Alfabeta - anno V - n. 55 - dicembre 1983

Firenze'44, Saba, Montale Mario Spinella 1 n un suo bel saggio, «L'aspro vino», raccolto nel volume Per città e per foreste, Ottavio Cecchi ha rivissuto i mesi che, àf tempo della Repubblica di Salò e dell'occupazione nazista, Umberto Saba trascorse a Firenze, in un appartamento di Via della Robbia, con la moglie Lina e la figlia Linuccia. Un inverno, una primavera, tragici per tutti gli /raliani: razzie dei Tedeschi, bombardamenti, fame, violenze fasciste, il senso di una vita sospesa a 1m filo, giorno dopo giorno. E tanto più per Saba, per gli altri come foi, perseguitati razziali: il pericolo moltiplicato di essere riconosciuti, cauurati, deportali, trucidati: loro e i loro cari, i parenti, gli amici. 11dolore esistemiale di Saba, il destino di non poter «essere come tutti I gli uomini di filtri I i giorni•, sembrava tuuavia placarsi, fondersi, nella sofferenza universale; più che mai egli appariva, alro, un tesrimone, un profeta, di una condizione umana che si annodava in lui e nella sua poesia, nelle «scorciatoie», nei «raccontini• che andava elaborando e scrivendo, nella stanza a terreno sul piccolo giardino. giovane un po' poseur, che si firma fl'Chopin Poli» e «Umberto da Montereale», al vecchio profeta annunciatore di un'età della chiarezza e dell'amore, mancano contributi e testimonianze importanti. La madre di Saba è assente, e anche le formative amicizie con Giorgio Fano, Guido Voghera, Virgilio Giotti e altri, per varie ragioni, non hanno lasciato traccia. Anche per la giovinezza di Lina. la La presenza delle «sue» donne, la loro loua quo1idiana per mantenere un ordine, trovare il cibo, sfumare nella 1enerezza affeuiva l'orrore dei tempi fu certo, per Saba, una ragione di forza. Ed egli lo sapeva, lo mostrava in ogni momento, pur con la sua pacata, talvolta polemica, ironia. Il bel viso di Lina, quello tormenrato di Linuccia, come specchi, riflettevano, per il visitatore, la denuta• del padre e marito. In un loro modo segreto, esse sembravano dirgli che il suo dovere di reggere, di sopravvivere, riguardava, anche, la poesia: quella che aveva scritto, e quella che, ancora, avrebbe dovUlo scrivere: «Non solo per te, né solo per noi, ma per gli altri•, era il so1tinreso delle cure, degli sguardi, dei gesti con cui lo circondarnno, emro cui lo immergevano e salvaguardavano. E llutavia, citi ebbe a condividere quell'accumulo teso di ore, e di mesi, ha l'impressione - più viva nel ricordo di quaranl' anni dopo - che tutto ciò non sarebbe bastato. A tratfi Saba sembrava ritrarsi, quasi rattrappirsi, di fronte alla minaccia, allonta,rarsi da tutto, da tulli, ai margini di un luogo possidonna che ha trasformato la poesia di Saba, non ci si può che rifare al Canzoniere e ai Ricordi-Racconti. Sono lacune che vanno sottolineate perché il lettore - impressionato dalla mole dell'epistolario da cui provengono le cento lettere - non creda che si sappia tutto del• l'autore, e che l'interpretazione dell'uomo e dell'artista sia di conseguenza definitiva. Del resto. Stendhal bile di non ritorno. I suoi occhi guardavano· da lontano, il viso si stringeva a pugno, sotto gli abiti sembrava che non più un corpo umano, ma un'ombra, albergasse. E si voleva gridare, chiamarlo, come già fosse altrove. Forse, Saba, non sarebbe tornalo a noi, alla vita, alle carte, senza lo splendido dono de/l'amicizia. Era una gara, una scommessa, a non lasciarlo solo. Ed ecco le stanze semibuie riempirsi della presen• za di Arturo Loria, di Ranuccio Bianchi Bandinelli, di altri volti e parole cui oggi non so dare un nome: ma, soprattutlo, di Montale. Era lì, ogni giorno, Eusebio, e talvolta con la Mosca, puntuale, immancabik Suonava al campanello in un modo che lo faceva riconoscere, e subilo una luce, un'onda di calore, pene1rava, con lui, nella caAveva i suoi IOrmenti, Montale, e pubblici e privati, e di essi ci ha dato testimonianza nei versi di allo• ra, «nelle cave segrete della s1agione morta», nel «sozzo trescone d'ali schiantate» di cui egli ci parla. Un giorno, immobile nella memoria, vi era Natalia a casa sua, picco• la e nera come un uccello dopo la l'introduzione di Aldo Marcovecchio e il titolo stesso dato all'antologia propongono un 'immagine di Saba sicuramente fondata su atteggiamenti e speranze che il poe· ta ebbe negli ultimi anni, ma che non può esaurire la complessità del personaggio. Si rimprovera ai critici di Saba di essere stati spesso «miserrimi» e si oppone alla loro riduzione che .,Saba mescolò all'amore l..odio· e Storiadella pitturain Italia pnluloae di Giallo Culo Ar&an Un geniale scrittore agli esordi davanti ai maestri dell'arte italiana. •Grandi Opere• Ure 35.000 .AsimovD, icltson Carr, Qaeen,Stout Delittidi Natale preful011c cli lsuc Aolmov Dodici magistrali intrecci gialli a base di ironia, Thomas De Qaincey folgore: diceva di Torino, di Leone Ginzburg che si era ucciso in carcere. «Che Saba non lo sappia•, si preoccupava, nella duplice angoscia, Eusebio. Ma li, in Via della Robbia, il suo abito morale era di rallegrare. Sovente intonava, con la sua voce curata da basso, le arie d'opera, care a lui ed a Saba, e nefla melodia verdiana un popolo oppresso riemergeva alfa luce, al sole. Sovente recitava, scandendo ad una ad una le parole, le poesie proprie o di Saba. Emergevano, in quel reci1al privato dedicalo all'amico, inedite consonanze, una ricerca comune, itinerari che si intrecciavano e convergevano al di là della differenza. E poi aneddoti, affettuosi pellegolezzi, notizie dall'Amiata delle conoscenze, motti, «mottetti» improvvisali e mai più trascriui, raccolti, sulla pagina. Riusciva sempre, Monrale, a far brillare, dietro la patina d'ombra, gli occhi di Saba. Un incantesimo, quale in una sc,ma 1ea1ra/eove tem- . po e spazio reali fossero annullati («Guido, vorrei che tu e l.Apo ed io I fossimo presi per incantamento»), isolava, emro quelle mura reduse, dal mondo di violenza e di morte. il 'sangue'»: «Il suo fu un amore armato: una spada d'amore. Fu, spesso, ·turbato'. Altrimenti sarebbe stato un santo nel significato cristiano. Fu uomo, invece; assai vicino all'assoluto della verità• (pp. 29-30). È una generosa ma, a sua volta, riduttiva apologia, che difficilmente basterà a correggere inveterate deformazioni richiamando a Saba chi già non abbia sentito il fascino della sua arte . Lo spezzava solo l'imminenza del coprifuoco, l'urgenza di non farsi cogliere per strada dalle paauglie fasciste e naziste di ronda. E sembrava, ogni volta, che Montale dicesse senza dirlo: «Aspe11ami. Donumi sarò qui di nuovo». Cecchi ci ha parlalo del silenzio di quelle sere, del solitario conforto del/' «aspro vino», di un Saba che, di fronte a una giovinezza che si protendeva al futuro, sapeva pur ritrovarsi - qual era - «maestro e donno», con una sua intima fierezza, l'umana allegrezza del dare. De amicitia, dunque. Un Mon• tale «inedito», o/ire il magistero dei suoi versi, un barlume di quella ideale repubblica delle lettere, che i poi l'incontro, intimo, pudico, di uno sguardo, distaccato, intenso, sul territorio dell'amore comune per quell'altrove che la poesia, sempre imperfettamente, insegue. A suo modo, e ceno per metafora, la danza che Eusebio eseguiva per l'amico più di lui provato, questa danza che oggi si direbbe «sull'orlo de/f'abi.Jso», riusciva- nel buio del '44 - a recludere in un minacciato giardino, un «paradeisos», Saba, Montale, e noi che avevamo il privilegio di far loro corona. Anche oggi, forse, ancora meno di quando Saba scriveva dopo la guerra, la sua «spada d'amore• non ~ una Exca.libur che possa fare prodigi di trasformazione. Ai nuovi lettori di Saba si vorrebbe invece raccomandare questa scelta e tutto l'epistolario per il suo contenuto di ricca e sofferente umanità, come un frammento di quella «cal· da vita. a cui il poeta ha dedicato la sua esistenza. BjornKurtén La danzadellatigre Ua romanzo dell'era fladale latrodazlone cli Stcphoa Jay Goald Un brillante scrittorepaleontologo fruga nel mistero e nell'avventura dell'Homo sapiens. •Albatros» Lire 18.000 _,..,_ L P0WCI Dli. PANEM. StephenJay Goald n poffice delpanda llflcNloal n1la otoria IUltanlC buon gusto, intelligenza e perfidia. Storievere di unvisionario prefulODC cli Dwcllc Gattcpo llluzonb U caso e la necessità nel corso dell'evoluzione. •Albatros» Lire 16.000 RomHarré Grandiesperimentsicientifici 20 esperimenti che haano cambiato la ao1tra vbioae del moado Lo scienziato: funzionario di laboratorio, apprendista stregone o artista delta natura? •Grandi Opere128 illustraz.ion!- Lire 20.000 Santi, criminali, popoli in rivolta: la più ricca antologia delle opere del •mangiatore d'oppio•. •Albatros» Lire 18.000 Lilllan Hellman Unadonnaincompiuta Una coraggiosa autobiografia della celebre autrice di ,Piccole volpb: un viaggio nella memoria dal ritmo fluido, ii-regolare, •non finito•. .J David• Lire12.500 Editori Riuniti Dove si parla del -sesto dito• del panda e della intelJigenza dei dinosauri, dei crani dell'uomo fossile e del corpo di Topolino. •Albatros» Ure 20.000 Jarlj Trifonov U tempoe il luogo Il romanzo postumo del più importante narratore sovietico degli ultimi anni. •I David• Lire:16.500 'l

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