Alfabeta - anno VI - n. 56 - gennaio 1984

TecnologJJ,_fealrale e orreva il 1966. Una classe di ncoallicvi attori della Scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro veniva condotta a vedere il primo spettacolo. Si trauava dei Giganti della montagna messi in scena da Strehlcr, che si concludevano ron l'immagine del sipario di ferro calante con meccanica e implacabile forza a distruggere il carro dei comici. Uno stridore memorabile. Lo spettacolo assumeva il •mi• to» pirandelliano nel tentativo di definire il ruolo del teatro nella società moderna, di cui la macchina e la tecnologia apparivano come i simboli vincenti. Strchler non era ceno immemore dei tentativi delle avang•.Jardienovecentesche di recepire dalla technc una grammatica di forme nuove. ma evidentemente non si sentiva di condividere tale ottimismo. Erano infatti i Giganti dominatori della montagna-fabbrica a opporre ai poveri comici esterrefatti un balletto di esseri meccanici, visivamente imparentati a quelli già apparsi sulla scena del Bauhaus e ai manichini metafisici di de Chirico. Il senso era quello di uno scenario dell'era tecnocratica che tagliava i rapporti con la tradizione: i Giganti dicevano che gli attori non servivano più. la rappresentazione sarebbe stata opera di esseri nuovi, anisti e tecnici in una misura che non era dato sapere. Si può immaginare il senso di inibizione e di smarrimento che lo spettacolo aveva impresso negli occhi di quei ragam che si stringevano a grappolo da qualche parte, in balconata. Cera voluto del tem• Z elig, ml film omonimo di Woody Allen, diviem un caso dinico e una gloria nazionale (oltre che un fenomeno da ba• raccone) a causa del proprio conformismo, che lo spinge a trasformarti in tUlk k pr.rsoneche incontra. Ora, dal vtrsa.nJeappartnttmente opposto (la t«Jria dell'oltrtuomo), FriedrichNietzsche scrive a Jakob Burckhardt, insigne slorico e già suo amico t collegaall'LJ. nivtnità di Basilea, la squtntt lettera (daJaJa Torino, 6 gennaio 1889): «Caro signor professore, alla fine sarti s1a10mollo più volentieri professore basilttse che Dio; ma non ho osato spingere cosi /omano il mio egoismo privato da omt:tlt:rt, pr.r causa sua, la creazione del mondo. Come vt:dt, bisogna fare sacrifici, comunque e dovunq~ si viva. (... ) ~ «Quel cht t sgradevole t nuoce alla mia modestia t il /a110che in ·i fondo io sono ogni nome nella sto- - ria; anche per i figli che ho maso ""' al mondo lt cose stanno in modo ~ 1aleche rifle110con una certa diflie:> dt:nza se tutti quelli cht vengono 1 ntl 'regno di Dio' vengano anche ::;, da Dio. Per due volte, questo au• ~ tunno, mi sono tro1:ato, vestito il i minimo possibile, ai miei funerali, Q laprima vol1acomt conte Robilam j (no, questi t mio figlio, in quanto ~ io sono Carlo Al~rto, la mia natupo, e una meditazione collettiva, per intendere che il senso dei Giganti non era tutto nel suo messaggio più evidente: era stato proprio il teatro a porsi l'interrogativo della sua funzione, con una drammaturgia e con i mezzi attorali e tecnici della sua tradizione. Insomma, era un funerale per finta, co-- me cerimonia magica di esorcismo. A distanza di anni. possiamo c.onsiderare quello spettacolo co-- mc una tappa dell'immaginario teatrale, per avere interrogato un genere sulla sua legittimità in un mondo cambiato, e.onun forte ac• cento di sospetto e sfiducia nel fu. turo tecnologico. Nello stesso pc· riodo il «teatro povero• di Gr<r towski era allo zenit con /I principe Costante, e praticamente tutta la neoavanguardia del momento tendeva a privilegiare l'attore sull'apparato. lettiva nell'infonnazione di massa, la perdita di godimento nella spettacolarità,,'; cd è difficile non pensare a un'interconnessione Ira i due fenomeni, essendo l'informazione e la cultura ormai prodotti ad alto contenuto tecnologico. Per quanto riguarda il teatro, poi. siamo forse finalmente arrivali alla coscienza della sua ..:minoritb:. owero alla presa d'ano dell'irrccomincia a capire che quella mina. rità è una condizione da cui non si può prescindere e da cui, anzi, si possono ricavare dei preziosi presupposti d'azione. Il teatro in generale verrebbe a configurarsi c<r me •un labora1orio della lingua e dei gesti di una nazione•\ rinunciando al compito di rispecchiare e riproporre un·immagine della realtà come quella offerta dalla cronaca dei quotidiani; inoltre, il teatro di ricerca lavorerebbe sui meccanismi più sofisticali e nuovi attraverso cui la sociocultura si riproduce e, nello stesso tempo, accoglierebbe un contrappunto immaginario e creativo. 11 panorama dell'applicazione tecnologica alla scena è molto vasto ma anche ripetitivo. Ci limiteremo perciò a alcuni esempi. In Italia. l'uso dell'amplificazione e dei modi elettronici di interte orientamento «sonoro•. come Robcn Ashley e Laurie Anderson). Davanti a tutti, cronologicamente e per radicalità di una ricerca da precursore, John Cage. Oggi capita sempre più spesso di assistere a spettacoli teatrali che fanno uso dei microfoni, ma si tratta quasi sempre di attori con poca voce e comunque di registi che tentano una colonizzazione del sensorio del pubblico, oppure delJ'emulare l'effetto di altri media, o ancora della velleità di porlare a dimensione spettacolare una naturalità ~sussurrata». A questo proposito, dobbiamo nota• re una costante del teatro: rinn<r vazione conosce un uso degradato e improprio in una quantità di casi statisticamente più rilevanti e soprat1ut10 nella «medianità• produttiva, mentre conserva e sviluppa il proprio carattere creativo in esperienze, magari poco legittima• Corre il 1984. Il timore della tecnica e il ritiro in una dimensiovento sulla voce nel teatro comin- te, come quelle del teatro di ricerciano con Leo De Berardinis. an- ca. ne anigiana a base tradizionale cora negli anni sessanta. Si trattaesistono ancora, ma ~ fonissima va - e ancora è cosl per Leo, per l'enfasi sulla tecnologia e i nuovi Carmelo Bene e pochi altri - di media come terreno di fondazione ~---------~ incorporare il mczz.oin una pho,ié di nuove grammatiche rappresen- ii~u~~k~!lho;~::;i;:r, (/ 970) d'attore, di utilizzarlo come un tative. Il mito tecnologico, nelle nuovo strumento musicale da solsue diverse forme, è presente in versibile cambio di condizione che lecitare principalmente con la voogni zona della produzione tcatra- esso ha subito nel Novecento. di• ce, e di esplorarlo nelle vastissime le, cosl che la casistica del rappor- ventando un medium di propor- possibilità combinatorie che preto tcatr<rtecnologia fornisce oggi zioni modeste rispetto agli altri. suppone, oltre che di seguirlo e più che mai l'indice di una ricerca dunque esentato dall'incarico di sollecitarlo nella sua evoluzione di contemporaneità. rappresentatività ~torte• ncll'im- tecnica. La prospettiva è quella di Il mito tecnologico si manifesta maginario sociale di un·epoca. una voce-poeta. la stessa che ha nel momento in cui si deve pure Per quanto il successo di pubbli- connotato Demetrio Stratos, gioconstatarc «la dissoluzione dell'e• co e l'incremento statistico delle vane grande e poco conosciuto sperienza individuale. che è ridot- presenze vengano ancora conside- maestro in Europa. e almeno ~,fo. ta all'accadimento banale; e la rati i dati incontrovertibili della redith Monk oltreoceano (per non perdita di radici e di memoria col- sua funzionalità sociale, qualcuno parlare dei performers a prevalenZarath~!.!!e!'Zelig ra sotto) ma Antonelli ero proprio io. «Caro signor professore, dovrebbe vedere questo t:difido; giacchi sono assolutamente inesperto nelle cose che creo, a I.Lit permts• sa qualsiasi critica, e io so,io grato senza poter promelltrt di trarne vantaggio. Noi artisti siamo incorreggibili. Oggi mi sono visto 11n'operetta gtnial-moresca; ptr l'occasione ho constatalo con compiacirMntO cht adesso Mosca t anche Roma sono cose grandiose. Come vede. non mi si nega dtl talento nemme,io per il paesaggio. Pensi unpo', potremmo /art: una belli.ssi• ma chiacchierata. Torino 11011 t !omana, per ora non ci sono sui im{Ngni professionali, Jartbbt possibile procurare una bottiglia di vino della Valtellina. È prescritto il negligé. Con cordiale affttro, Suo Nietzsche. «Vado dap{Nrtutto nt:Imio vestito da studtmt. Ogni tanto ballo sulla spalla a qualcuno t dico: siamo contenti? son dio, ho fatto questa caricatura .. « Domani viene mio figlio Um· Mrto con la graziosa Margherita, cht: {NrtJ riceverò tgualmtntt: in maniche di camicia.. «li resto per la signora Cosima .. Arian11a... Di tempo in tempo si fanno incanti.. «Ho fallo mellt:rt:in catene Caifa; l'anno passato sono stato crocifisso dai medici 1tdeschi in modo molto pt:,ioso. Aboliti Guglielmo, Bismarck e tutti gli amisemiti. « Di questa letterapuò fare qual• siasi uso cht:non diminuisca la mia considerazione presso i basi/usi•. Ques1anotevole ltllera di Nietz· scht costituisce una sor1a di commento a Zelig - quamo me110,descrive due vitt sorprendememe11te parallele. Le a11alogieche u11iscono Zt:lig a Zarathustra, il Co11/ormista al/'Ollreuomo, sono sia esteriori che interiori, e vanno al di là dtl gtntrt comico a cui appartengono tanto il film di l-VoodyAlle11 quamo il 'biglietto della follia' di Nietzsche a Burckhardt (che A11drt BrttOII raccoglierà 11ella Anthologie de l'humour noir; ma qui ho riportato la 1,•ersiondei Mazzino Montinari nel Caneggio Nietzsche-Burckhardt, Torino, Boringhieri. 1961. pp. 41•44). Intanto, pii, di ima circos1a,iza esistenziale accomu11aZelig a Za• rathustra: 11010suo malgrado il pri• mo, dedito ptr tu11ala 1•itaalla/ab• bricazio11t:dtlla propria gloria pos/uma il seco11do - cadono entrambi ntllt mani di u11asorella profittaITice e di 1m cogna10 scroccone (la sorella di Zelig e il mariro che s/ruuano il Conformista trasformandolo in Ft:11omeno,fiu,a,ido l'affare. 'ovviamente' con l'aimo dqli psichiatri; la losca Eliza~th F6rsttr-Nit1Zscht t il marito Btrnhard, 11azisti,antisemiti, t falsari delle sue opere). Poi, sia Ztlig cht Zarathustra incontreranno una psichiatra con i,ittnzioni poco chiare, e nti cui con· fronti es.si concepiranno progetti matrimoniali (Mia Farrow, in Zelig; t Lou Salomt, che 1emt) di 'avere u,ia storia' con Nietzsche, fallita anche a causa della sorella e della madre di lui, t: che in seguito diverrà discepola di Freud, scrivendo importanli saggi). Certo, le 'fortune' di Zelig e di Zarathustra non sono paragonabili. A quest'ullimo sono Slatidedicati libri talora importalllissimi (Heidegger, Lowith, Lukdcs. Deleuze, ecc.); memre Zt:lig ha ÙI sostanza una sola me11zio11leetteraria di rilievo, nti diari di Fitzgerald, dove si descrive uno 'strano tipo· cht a una festa prima parla con accento bos1011ia11e0si dichiara co,iservatore, e poi - con gli sguaueri - parla in slang professa11dola propria fede democratica. I commellli frettolosi, t:forse vo• lwamente ovvi, del solito Btllow, della Somag, di Bettt:lht:im t: di Hovt. ecc., a proposito del fallo e del fenomeno Zelig, no,i surroga· no certo una bibliografia di qualche centinaio di ti/oli.Ma, i11compenso, a Zarathustra Liliana Cava• ,ii ha dedicato u110 dei peggiori film degli ultimi anni, mtfllrt! Zelig t un bel film. L'illuminotecnica non ha realizzato innovazioni sostanziali nel campo dei rinettori. negli ultimi anni. È però cresciuta la sua importanza come elemento scenografico e drammaturgico. per vari motivi: evoluzione dell'uso della luce in altre situazioni sociali (la. cali da ballo, film, feste, ccc.). formazione di una nuova generazione di tecnici culturalmente coinvolti nel lavoro teatrale, possibilità di disegnare e variare con la luce una scenografia non realistica. Il Ugh1design è diventata una professionesempre più importante, sia nella creazione di figure di specialisti che come specialil!tincorpoT1mavia - come mostra be11e,a mio avviso, questa leuua - sono sicuramente più imporwmi i legami imrinst:d t:profondi che uniscono il Conformista all'Oltrtuomo. Su questo punto si potrebbe scrivere moltissimo, sulla scia tanto della esegesi nie1Zsc/1eanaqua1110dtl film di l-VoodyAllen. Mi limito a osservare un dato ovvio. Il cama• leomismo no,i t il segno di una 'perso11alitàdtbolt', come vorrt:b· bt la diag11osfirettolosa dei medici di Zelig (compresa la psichiatra che lo restituisce alla norma). Può anzi essere il contrario. Tra gli altri - per esempio i Sofisti - lo ricorda Scl1opc11liauer,ie/ Mondo come volontà e rappresen• tazione: il grand'uomo (po,riamo: Napoleone) si mescola agli eventi, pt:rdt lapropria soggeuivittl, si perde 11ellavolontà u11ivtrsale. Più prtcisamt11tt, non t affatto esclll.SO che - come hanno 1101atovari com• memmori di Nietzsche - lo Uebermensch 1101s1ia 1m 'Superuomo', ma appunto 1m 'Ollrei,omo' privo di soggettivitàe cht (scrive DeltllU in Differenza e ripetizione) si prt• sema comt un essere •St11za11omt, se,iza famiglia, se,iza q11alitd,senza ego tté io( ... ) un ·ptebto' dett:n• tore di 1m segreto•. Zelig di Woody Alleo (Usa, 1983)

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