Mensile di informazione culturale Gennaio 1984 Numero 56 - Anno 6 Lire 3.S00 Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposilc, 2 • 20137 Milano t K Spedizione ;o abbonamento postale - as gruppo lltnO • Printcd in ltaly .iiiiiiiiii --- 1'- AgenziL per la comunicazioM pubblicitaria in Milano e Modena Supp!~1!1~U~2J~!~ Vitarelli,LacatenaG, ramignaB,onaua,BeltramettiB, ergamini,Muuioli, RepettiS, icariR, ella,ScialoiaL, eonettiS, chonberg.Nono
Nuovecollane Narrativa lgnticio dc Loyola Brand3o Vietate le sedie Introduzione di Rita Desii L 'uutou. con imo stilt a metd s1,udu 1ru realismodi derwt1cioe surualismo kuf• kùmo. descrive l'msurdo e la 1•iolenw chescu11disco11la0nostra vi10quoiidiuJordan Raditkov I racconti di èerkazki lnlroduzionc di Danilo Mancra Il /Jrimo autore bulgaro trado110 i11 Italia. Nel paeseimmaginariotli Cnkuzki .ftmo ruppresemuti il tll'Slino e gli evellli ddla nostrastoria, tltformuri dallafun1asiosae bizzarra mentulitd dd •miaof)Opo/o,. grottesco e feliumeme struccio,1e dei talwzkitmi. Georgc Saiko L'uomo nel ca,111e10 Introduzione di Lorenza Rcga Un gruppo di persone 1,o,·uta1pu cusu msmne m un luogo di 1•1fleggia11,ra 11el sufisburghar, nei giorni segunui al lttl• 10,fro di colpo dt staio dt'I /934, Ct'rca dt ai11turuef11ggtrt' 1m 11omop. robab1lmt'nte un pidschista... Saggistica Autori v;iri /.,(I pena di morte nel mo11do a cura di Pier Cesare Bori Il 1•0/umeprese/lf(Iillll'Tl'l!lllcilismdi011 clifuma i111crrwzio1111/e - N. /Jobbio,E. l'rokosch, R. Girarti. F. Fumari. V. Stnulu. l'CC. - t' co~tilllisce /X'f/01110 /j//(/ strwne111i0mlis1,e,m1bilpeer uffro,ium• 1111 1emt1cosi ,m11ule scofll/nle. Lelio Basso Scritti s11Icristianesimo Introduzione di G. Alberigo Q116to rolwnt' rn>t'la 1111 tratto dt'flu c11hurae de/fupt'tsonaludd, U/10 Busso non ancoraco11osc111to. l-lugo ,,on l-fofmanns1hal CA11s1riue fE11ropu Introduzione di G. Cavaglià Uno scorcio s1raordi11ur1amem•1e1arm111•0• e liriro della Vitwaa tlei prmu delsecolo t dt'llacrisitlt'II' E1ffOl}U negli ultimi saggiinedi1itlt'Igra,uledrummamrgo uus1riaco. Studi religiosi Au1ori vari L11tero ;,, ltuliu Introduzione di Giovanni Miccoli Come t Sfatouccel/f/10o res11imoLu11•- ro in Italia?Un i·olume a pilÌ 1·oci do• mmenfu una vicl'ndu rt'ligiost1e cfrill· fra il '500e il '9()() ancoradt1solleru,,.l' chiarire. Martin Bubcr Mosè Introduzione di Pier CesareBori Il "padre,. dell'ebraismo contrmpom• neo si confronta eon un protagonmu pn eccellenzadt'llastoria di lsruelr. le immagindii questo numero Il cinema di FassbinderIn una intervis1a, Fassbinder aveva dichiarato: «Pensavo una vo/ra che mostrando la realtà la geme non avrebbe reagito. Non lo credo pilt Ora penso che bisogna fare film affascinanli, beJJi,pieni di emozioni ... Più il film è fa1alista più genera speranze e bisogno d'utopia». Varrebbe la pena di considerare con una cerio attenzione le conseguenze di questa professione di fede nichilista. In realtà, i film di Fassbinder non sono 'belli. (ele• ganti, fantasiosi, illusori, ecc.); Querelle non sembra davvero 1m film hollywoodiano, cioè 'affascina,ile' e 'bello': forse è pieno di emozioni. E questo discorso varrebbe per molti altri - per tutti o quasi - i suoi film. Piuttosto, la caratteristica del cinema in Fassbit1dtr è la immobilità. Queste immagini - in larghissima parie fotogrammi - tratte dalSommario la monografia .1u Rai,ier Werner Fassbinder pubblicata di recente dalle edizioni Ubulibri (rutti i film di Fassbinder, Milano 1983, a cura di Enrico Magre/li e Giovanni Spognoletti; affianca la rassegna «Omaggio a Fassbinder,. organizzala da ottobre a febbraio in varie ciuà italiane da Arcimedia. Ucca, Goethe lnstitut), lo dimos1rano bene. A differenza di quanto accade nel caso di altri registi, i fotogrammi 11011tradiscono lo spirito dei film da cui so"o traili. Alla imagemouvement (cosi Dele11zeha definito il cinema i11 w, suo libro uscito ,,ell'auwnno dell'unno scorso), Fassbi11dersembra "vere opposto una netta predilezione per laf,ssità: gli sfondi di caru,pesto. o da tavola di fumello, di film come Liii Marleen, opp11re - anda11do a ritroso nella sua filmografia - le riprese te• levisive e statiche di Selvaggina di Da Ntw York a c11radi Stefano Rosso e di Maurizio Ferraris pagina 12 Da Vknna a cura di MargitKnapp Cauola e di Maurizio Ferruris pagina 13 Testo: Omar Calabrese Viktor S:klovskij Aberrazioni e meraviglie lo S:klovskijvecchio cineasta (AMrrazioni. di I Baltruiaitis;Natu- a cura di L11igiMugarouo rafiaet Mirabilia,di A. Lugli) pagine 15-18 pagina 3 Giovanni Cacclavlllanl Eleonora Fiorani Il nuovo corpo amoroso L'analisi dello spazio (Il corpo. di U. Galimberti;La lezione (Spazio geograficoe spazio sociale, di fre1ulianu,di F. Fomuri; Esi.s1e11zeu Amori vari; La nouvelle Gfographie, simbolico, di F. Crespi;Funzione.sim• di P. Clal'al;Il senso del terrilorio.di bolica e filosofia del linguaggio,di G. passo, si presentano proprio come una successione statica di foto• grammi. Ci si potrebbe domandare per quale motivo Fassbinder abbia vo• Iulo andare contro la logica dei fra• telli Lumière: per una rivendica• zione colta del teatro contro il cine• ma? o viceversa per una contami• nazione con mezzi più diffusi e correnti (il fumetto o la 1elevisio• ne)? In definiriva, quello che pre• vale in Fassbinder è un certo g1LStO drammatico per la oleografia: militari tedeschi che sullo sfondo di ,m deserto palesemente dipimo ascol• tano in Africa radio Berlino, per• sonaggi in pose 'indimenticabili' {cioè, molto statiche, con la medesima staticità delle foto viste sui giornali), la Germania tragica e depressa della guerra e quella affaccendata della ...!,icostruzione, tipi umani davvero meschini e figure Paolo Lagorio In autobus (Bus, di P. Poli; Esercizi di st,le, di R. Queneau) pagina 26 Centro di docunM"nlaztOM sulla legislazioned'emergenza (I) pagina 27 Cfr. pagina 28 Lettere pagina 29 Giornale dei Giornali L'Europa ad Atene pagina 30 l.ndicedella comunk:ai.ione Tv private e loro storie pagina 30 Le immagini Il cinema di fassbinder eroiche in cui si può .sempre scorgere una fClurc, una incrinatura piummo ignobile che li rende poco amabili. In so.stanza, Fa.J.Jbinderè riuscito a trasformare la oleografia da strumento celebrativo e canonico a strumento - fors~ - cri1ico (per diversi anni e tuttora Warhol ha fatto q11olco.sadi molto simile). E l'immobili1à di certe scene, lafusi1à dei fondali, i film che si svolgono per lo più in ambienti ridoui, sono ampiamente funzionali a que.110scopo. La mitologia immobilizzata (mitologia bellica, o hollywoodia11a,o leueraria) rivela i propri margini e limi1i, e anche una certa 011u- .1itd(si veda l'immagine in coperti• na, in cui Fassbinder 'rifà' Marylin Monrot in una foto molto conosciuta). Maurizio Fcrraris una sua 1ouoche, rich1t:1eIN' rscriao all'ocqu1rente l'assicura:ione cht avrebbemontatodelle tendenellastanza destmata ad accoglierroJNra (che sennò ,I sole l'a,rebbe sciupata). Ma eraMatwe e que/11c.ome SI d,ce, erano altri remp,. Con un salu10d'immutata amicizia dal vostro BaruchcUo Roma, 2 dicembre /981 alfabeta mensiledi informaz.ionecuilurale della cooperativaAlfebeta K. Lynch; Geografiadellapercezionee Corrodi Fiumara) analisi q11antita1i..d,ui,A.S. Baifly) pagina 19 Comitatodi direzione: pagina 4 Paul Wa1:dawkk Supplemento Nanni Bales1rini.Omar Calabrese, Salvalo~ Seuis Comunicazione e scienze umane Supplemento letterario. 2 Maria Corti, Gino Di Maggio, I diari di Zeri a cura di CarloSandrefli t-------------t Umberto Eco, Francesco Lconeui, (Diari di lavoro/, di F. Zeri) pagina 20 Errata corrige Antonio Porta, Pier Aldo Rova1ti, pagina 6 Ermanno Krumm Cariamici, Gianni Sassi. Mario SpineUa, Renato PfflWl Il naluralista grazie IN' avermi inviato il numero Paolo Volponi A Milano. 1953-1963 (L'insetlo, di J. Miche/et;Fanuutiche• 55 con tantapronttua. Tristefui JNr6 Redazione: (Arte programmata e cinetica 19531 rie del passeggiatortsolitario, di J.•J. nel constatarecheuno dei due disegnia Carlo formenti, Maurizio fcnaris, 196.J.L'ultima avanguardia - Milano. Rousuau; La trasparenzae tostacolo - pag. 10 l statos1ampatosì con eleganza Marco Leva. Bruno Trombetti 4 novembre 1981-17 febbraio 1984) Cocchio vivente, di). Starobinski) ma capovolto, cioi upsidedown. Mi Art director Gianni Sassi pagina 7 pagina 22 domando se questo (come tutte le cose Edizioni Intrapresa Giovanni Anaschi Arntdeo Santosuosso provocate dal caso) non l'aglio dirmi Cooperativa W promozione culturak L'enfasi del design Magima1i e streghe qualcosache al momento non afferro. Redazione e amministrazione (laid Design '83 - Milano, 23.19 otto• (Gli ultimi roghi.di R. Canosa e I. Co- Cera unafumosa vignettadi No1·ello via Caposile 2, 20137Milano bre 198.J) /onnelto; Magistrati e streghe nella cheraffigural•alosmarrimentodelp<>e· Telefono (02) 592684 pagina 7 Franciadel Seicento, di R. Mandrou; tu (ritrattodavanti a un·immensu fine- Coordinawn tccnico: Albtrto Folin Witchcraftand Sorcery,a c. di M. Mar- strasulla città, lefabbriche, lafolla) nel Giovanni Alibrandi Il linguaggiodel potere wick) cons1atureche a pag. 31, un suo l'erso Coordina~nto mJJrkaing: (La paraboladelpoltre: il big-man dtl• pagina 23 erasfatoslampalocon virtù im•tte che Sergio Albtrgoni la Melanesia,dì M. Niola;Massa e po· AntonioAttlsanl virtude... Mi stnto un po' anch'io ridi- Composizlone: rere, di E. Cunetti) Tecnologia 1eatrale colo nella mia 1ristezza. incline come 008 fotocomposizione, pagina 9 pagina 25 sono allapie1àper mt stesso: "ma se ci via Tagliamento 4, 20139Milano Emir RodrfguezMonegil Maurizio •·erraris ho messo w1ase1tìmanaIN' farlo quel Telefono (02) 5392546 ea S a I latino-americani Zarathustra e Zclig di.segnoe ora voi me lo stamparesollo- Stampa: Ro1ograftca intervistaa cura di Maria Bonatti (Zelig, di W. Allen) sopra... • viale Monte Grappa 2, Milano ,_P•_g•_"'-"--------~••_gi_"a_2_s _______ ~~-M_.,_w_,_"_"•-•_o_/1a_, _p,_im_a_d,,_i,,d_"_'_D_.istribuzione: Messaggerie Periodici Comunicazioneal collaboratori tote, titolo, editore (con città e data), Occorre in fine tenere conio che il Abbonamento annuo Lire 35.000 d I t I di ~lfabtlb numero di pagine e prezzo; criterio indispensabiledel lavoro intcl· estero Lire 45.000 (posta ordinaria) Le collaborazionidevono presentare e) gli articoli devono essere inviali lettuale per Al/obera ~ re.sposizione Lire 55.000 (posta aerea) e I r I ee i seguenti requisiti: in triplicecopia e l'autore deve indica- degli argomenti- e. negli scritti rcccn- Numeri arretrati Lire 5.000 a) ogni articolo non dovrà superare re indirizzo, numero di telefono e codi- sivi, dei temi dei libri - in termini utili Inviare l'importo a: Intrapresa ~t, 6 ncca:!~ d~ ~!::~~n~~~ cc:::::ggjore ampiezza degli articoli ~v!~de:!,..r~t~!t:~:ae~v:n:r:p:'. ~= t ~~;'~,r:noruhurale direzione del giornale; in caso contra- o il loro carallere non recensivo sono razione culturale media e non speciali- Telefono (02) 592684 1 tt I rio saremo costretti a procedere a 1a- proposti dalla direzione per scelte di sta. Conto Corttnte Postale 15'31208 mar I e I gli; lavoro e non per motivi preferenziali o Manoscritti, disegni e fotografie non Autorizzazione del Tribunale b) tuni gli articoli devono essere pcnonali. Tuui gJi articoli inviati alla si rcstitulsamo. di Milano n. 342 del 12.9.1981 :~~~ti ,f:l=~Ji ~~~~i:~ri~~; ~~~~:~~ P~;.:;:,~~:~:: ~i Il Comitato direttivo ~~r:r/~OJ;,;~;:!~~ ~,!~ j ~---------~~ee_lcaso __ de_i_li_bn_·ooco __ rr_ _i"_dia_ne_,_•u_-_co_U_a_bo_..,.._·_"_i_su_co_m_m_iss_io_ee_. _ __ _ __ __ _._,_•_ms_·n<_·•_ns_·_m_•_• _ __ _, ~
AberrazionlJm!eravigle Jurgis Baltru!aitis Abt:rrazioni trad. it. di Anna Bassan Levi Milano, Adclphi, 1983 pp. In, ili., lire 50.000 Adalgisa Lugli Naturali.a d Mirabilia. D collezionismoenciclopedico od.le Wundcrkammern d'Europa Milano, M3.220tta, 1983 pp. 262, ili., lire 50.000 S i ripubblica contemporaneamente in Italia e in Francia un antico libro di Jurgis Baltru'3itis, Aberrations: essai sur la légende des forma. uscito nel 1957.Il saggio è parzialmente rivisto e ammodernato, soprattutto nelle illustrazioni, ma non risiede in questo la sua novità. La novità sta nel fatto che la sua stessa hmzionc viene oggi reinterpretata, pensandolo come il primo capitolo di una serie di tre famosi testi di Baltru~itis, di cui l'ultimo è stato già edito anche in Italia (Anamorphoses del 1969, sempre da Adelphi), e il secondo, La quite d'Jsis del 1967, è ancora da ripub-- blicare. I tre volumi dovrebbero costituire un unico viaggio entro la storia della rappresentazione insolita, che Baltrubitis ha deciso di intitolare Us puspectives dipravies, di cui Anamorphoses è l'indagine nel campo dell'ottica, La qué,e d'Jsis quella nel campo della mitologia, e il presente volume quella nel campo della «leggenda delle formeit. Ma prima di entrare nel merito di questo scritto, e soprattutto in quello della sua riformulazione concettuale odierna. vediamo il riassunto delle puntate precedenti a maggior soddisfazione del lettore non specializzato. Baltrubitis è uno dei maggiori storici dell'arte viventi, anche se uno storico di tipo molto particolare. Lituano di origine, ha studiato a Parigi con Henri Focillon. lo studioso di arte e estetica che elaborò fra gli anni venti e trenta una teoria della struttura e dell'evoluzione delle immagini artistiche nota come «vita delle forme'° (che è anche il titolo della sua opera più nota). L'idea di Focillon è che le forme (intese in senso visibilista) sono dotate di una loro autonomia, e le loro mutazioni, la loro crescita, o persino la loro degenerazione, possono essere spiegate rimanendo strettamente all"interno degli specifici visivi presi in esame, senza ricorrere né a spiegazioni esterne di tipo storico-evenemenriale, né a spiegazioni sempre esterne di tipo storico-culturale. Vale a dire: il mutamento di una forma artistica non dipende da quello che accade agli artisti o dagli eventi storici della società in cui vivono, né dagli "'l eventi che permeano un ambiente l :!:~~~~~ :1~-i~~e~om:re~:g~e~: .:- storia dell'immagine. ~ Come si potrà notare, siamo al ·~re::~=-~~=~ ~:~p:t~n~~~ t in quegli stessi anni trenta dall'iconologo Fritz Saxl e dagli altri allie-, ~ vi di Warburg. e che voleva studiare le «figure'°della storia dell'arte, ] pur indipendentemente dal loro ~ valore estetico, tenendo conto del i::s loro significato o contenuto. Foci!- lon è piuttosto vicino alla fenomenologia, e all'indagine sul contenuto oppone quella sulla forma. Baltrubitis ha proseguito sulle orme del maestro e, dopo sei anni di insegnamento in Lituania, dal 1940 è tornato alla Sorbona, a Parigi dove tuttora vive, dopo un breve periodo trascorso a Roma, a Villa Medici. I libri di Baltrubitis sono sempre stati dedicati, però, ad argomenti limitrofi a quelli di Focillon. BaltruSaitis è. un uomo curioso e erudito, che nel quadro della storia e della vita delle forme ha preteso di dare un posto di risalto alle immagini cosiddette «fantastiche'° o «insolite'°, mostrando che le deviazioni dalla normalità figurativa non solo hanno un ruolo preciso nella storia, ma hanno anche una loro logica profonda. Ecco cosl succedersi le opere più note: oltre a quelle che abbiamo già citato, Medioevo fantasti• co, che gode anche di una edizione economica negli «Oscar Studio», e L-0 specchio, tradotto in Italia appena due anni fa. A berratio,i.s tratta, come si diceva, della «leggenda delle forme'°, nel senso che si occupa di alcuni casi nella storia della cultura visiva occidentale in cui l'origine o la spiegazione di una forma (esistente in natura o prodotta dall'uomo) è apparentemente fantasiosa e aberrante, e comunque fatta risalire a motivi leggendari e non razionali. Ma questo è lo scopo di Baltrufaitis, per !"appunto coerente con i progetti dei suoi altri saggi: mostrare come le «stranezze'° o le .,.fantasie'° non siano per niente frutto di irrazionalità, quanto piutlosto l'effetto di operazioni intellettuali anche raffinate. e sempre coerenti. Dice l'autore: .,Le leggende si sono formate naturalmente secondo concezioni valide e in virtù di apparenze, ma, introdotte nel campo della speculazione, si sono sviluppate con rigore implacabile, spingendosi in certe fasi oltre il limite della ragione( ... ) tutto prende corpo in una logica imperturbabile, con analisi tecniche ardue e un'incontestabile erudizione mitologica e storica,.. Le aberrazioni, insomma, sono sì giochi, divertimenti, spettacolo visivo. ma oltre lo spaesamento psicologico (come R.M. Fassbindersulsetdi Berlin Alexanderplatz (1979-80); (sopra) Brad Davis in Querelle (1982) effetto nello spettatore) esse sono portatrici anche di six,stamen1i intellettuali: le aberrazioni fanno vedere le cose là dove esse non ci sono, producendo così una sorta di teoria figurata del mondo. I casi analizzati nel volume sono una serie di splendide testimonianze di questo assunto. Nel primo capitolo, ad esempio, si ripercorre la storia della fisiognomica animale - di quella scienza dell'espressione dei volti e dei corpi, cioè, che in certi periodi, e a partire dalle osservazioni di Aristotele in materia, viene fatta risalire agli animali. Ecco allora succedersi nel Cinquecento l'italiano Giovan Battista Della Porta, nel Seicento il francese Charles Le Brun, nel Settecento uno dei maestri della fi. siognomica, lo svizzero Johann Kaspar Lavater, passando per artisti come Tiziano, Rubens, fino alle origini della caricatura moderna con Grandville. Nel secondo capitolo, invece, si prende in esame un allro s1raordinario episodio di storia delle forme: la nascita secentesca della fi• gurazione su pietre dure. quando gli oggetti del mondo (nubi, paesaggi, rocce) vengono raffigurati medianle l'uso delle stesse particolarità visivedelle pietre. Gli arabeschi di un'agave, ad esempio, ix,ssono diventare un cielo nuvoloso: e ciò introduce anche nella pittura tradizionale un gusto straordinario per la rappresentazione arabescata o geroglifica. Nel terzo capitolo è la voha dell'interpretazione dell'architettura gotica come metafora della foresta intricata: una interpietazione stabile nell'Ottocento in Goethe, Schlegel, Chateaubriand, Baudelaire, e rimasta in vigore fino al XX secolo. Baltrufaitis, con un caix,lavoro di erudizione, ne mostra l'origine vera: la reinterpretazione del Medioevo in senso naturalebotanico, da parte di artisti e sopratlutto architetti della seconda metà del Settecento, che addirittura riedificano architetture arborescenti dichiarandole neomedicvali. Infine, il quarto capitolo è di nuovo un saggio di interpretazione ambientale: si tratta della creazione di luoghi immaginari mediante rarchitcttura dei giardini. e fra questi luoghi l'autore presceglie soprattutto l'idea del Paradiso e dell'antichità classica, e l'immagine della Cina e de11'Oriente. Ma, lasciando da parte il contenuto specifico del libro, è bene ritornare un istante sulla sua concezione di fondo. Quello che colpisce nell'indagine di BaltruSaitis, come in quelle che già conosciamo, è la riscoperta di forme di rappresentazione che da un lato giocano sulla speuacolarità (nel senso etimologico di visibilità sottolineata), ma che al temix, stesso costituiscono una rottura epistemologica. Le aberrazioni sono trasfigurazioni della realtà. ma non per questo sono irreali. anzi: costituiscono p11mi di vista diversi sulla realtà medesima. Le aberrazioni fanno vedere in modo insolito, perché insolito è il punto di vista da cui si osservano i fenomeni: .,La vita delle forme dipende non soltanto dal luogo in cui esse esistono realmente, ma anche da quello in cui ve,igono viste e si ricreano». Il che può essere tradotto come: gli oggetti non vengono visti per come sono (il luogo in cui si trovano realmente), ma per come li vede un osservatore (i luoghi da cui vengono visti). Il virtuosismo e la soggettività della conoscenza vanno così di pari passo. .,Le aberrazioni contengono anche verità metafisiche•, sottolinea l'autore. V irtuosismo e soggettività della conoscenza: questo è il punto fondamentale che definisce l'opera di Baltrufaitis, non per nulla quasi sempre dedicata (almeno ne Lo specchio, in•Anamorfosi e in questo libro) a quel periodo di massima esplosione del binomio suddetto che è stata la seconda metà del Cinquecento e il Seicento. Un periodo in cui, accanto a un gusto particolare per la variante tecnica nell'arte, si collocava anche una concezione virtuosistica e soggettivista della conoscenza. Una dimostrazione di questo assunto sia in un secondo libro che proprio in questi giorni Mazzotta pubblica come strenna natalizia. Si tratta di Nawralia et Mirabilia di Adalgisa Lugli, una giovane storica dell'arte che lavora a Bologna. Il suo soggetto è lo studio di quei «.musei delle meraviglie» che, in ambito religioso come in ambito laico privato, cominciano a diffondersi dalla metà del Cinquecento in avanti, e pullulano ix,i in tutta
Europa soprattutto nel Seicento. Questi <1musei1rat ccolgono praticamente di tutto. senza un principio coerente di classificazione scientifica, che esisterà solo dopo Ulisse Aldrovandi e il naturalismo italiano, e che dovrà attendere I' Encyclopédie per una strutturazione sistematica. Il vero principio è quello della miniaturizzazione dell'intero universo in un luogo domestico e accessibile: si raccolgono pertanto rarità, curiosità, portenti, «cose notevoli'", quasi che ogni oggetto dovesse essere un campione individuale delle capacità creative dell'uomo o della stessa natura. Il virtuosismoe la soggettività appartengono. infatti, a entrambi: anzi. il senso della •variety1t,come la definl Peacham verso la metà del Seicento, è un gusto intellettuale derivato dalla natura stessa. Il collezionismo percorso da Adalgisa Lugli è cosl un itinerario all'interno dell'avventura della conoscenza medesima. A ogni tipo di collezione (quelle ecclesiastiche, quelle degli studioli, quelle di oggetti esotici, quelle di curiosità, quelle di invenzioni. quelle di oggetti naturali), corrisponde un mutamento nell'ideale del sapere, e ovviamente anche un mutamento di gusto nella produzione di oggetti d'arte o di consumo visivo. E qui è del resto il punto utile per una rapida conclusione. La produzione artistica e l'immaginario scientificodi cene epcx:he(pcrch~ no? anche della nostra) in molti casi procedono per amore di forma, per pura visibilità, e non per razionalità programmata. ~certo i termini 'meraviglia' e 'curiosità'. che sono stati in gran parte l'elemento propulsore dello sviluppo delle scienze, stanno scomparendo completamente dalla storia del collezionismo. E si ha il senso della perdita rileggendo le pagine di scienziati o di letterati ·curiosi' per i quali la meraviglia era stata per lungo tempo un metodo di operare ... '", sostiene Adalgisa Lugli nelle pagine conclusive del libro. Ma non si tratta di una perdita puramente estetizzante. L'ideale dell'ordine ineluttabile della scienza e della natura è principio che ha fatto progredire la scienza medesima, ma al lempo stesso ha contribuito a organizzare la conosccnz.a come struttura unica e monolitica. Le aberrazioni, te anamorfosi, i musei delle meraviglie, il senso del curioso, del nascosto, dello spettacolare, possono essere intesi anche come ultime forme di ribellione contro un sapere eccessivamente monocentrico, cui contrappongono l'ideale del policentrismo, la varietà dei punti di vista, l'estetica della diversità. Un'idea più «libera'" del sapere, se vogliamo. E soprattutto un'idea che intende il sapere come un grande piacere. f analisi t,Jlo spazio Autori vari Spaziogeografico t spuio socialt a c. di VincenzoVagagginì Milano, F. Angeli, 19802 pp. 200, lire 7500 Paul Clava! La nouvtUt G~raphit Paris. Puf, 1982 Kevin Lynch Il sensodel terrljorro trad. it. di Maria Parodi Milano, li Saggiatore, 1981 pp. 258, lire22.000 Antoine S. Bailly •Geografia della percezione e analisi quanlitativa» in Bollettinodella Società geograficaitaliana (gennaio-marzo 1983) 11 valore dello spazio è divenuto decisivo nella cultura recente. Si procede a studiare una struttura concettuale di base. polisemica e frammentata, in cui si presentano le con1raddiz.ionidell'esperienza vissuta, individuale e collettiva, dello spazio. La teoria di •campoit del relativismo di Einstein ha profondamente innovato le nostre nozioni di tempo e di spazio, e, con la crisi dello spazio •assoluto'" newtoniano, cioè dello spazio quantitativo ed esteso, contenitore di tutti gli oggetti o ad essi correlativo, e contrapposto al tempo. lo spazio è diventato proprietà delle cose, intrinseca relazione processuale. Lo spazio si pone in relazione alrosscrvatore-sperimentalore. E si danno più spazi relativi per quanti punti di vista o procedure siano possibili; e ogni spazio si definisce all'interno delle coordinate teoriche in cui è posto, ed è dunque connotato all'interno dei singoli linguaggi disciplinari. Non c'è struttura concettuale unitaria dello spazio reale, ma lo spazio assume significato dall'aggettivo che lo accompagna: è possibile parlare di spazio ecologico o naturale, di spazio sociale, economico. mentale, e di rappresentazione. e mitico.... Nel rigore degli spazi relativi, configurati a livello procedurale, si apre la distanza tra gli spazi, si pone la polisemicità degli stessi spazi vissuti, e si presenta il problema della loro comunicazione. Lo spazio è l'oggetto di una disciplina formale e deduttiva come la geometria, e in tale formulazione è un insieme di relazioni fondamentali espresse dagli assiomi, da cui viene dedotto un sistema coerente di proposizioni. Contemporaneamente. lo spazio è oggetto delle scienze naturali e sociali. che hanno elaborato i propri statuti epistemologici dello spazio. C'è una grande distanza tra la nozione di spazio- oggetto delle matematiche, - la nozione di spazio fisico delle scienze naturali e lo spazio della storia, costruito dall'uomo nel suo percorso sociale. E c'è lo spazio mentale, individuale e collettivo, la sua percezione, il suo apprendimento, la strutturazione delle procedure interpretative e di intervento decisionale. La geografia, scienza di confine tra naturale e sociale, ha dovuto fare i conti con questa diversa costruzione di senso degli spazi. e innanzi tutto fare i conti con se stessa. con il proprio statuto epistemologico. La geografia attuale ha ridefinito se stessa come scienzadello spazio e ha rifondato il suo sta• tuto epistemologico a partire da ta, si esaminano non più i luoghi ma l'intervento umano, la configurazione sociale del territorio. «L'uomo - ha scritto Paul Oaval - è al centro della riflessione: si sposta, genera o riceve flussi di beni e di informazioni. Percepisce lo spazio e lo valorizza. L'organizza per dominarlo it (P. Clava!, La nouvelle Giographie, p. 14). Si sono infatti posti negli anni scorsi, con lo spazio, i problemi del territorio, della morfologia strutturale, della produzione e dell'habitat, dei sistemi simbolici di produzione e consumo dello spazio, della sua gerarchizzazione, della sua alienazione. L'analisi dello spazio costituisce ora l'ottica nella quale si esaminano le strutture e i processi delle diverse società, con interesse particolare per quella capitalistica Fll$Sbmdu r lngnd Cai·~n in Schaucn dcr Engcl ( /975) d1D. Schm1d una teoria critica dello spazio. Ha ridefinito il proprio campo. o meglio la sua plurale esistenza - come ci ha insegnato Lucio Gambi, che di una visione critica e moderna della geografia è stato in ltalia portatore e maestro. fin dalla seconda metà degli anni cinquanta. Si pone dunque la questione del rapporto tra spazi logico-matematici e spazi delle rappresentazioni sociali, e in particolare della rappresentazione geografica - di quale rapporto esiste tra la relativizzazione degli spazi e l'analisi degli spazi economici, sociali, dell'habitat, della fruizione collettiva e individuale dello spazio. E si sono posti i problemi della percezione dello spazio, del suo apprendimento e del vissuto individuale. L'analisi dello spazio costituisce dunque un'ottica nuova con cui. a cominciare già dagli anni cinquannella sua peculiare produzione e consumo dello spazio. Sui risultati teorici e analitici raggiunti ~itorna a riflettere, dato che la questione dello spazio, della sua organizzazione sociale. della sua utilizzazione, del suo consumo. ha assunto tale criticità da costituire un problema di sopravvivenza. C'è una crisi della territorialità, appunto; infatti, è sul territorio che si manifestano gli squilibri e le devianze dell'attuale assetto economicoproduttivo e la perdita dell'identità sociale e culturale. La nuova geografia, Han·ty Nella revisione critica del concetto di spazio, si sono intrecciati due filoni principali: quello epistemologico. che proviene dall'empirismo logico, e quello sociologicopolitico. che ha le sue radici nelle discipline sociali.Tale revisioneha innanzi tutto messo fine alla tardiva sopravvivenza nella geografia di una concezione assoluta dello spazio, e ha svolto una prima riflessione critica sulla relativizzazione dello spazio in tutti i suoi aspetti. [nfatti, i caratteri peculiari della concezione tradizionale della geografia sono inestricabilmente connessi con la concezione assoluta dello spazio. Al suo protrarsi viene imputata la prevalenza descrittiva, la ricerca dei casi particolari e unici, una visione cioè dei fenomeni nei termini dell'unicità. E gli viene anche imputata l'incapacità, anzi il rifiuto a rendersi operante sul terreno socio-politico- insomma, la rinuncia conoscitiva e teoretica. La nuova geografia si è anzitutto configurata attraverso una •rottura'" epistemologica, un mutamento d'ottica. una crisi dei fondamenti, che l'ha trasformata da scienza delle localizzazioni in scienza umana, che delimita i campi diversi (quello ecologico. quello sociale), struttura un suo linguaggio tecnico, elabora i propri modelli. Clava! ha tracciato nel 'TI il percorso complesso e articolato della nuova geografia (come l'ha chiamata con termine fortunato Peter Gould nel '68). È un percorso che risale agli anni cinquanta in Usa e in Gran Bretagna, e partecipa del rinnovamento epistemologico nel• la dominante neopositivistica. Sulla nuova geometria si costituiscono taluni modelli e si svolge una propria riflessione teorica. È l'epoca della .istatistical geography1t.di una geografia quantitativa, che fa uso privilegiato delle procedure e dei linguaggimatematici e sceglie come proprio terreno lo spazio economico. È in polemica con questa prevalenza della ricerca di regolarità, ma soprattutto per la connessione tra geografia quantitativa e sistema e potere economico nella programmazione, che si strutturano le tendenze radicali all'interno della nuova geografia, facendo ricorso in alcuni casi anche alle stesse matrici teoriche, reinterpretandole e allargandole con la teoria dei sistemi o con l'introduzione di altri riferimenti teorici (alla fenomenologia, al marxismo). Il terreno di confronto e di lavoro rimane lo spazio economico e sociale: cambia l'ottica che è qui di rottura col •sistema'" e di intervento attivo (in Usa direttamente sul campo) nel Terzo Mondo. Per la ricostruzione epistemologica - in chiave non strettamente formalizzata di empirismo logico ma di utilizzazione di questo strumento metodologico già in direzione delle scienze sociali - va .segnalata l'analisi condotta da O. Harvey in Explana1ion in Geography del '(:f) (tradotta nei punti salienti nella pubblicazione collettiva curata da V. Vagaggini). Harvey è un teorico della geografia radicale statunitense della fine degli anni sessanta. li suo lavoro si colloca in un'area composita, che utilizza insieme gli strumenti del positivismo logico. del marxismo e della fenomenologia; e rende la ricerca geografica capace di orientamento sociale e politico, critico verso il capitalismo e disposto all'intervento. Harvey analizza il complesso. processo di transizione dalla primitiva e elementare esperienza tattile e visiva dello spazio ai contenuti spaziali intuitivi e alle formalizzazioni nel linguaggio metrico. In questo passaggio intervengono e interagiscono, con l'esperienza sensoriale, il mito e l'immagine, e la forma culturale e i contenuti scientifici. In tale analisi l'assunzione semplice e acritica dello spazio euclideo, come spazio relativo all'esperienza sensoriale, rivela la sua origine culturale nell'apprendimento, e il suo fondamento nell'esperienza tattile e motoria. ..,,. L'esperienza visiva, infatti, è più ~ vicinaallo spazio secondo Georgcs ·i F.B. Riemann, con curvatura ne- e:... gativa costante: noi non vediamo ~ ci~:~~:;: :,::;ale del concet- ~ to di spazio e le fasi della sua eia- ~ !:~:!~a~~ e::~~::;~r::it:~ i dagli studi fondamentali di Jean ::: Piaget e della sua scuola, e ad es.si ! Hanrey fa esplicito riferimento. -g Fin dal '56, infatti. Piaget ha rico- ~
struito la strutturazione e progressiva organizzazione da parte del bambino degli oggetti nello spazio secondo strutture astratte come quella euclidea. In particolare, Harvey sottolinea l'enorme significato che ha la distinzione - già di Piaget - tra la percezione dello spazio, che è legata all'esperienza, e la rappresentazione, che è influenzata dalla cultura. Il passaggio dall'esperienza alla rappresentazione, infatti, può non avvenire: come accade in a]cune culture primitive, o come può accadere al singolo individuo. Inoltre, è nella differenza tra livello percettivo e livello rappresentativo che dobbiamo collocare i differenti concetti di spazio elaborati dalle diverse culture. E per la stessa ragione anche gli individui possono essere p:,rtatori di diverse concezioni dello spazio o di diverse carte mentali. Lo spazio, dunque, è un concetto «multidimensionale'": muta significato a seconda del sottofondo culturale, della capacità percettiva e dello SCOJXI scientifico. È un concetto «flessibile»: richiede un'appropriata geometria e p:,ne stimolanti interrogativi sul rapp:,rto tra le teorie interne della geografia e le teorie che provengono dai processi temporali, tra localizzazjone e processo quindi; e pone le esigenze e difficoltà della loro interazione. In questa prospettiva, che è quella di una globale teoria di un unico sistema uomo-ambiente, con la sua storicità e processualità, con le sue differenze e scatti, vengono utilizzate ridefinizioni di estremo interesse, come quelle relative alla cartografia formulate da Dacey. La cartografia ci mene di fronte a un sistema di simboli, a una strategia, a un linguaggio forma1econ le proprie caratteristiche semantiche, pragmatiche e con la propria struttura sintattica. Ma vi è di più, per Harvey: c'è la suggestiva ana1ogiaepistemologica della carta con le teorie scientifiche. Come la carta pennette di parlare di luoghi in cui non si è stati, la teoria scientifica pennette di parlare di fenomeni mai osservati. Addirittu• ra, «l'implicazione di ta1eanalogia è che una carta e una teoria scientifica sono, sotto certi aspetti, isomorfiche. Entrambe possono essere considerate come linguaggi artificia1iper discutere i fatti che de• vono essere spiegati e descritti► (D. Harvey. in Spazio gtografico t spazio sociale, p. 69). Spazio soci.aiee percettivo e vissuto Anche - e diversamente - l'indi• rizzo marxista neoumanistico francese pone la sua attenzione centrale sul concetto di spazio: si tratta dello spazio sociale, dello spazio vissuto. E il lavoro di Lefebvre ne è un esempio caratteristico. Lo spazio viene qui posto come «morfologia del sociale», indivi• duazione delle relazioni tra struttura produttiva e utilizzazione collettiva e individua1e dello spazio. Cosl ci si rende capaci di cogliere i nuovi fenomeni che l'affermazione del capitalismo genera estendendo la propria logica produttiva e impadronendosi dello spazio dell'intero globo. L'ana1isi dello spazio, nei termini del quotidiano. ristrut· tura le categorie marxiane classi- "'"" che, le riattiva come strumenti :::i. adeguati a conoscere e ad agire -~ nella realtà sociale. ~ È un indirizzo che connette di- ~ rettamente la geografia alle scienze umane e sociali. Ciò risulta an- -~ che da un esame del termine stesso ~ ~~ ~~~~::~:;•/~~u:~ ~ : :g costruisce George Condominas :: nella voce «Spazio sociaJe-. del- ] l'Enciclopedia Einaudi (voi. 13. ~ PPt/:~::~rione che fa riferimento a una prospettiva teorica in cui il sociale determina il valore dello spazio o, se si vuole, lo spazio è iscritto in una concezione del fatto sociale come fatto totale: ne costituisce la materializzazione. È già in tale origine che si dà la stretta relazione tra i rapporti sociali e lo spazio mitico. In questi termini, almeno - ricorda Condominas, - se ne è discusso nel Seminario del ·75 relativo agli spazi sociali larghi, quelli delle società complesse. L'attenzione per la nozione di spa· zio sociale, e per la sua strutturazione concettuale nuova in una teoria dello spazio sociale ed economico. ha assunto particolare criticità e difficoltà col «fallimento» dei movimenti politici e sociali degli anni sessanta e del terzomondismo a cui erano connessi. L'attenzione è ora puntata all'interno delle metropoli postindustriali: la stessa teoria dello spazio ha spostato il suo asse in sede di semantica, di percezione, oltre che di vissuto, di «senso'" dello graphie de l'espace vécu (Universi- struttivista. In Francia si parla intà di Ginevra, 1982). vece di «nouvelle nouvelle géo• La percezione occupa indubbia- graphie». mente uno spazio sempre più con- In questo approccio vengono risiderevole nella «nuova geogra- messe in causa le analisi globali fia'", oltre a essere un punto di in- fondate sulle apparenze e si dà atcontro transdisciplinare: ha spo- tenzione piuttosto alle rappresenstato. anzi, la nuova geografia nel- tazioni soggettive dello spazio, ai l'area della psicologia, delretno- sistemi territoriali simbolici. «Si percezione dopo quella della nuova geografia: di una «:nuovacultura~ quindi. Si 1ratta, infatti, di un approccio che muta l'analisi complessiva della real1à in sede di «quarta dimensione», quella in cui si iscrive l'esistenza, il corpo, l'apprendimento. grafia. della letteratura, della lin- indaga- scrive Bailly- sulle attitu- Una teoria «centrale» guistica, dell'estetica. Ha provoca- dini collettive, ma con un approc- in discussione to una revisione critica ulteriore cio di 'micro-geografia'», si indaga Lo spazio sociale, lo spazio geodello statulo epistemologico della sulla diversa produzione dello spa- grafico, lo spazio ecologico, lo nuova geografia, ne ha criticato zio dei gruppi sociali. spazio percepito sono ora oggetto l'interesse preminente negli anni Con altre caratteris1iche si pre- di nuova attenzione, al di là della sessanta per la teoria e i modelli. È senta l'approccio umanistico, che configurazione disciplinare stretstato David Lowenthal a formular- utilizza piuttosto gli strumenti epi• ta, e sono al centro di nuove eiane la prima sistemazione teorica e stemologici e filosofici della tradi- borazioni sistemiche. Acquisiscoa fornire la strunura linguistica pe· zione di Cassirer e di Merleau- no valore più generale di strutture culiare relativa alle mappe e carte Ponty, e rifiuta le tecniche e i me- concettuali di una teoria del sociamentali e spaziali. todi quantilativi e anche quelli psi- le e della cultura, forse di quella La geografia della percezione è cologici (i test percettivi). Sceglie terza cultura di cui ha parlato Le· una reazione alla prevalenza dei piuttosto di contrapporre all'uomo roi-Ladurie, una cultura delle modelli economici e sociali nella della geografia sociale ed econo- scienze sociali capace di superare lettura e nell'organizzazione dello mica un uomo che mangia, agisce, le interne contrapposizioni discispazio. lnfatti, respinge !'oggetti- si sposta, come lo descrive Yi-Fu plinari, le compartimentazioni rività della conoscenza, e ricostrui- Tuan (in Spazio geografico e spa- gide, sulla base di una nuova grisce piuttosto lo sch..,erm_,,•..-co.,g~n_it_iv_o_z_;o_soc_;a_le~),_l'_u_om_o_to_ta_le_,_c_on _ il, f~~~e:~ri;:~:~~:r~~I ~=~:u:::i~ la vita. Ora, in questa teoria della cultura, la teoria dello spazio elaborata dalla nuova geografia risulta cenlrale. E la geografia stessa si pone come disciplina-chiave, perché in essa vi è una dominante scientifica assai elaborata in grado di fornire un apparato culturale interpretativo e operativo che rende leggibili i fenomeni nuovi dello sviluppo tee• nologico, economico e politico, e della trasformazione dei comportamenti e della men1alità. In questo senso, per esempio, Condominas ritiene che l'elaborazione teorica della nozione di «spazio sociale», e la verifica della sua tenuta in sede analitica, rendano possibile usare tale nozione al posto del termine di cultura, superato perché non coglierebbe gli elementi dinamici del fatto sociale. Lo spazio sociale, invece, puntualizza e coglie questa dinamicità, e viene ad assumere il significato di «insieme di sistemi di relazioni, caratteristico del gruppo considerato». Con uguale globali1à culturale, si può dire, Hildebert lsnard ha elaborato su base epistemologica strelta la nozione di spazio geografico. Ora lo spazio sociale e lo spazio geografico si pongono già come nozione centrale di una teoria sistemica che ingloba lo scambio a doppio senso, bidirezionale, la reciprocità tra civiltà e ambiente (come suggerisce Jacques Barrau). Siamo condotti a riflettere su quel continuo processo trasformativo e adattivo su cui si costruisce lo spazio umano, l'ecumene. GUnthtrLampr«ht in BcrlinAlexandcrplatz (/979-80) Mi sembra dunque che questa nuova concettualizzazione restituisca il valore di materialità alla struttura sociale, valorizzando i rapporti economici e l'invenzione tecnologica, nei termini in cui la teorizza, per esempio, LeroiGourhan: di uso e non di oggetto. Mi sembra inoltre che, attraverso questo percorso, ritorni a suo modo in primo piano l'organi1.2azione del lavoro, materiali1.2ata nello spazio e nel tempo, anzi creativa di spazio e tempo in senso sociale - ed è una materialità che nulla toglie ai valori simbolicie linguistici, al peso dell'immaginario nel sociale. Lo spazio rappresentato è inseparabile da quello dell'ambiente, e il paesaggio mantiene la sua peculiare «polisemicità» come vuole Claval. spazio, come l'ha chiamato Kevin Lynch. Si è epistemologicamente volta ai valori, alla fruizione, alla qua1ità sensoriale, all'apprendimento, al modo in cui, all'interno dei gruppi sociali, si ordinano i progetti individuali e si prendono le decisioni. In questi ultimi anni si sono intensificati gli studi e i convegni sul valore e sul ruolo della percezione dello spazio o, se si vuole, della psicologia ambientale: sì sono scritti i primi bilanci. Facciamo qui riferimento al Convegno di Milano del '79 in rapporto colla programmazione del territorio; al primo fa. scicolo della Rivista geografica italiana ( dove compaiono notevoli scritti di Claval e di Elisa Bianchi) e, più recentemente, all'analisi di Antoine S. Bailly sulla geografia della percezione e l'analisi quanti• tativa: Bailly è anche il curatore di Perctvoir l'espace: ven une géooriginario come determinante nella selezione delle componenti ambientali. E si configura secondo indirizzi nettamente diversificati, che rivelano la pluralità delle fonti teoriche che vi convergono: quella behaviorista, quella fenomenologica, quella semiologica, quella estetica. Con queste diverse com• ponenti analizza l'attitudine dell'uomo a costruire carte spaziali e ristabilisce il percorso di costruzione di queste carte. Bailly distingue due approcci: uno deduttivo, teso a comprendere e a rendere comprensibile lo spazio percepito, l'altro induttivo, che coglie lo spazio vissuto individuale e collettivo. È chiara la prevalenza behaviorista nell'approccio deduttivo: di «behavioral revolution» parla espressamente Oowuns, che ne fornisce la conseguente elaborazione di una teoria dell'apprendimento su base cosuo corpo, la sua pesantezza, la sua sensibilità, i suoi ritmi, le sue aspirazioni. L'ottica è spostata in sede di spazio vissuto, che (nello stesso volume collettivo) è definito «lo specchio della società s1rutturata'" da A. Frémont (uno dei maggiori teorici della geografia percettiva, con riferimento privilegiato alla psicologia genetica di Piaget). O adotta criteri linguistici e semiologici: si pone cioè il problema dei codici, della natura e della interprelazione del paesaggio, letto come insieme di segni in analisi sottili e sofisticate che parlano dei paesaggi mentitori. È una geografia dei valori, che ricerca i significati, che analizza il comportamento, le condotte e la loro trasformazione, i processi decisionali. la sensitività. Di neoumanesimo o di approccio neoumanistico ha parlato Clava!, scrivendo la storia della geografia della La consapevottzza che lo spazio geografico è una creazione dell'uomo e della società obbliga a mettere in atto, per la sua dok.dificazione e per ogni possibilità di intervento, fattori diversi: il lavoro con la sua tecnica di produzione, e la progettualità, le ideologie, e le pratiche sociali e quelle rituali.
Federico Zeri Diari di lavoro 1 Torino, Einaudi, 1983 1 pp. 122, lire 30.000 Il L'esiziale connubio tra '' Letteratura e Storia dell'Arte( ... ) qui da noi, negli ultimi decenni, ha raggiunto vertici di insuperabile compiutezza fonnalc, dietro ai quali si celavano abissi di provincialismoe di ambiguità. Chi si diletta di frasi tornite e scintillanti non legga dunque questi appunti; la mia giornata ~ troppo gremita e piena per consentirmi di vegliare a notte alta alla ricerca dell'aggettivo icastico o della cadenza». Scrivendo queste parole severe in epigrafe al suo libro, Federico Zeri naturalmente (da par suo) fa molto sul serio, e al tempo stesso scherza. Ripudia la compiutezza formale fine a se stessa del critico d'arte - anzi non fine a se stessa, ché serve proprio a nascondere vuoti d'informazione e di competenza, ambiguitd di giudizio critico (e qui fa sul serio). Rivendica per se stesso il diritto all'appunto senza speciale cura letteraria, presentando i suoi Diari di lavoro di conoscitore di prima grandezza quasi solo come schede prelevate da un cassetto: e qui scherza. Non che il suo cassetto non possa contenere, anzi non contenga, -schede• limpide e preziose come queste (già ci sono, del resto, i Diari di lavoro 2, comparsi anch'essi nei e.Saggi,-Einaudi poc.o tempo fa; e chi sa quant'altro ancora!); ma è che- sia pure, crediamogli, non per veglie notturne - i suoi testi sono scritti con rara precisione ed eleganza letteraria. Precisione però insieme, ho detto: ed è qui che corre. nella corrucciata invettiva della prima pagina del libro. il discrimine: perché l'autore sa benissimo che il suo aggettivo (icastico, quando occorre) e la sua cadenza si tagliano addosso a questo e a quel problema, a quel pinore, come abiti d'altissima sartoria. La lingua come strumento per rivelare scoperte e precisioni, non per nascondere ambiguità; ecco già una lezione. Questi Diari di lavoro J erano già usciti, nel 1971. per Emblema editore (Bergamo). e sono riproposti da Einaudi tal quali dodici anni dopo:.ottima occasione, dato che la prima edizione era stata poco diffusa. c. Tal quali»: ma, vedendol.i nell'83, è inevitabile leggere questi Diari con altr'occhio, e filtrati non solo dalla loro seconda «puntata•, ma anche da quel Mai di traverso (Milano, Longanesi, 1982), dove Zeri ha raccolto i suoi articoli di giornale, disegnandovisi ora soddisfatto narratore, ora implacabile polemista. Per la brevità del taglio, i testi di quel libro e quelli dei Diari hanno quaJcosa in comune, pur appartenendo a «generi»differenti; e li le- &?L sopra~tto: la capacità dell'autore di delineare entro breve spazio la cifra intera di un problema critico, ora per sapiente evocazione ora invece con caratterizzazioni taglienti e spes.wnon dimenticabili: una «compressione»di ogni tema affrontato proprio intorno al suo nucleo vitale, che cosl ne esce più. evidente. Si capisce che Zeri non p055a soffrire gli sproloqui. I diaridiZeri Naturalmente - e qui sta la differenza - Mai di traverso contiene molti testi più legati a spicciolevicende quotidiane, al ritmo di un giornale, e perciò talvolta sovraccarichi di sciabolate polemiche distribuite, è vero, spesso con ironia, ma non sempre - mi pare - mirando giusto; e probabilmente un esame dello stile rivelerebbe che quelle pagine nervose finiscono con l'essere (contro le intenzioni dell'autore) meno impietose assai che non sembri - certo meno impietose delle stoccate controllatissime di cui nei Diari sarebbe facile prelevare un florilegio. P roprio per la densità della scrittura, questi Diari di lavoro si offrono ai due tipi possibili di lettore (lo spcciaJista e Salvatort Stttis già assai prima, e lo ha mostrato Vincenzo Pacella nella sua Iconografia bernardiniana). Il lettore non-specialista potrà, muovendosi tra opere che non sono nella cultura di tutti, non solo cogliere, per cosi dire, per squarci la variegata problematica entro cui si muove lo storico dell'arte, ma anche entrarvi attraverso una porta specialissima, che Zeri- con pochissimi altri - sa dischiudere con suoi grimaldelli. Vogliodire di una sempre presente, e talora prepotente, vena narrativa, che a1 quadro del singolo «pezzo» non fa da cornice, ma vi s'insinua fino a far corpo con esso: e del problema da conoscitori-in-senso-stretto fa ma• teria di racconto. Prendiamo un anonimo «..Maestro di Marradi,-, il suo arcaizzare Fa.ubindcrl il commi.uariolamcn in Kamikaze 1989 (1981-81)di \Vol/Grcmm il non-specialista) come un cibo specialmente gustoso, che è possibile mangiare secondo ritmi, e riti, diversi. Lo specialista noterà attribuzioni e notazioni - di data, d'iconografia - su cui consentire, o no; rileverà quali, dei problemi affrontati, abbiano mutato la loro topografia (come Buffalmacco dopo il libro di Luciano Bellosi); o dove un'ipotesi meriti di es.serecorretta (cosl quella che l'emblema «bernardiniano» sul manto di un San Pietro di Jacobello, a Denver, debba necessariamente considerarsi un'aggiunta posteriore: mentre quell'emblema, diffuso sl da san Bernardino, era però ben noto di proposito violando le cronologie, •i dirottamenti verso temi iconografici e formali 'antichi'». È un piccolo maestro di cui non conosciamo né l'ambiente né i comntittenti, e però vivo proprio in quel suo ostinato calarsi altrove, riprendendo e copiando da Taddeo Gaddi: «Non conosco altra opera del Quattrocento cosl affine agli odierni tentativi di dar vita a una formula inane in partenza, che vorrebbe innestare un passato di favola su un presente svuotato della sua ragion d'essere, la formula cioè cui s'aggrappa ancor oggj il mondo figurativo del Cattolicesimo». O ancora il «falsario in calcinaccio»: lieta figura di inventore di frammenti d'affresco, che Zeri non si lintita a definire come «falsario» appunto, a1 mero scopo di elintinarlo dai cataloghi di pitture quattrocentesche; anzi, chiaman• do a prove «contro» di lui ora l'impasto (in uno stes.wframmento) di Toscani e Veneti, ora l'intrusione di Hans Holbein, ora l'esemplarsi su «tipi» cinematografici o sugl'involucri del panforte di Siena, finiamo col vederci squadernata davanti non l'etichena, ma quasi la biografia del FaJsario. D ue tenti topici, che ritornano in più d'un s.aggjo,si prestano in modo speciale aJlo Zeri annodatore di trame: la collaborazione fra artisti e la ricostituzione di complessi smembrati. Ccl/aboration in ltalian Renaissance Art è il titolo di un libro stampato a Yale nel 1978: rispetto a quelli, gli esempi prodotti da Zeri hanno questo di particolare, che mettono a fuoco casi di collaborazione tra /raie/li, Pietro e Ambrogio Lorenzctti o Domenico e Davide Ghirlandaio, puntando diritto sul problema dell'organizzazione della bottega familiare, dove djvisione (del lavoro) e unità (del progelto) non sono che le due faa::edella stessa medaglia. Forse più ..narrativo» ancora t l'aJtro tema: percht rimettere insieme, da frammenti sparsi nei più. vari (e lontani fra loro) musei e raccolte privale, un polittico di Bernardo Daddi o di Jaoopo Bellini non è solo operazione di risarcimento archeologico, ma consente di ripercorrere aJl'indietro più d'u• na vicenda collezionistica e, collocando l'opera recuperata al termine di un arduo e privilegiato percorso conoscitivo, ne fa un più prezioso oggetto d'attenzione. Di più: se - divideDdosi in più parti - un'opera ha perduto l'unità e l'idenlità originaria, tanto che ogni frammento aveva assunto, nel luogo dov'era, una propria classificazione anagrafica., ecco che la strada contraria dove Zeri conduc.e il lettore (spesso appoggiandosi a minute, inoppugnabili osservazioni di dettaglio: la proscalZione di una linea dello sfondo, la ripetizione di identiche punzonature ... ) diventa riconquista di quell'identità; e il confronto fra i due punti estrenti di questo itinerario (le due 'cane d'identità', quella dei singoli frammenti e quella complessiva) dà ogni volta uno spaccato della strumentazione e delle strategie proprie degli storici dell'arte. Com'è ovvio, quest'ultimo 'genere' di narrazioni critiche è speciaJmente avvincente proprio pcrchl! t, insieme, il racconto di un'avventura: se è ora possibile rivedere insieme l'Angelo (già in collezione privata a New York) e la Veriine (a Mosca) di un'Annunda.rion.e di Andrea di Bartolo, ~ proprio perch~, girando il mondo armato dei suoi problemi, Zeri ha riconosciuto la pertinenza comune dei due frammenti. Cosl il racconto delle scoperte del conoscitore è anche il racconto dei suoi viaggj: e Zeri, insomma, si fa amabile e compiaciuto narratore di se stesso - ostentando talora, con un gusto dell'improbabile tra il capriccioso e il divertito, ciò che non può chiamarsi aJtrimenti che una sfacciatissima fortuna. Qualche esempio. Aveva in casa, da tempo immemorabile, un'iscrizione antica, funeraria, d'un ragazzetto dodicenne di nome M. Bebio Marino. Nel 1979,capita da un antiquario di BcverlyHills e ci trova un altro pezzo dello stesso identico monumento funebre, col nome dello stesso fanciullo, e la stc:s.saetà: naturalmente, lo compra e riunisce, dopo secoli forse, i due «disiecta membra» (Mai di traverso, pp. 249 sgg.) Sta studiando, su monconi sparsi qua e là, i frammenti di un Trionfo tkl/a Ca.nit.i di Gherardo del Fora, e gli manca un anello della catena, alcuni pannelli già in collezione Adorno a Genova, e 6 visti dal Bode, dal Morelli, dal Berenson, da A. Venturi, ma poi spariti e mai (sembra) fotografati, nt mai (certo) pubblicati. Fmcht trova le foto di tre pannelli su quattro. Come? «Le ritrovai chissà come aJl'interno di una copia di "° un vecchio libro di cucina, che ~ avevo acquistato nel 1963 da un ·i piccolo libraio_del Village a New ,!- York, dove Dl1 aveva condono la ~ noia di un pomeriggio estivo, di ~ asfissiante calura» (Diari di lavoro -~ 1, p. 7S). . 5 . No~ c'è che dire: fonu.na_o no, : m ogrucaso è un bel pe27.0 di lette- """ ratura. i:: l! J! ~
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