Lettere Vtrga t: dintorni In un articolo sul n. 47 di AJfa. beta («Critica vtrghiana .. J, Carlo A. Madrignani dtlintava un quadro rklla rttl!nu t mLno ucenu situazioM crilica vtrghiana, ora stimolata dai.vari cemtnari delk opere dtllo scrittort siciliano (gli «imnumcabi/i rili celtbralivi»). Tale <kscriziont, per I' tntità t il gtnut di proposizioni critiche avanzatt, cosi come per la loro prtssanlt e lroppo dtfmitiva inttnzionalità, cht grava su tuuo il ttstO t nt tktumina a voltt gli tsili più sa/~nti, può aurt a sua volta soggtt1a a un'ulttriore verifica, a qlllStO punto divtnUJa n«asaria per puntua• lizzart alcune qlllStioni, 1,1«chit t nuove, cht, rw,wstantt l'avanzare di altre t sempre più tkcisive tsigenu tsegetiche su Vuga, sembrano perdurare ancora sull'orizzonte degli studi a riguardo. E, sopra/tutto, determinare inwili e dannose confusUJni. Madrigrumi umbra 11olu tracdare un soko tkciso fra una tradizione criricaverghiana ora in declino, di carattere grosso modo «ideologico•, e un 'al1ra,incipiente, di tipo sempre più •fLlologico•. La prima avreb~ avuJo il merito di individuare, in un •periodo eroico• fondamenta/mente riconducibile agli anni dLJ/'impegno culturale a favore del neorealismo (ma anche prima, nel d1ff,ci/e e delicato trapasso a canoni critici postcrociani da parte di una generazione che crociana. si rico,wsava, almeno JJ(!frormazione}, in un certo Vergo uno tkgli emblemi più significativi di quel/' •evolversi di un gusto nuovo•, di quello «ba11agliatklle idet• che rappruentertbbe l'esito più alto della critica avanzata e progressista di quegli anni. D'altra parte, i tempi sono cambiati, /'.ideologia• vacilla: sempre secondo Madrignani, si assisteoggi a un.a fa.se critica che rischia di risolversi in decisa involuzione, a un periodo in cui al «rissoso imptgno della critica preatknle• sta sostinandcni la «neutralità delle interpretazioni•, nonchi la •Santificazione della verifica•: I l'aHento della •filologia., assunta tout coun come «gestioneaccademica•, •normalizzazione forzata dello scriltore diverso e scostante•. •rirorno all'ordint•, insomma. La dicoromia sudde11a appare evidtnttmente troppo forte, oltrt che ridulliva, anche a chi l'ha tracClata,e il lato risentedi questa parricolare ambiguità; ma ciò cht adesso vorrei più sottolineare i il fallo che, nonostante Madrignani non possa fare a meno di indicare, più o meno velatamente, dei limili e difttti mterpretativi, oggi non pii, accettabili. sull'opera l'erghianada parte della l'ecchiacritica di orien1amen10«ideologico• (ma anche su questo krmine e sul suo uso SptSSO improprio occo"erebM una buona volta pu.nruali:zzare},d'altra parte ponga questa tradizione, allo stato altuale, come ragguardevole e indisptnsabilt punto di riftrimtnto per ~ le ipotesi di studio future. Questa ::: affermazione può, al contrario, ri- t su/tare molto discutibile, lascia in fondo mollo perplessi: come i on- ~ cora possibile, ad esempio, indicare ne La terra trema di Visconti -~ un'immagine privilegiata di Vtrga t senza notare che probabilmenle era ~ ~:~::;:s~~:~'::i":g:: i!;!:~z; per certi versi fonda tullora un am- ] biguo e riduttivo canone di valuta- ~ zione al riguardo? (A parte qual- • siasi giudizio sul film.. cht è comunque tutt'altra cosa da un romanzo. bisogna evidenziare il /0110 che l'aspetto falsante di quell'operazione cul1uralederil'ava dall'istituire, tra il film e il libro in questione, un rapporto d'autoritd inaccettabile: fu ben triste fortuna allora quella di Verga, se un'opera ci11ema1ograficadoveut costituire il pilì rtale valore e muito di uno scrittore!} Evidentemente, il problema è un altro, e ciol che una veramente valida tradizione critica su Vtrga in Italia non esiste e, tranne alcune«.· cezioni, non i mai esistita; e Madrignani. con il suo intervento, si colloca invariabilmente all'interno di questa assenza cht, semmai, è comunque sintomo di una situazione stagnante e inl'Olutil'a.Se d'altra parte esiste qualche valido precedente da l'aiutare e utilizzare per gli srudi a venire (che, si spera, sa• ranno numuosi}, questo va ricercalo senz'altro altrove, ad esempio in alcune acwe pagine che su Ve,ia scrisse Giacomo Debenedetti (... } in cui si indicavano nuove possibi• lità interpretatil't, ancora non ulilizzate. Ad esempio, l'indicazione sulla caricaantropologica del mondo verghUlno, ipotesi che sard poi tardivamente recuperata proprio in area «ideologica•. D'altra parte, tale impasse critica (percht di questo fondamentalmente si traila, e su questo insomma si dovrebM discutere} non i comprensWile del tulio se non si inserisce in un contesto più ampio, che coinvolge inel'ilabilmente tutta una particolare tradizione critica italiana, e che può ptrmeuert di ricondurre il discorso su Vergaa una serie di punti di riferimento senz'alni, gral'a su/l'orizzonte degli slUdi verghiani, e non solo su di tssi, in Italia. Rocco Carbone Per rispondere con la dovuta brevità, posso aggiungere che il 1itolo mio del pezzo era «Verga fra i classici.., col quale intendevo esprimere una velata preoccupazione circa reventuale rischio di mu.scificaree accademizzare l'opera di Verga, sottraendola in tal modo a ogni possibile fruizione critico-ideologica. Nasceva cosl una quasi inevitabile (ma se si vuole, invece, evitabilissima) nostalgia per quella complessa operazione critica dei decenni successivi al doix,guerra, con cui si era cercato d'interpretare Verga congiungendo il suo materialismo con certo marxismo dei lettori dei nos1ri giorni. Il risultato io continuo a valutarlo positivo (pur consapevole dei limiti di siffatta forzatura attualizzante) sia a livello delle singole «scoperte» ideologico-testua• li, sia più in generale come elemento di una critica militante di largo respiro, che toccava nel vivo i presupposti stessi della cultura e dell'arte di quegli anni. Si dirà che i tempi passano, che tutto cambia, che la cri1ica si è «evoluta.., ecc. E si aggiungerà il facile, ma vero, argomento che è tempo che anche i critici italiani escano dal chiuso della loro provincia. Tutto vero. Anche per Verga è bene che ci si muova in questa ottica, ma non per questo è da considerare inutilizzabile ogni tro più congeniali. Inutile insistere, allora, sul /0110che la critica letteraria in Italiaper troppo tempo si i mossa entro dei limiti angusti, in gran parte dettati da un retroterra fortemente idealistico poi trasferitosi, in un trapasso di perfttta continuità, a dei canoni di tipo storici- 1 stico e marxista (... }. Semiotica a scacchi Cara Alfabeta, ci sono dei campi del sapere, tra cui il gioco degli scacchi. in cui i11 Italia i quasi obbligatorio esibire una cospicua ignoranza. Non ho mai trol'ato nella s1ampa italiana (tranne nelle riviste specializzate) una metafora scacchistica usata correttamente. Ma Alfabeta, rivista con ambizioni cosmopolite, dovrebbe evitare queste metafore pigre, vero? Al dunque: nell'articoletto di Cosimo Mintrvini sulla semiotica teatrale (Alfabeta n. 52) si afferma che negli scacchi i buon giocatore colui che prevede •il maggior numero possibile di mosse dell'avversario». Ma quando mai? Questa i la concezione degli scacchi in vigore presso i ragazzini di otto o dieci anni q"ando lo :io gli regalala prima scacchiera. A11chesenza Ol'er ltllO Edgar Alla11Poe, si dol'rebbe sapere che solo quando la posizione è semplicissima si possono prevedere le mosse. Cl un famoso matto dichiarato in sedici mosse di Blackburn che i molto facile (lo pm} capire persino un mediocrissimo problemista come me} percht la posizione i schematica. Normalmente le decisioni a scacchi sono strategiche, 1101p1rofetiche. Al contrario della dama, in cui si possono prel'edere molte mosse successive dtll'avversario, negli scacchi si prevedi! uno sviluppo tendenziale della partita, non una urie di botte e risposte. li signor Minervini dtl't aver l'isto una scacchiua solo nei films di Hollywood, quando si vuole impos1are un personaggio imel/ettuale ùiquadrando il SllO volto meditabondo dal'anti a un problema di scacchi. Al punto finale: se cambia la metafora iniziale sugli scacchi, dovrebbe cambiare tutto l'articolo. E SI!cambia l'articolo. forse dovrebbe cambiare anche il soggeuo del- /' articolo, ci<d la Sl!miotica, vero? Cordialmente Guido Almansi Camucia, 26 settembre 1983 colpe sulla collettil'ità I!og11iproblema subisce pericolosi rinvii. Il più grave di questi problemi i quello collegabile alla disfunzio11e degli istituti t organismi che presiedono sulla cartaalla difesa dell'ambiente. Diciamo ·sulla carta' trattandosi per lo pilÌ di organismi squisitameme burocra1ici,prerogatil'a italia11adovuta al fatto che nel nostro Paese gli addttti a tali organismi sono in gran parte persone del tutto disinteressate ai problemi che dovrebbero risolvere, dedite a un aseuico lavoro amministrativo di tipo statale, alieno dalla realtà vera del Paese. Poicht il nostro i a,rcht il Paese dei discorsi astratti, si l'UOleillustrare con 1m esempio il quadro abbozzaw e ci si riferisce i,1 proposito al problema concreto de/l'assunzione del personale. Ecco un giovane che sogna di specializzarsi nello studio e nella cura degli animali stivatici, quelli che l'ivono ptr l'appunto nti Parchi nazionali. Che cosa/a? Si iscri1,•aellafacoltà di Vtttrinaria optando, ove possibile, per le materie che si riferiscono all'ecologia e alla vita degli animali stillatici. Natura/mefite, per operare bene in u11 Parco bisogna approfondire tutte le scienze inerenti alla natura (zoologia, botanica, biologia, ecc.} ma, poicht l una lafacolttJ alla quale ci si può iscrivere, il nostro studente sceglie quella che raggruppa il maggior numero di tsami inerenti alle discipline suddette, ci<dVeterinaria. Per di pi14,il 11ostrogiovane, puntando sempre alla propria preparazio11especifica, ha preferito al liceo un Istituto teorico agrario, e precisameme il «801,signori• di Remedello, presso Brescia, assai rinomato per gli studi di gt!ologia, botanica. ecc. - cioè di quelle malt· rit chi! avrtbMro fatto ouitno contorno alla facoltà di Veteri11aria. Orbene, questo giovane ha creduto - comi! crede lamaggior parte della geme cormme, ig11amdei misteri della burocrazia - che w, lallreato i11Veterinariaco11questi pre- -------------, cedemi di preparazione li livello di li mito dei Parchi nazionali L ·auuale condizione critica di Verga risente, come già dello, di ... questa generale carenza di nuove metodologie. Una nUOl'Ocritica verghiana, se ci sarà, dovrd 11ecessariamente articolarsi in questa direzione, per offrire più validi moDa anni, molti anni. si parla di problemi ecologici, di difesa della natura, di necessità collettive di ri• creazione in luoghi l'trdi, ma il tut- _1..___ 1.._-i tosi esaurisce in m, fiume di paroscuola media superiore sia il soggeuo ideale per essere c,ss1111101ei Parchi 11azio,rali. E Ùll'tCe 11eiParchi nazionali 1101c1i so110\leteri11ari 11t c·l l'inte11zione di assumerne. Comt mai? si chiederà la geme fi· duciosa ntl buo11stnso. Percht da noi, quando gli animali 11eiParchi si amma/0110di qualche tpidt!mia, se nt comperano degli a/lri alfestero: abbiamo comperalo stambecchi i,r Svizzera, abbiamo comperato persino delle formiche da bosco (Formica rufaJ. dt!lli di inltrvento sui tt!Sti,dare la possibilità di un nuovo genere di esegesi. È sopra11u110nt!I caso dei grandi romanzi dello scrittore siciliano che questa esigenza di rinnol'amento può a mio parere trOl'are grosse spinte risolutive. Mi riferisco naturalmente al Mastro don Gesualdo, e, più in particolare. ai Malavoglia. opere che, per la loro eccezionale complessità di iati letterari. possono aprire il 1,•arcoa un nuovo tipo di studi, fa1,·on·rel'int• vitabile conrergenza con una me10dolog1a d·oritn1amtnto semiotico lato sensu. (... ) Ma i forst imuile, in questa St· de, insisteresulle effettii'e possibililà critiche che una l'alida e rim10l'a1alettura dell'opera 11erghia11paub dart, g,accht il problema è un allro. e cioi che ogni successil'O inturento critico dovrd necessariamente liberarsi da un lato dei molti pregiudizi sedimentatisi Slllla produzio11edi Verga (e che hanno costituito, fauore non meno importante, ancht!dt!iprivilegiati m<xltlli di fruizione di essa, ora consunti); d'altra parte, riferire tale ipo1esial più generale dibattito teorico-criti• co che in questi anni si i venuto sempre più affermando. Infine, cercare di compre.ndtrt che, se dei rischi (ma quali?} esistono per un'operazione del genere. soprat1u110da pane di una critica che a tult'oggi vuole definirsi •ideologica•, che l'engano. Saranno senz'altro minori ai rischi di facili generalizzazioni e di grossa co11/11.sio11t cht attualmente. salvo rare eccezioapproccio «politico» (nel senso più lato possibile, naturalmente) agli scrittori, e alla scrittura. So che fa. re il nome di LukAcs sa molto di superato e quasi di archeologico; eppure la sua grande e con1raddit1oria opera merita ancora anenzione, magari diversa che nel passato e di certo in relazione con altre sopraggiunte is1anzecritiche e metodologiche. Il grande problema di questi anni semiologici è come far valere tali recenti e ormai fin troppo accreditate valenze critiche integrandole con una precisa visione del mondo e coi suoi presupposti filosofico-ideologici. Insomma materialismo. marxismo. politicità dcll':1rte. ecc.. aspeuano di essere ria1tualiu:ati e inseriti in un discorso sul metodo e sulla prassi della critica letteraria alla luce di esperienze ed esigenze che è urgente quanto difficile riuscire a convogliare in un"iix,tesi operativa di «nuova critica». Non si tratta quindi di nostalgia quando ricordo il fascino e l'importanza del •Verga ideologico... Si tratta di tentare di proporre un discorso complessivo sulla critica che sta a cuore a molli studiosi e intellettuali. Tan10 è vero che un certo gruppo di loro (fra cui anche il sonoscrit10) questo discorso lo riproix,ngono con una nuova rivista, dal titolo dantesco L'ombra d0Argo. che oserà cercare di riprendere il discorso •per uno studio materialistico della !eteratura ... Carlo A. Madrigmmi le, almeno nel nostro Paesi!, che può vantare una delle minori percemuali di luoghi proteui. Forse non tutti sanno chi! in Italia, area geografica ricca dei pilì svariati paesaggi, i Parchi nazionali sono soltanto cinque (il quinto dei quali recentemen1e costituito), con w,a superficie globale clrt si aggira sui 200-250.{J(K)ettari. rappresentanti I'I per cento della superficii! agraria e foratale complasfra (circa25 milioni di Ha). Si aggiu11ga complemento dtl panorama che i 17,5 milioni di Ha colti11ativanno num mano regredendo e assouigliandosi per l'abbandono progressivo delle terre moma11ee collinari. Se si passa al campo forestale. si rilel'a che I'abbmu/0110alla sveculazione edilizia e llltreCtllLftco11comitami hanno generato un fortissimo deficit nella 11ostra bila11cia commerciale, obbligandoci all'importazione di legnami l'arida Paesi i quali con una b1lo11a•politica verdt• riescono a rical'are da 1m analogo bosco il triplo. se 1101i1l quadmplo, di quello che si raccoglie ili Italia. Un esempio pertineme: me11• tre in Lombardia. zo11al'OCata,si ottiene una produzione media annua per Ha di 0,8 mc, nella confinante Svizzera la corrispondente mtdia sale a 3,9 mc per Ha. La ragione l'eradi queste disfm,- zioni sia nella deficienza legisla1iva e polilica. Se i11agricolmra qualcosa si muove, in quanto il pri,,ato paga diret1amt11tegli sbtlgli del si• stema, a lil'ello di terrilorio e di situazione ambiema/e si scaric,1110le Tutti /ranno Cl!rtoletto sui giornali che rtt:enttmtl/lt 11e/ Pt1rcodel Gran Paradiso i camosci erano affetti da una gral't malauia infcufra, la cheratocongi11111ivitem, a forse pochi sa1111c0l,e in quel Parco entrò come vetermario volontario un l'eterinariocom1111alec,he si formò lentameme ww specializzazione a proprie spese. A questo punto si pone una ,Joma11da:il 11ostrogio11a113e·111de11te di Veterinaria cosa dol'rà fare, quando si /aureerd. per farsi per-· donare l'errore di avtr scelto Veterinaria alfine di curare e salvaregli animali dei Parchi, e magari anche prevenime le malauie? E se per di pili questo swde111e,di condizione modesta e già perito agrario, l'Oltsse cominciare a lal'orare i11 1m Parco (dol'e si assumono anche licenziati di terza media), ,ma sorta di seminario pratico 11elfuniversodegli a11ima/istillatici, potrebbe farlo? Se qualcuno al'dst la cortesia di sbrogliare questa malassa legislati- \la, rispondendo a Alfabeta, chi scril'e qui glime sareb~ molto gra10. Giuseppe Bordogna Milano, 011obre1983
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==