:: giocava questi orribili tranelli. la mia se,r.sibilità sembrava acuirsi fino allo spasimo. ca,leva110giorno dopo giorno le mie difese e ogni capacità di reagire. A q,id tempo avevo 1roi•a10co11/or10 in ima storia d'amore, amore mi sembra la parola giu.'Ua,con 11110 s111den1essa che freqmmtava nella mia stessa università la facoltà di cl1imica. Era una ragazza vispa e affeuuosa, era lei che prendeva /'iniziativa di andare al cinema o di fare gite in bicicletta lungo il fiume. Aveva cura di me e mi 1e11eva su di corda, come si diuvafra studenti, mi distraeva e mi ailda,,a quando cadevo vittima delle mie crisi improvvise. Non le ave,,o confidato i meccanismi della mia mala11ia,le avevo detto soltanto che ogni tanto soffrivo di depressioni e che tutto questo dipendeva probabilmeme dalla swnchezza per lo studio, ma che sic11rame,ue la situazione si sarebbe ricomposw dopo q11alchemese di riposo. Spesso mi paragonava a Buster Keato11, 11ncomico tra l'altro che ho sempre amalo anche più di Charlot. Secondo lei avevo una espressione Q.JSOlmamentedrammatica e, forse· proprio perché non ridevo quasi mai, mi trovava comico e la facevo ridere con quelle mie depressioni eccessive e imm01ivate. Le lasciavo credere volentieri di esstrt 11npo· maniaco t stravagante piuttosto che avvtnlllrarmi nella spiegazione del mio male segreto. Del resto, quando uscivo dai miei stari depressivi ero un buon compagno, qualche volta perfino divertenre. Avevo inventalo 1111 sistema filosofico aristotelico ,rei quale avevano un posto rileva,ue le pompe idrauliche. Ero molto inventivo in q11esteteorie idraulico-filosofiche e riuscivo ad abbinare i calcoli di pre,,alenza al Motore lmmo• bile, i t11rb<>al1ernatori con l'Organon aristotelico. Lei si divertiva. Facevo anche qualche doppiosenso piu11os10pesa111ee quasi sempre i nostri ludi filosofici finivano lietamente SII 1111 prato lungo il torrente o al b11ionei palchetti di 11nvec• chio cinematografo freq11entato dalle coppieue di swdemi. Un giomo avevamo deciJo di passare il pomeriggio nel solito cinematografo, ma poi lei aveva disdetto fìncomro dicendo che clo11evastudiare insieme a 1111acompagna pct preparare w1 e.vame che le dava q11alchepreoccupazione. AIJora decisi di andare anch·io a sllldiare COfl 1111amico, ma prima di chiudermi in casa volevo fare due passi in città. Il caso mi cor1d1use vicino al ci11ematografo do,,e eravamo soliti cons11111arei nostri incomri amorosi. Memre cammi11avo distrattameme mi parve ,li 11ederlaemrare in compagnia di 1111ragazzo. Non potevo credere a una cosa simile, sicurameme mi ero sbaglimo, rave110 scambiata con wi°ahra. Ma 11011volevo ritmmere nel dubbio. Così comprai 1mbiglieuo e salii le scale che portavano ai palchetti. Gironzolai al buio illngo il corridoio a ferro di COl'allomettendo demro la testa 11eipalchetti, quasi llllli vuoti. Quando mi affacciai al penultimo pa/cheuo. lo Slesso do11e ci era,·amo rifugiati insieme tanti pomeriggi, mi sentii precipitare in u11baratro: era là distesa sulla panca di vellwo che si concedeva al ragazzo co,1 il quale l'avevo vista emrare. Non era u11'altra,era pro• prio lei, senza possibilità di dubbio. Quello fu 11110dei momenli più dolorosi della mia vita, lo giuro. Uscii dal ci11ematografo barcollando e andai a casa. Mi chi1ui nella mia stanza e co11tinuai a soffrire la più atroce disperazione che possa colpire ,,,, uomo o w, a,iimale. Ho detto animale perché la mia ero disperazione allo stesso tem• po morale e isti,itiva, ragionata e sefraggia. /,i quel momen• to avrei potuto mordere 1111mio simile con la ferocia di una tigre. Tenlai di pia11gere, ma non usci una sola lacrima dai miei occhi, niente. Se fossi riuscito a piangere o a gridare, forse il mio dolore avrebbe tro,,ato 11110sfogo e in qualche misura avrei alleviato il peso che mi opprimeva, e invece mi rimase t11((0dentro. Dove((i cambiare città percl,t a1•evodeciso di non vederla mai più, di canctllarla dai miei occhi e dalla mia memoria. Naturalme11tecambiare cittd non servì a nulla perché per me ftofl valeva il rimedio della lonta,wnza fisica, proprio a causa della mia memoria maledetta. Da quel giorno, la scena del palchetto mi rirornò olla mente anche due o trt ,·olre nello stesso giorno, con effetti distruttivi. Da allora la mia vita è diventata un inferno, quella scena mi perseguita di co11ti11uoe io 11011ho pill pace. Mi sono ltmreato, sono a11dt110a lavorare in Sud Africa per ,ma compagnia petrolifera, poi sono ritornllto in patria e ho seguito u11corso di perfezio11ame1110presso una societd america,ra di impianti di precisione. Ho continuato a lm,orare con accanimento cercando di nascondere a 11ttti il mio dramma, ma la finzione mi è costala un ulteriore logorio del mio sis1ema 11crvoso,per cui oggi sono arri11llloallo stremo delle e,iergie, sono ridotto w1a larva. Ho preso 11110decisione drammatica, adeguata al dramma che mi insegue e perseguita. Sono ritornato nella città dove avevo freque11ta10 /'1111il:ersitàe ho rivisto qualche vecchio compagno. Ho saputo che lei dopo la laurea aveva trovato subito 1111 lavoro presso 1111ai11dustriadi conserve alimemari, ,iel laboratorio delle analisi chimiche. Lavorava otto ore al giorno, faceva ,,acanza di sabato, a,:eva un discreto stipendio, andava spesso a ballare in un nuovo locale pubblico nel Giardino ducale, frequentava ancora qualcuno dei compa• gni di università e si era più o meno fidanzata con un giovane che non conosce,•o, da poco laureato in medicina. Una sera mi ero appostato al buio e l'avevo vista uscire dallo stabilimento dove lavorava. Era ancora molto carina, forse tra anche migliorata fr.sicamente da quando la freq~ntavo io. Ho preso in affitto un appartamentino quasi di frome alla casa dove abita il suo fidamato. Ogni tanfo va a trovarlo di sera e non occorre avere molta immaginazione per sapere che cosa succede fra quei due in quella casa. Ma questo non mi interessa più, lo giuro, a me interessano soltanto i fantasmi del passato, sono loro i miei nemici. Ho deciso che devo rico"ere a un mezzo estremo per salvare la vita mia che sta precipitando: devo cancellarla f,sicamente perché sento che solo cosi ho qualche speranza di cancellarla dalla mia memoria. Mi sono domandato se sto per commettere un dtfit10. No, non ucciderò una donna ma un fantasma ossessivo e JNrverso. Sabato scorso non sono riuscito a sparare percht quando lei l comparsa mi si sono_ riempiti gli occhi di lacrime per una crisi allergica, la stessa allergia che mi Irafauo diventare asmatico. Ora sono qui appoggiato al davanzale della finestra con il fucile carico, e aspetto. I miei occhi sono limpidi, la mia 1m111e I lucida, il mio cuort non ha paura come dice la Bibbia. Non posso nemmeno dire che sia l'odio a darmi l'energia necessaria, percht r1onsi può odiare un fantasma. Piuuosto è l'istinto di conservazione che mi sostiene. È sabato, sono le sei del pomeriggio e so che entro pochi minuti arriveril con la sua motore((a, si accos1erd al marciapiede come ha fatto sabato scorso. me((erà il luccheuo allo sterzo e emrerd saltellando nel portone. No, questa volta non entrerà nel portone percht io r1onglielo permeuerò, la inchioder6 sul marciapiede con 1111 colpo solo. Ecco, sento il rumore della suo motore((a che si avvicina, è lei. Ora rallenta, si accosta al marciapiede, scende dalla mo1ort1ta, si china per metttrt il lucchttto allo sterzo. Ancora un istante, voglio rederla in faccia un'ultima 1•oltaprima di sparare. FilosofiaP!lanzianotti e on/esso che ho cominciato a mi compendi scolastici. leggere I presocralici di De Caduta così la prima parte del Cresce,izo con 1111 doppio pregiudizio, restava la seconda: sapregiudizio: che fosse u11libro pie• rà u11libro divertente - falsa anche no di errori, e d'altra parte 1111 libro q11esta.De Crescenzo i,u,esta si sul divertente. Cosi mi sarei spiegato lo s110compendio serioso molti «epi• straordit,ario successo di pubblico, grammi comici•, ma, dio mio, non avrei po111toarricciare il ,iaso filo- va mai oltre il livello della battuta logico, e nwgari m1rei passato qw1I• televisiva; la s11adissacrazione non che ora piacevole. somiglia, per imenderci, alla maPregiudizio presto smentito. Gli niera di Renzo Arbore, ma piutto• errori ci sono, naturalmente, e 011- sto a quella dei comici dell'epoca di che le vere e proprie swpidaggini, Lascia o raddoppia. L ·esistenza di queste si divertenti. Per esempio, la Ornella Muti e del/'«onorevole An• curiosa idea che De Crescenzo si è dreo((i,. esemplifica l'ontologia di falla degli Orfici, i q11ali. «con la Parme11ide (identificala tra l'altro scusa di doversi identificare col dio nella tesi bizzarra che ·i· 11mociò Dioniso. se la spassavano tra orge che vie11e.pensato, p. l 18). Pitagoe bacca,wfi,, (p. 72). Ma sarebbe ra t il fondatore di una «P 1,, (p. assurdo ar1darea caccia di errori in 69). Ad A1ene ci si a1111oia11a, per• questo libro: quello che colpisce e ché a lavorare erano gli schiavi, e sorprende di pi1i, al contrario, t il allora ci si divertiva con i processi, suo carattere serioso. •come se oggi, in televisione, ci De Crescenzo si t lcuo il s110De fosse solo Perry Mason,,: di q11iil Ruggero. il suo Adorno. qualche successo dei sofmi (p. 207). altro manuale; e ha certameme 011- Di queste e mille altre simili bat· che schedato Dioge11e Lt1erzio, fllte è infarcito il libro. Chi può tro11onché,,lc1111edelle edizio11iitalia- varie ,livertenti? Probabilme11te 1111 ne recemi dei Presocratici. Ha dun- pubblico a11zia110110,che ha bisoque la base di informazio11e neces• gno di trovare nella lettura un /in• saria per compilare un manuale, o guaggio senza soillzio11e di conti· meglio ,m riass1111todi mam,a/i. nuitd con il televisore appena spenQua/che 110/u,, /Jrende cmche giudi- to; o piuttosto 1m confortevole ri• ziosamente 11110sua posizione per- tomo alle indimenticabili esperie11sonale: «Lti mia convinzione l che ze televisive di vent'anni fa. Fin Eraclito concepiva il logos come qui, 11ie11tedi male. purcl1é non si del repertorio reazionario picco/o. borghese. Prima di 111110, il razzismo cultura/e: •Non fosse mai esistita una civiltd greca, noi oggi saremmo fi· niti sotto l'influsso delle dottrine orientali, e allora credimi, Salvato• re mio, sarebbero stati cavoli ama• ri! (... ) Senza un paio di ba((aglie, fortw1atame11te vinte dai nostri (Platea, Poitiers), e senza la forte opposizione della razionalitd greca (... ) nessuno di noi si sarebbe saisono cattivi in quanto •massa» o •gregge»; ma sarebbe inutile pen• sare a una tardiva fortuna di Nietz• sche a Napoli. Nulla di più con/or• mistico e massificato, naturalmente, de/l'anticonformismo di questa fa((a. E poi ancora: una serpeggiante diffidenza per l'imellettuale, inevitabilmente omosessuale (p. /49), qualche l-'Olta,come Eraclito, «ar• teriosclerotico» (p. 85), vanitoso come Zenone (p. 125), megalomauna semplice legge naturale che re- parli per caritd di dif/1,sione della voto daJl'offensiva asia1ica, e forse ne come Empedocle (p. 148). E, golava la lotta fra gli elememi, sen- cultura: condire 1m modesto ma• oggi, a mezzogiorno, s1aremmo per finire, la solita, dilagante, co11e, con asa, sale e sunde la tempe• ratura delle generazioni che si susseg110110.Prendiamo come esem• pio il nostro secolo: a una generazione calda, come quella fascista, ne subentra una fredda, silenziosa e lavoratrice: q~lla della ricostruzione a cui mi onoro di appartene• re. Nemmeno il tempo per riposarci ed ecco venir fuori i ragazzi del '68: una generazione che l poco definire bollente! Oggi abbiam-0 quella del riflusso. Terno la prossima• (p. 45). Ecco percht non ho trovato divertente la lettura del libro. Niente scandalo, ripeto. Ma una urta tri• stezza JNr questi ingredienti del suo successo: una miscela perfetta del qualunquismo degli anni cinquan• ta, condita con re/iui liceali e barullette di regime. Un revival deprimente, davvero. Altro che portare la filosofia di cielo in terra, come sembra aver commentato un illustre maestro a proposito di questo libro. Qui la filosofia l deportata nel salottino buono, fra Radiocorriere e pastorelle. Molto meglio, allora, accendere la tv e chiudere il libro. .S zt1per6 mtribuire alla parola alcun ,male con uno humour altrettanto 1u1tiappecoronati faccia a terra e in cezione della politica come serba- ~ significato metafisico. Per gli stoi- modesto 11011 t operazio11e che pos- direzione della Mecca,, (pp. 15- toio inesauribile di barze/le((e, in• PS. Chiedo scusa al lettore: non so• no riuscito a leggere gli intermezzi di napoletanità, stampati in neret· 10, con cui /'aurore intervalla i capitoli del libro. Ma forse potrei comi• gliare, a chi non soffra come me di un'inguaribile allergia JNr Genna• ro BellaviJta e dintorni, di seguire una strategia esattamente opposta: lasci JNrdere Anaisimandro e Parmenide, e provi a divertirsi, se può, con Peppino Russo e Tonino Ca• pone. Ci.. ci, invece, (... ) il logos rappresen• sa s1,scitare scandalo o preoccupa- 16): molto meglio, s'intt11de, auen• sieme astiose e servili nei riguardi ~- tava la vo/ontd del Creatore,, (pp. zione, neppure negli animi più sen• dere con impazienza Domenica in! dei polenti, da Pericle a Craxi. 89-90). No11sarà pro/011do, ma (a sibili. La massima di Biante, «Lo mag- Del resto, De Crescenzo t espii• •] voler sorvolare su q11el•Creatore,,) L 'aspe"o più irritante, se 11oglia- gioranza degli uomini l cattiva», cito nell'identificare il suo pubbliE non si può neanche dire che sia in• mo, sta invece nell'aura di quailln- viene poi na111ralme11teinterpretata co. Parla11dodell'alternanza di ca/- ~ sensato. Ci so1t0, insomma, più co- q11ismoda cui tutta /'operazione è come «una bomba capace di di- do e freddo in Anassinumdro. go• ~ se accettabili dal punto di vista del- marcata. Altro che dissacrazione: struggere qualsiasi ideologia• e vernata dall'apciron (•un super• Luciano Dc Crescenzo C la vulgata storiografica di quanti qui sono confermati, con la rossi- presa a fondamemo di quello che l elemento, un MammasantWima Sloria dt:lla riJosoraa grtta. siano gli errori - il che fa sì che il rnra11teserietà derivante dal trovar• esplicitamente definito «razzismo invisibile allo stato naturale», p. I presocratici ] libro te11dapericolosamente a so- si incorporati in u11a«Storia della antidemocratico» (pp. 25,26). Gli 43), il nostro storico aggiunge: Milano, Mondadori, 1983 t.~"-'-~-~_,_,_._,,,_,o_d_e_i1_an_11_,_,_,o_w_sù_s_i•_fl_,1_w_o_fl_••_,_;P_•_~_w_,_il_uo_g_h_ic_o_m_u_ni_,_,o_n_,m_;_,_m_m_1,_a_i_l_D_,_c_,_N_cr_n_zo_, •S_a_k ,_~ ,n d ,_w_g_o nn a_d_el k_d_on_n_,_P_P_-_2~_._lir_e_1_2._<XX _ _ ~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==