Alfabeta - anno VI - n. 56 - gennaio 1984

Il nuovocorpoamoroso Umberto Galimberti Il corpo. Aatropologia, psicoanalisi, fenom<nologja Milano, Feltrinelli, 1983 pp. 339, lire 30.000 Franco Fomari La lezione freudiana. Ptt una nuova psicoanalisi Milano, Fcltrinclli, 1983 pp. 249, lire 25.000 Franco Crespi Esistenza e simbolico Milano, Feltrinelli, 1978 pp. 150, lire 10.000 Gemma C.OrradiFiumara Funz.iooc si.rnbolica e mosof'ta dd linguaggio Torino, Boringhieri, 1980 pp. 272, lire 18.000 D i un sapere che eccede il soggetto, fendendolo o scavalcandolo, ha sempre avuto cognizione il poeta, o l'uomo sognante, o la popolazione «primitiva», dal momento che ..originariamente le parole erano magie e, ancor oggi, la parola ha conservato molto del suo potere magico» (S. Freud, 1917). Vogliamo dire che un"eccedenza essenziale abita alcune dimensioni particolari di produzione del senso, sia che questa venga vista come intralcio discorsivo (per sovrabbondanza di scene, o di catene semantiche, sino alla de-fonnazione), sia che si manifesti come diffe.re.nza (E. Levinas) culturale, incatturabile scarto che spiazza il logoccntrismo della nostra secolare tradizione platonico-cartesiana. Sembra porsi, in questi ambiti. il problema di una «polenza,. au10referenziale (oscillazione fra il ..d. io interno• e il rischio di perdersi, implicita nella qualità «magica• di quel sapere), disturbante e eccentrica rispetto a un po1ere istituzionale. dato come sistema di riduzione e di assorbimento degli scarti (positive. feedback accrescitivo, di contro a un negative. feedback normalizzante, nei tennini della cibernetica). Il pensiero poetante, il pensiero onirico, il pensiero selvaggio - anche nell'analisi di un Foucault o di un Baudrillard - si presentano come inassorbibili manifestazioni di verità altra rispetto alla buona forma e al buon ordine di una ratio omogeneizzante. Situazioni-limite, vicende di demarcazioni, di espulsioni (fuori) e di rimozioni (dentro): «Interrogare una cultura sulle sue esperienze-limite significa interrogarla ai confini della storia, su una lacerazione che è come la nascita stessa della sua storib (M. Foucault. 1961). Ma Foucault stesso ha detto di non aver voluto fare la storia - in positivo - di questo linguaggio dell'esclusione, quanto piuttosto 2'.: tracciare l'archeologia di un silen- .5 zio. Tale «muta esperienza,. - sia [ pure in un'altra lingua, con un'al- ..,. tra logica - parla e, dall'in-fanzia ~ in cui è relegata, fa sentire, in modo necessariamente dia-bo/ico ( di- -~ vidente. separante), il suo inaudi- [ to sim-bolico (la sua inedita unità, ~ il suo sconcertante flusso di scam- ~ bio. il suo «mettere assieme•). In questa cornice prende risalto ] lo splendido studio multidiscipli- ~ nare (Antropologia, psicoanalisi, - fenomenologia è il sottotitolo del libro) di Umberto Galimberti, che individua il corpo quale luogo/ non-luogo che da Platone alla modernità, e in vari «campi• del sapere - semiologia, psichiatria, psicoanalisi, etnologia, filosofia, teer logia, sociologia, economia, - figura come pietra angolare di una nuova storia di scissioni e di captazioni. Solo che, in Galimbeni, lo scandalo secolare del corpo - e gioverà subito avvertire che !'«oggetto• considerato è corpo-Leib (l'essere corpo, vissuto, vivente) di contro al semplice corpo-K6rpe.r (il corpo che si ha, il corpo oggettivato, reificato) - è paradigmaticamente visto nel doppio registro dell'equivalenza generale e dell'ambivalenza originaria. Giovanni Cacciavil/ani mia geo-grafica, gruppale, oblativa. Un esempio di investimento repressivo, duratura scansione lungo le diverse procedure del logos occidentale: in Platone, non solo il sapere si costituisce come disianziazione dal corpo (come poi in Descartes: corpo contaminante), ma si consuma il definitivo divorzio tra psiche e soma («liberare l'anima dal corpo•, «liberare dalla follia del corpo», Fedone), tanto che quest'ultimo diventa se.ma dell'anima («Il corpo è pur sempre la tomba dell'anima,., Cratilo); mentre in Omero, che non concepisce S'intenda con equivalenza l'iscrizione e la circolazione del corpo nei vari scomparti del sapere e della prassi secondo un movimento simultaneamente repressivo {la «follia del corpo• in Platone, la «maledizione della carne• nel Cristianesimo, la «lacerazione• cartesiana dell'unità, il •corpo morto• o il corpo-sintomo dell'anatomia e della medicina, il corpo-forza-lavoro nel capitalismo, ecc.) e funzionalistico o economico (il corpo vivente come organismo da sanare, come forza produttiva da im-, piegare. carne da redimere, inconscio da liberare, supporto materiale su cui far circola- .\ , ,~, -~- f re i segni, ecc.). E s'intenda con ambivalenza non già una fusionale unità bensì l'indecidibilità di un due («l'uno e l'altro insieme»), «come ininterrotta circolazione di senso che nel dare, nel ricevere e nel res1ituire, esprime tutta la ricchezza dello scambio simbolico• (p. 286), come ..a. pertura di senHERMANN BRAUN? (~12fe ~od',,!(lli avs Jc.,_ Ro,m $'.,.le,~;,:: Fp. Nv16 "3{C- 34-2 so che, venendo prima della decisione dei significati. li può mettere 1uni in gioco» (p. 15), multimorficamente. El impossibile, in questa sede, rendere conto partitamente del mirabile lavoro d'analisi fenomenologica condotto da Galimberti, maneggiando più di duecento titoli bibliografici, da un vertice speculante in cui risuonano soprattutto Husserl e Jaspers, Heidegger e Binswanger, in densissimi capitoletti. Non ci resta che estrarre qualche emblematico campione. Un esempio di modello non repressivo (..a.mbivalente»): la metafora delle braccia del bambino «che sono acqua•, cioè come i germogli delralbcro «prima acquosi, e poi col tempo legnosi e duri•, non è. contestualmente al sistema simbolico melanesiano, leggibile come metafora bensì come impiego del corpo in quanto «zona in cui si genera senso, come un'infralingua. che. lungi dall'identificare le braccia con i germogli acquosi delle piante, confondendo le due cose, lascia che i simboli circolino su quel significato fluttua11te che è il corpo. chiamato a rappreseniare l'universo come modello universale e polisemico. che consente di accedere a tuni gli ordini e a tutte le strutture• (pp. 20-21). Più generalmente, si potrà dire che il sim• bolo, in tali casi. non è né un concetto né una struttura. ma un atto di scambio all'interno di un·econoHanna Schyg1dlain DieEheder MariaBraun (/978) un'anima dentro il corpo, le membra rappresentano «possibilità con cui il corpo si esprime nel mondo'", e viceversa il senso delranima è connesso al respiro, alla corporeità, come pure tutte quelle funzioni che saranno poi pensate come attributi dello spirito: seniimento ("'timos•), pensiero («noos»), ecc. Anche nella manipolazione biblica si passa da un'originaria reversibilità corporale-simbolica a una redentività fondata sulla bivalenza («o questo o quello•, questo con1ro quello). sulla separazione e sull"accumulo «con relativo bilancio finale e sue equivalenze». Poi il pensiero filosofico (culminante nella de-mondanizzazione canesiana) e lo sguardo medico. scientifico (il corpo come costituzione di simulacri, sul modello del corpo morto), l'alienazione nella produzione di valore (per il valore occorre che il corpo venga rinnegato o reso in-differente, poiché, come dice Marx, nessuna merce «può fare della sua propria pelle naturale l'espressione del suo pro• prio valore, ma necessariamente si deve riferire ad altra merce come equivalente•), i media moderni, ugualmente contribuiscono a far valere un sapere metafisico assiso su di una logica disgiuntiva, nata sul dissolvimento della «reversibi· lità simbolica», e che perpetua un gioco di significanti all'interno di un codice (quale esso sia), il modello da ripetere, non il progetto dell'ex-sistere. M a a questo punto, una vol• ta postulata l'originaria apertura del corpo come inerenza a sé e al mondo (vedi M. Merleau-Ponty), una volta s1abilito che esistono, come correlati di un contro-potere (o, meglio, «sfida del corpo»), margini (nel senso derridiano) di libere espressioni - tale il linguaggio poetico in cui «il tema diventa rana-tema. la vittima immolata, l'oggetto dedicato e donato, la parte maledetta che occorre sacrificare ( ... ). Si esce dalla consecutività propria del linguaggio abituale, e quindi della produzione dei valori linguistici, quasi un'insurrezione del linguaggio contro le sue leggi, perché, invece di rafforzare il significan1ee ripeterlo positivamen• te, il discorso poetico lo annienta come i primi1iviannientavano l'eccedenza nel potlàc o nel sacrificio• (p. 271), - si pone almeno il problema, doppio, della referenza al pensiero psicoanalitico (qui «accusato» di separare corpo e psiche, conscio e inconscio) e alla semantica specifica del simbolico. Perché. se per Galimberti (in senso anti-lacaniano) «l'atto sim· bolico non ritorna, non ritotalizza, non fa resuscitare un'identità, ma volatilizza il nome, 's-termina il termine' in una dispersione senza ritorno, come nelle feste dei primitivi» (p. 271), per Franco Crespi, ad esempio, è pur vero che «l'exsistenza è uno star fuori, una esposizione apparentemente senza sostegni; l'esistenza è una sorta di franura e di de-solidarizzazione dell'unità originaria» (p. 39), ma allora il simbolico è uno schema di mediazione rassicura11te-rimovet11e (p. 45) che - in quanto esorcismo del vuoto esisteniivo - è, da un lato, supporto trascendente rispetto allo straripamento del rischio esistenziale e, dall'altro, nelle forme di assolutizzazione, è indice di omeostasi mortifera (p. 42). È vero intanto che, per certi aspetti, il sim-bolizzare (etimologicamente: geuare insieme, collegare, e quindi «riparare») quale concetto operativo e discriminante di Galimberti pare ricondursi puntualmente a una matrice psicoanalitica, kleiniana in particolare (il «simbolico• lacaniano coincide piuttosto con il Super-lo). ove la funzione simbolica insorge come elaborazione della perdita, del lut10. «quando i sentimenti depressivi prevalgono su quelli schizoparanoidi, quando cioè la separazione da!rogget10. l'ambivalenza. la col• pa e la perdita possono essere correttamente sperimentate e tollera• te• (G. Corradi Fiumara, p. 198), mentre in realtà viene poi adibito da Galimberti a altre funzioni (e assomiglia allora all'esperienza interiore di Bataille). E, per la seconda questione, è fuori di dubbio che il più cospicuo filone del pensiero psicoanalitico trova uno dei suoi vertici proprio nella relazione di risonanza (sintonia o distonia) del body-mind («soma-psiche»): la nozione stessa di pulsione in Freud, o il suo concetto di lo quale proiezione della superficie corporea, il rapporto d'identità spazio-temporale stu• diato, fra gli altri, da E. Bick, da M. Mahler, da Pichon-Rivière, da L. Grinberg, sono tulti incentrati sulla coesione delle parti del Self, ivi compreso il Sé corporeo («Il sentimento della propria identità si origina dal con1atto corporeo gradevole con la madre, contatto in cui viene libidinizzata la superfi• cie del corpo, percepita come limite tra l'Io e l'ambiente (... ). Cia• scuno, sperimentando se stesso come inestricabilmente legato al proprio corpo, possiederà anche il senso della con1inuità nel tempo e delle proprie relazioni d'oggetto» L. Grinberg, Identità e cambiamento, Roma, Armando, 1976. p. 43). D'altra parte. S. Resnik non solo parla di «sintassi corporea», di «semantica del corpo», di «forma della parola come attributo corporeo• ma, elaborando la nozione di persona (e personazione), afferma che «pensiero e corpo fanno parte di una unità. la persona. Il corpo è il 'luogo' o lo spazio abitato dal mondo interno e attraverso il quale ques1'ultimo si mette in rapporto con il mondo esterno» (S. Resnik, Persona e psicosi, Torino, Einaudi. 1976, p. 65). E allora. per concludere, sarebbe inieressante studiare la relazione che potrebbe crearsi fra una riflessione sul corpo come quella di Galimberti e una recente «revisione» - tanto suggestiva quanto suscenibile di discussioni - di Franco Fornari di tutto il pensiero freudiano, a partire da una «lettura sintomale» dell'hltroduzione alla psicoanalisi, specialmente laddove il rapporto psiche-corpo, conscioinconscio viene inserito in un modello semiologico, comunicativo, fondato sulle regolarità e non più sulle eccedenze (o sulla «dissipazione» del valore). Ricusando, con grande audacia (più o meno ben fondata non è certo compito nostro dire), i concetti di rimozione, di censura e di resistenza - visti come ideologia • contro-moralistica di Freud, -For-··- nari afferma che «è possibile legare il corpo alla mente concependo l'inconscio come un continuum pre-segmentato dalle strutture affettive del significato. L'inconscio diventa così conoscibile in base ai suoi segni, la cui generazione è governata da un codice. In tal modo il collegamento ira la men1e e il corpo non è più mediato dalle pulsioni( ... ) bensì da un codice naturale generativo di segni, che funziona come anello di congiunzione ira la natura e la storia» (pp. 23132).

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