AlessandroManzoni,Lagnosi ( Innosacro) DNatak dd 1805. Nota SlaD'inAo sacro «La posi» di AlalliandroMamooi t ignoto ai più che, intorno al Natale 1805,poco dopo il suo arrivo a Parigi, Alessandro Manzoni subl una profonda crisi religiosa. L'amico Curie! gli a1Jevapres1ato, quasi per ischcrzo, il monumentale studio del Lami, Della cre1iadei PoJcrini in Firenze, pubblicato a Osimo nel 1766, da cui aveva appreso delle origini bosniache di questa eresia. Di n. spinto da curiosità, aveva sfogliato lo Oriens Chrisrianus del Le Ouien (Parigi Madre chi fango, immagine, di ck~zion superna di mota incom~tti.bik conservatrice eterna, tu che da ltmpi incogniti ti genci e dispiqhi, tu cM non levi priqhi ali' Uno cM ristà, opra di rio demiurgo che conckmnò viveme il feto del Suo spurgo a sl dannar nasceme, cosa de~'Un distante conoscon le nu zolk, k larve t,u e le polle e il van ruo germogliar? Al/or che da/JeteM.bre ove laa la vita, miserabile anelito fu la tua spoglia uscila e al Dio perfetto ignota, disconosciwo dono e ome tanti, G. si era trovato in alcune circostanze della vita nella completa solitudine di fronte aJ mare o ad un'ampia distesa di sabbia e di ciuffi d·erba pallida che si disperdevano in un sistema indefinito di lontananze. In quelle occasioni, uscendo da quella maJattia che dura esattamente quanto i giorni feriali della settimana, nei quali si aprono gli sportelli delle banche e dell'anagrafe municipale e nelle scuole viene insegnata l'aritmetica, G. contemplava paesaggi che sembravano promesse ancora lontane. Quelle scene all'aria aperta dipendevano dall'inclinazione del padre, pittore, a sbarazzarsi anarchi- .5 ca.mente di ogni obbligo sociaJe. [ Desiderio che. insiemeall'indigenza, si estrinsecava nella propensione a consumare la colazione nei ·~ parchi, nei giardini e comunque _ nei luoghi all'aperto. ti Per quella sorta di divina trasmutazione che agli occhi dei bambini trasforma le consuetudini della miseria in altrettanti giuoc:hi,G. ] considerava un privilegio poter la- ~ sciare i suoi fratelli maggiori a ca2 sa, per prendere parte alle pie.cole S colazioni che i suoi genitori consu- ] ;:~~i::~I!~ !:~~i~~Ìi~:~e~~ i realtà quando consumava il conte1740), ed esiste una lettera al Curie) in cui prega l'amico di procurargli il d'Argentré, Co/lectio Juri• dica d~ Novis Erroribu.s, del 1725. Di qui nacque un profondo Ira• vaglio intellettuale che spinse sempre più lo scrittore, almeno per alcuni mesi, su posizioni gnostiche, filtrate attraverso una profonda rimeditazione della tradizione neoplatonica. Pare che Manzoni accarezzasse l'idea di un totinnosacro» sull'emanazione, quindi ripiegasse su un inno sulla Redenzione, in cui, sulla traccia di correnti marcionite e docctiste, si insisteva sul fatto che Cristo, emanazione di il tuo sofferto suono Nessuno non udì, a/lor che fu il tuo gemito gradito agli imi Eoni ma occulto fu il 1uo1remi10 ai ben più impervi troni, e in tuo terror sol vigile, sol del tuo mal secura. sc.ioglierefu tua cura la firaniadei di, allo, su te lo Spirito rinnovato, discese, d'inconsueta Fiaccola col Verbo un grembo accese, co.d che agli pMumatid fosse nota la gnosi che gli Arconti invidiosi ai fuici celar. Non s'incarnò quel Murmure nel grembo virginale ed il materno tramite Dio, a causa della sua divinità non pot~ di fatto incarnarsi in Maria e passò attraverso di essa, pef usare le parole di ireneo, «quasi aquam per tubum•. L'idea rimane nell'inno che ora si pubblica, ma inclusa finalmente in una più ampia celebrazione della sapienza gnostica. In una lettera tuttora inedita al Curiel, Manzoni confessa che avrebbe voluto intitolare rinno ..PistisSophia», ma che si era deciso per .. 1..a gnosi» onde rendere il suo messaggiopiù accessibile ai lettori digiuni di cultura ermetica. Perché Manzoni non diede alle passò come un canale: al giorno gli occhi attonito aprendo quasi immemore, quale sublime lemure gli elmi illuminò. Passò, ques10 nostalgico del Pleroma, da cui, esule dall'Ogdoade, si licenziò per Lui. Messo della Sofia ci consegnò il messaggio, e al fin di suo passaggio ali'Uno egli tornò. rudi e capi Basilide, e Valentin t'intese, il verbo di Carpocrate le Verbo ai puri rese. Di eterno pemecoste tremar consci Priscilla, Marcione e Maximi/la, identici ora a Te. stampe quest'inno, dì fattura perfetta e non inferiore, per purezza d'accenti e profondità teologica, a quelli che avrebbe scritto in seguito? La risposta è evidente. Negli anni che seguono, la morte dell'lmbonati, le nozze con Enrichetta e infine la conversione del 18!0 portano il Manzoni su posizioni abissalmente diverse da quelle manifestate in quest'opera. Anzi, è presumibilmente dopo la sua stesura che inizia l'intenso travaglio spirituale che porterà gradatamente Manzoni su posizioni ortodosse. Pare anzi che, subito dopo le nozze, egli divisasse di distruggere Ma a superar le tenebre dell'ospite palude di cui I' atra putredine l'ilico im!Nllt illude che di terror sia pronuba, sposi l'efello il Male che d'interstizio astrale s'offre a chi vuol passar. Nuova franchigia anmmzi, mistica proda, il vizio, chi prono lo prommzi gitl nasca a nuovo inizio, e ai mis1eritremando conosco il conoscibile, e sia l'occullo scibile polese a chi assenti. Nasca alfa nuova So/ima il Cataro orgoglioso, e volga il guardo a Sodoma l'Albigese curioso, che di pratica bulgara s'adorni il Bogomilo Lacosmologipaiccola nuto di una scatoletta di carne alla presenza della faccia sempre animata del padre e al contegno imbarazzato ma decoroso che sua madre portava sulla panchina di un pare.o.Con il tempo doveva essersi cristallizzata quella rivelazione in ciò che - non trovandosi nei libri - non può propriamente chiaAldo Gorgoni marsi una teoria estetica, la quale viene appositamente preparala e compilata da coloro che mangiano a casa con la tovaglia e le posate - ma che si può nondimeno considerare una convinzione che si è condensata neU'aria e che è rimasta per sempre ad aleggiare sospesa sui paesaggi, oppure una domanda che non ha ancora ricevuto risposta. Si tratta di qualcosa che non si può portare a casa, di cui non si può per esempio disporre in poltrona, ma che ci si deve procurare recandosi con le proprie gambe dove si presenta, se si presenta, là dove viene offerta, nei paesaggi appunto, dove uno trova da adulto la forma estetica che è stata suscitata dai digiuni o dalle semicolazioni consumate con i genitori sulle panchine dei giardini pubblici. Questa visione, nata lungo le ghiaie dei parchi nelle ore in cui non sono attraversati dalle persone che fanno pasti regolari. è qualcosa che non si può portare via, che resta e che si può trovare e che è sempre lontana. Come dire: laggiù, in fondo, o semplicemente: là. Era ed è per via di quella fame, esistita per lui da sempre, che G. - incontrando la distesa dell'argilla cosparsa di ciuffi d'erba che si per• deva in una vaga lontananza a perdita d'occhio - si sentiva nuovamente a contatto con ciò che era l'enigma dell'Universo. «Dev'essere l'enigma dell"Universo» pensava G. da bambino. Ma lui, in realtà, aveva continuato a pensarlo anche da adulto, anche a cin• quan1'anni, come un bambino inl'inno, ma evidentemente non se la senti di dare alle fiamme ogni copia o stesura della sua opera, così che un manoscritto si salvò fortunosamente, e rimase a lungo nascosto, occultato come di costume, e per fini venali, dagli eredi Leopardi. Siamo lieti di potere ora rendere pubblica questa pagina che getta una nuova luce sulla religiosità manzoniana, ben più ambigua e complessa di quanto vogliano far credere i facili apologeti. Umberto Eco t marchi del suo .Jtilo il martire Tempia, ... Risorga in stive inospili ai ponlos del Candòmbfe il culto che dal cespi1e di Mani si diffonde, e lo riscopra il bt/Jico coltivato, di Haiti, mistico sui suoi liti, al ritmo del Vud1ì. Così levi l'eletto all'Uno le sue ciglia. Poi che, per santo deuo, ali"Uno non somiglia, per info/libif fallo faccio di sl dissimile, spenro la carne umile, l'Imago che non t. vecchiato, che quella cosa sospesa da lontano, nel paesaggio, che parlava solo a lui per via della fa. me dei genitori era il problema suo e anche il problema dell'Universo. Per un effetto paragonabile alla predestinazione di cui hanno parlato i teologi, G. si ritrovava a confidare la propria esistenza alle curve delle strade in lontananza, al precipizio che gli alberi facevano con il cielo. G., per altro, non conosceva alcunchi di propriamente estetico o di tecnicamente definibile come cosmologico. In effetti, l'estetica e la cosmologia che si erano originate in compagnia dei suoi genitori sotto i platani dei giardini pubblici avevano avuto l'inconveniente di rendere inaccessibile G. alle tesi e teorie estetiche e cosmologiche propriamente dette, cioè consegnate in forma solida a testi, a volumi. Di qui la mancanza di comunicazione e di scambio tra le sue visioni esteticocosmologiche e quelle manifestate dagli altri. Si può dire, anzi. che esse non fossero mai entrate a far pane dell'esistenza reale, nel modo in cui vi rientravano quelle altrui, non appena venivano espresse, come se ci fosse già una forma pronta nel mondo a riceverle. Era come se la sua cosmologia e la sua
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