociale, economico. mentale, e di rappresentazione. e mitico.... Nel rigore degli spazi relativi, configurati a livello procedurale, si apre la distanza tra gli spazi, si pone la polisemicità degli stessi spazi vissuti, e si presenta il problema della loro comunicazione. Lo spazio è l'oggetto di una disciplina formale e deduttiva come la geometria, e in tale formulazione è un insieme di relazioni fondamentali espresse dagli assiomi, da cui viene dedotto un sistema coerente di proposizioni. Contemporaneamente. lo spazio è oggetto delle scienze naturali e sociali. che hanno elaborato i propri statuti epistemologici dello spazio. C'è una grande distanza tra la nozione di spazio- oggetto delle matematiche, - la nozione di spazio fisico delle scienze naturali e lo spazio della storia, costruito dall'uomo nel suo percorso sociale. E c'è lo spazio mentale, individuale e collettivo, la sua percezione, il suo apprendimento, la strutturazione delle procedure interpretative e di intervento decisionale. La geografia, scienza di confine tra naturale e sociale, ha dovuto fare i conti con questa diversa costruzione di senso degli spazi. e innanzi tutto fare i conti con se stessa. con il proprio statuto epistemologico. La geografia attuale ha ridefinito se stessa come scienzadello spazio e ha rifondato il suo sta• tuto epistemologico a partire da ta, si esaminano non più i luoghi ma l'intervento umano, la configurazione sociale del territorio. «L'uomo - ha scritto Paul Oaval - è al centro della riflessione: si sposta, genera o riceve flussi di beni e di informazioni. Percepisce lo spazio e lo valorizza. L'organizza per dominarlo it (P. Clava!, La nouvelle Giographie, p. 14). Si sono infatti posti negli anni scorsi, con lo spazio, i problemi del territorio, della morfologia strutturale, della produzione e dell'habitat, dei sistemi simbolici di produzione e consumo dello spazio, della sua gerarchizzazione, della sua alienazione. L'analisi dello spazio costituisce ora l'ottica nella quale si esaminano le strutture e i processi delle diverse società, con interesse particolare per quella capitalistica Fll$Sbmdu r lngnd Cai·~n in Schaucn dcr Engcl ( /975) d1D. Schm1d una teoria critica dello spazio. Ha ridefinito il proprio campo. o meglio la sua plurale esistenza - come ci ha insegnato Lucio Gambi, che di una visione critica e moderna della geografia è stato in ltalia portatore e maestro. fin dalla seconda metà degli anni cinquanta. Si pone dunque la questione del rapporto tra spazi logico-matematici e spazi delle rappresentazioni sociali, e in particolare della rappresentazione geografica - di quale rapporto esiste tra la relativizzazione degli spazi e l'analisi degli spazi economici, sociali, dell'habitat, della fruizione collettiva e individuale dello spazio. E si sono posti i problemi della percezione dello spazio, del suo apprendimento e del vissuto individuale. L'analisi dello spazio costituisce dunque un'ottica nuova con cui. a cominciare già dagli anni cinquannella sua peculiare produzione e consumo dello spazio. Sui risultati teorici e analitici raggiunti ~itorna a riflettere, dato che la questione dello spazio, della sua organizzazione sociale. della sua utilizzazione, del suo consumo. ha assunto tale criticità da costituire un problema di sopravvivenza. C'è una crisi della territorialità, appunto; infatti, è sul territorio che si manifestano gli squilibri e le devianze dell'attuale assetto economicoproduttivo e la perdita dell'identità sociale e culturale. La nuova geografia, Han·ty Nella revisione critica del concetto di spazio, si sono intrecciati due filoni principali: quello epistemologico. che proviene dall'empirismo logico, e quello sociologicopolitico. che ha le sue radici nelle discipline sociali.Tale revisioneha innanzi tutto messo fine alla tardiva sopravvivenza nella geografia di una concezione assoluta dello spazio, e ha svolto una prima riflessione critica sulla relativizzazione dello spazio in tutti i suoi aspetti. [nfatti, i caratteri peculiari della concezione tradizionale della geografia sono inestricabilmente connessi con la concezione assoluta dello spazio. Al suo protrarsi viene imputata la prevalenza descrittiva, la ricerca dei casi particolari e unici, una visione cioè dei fenomeni nei termini dell'unicità. E gli viene anche imputata l'incapacità, anzi il rifiuto a rendersi operante sul terreno socio-politico- insomma, la rinuncia conoscitiva e teoretica. La nuova geografia si è anzitutto configurata attraverso una •rottura'" epistemologica, un mutamento d'ottica. una crisi dei fondamenti, che l'ha trasformata da scienza delle localizzazioni in scienza umana, che delimita i campi diversi (quello ecologico. quello sociale), struttura un suo linguaggio tecnico, elabora i propri modelli. Clava! ha tracciato nel 'TI il percorso complesso e articolato della nuova geografia (come l'ha chiamata con termine fortunato Peter Gould nel '68). È un percorso che risale agli anni cinquanta in Usa e in Gran Bretagna, e partecipa del rinnovamento epistemologico nel• la dominante neopositivistica. Sulla nuova geometria si costituiscono taluni modelli e si svolge una propria riflessione teorica. È l'epoca della .istatistical geography1t.di una geografia quantitativa, che fa uso privilegiato delle procedure e dei linguaggimatematici e sceglie come proprio terreno lo spazio economico. È in polemica con questa prevalenza della ricerca di regolarità, ma soprattutto per la connessione tra geografia quantitativa e sistema e potere economico nella programmazione, che si strutturano le tendenze radicali all'interno della nuova geografia, facendo ricorso in alcuni casi anche alle stesse matrici teoriche, reinterpretandole e allargandole con la teoria dei sistemi o con l'introduzione di altri riferimenti teorici (alla fenomenologia, al marxismo). Il terreno di confronto e di lavoro rimane lo spazio economico e sociale: cambia l'ottica che è qui di rottura col •sistema'" e di intervento attivo (in Usa direttamente sul campo) nel Terzo Mondo. Per la ricostruzione epistemologica - in chiave non strettamente formalizzata di empirismo logico ma di utilizzazione di questo strumento metodologico già in direzione delle scienze sociali - va .segnalata l'analisi condotta da O. Harvey in Explana1ion in Geography del '(:f) (tradotta nei punti salienti nella pubblicazione collettiva curata da V. Vagaggini). Harvey è un teorico della geografia radicale statunitense della fine degli anni sessanta. li suo lavoro si colloca in un'area composita, che utilizza insieme gli strumenti del positivismo logico. del marxismo e della fenomenologia; e rende la ricerca geografica capace di orientamento sociale e politico, critico verso il capitalismo e disposto all'intervento. Harvey analizza il complesso. processo di transizione dalla primitiva e elementare esperienza tattile e visiva dello spazio ai contenuti spaziali intuitivi e alle formalizzazioni nel linguaggio metrico. In questo passaggio intervengono e interagiscono, con l'esperienza sensoriale, il mito e l'immagine, e la forma culturale e i contenuti scientifici. In tale analisi l'assunzione semplice e acritica dello spazio euclideo, come spazio relativo all'esperienza sensoriale, rivela la sua origine culturale nell'apprendimento, e il suo fondamento nell'esperienza tattile e motoria. ..,,. L'esperienza visiva, infatti, è più ~ vicinaallo spazio secondo Georgcs ·i F.B. Riemann, con curvatura ne- e:... gativa costante: noi non vediamo ~ ci~:~~:;: :,::;ale del concet- ~ to di spazio e le fasi della sua eia- ~ !:~:!~a~~ e::~~::;~r::it:~ i dagli studi fondamentali di Jean ::: Piaget e della sua scuola, e ad es.si ! Hanrey fa esplicito riferimento. -g Fin dal '56, infatti. Piaget ha rico- ~
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