perché simula un approccio conoscitivo alla vita associata; ma poi egli non poteva partecipare al suo impegno razionalistico e induttivo. Ora possiamo vedere come Gadda abbia immaginato un film sulla materia del romanzo (di un film giallo progettato e forse at,.. bozzato nel 1942 non restano lracce). Mi pare fondamentale il rivoluzionamen10 nella successione degli episodi rispetto al romanzo. Nell'ultima scena del film si assiste, in dissolvenza, all'assassinio di Liliana da parte di Virginia, poi all'arrivo di Jngravallo che l'arresterà. Simme1ricamen1e, nelle prime scene è spesso presente Virginia. bella selvaggia e avida, cui Liliana mostra imprudentemente i propri gioielli. Mentre questo consolida la struttura d'assieme. per la distribuzione dei fatti un'altra decisione è fondamentale: nel «trattamento» Gadda segue un ordine cronologico (e la storia, con precisa indicazione di date, dura circa nove mesi); nel romanzo, l'andamento è spesso retrospettivo, perché si risale ai fatti precedenti l'assassinio attraverso le deposizioni (perciò la storia dura pochi giorni: e l'assassinio avviene già a un sesto del romanzo, mentre si trova alla metà del «trattamento ..). li romanzo ha un montaggio più cinematografico del film. Perché Gadda non è ricorso più ampiamente al flash back, e non ha mantenuto la forte unità di tempo del romanzo? Credo sia perché, nel film progettato, le troppe dissolvenze hanno un impiego prevalentemente tonale: più che comunicare fatti, trasmettono sensazioni e presentimenti (per esempio, l'uccisione della cagnetta di Liliana accentua la sua solitudine e preannuncia l'assassinio). Ciò rientra nel gusto per il Uicmotiv caratterizzante (la timidezza impacciata del comm. Angeloni, «costante psicologica del film•. le smancerie della Menegazzi, «costante scenica») o comico (la caduta del cavicchio dall'attaccapanni ogni volta che lngravallo vi appicca il cappello). Come fare dell'Hitchcock con lo stile di Fellini. Con questo «trattamento», Gadda ci fornisce un'ulteriore e bellissima autoanalisi. Impegnato alla disciplina dei tempi e delle azioni. si ribella ancora una volta alla prepotente causalità, moltiplica trappole, divagazioni, richiami. I fatti anzi si estendono. poco economicamente, all'indietro: prima del furto alla Menegazzi e dell'assassinio di Liliana, c'è anche un tentato furto a Liliana: la vicenda dei gioielli della Balduzzi ha uno strano antefatto nella richiesta, a Liliana. di due anelli da parte di parenti che pretendono di avervi diritto; alle imprese erotiche dei delinquenti maschi, che non hanno un ruolo fondamentale, si dà abbondante spazio, e cosl via. Interessantissime, in questo quadro, le indicazioni sulle reazi~ ni preordinate per il pubblico: «Lo spettatore è portato a credere che ... » Perché il povero spettatore è spesso frastornato, sottoposto a un mitragliamento di suggerimenti e indizi che in gran parte esorbiteranno dalla soluzione. Ma intanto quelli che s'impongono, formulati oon schematicità rivelatrice, sono i temi guida. Il mito della ricchezza borghese (dei borghcsazzi) e la cupidigia del popolino; la gioventù bella, intraprendente e amorale, avida di vita e soldi. la tematica psicologica (si parta di «:follia donativa. oblativa». di «psicosi a tipo dissociante-, di «'menzogna da isterismo•) e quella .sessuale (dall'05SCS5ione di maternità negata di Liliana alle fantasticherie galanti della Menegazzi all'omosessualità di Virginia). Prodotto letterario dalla scrittu• ra invano (per fortuna) castigata, Il palazzo degli ori si rivela uno spiritoso avviamento alla comprensione del Pasticciaccio. H8ideggetdopoil '50 Martin Heidegger Che cos'è la filosorta? trad. it. di Carlo Angelino con testo a fronte Genova, Il Melangolo, 1981 pp. 54, lire 5000 L'Abbandono a c. di Adriano Fabris introduzione di Carlo Angelino Genova, Il Melangolo, 1983 pp. 86, lire I0.000 Che cosa signlfka pensare? trad. it. di Ugo M. Ugazio e Gianni Vauimo, voll. 2 Milano, Sugarco, 1978e 1979 pp. 114 e 160, lire 2000 e 2200 S enza dubbio, tra gli interrogativi che guidano la meditazione dell'ultimo Heidegger - quella che. secondo l'autorevole parere dei filologi. costituisce la «terza fase• del suo Dtnkwtg e che abbraccia la produzione filoso• fica posteriore al 1950- la domanda «Che cosa significa pensare?•. per la radicalità con cui viene sollevata e per il plesso di temi cui allude. può essere assunta come filo conduttore per una lettura non riduniva di molli scritti di questo periodo. E ciò non tanto perché la domanda coincide di fatto col titolo di un importante corso di lezioni tenuto nel 1951-1952 all'università di Friburgo. che segnò la piena rcinlegrazionc e riabilitazione del professor Martin Heidegger nel corpo accademico dell'università tedesca. dopo le discutibili vicende del periodo nazionalsocialista, quanto piuttosto perché con tale domanda Heidegger rinnova e ripropone nell'immediato dopoguerra il problema del senso dell'essere e del pensare in un'epoca di «carenza• e di «povertà• (cfr. Martin Heidegger, Wa.J hei.sst Denken?. Tùbingen, Niemeyer, 1954; trad. it. Cht cosa sig11ifica pensare?, Milano, Sugarco, 1978e 1979,-voll. 2). ln ques10 contesto, la domanda «Che cosa significa pensare?» dà luogo a una riflessione che potremmo definire «epocale•, in quanto scopre l'essenza e i tratti dell'epoca presente cercando criticamente e responsabilmente di problematizzarli, e ingloba al suo interno anche la vexataquoutio sull'essenza della tecnica. Questa convergenza-identificazione ira l'interrogativo sull'essenza del pensare e la Fragt nach dtr Technik è stata sottolineata con vigore da non pochi interpreti soprattutto italiani sul finire degli anni scttanta, dando vita a una serie di letture questa evoluzione del pensiero cui interesse consisterebbe nel far in cammino verso l'essere dell'esspesso unilaterali e forzale. Trop- heideggeriano. La loro importan- vedere come ha avuto inizio e ~ sente, cioè verso l'essente rispetto po spesso, infatti, si è dimenticato za sta, da un lato, nel mettere a me si è sviluppato ciò che chiamia- all'essere- (p. 27). che con questa domanda Heideg- fuoco il rapporto tra filosofia e mo filosofia». Si tratta piuttosto di Sulla base di queste premesse ger mette in atto il tentativo di ptnsiuo, gettando le basi di quella «:una domanda storica (guchich- Heidegger cerca, in primo luogo, inaugurare ocunnuovo inizio» nella tesi, provocatoria e spesso frainte- tlich) in cui è in gioco il nostro de- di caratterirz.are sommariamente storia eventuale dell'essere e del sa, secondo cui «la filosofia nell'e- stino. Ancor più: non è una 'do- questo oonceuo di filosofia (che pensiero, portando a compimento poca presente è giunta alla sua fi- manda', è la domanda storica del ha dominato la storia della metafiquella Kehre del filosofare nata ne•; dall'altro, nel far luce sull'e- nostro esserci europeo occidenta- sica occidentale da Aristotele a dalla necessità di dire l'essere al di sperienza misteriosa dell'abbando- le• (p. 19). Nietzsche); in secondo luogo, di fuori del linguaggio metafisico, ba- no (Gelassenhtit) quale modo di All'indagine storiografica o filo- proporre un nuovo modo di filososato sul modulo della semplice- definire quel pensiero originario logico-erudita - per cui il termine fare che recuperi l'esperienza prepresenza. verso cui la domanda «Che cosa filosofia non costituisce «:proble- socratica dello stupore di fronte alNei confronti di tali interpreta- significa pensare?» è costantemen- ma» - Heidegger contrappone qui la totalità dell'essente, che si dizioni, che hanno letto il pensiero te in cammino. un atteggiamento completamente sponga all'ascolto e al «lasciar~ -~-----------------------, sere•. heideggeriano di questo periodo principalmente come meditazione sul «problema della tecnica•, ocoorre osservare che il tentativo di cogliere dall'interno i tratti nasco-- sti dell'attuale situazione, segnata dalla fine della metafisica e dal dominio incontrastato del Cute/I tecnico, non è che un momento ne• cessario in una ricerca in cammino verso un «pensare originario• che dimori nel linguaggio inteso come «casa dell'essere•. Si tratta di un ocpensare»che si esprime nel nesso Denktn-Dichttn-Danktn, e che è essenzialmente diverso da quello dei linguaggi formalizzati calcolanti e pianificanti. Alla illustrazione di questo nesso e alla definizione dell'atto del pensare come Andenken (rimemorazione), come Gediichtnis (memoria) e in ultima analisi come Spracht (linguaggio originario), sono dedicati molti lavori del fecondo decennio 1950-1960, quasi tutti accessibili in traduzione italiana. Di essi ora fanno parte anche i due volumi editi dal Melangolo di Genova, che costituiscono altrenante tappe significative di S otto il titolo Cht cos'l la filosofia? si raccoglie il testo di una conferenza tenuta nell'estate del 1955 come introduzione a un colloquio sull'essenza della filosofia, e pubblicata ranno successivo (Martin Heidegger, Wa.J ist das - die Philosophit?, Pfullingen, G. Neske. 1956). la via scelta da Hei• deggcr per affrontare il tema del colloquio è tutta affidata alla potenzialità rivelativa del Fragtn che non si interroga «sulla filosofia• ma si rivolge a essa dall'interno, problematizzando la parola e il linguaggio che l'hanno originata. «Lo scopo della nostra domanda - chiarisce subito Heidegger - è (... ) quello di penetrare nella filosofia, di prendervi dimora e di comportarci nel modo che le è proprio, vale a dire di filosofare (... ), di muoverci all'interno della filosofia e non di girarvi attorno restandone fuori•; ciò di cui la fi. losofia tratta, infatti, ci riguarda direttamente e ci tocca «:nella nostra essenza,. (pp. 9 sg.). Di conseguenza, la domanda «Che cos't la filosofia?» non si può trasformare in «una questione storiografica il diverso: l'ascolto della parola (JllMOO<fla a panire dalla sua origine greca, cercando di meditare ciò che essa evoca (p. 13). L'indagine si trova cosi coim,•olta in «un dialogo col pensiero del mondo greco•, in cui «greoo» non è solo l'«:<>ggetto» della domanda in questione - la filosofia, - ma «altresì il modo in cui la ck>mandaè posta», il «che cosa?, (p. 17). (n questo modo, infatti, si esprime nelle opere di Platone e di Aristotele la domanda filosofica per · eccellenza che chiede: «Ole cos'è l'essere dell'essente?» Proprio il cristallizzarsi dell'interrogare in questa forma particolare rappresenta per Heidegger il vero atto di nascita della ocfilosofia»come disciplina autonoma, oome sapere specialistico particolare che, come tale, era estraneo al pensiero pre• socratico. Quest'ultimo vedeva nel logos il raccogliersi misterioso dell'essente nell'essere, mentre la ocfilosofia» ool suo domandare vuole superare quella dimensione iniziale di stupore. lnfatti, •Ja filosofia è alla ric.erca di ciò che l'essente è in quanto è. La filosofia t Infatti, solo se il filosofare si dimostra capace di ascoltare ciò che nella domanda ci interpella, .si può arrivare a una risposta che non sia mera asserzioneo pura replica, ma autentioo «oorris:pondcre a ciò verso cui la filosofia è in cammino• (p. 35). Cosi si scopre che l'essenza del filosofare autentico si trova nel circolo tra la domanda e l'a~ pello, tra il rispondere e il corrispondere, e che questo ciroolo ba il suo centro nell'esperienza originaria dello thaumauin, nel .-provar stupore•, il quale «sorregge la filosofia e la domina dall'inizio alla fine.. (p. 41). Il recupero del filosofare autentico, se da un lato sembra prestarsi a una lettura in chiave «religiosa» del pensiero dell'ultimo Heidegger sulla base del nesso DtnktnDanktn, rappresenta dall'altro il coraggioso tentativo di meditare «l'essenza futura della filosofia> (p. 45) in un'epoca in cui noi non ci preoccupiamo minimamente di imparare a pensare. Il filosofare come corrispondere, che Heideggcr schizza in questo breve scritto distinguendolo nettamenle dal pensiero raziocinante e calcolante, è il modo in cui noi nell'epoca del dominio tecnologico del mondo possiamo imparare a pensa.re, «pOSSiamovenir interpellati da ciò che chiamiamo l'essere dell'essente» (p. 49) e ooinvolti in una esperienza che ci libera dall'ovvietà e dall'indifferenza. La filosofia oome oorrispondere ~ all'appello dell'essere - e quindi -~ oome evento linguistico-dialogioo [ che porta in primo piano il lin- ~ guaggio e il rapporto tra pensiero ~ e poesia- diventa cosl una autenti- t ca pos.sibilitd per l'uomo oontcm- -S poraneo di stupirsi e di arrestarsi j «:davanti all'essente, davanti al fat- .... to che esso è ed è così e non altri- ~ menti» (p. 43), di -abbandonarsi.» C:: ::~o:S::e:iml:i~v:; j sottrarsi dell'essere. ~
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