Mensile di informazione culturale Dicembre 1983 Numero 55 • Anno 5 Lire 3.500 Ag~nzie ~r la comunicazio~ pubblicitaria in Milano e Modena c. Segre, Novlt,i.., Gadtla*•· co-ra: Neldeg9er dopo H •so•o. Doofles, Il p■--1 .... visive G. Cutellonh 2400 ,_,.. U. Solto, Uno lettero Inedito (o cura di M. Levo)* M. Spinello, Firenze '44, Solto, ~lo Prove d'ortlato: P. Dora:do / L. Molorltot Hcloloro fo--•M. Yegettl, Fllosofla per an:danolll*Da New York Do ■u•re•t· R. llposltet Il tllsclpllno_te. K. Nllgonltorg, I coMpO dola rellgl-e, ~ o KloN Nol..W. I. Floranl: Lo ponllto del po ..... glo•r-, J.-F. Ly-•d, P. Foltlori, M. F...,_ru, I ........ M. P........ , GII clol F. Ronchetti, Sroffo ICO-tlo lnottuole.C. Fonnentl, Lo tlodfro:d-e clol listo-•c. ,_..,.., a .... ue aftlci. Lo,h-- Y. Yolentlnh Lo -•chino t-lo•A. Attls-h Sololtlo -1111■••• Leonolllt 60 ltottuto por Allco.Cfr. Cfr. onolltlce, Lo pll•nollsl .G. Flu_, Lo MOfio Imprenditrice*•· a.lnnlcl, In tutti gll _.,_1*1h· s.....,_, U•• • ■ Solvotlot Giornale del Glernolh Hallo e Ultono * Indico dello •--1ccn1-e, Leg .. ...._... .. nol'ogorà* l•-sllll• I -.,.lo G........,
SIGMUND FREUD LOU ANDREAS SALOMÉ EROSECON0SaNZA l.lTTU.11912-1936 Una preziosatestimonianzasugii "anni eroici" dclb psiooanalis.ei, insieme un documento di storia personalee familwc. Presentazionedi Mani.no Montinari CARLG.JUNG L'ALBERO FILOSOFICO L'albero è una dcUcimmagini archetipicheche ricorrono più di frequente nel folclore,nei miti e ncUc fiabe. In questo saggio Jung ne esplora le molteplici valenze simboliche. KAROLYKERÉNYI NEL LABIRINTO Una suggestivainterpreta.rione <kUa figura del labirinto, segno cnigmattCO che ha affa5einato il pensiero religioso. filosoficoe :anisticodi ogru cpoc.a. A cura di Corrado Bologna. MARCEL DmENNE . L'INVENZIONE DELLAMITOLOGIA Cht- cos'è il mito? Chi ha inventato la moderna miwlogia? La Grecia classica e la cultura contemporanea, la tradizione orale e la scrinura, il favolosoe il razionale si intrecciano in un saggio di rara suggestività. MAXPULVER LASIMBOLOGIA DELLASCRITTURA Un testo ormai "da.ssKo" che, avvalendosi dcgii strumenti c;k:lla psicologiae dcUapsicoanalisi,ha apcno alla grafologia nuove possibilità. HARALDFRITZSCH QUARK Nei labor.uori del CERN a Ginevr2, ad Amburgo e negli Smi Uniti stanno per essere svdati g!.iultimi segreti della materia. Un protagonista racconia a lettori non spttialisti la storia delle soopcne che in questi anni hanno segnato una ver2 rivoluzione ndl.a nostra conoscenza del mondo fisico. P~ntaziont' di TuUio Regge. HERMANNHAKEN SINERGmCA La prima esposizione divulgativa deUa nuova "sci(,nza della coordinarionc", che studia le sorprendenti analogie di componamento dei sistemi complessi. Dall'ordine delle s1rutture atomiche alle collcttivi1à umane. il fisico tedesco propone una panoramica che unifica. l'inorganico(' il vivcnie. Nella nuova collana di Etologia e Psicobiologia diretta da Danilo Mainardi I. EIBL-EIBESFELDT ETOLOGIADELLAGUERRA L'aggressività umana e i meccanismi della guerra alla luce delle scopcnc dell'etologia: un saggio avvincemc, che si pone accanto ai già classici contributi di Lotcnz e di Fromm. JOHN T. BONNER LACULTURA DEGLIANIMALI In che modo gli animali producono e ·uasmcttono cultura? Un biologo americano fa il punto sulle ricercht' più ava.nza1e,e arriva a conclusioni sorprendenti. Prescntarionc di Danilo Mainardi. BORINGHIERI le immagindiiquestonumero Al di là delle polemiche sciocchine sulla presunta unidirezionalità dei pacif,sti in Italia. qualcuno Ira più efficacemente chiesto: «Ma a che serve, se poi non saremo noi a decidere?» Segno di rassegnazione più che di lucidità, ma segno non trascurabile. La risposta è stata, e continua a essere: «Perché i politici saranno costreui a uscire dalla logica suicida della difesa a oltranza di un'immagine della politica come puro esercizio di un potere acquisito; si renderanno pure conto che, contiSommario Cesare Segtt Novità su Gadda (Raccontoitalianodi ignoto del Novecento • li palazzo degli ori - Le bizze del capitanoin congedo e altri racconti, di C. E. Gadda) pagina 3 franro Camera Heidcgger dopo il '50 (Checos'è lafilosofia? - L'Abbandono • Che cosa significa pensare?, di M. Heidegger) pagina 4 Gillo Dorfks li pensiero visivo pagina 5 Giordano Castellani 2400 lettere pagina 7 Umberto Saba Una lettera inedita a cura di Marco Leva pagina 7 Mario Spinella Firenze '44, Saba, Montale pagina 8 Provit d'artista: Piero Dorazio pagina 9 Luigi Malerba Il dolore fantasma pagina IO Il segnale Germania 1111a11dsou questa strada, il potere lo lasceranno 11111n0elle mani dei militari, che ormai ne detengono la parte maggiore. La perdita del consenso coinciderà allora con la fine della politica. Il consenso non sarà più recuperabile da nessuna parte, e il movimento che si esprime nella richiesta irrevocabile di disarmo e di pace deve subito essere leuo e ifllerpretato come richiamo alla politica, dunque a una politica non più succube dello strapotere militare». Ora che la linea di Brandt ha 1rionfa10 nel Par1i10 socialdemocratico tedesco, protagonista di una perfeua conversione a U (che invano Schmidt ha tentato di fermare, ancora in nome di una politica succube), le immagini di questo numero, dovute a Alberto Calcinai, di Dossier, sono ancora più attuali. lllustrano, infatti, le giornate di proresra che i Verdi hanno organizzalo in Germania - in particolare, il blocco del ministero della Difesa a Bonn, quando migliaia di pacif,sri hanno circondato tuua la zona dei ministeri impedendo l'entrata degli impiegati, per la maggioranza militari, e contempoDa New York Vaknlina Vakntini a cura di Stefano Rosso La macchina tea1rale e di Maurizio Ferraris («Deux ex machina•, Parma, 21-24 pagina 12 aprile 1983) Da Bucarest pagina 28 a cura di TatianaNicolucu Antonio Atti.sani e di Maurizio Ferraris Sabbia mobile pagina 13 pagina 29 Robtrto Esposito Clr. Il disciplinamen10 pagina 31 (Lo civiltàdellebuone maniere• Potere Francesco Leoottti e civiltà,di N. Elùu; aut-autn. /95I19f,; 60 battute per Alice Disciplinamento,di P. Schiera) (Pupilla,di V. Magli) pagina 15 pagina 31 Kurt Hilgenlxrg Ctr. Il campo della religione Blbliogr2fb analitica intervistaa Klaw Jlànrich La psicanalisi ·33 pagina 17 a cura di MarisaFìumanò Ekonora Fiorani e di Antonello Sciacchitano La perdita del paesaggio pagine 32-33 (Plantes et hommes au seuil du XXI' Giovanna Fiumt site/e, di J. Barrau; Lo geografianella La mafia imprenditrkc società industriale, di P. George; Lo (La mafia imprenditrice, di P. Arlac• spazio geografico,di H. 15nard) chi) pagina 18 pagina 34 Testo: Rocco ChiMid raneamente hanno blocca10 la superstrada di accesso sdraiandosi su/l'asfalto senza intelluzione per tulla la giornata (si lasciavano por• tare via di peso e /ornavano a sdraiarsi, con sistematica 1enacia, anche da parie d,:Jlapolizia ... ). Come è noto, le giornate di protesla si sono concluse sabato 22 ottobre, con una manifestazione imponente (500.000 persone) e ordinatissima. Vi hanno panecipato Petra Kelly, leader dei Verdi, H,:inrich Bò/1 e Willy Brandi, che cosi ha preparato il suo ritorno alla vera politica. Notevole è stara anche la presenza di militari tedeschi pacifr.sti in divisa. Antonio Porta Ringraziamo - per avere riavuto i k>ro testi di arte - Tot.i Sciak>ja, Cooccuo Pozzati, Sergio Dangek>. E comunk.hiamo che avremo cura di pubblicare questi (e quelli succcuivamcnte giunti) nella nostra pagina 9, •Prova d'artista•, nell'ordine stesso in cui pervengono alla direzione. E,nuL'autore di Storill e crilica d'am Usa. Crisi e prospnrive ( «Da New York•, AlfaMlil o. 53) ~ DonaJd, e non Danicl, Prcriosi. Ci scusiamo per il refuso. alfabeta m~mile di informazion~culturale delloCQOfNrativAalfoM1a Jean-François Lyolard In tutti gli scandali Paolo Fabbri, Maurizio Ferraris pagina 34 ComitilIOdi direziOM: 11 dissidio Thomas Shtthan NaMi Balestrini, Omar Calabrese, a cura di Ma11rizioFerraris Usa in El Salvador Maria Corti, Gino Di Maggio, illustrazionidi GianfrancoBaruchello (Lo /ntervenci/JnNorteamericana er1 El Umberto Eco, Francesco l...eonctti, pagine 19-22 Salvador, a c. di fgnacio Ellacuria) Antonio Pona, Pier Aldo Rovani, Mario Perniola pagina 36 Gianni Sassi, Mario Spinella, Gli dei Giornale dd Giornali Paolo Volponi (Gtnie du paganisme, di M. Augt; li Italia e Libano Redazione: n11ovopoliteismo, di D.L. Mille, e J. pagina 38 Carlo Fonnenti, Maurizio Fcrraris, Jlillman) Jnditt ddla <0munkazione Marco Leva, Bruno Trombetti pagina 23 Logos informatico nell'agori An director Gianni SaMi Fabio Ra~helli pagina 38 Edizioni Intrapresa Sraffa scomodo inanuale Le immagini Cooperativa di promozione culturale pagina 25 Il segnale Germania Redazione e amminis1razione Carlo Formenti di Af!Nno Calcinai via Caposilc 2, 20137 Milano ~,~;~~~a~~~ae !~i::;t;~:man1ica, di r-----------11 I::~=t~°;) ,: N. L11hmann;•Teoria deisistemi- Ra- Giovanni Alibrandi t~n;!}~/oeiafe., Bologna, 21-23 otto- Alfabeta n. 56 (gennaio 1984), con fc~~;;._7rkttilfg: pagina 26 :nt~':r~e[i° .:~;if m~nt:•~~='. Composizione: Carlo formentl rio, 2»: .scrinj di U. Eco, F. l...eQ. GDB fococomposizionc, Mario Vegetti Cinque critici di Luhmann neni, A. Porta, A. Gargani, G. via Tagliamento 4. 20139 Milano ~~~~e~fi;;~~i~~~i r::e~~:o:~~:u;:~~ - 0~,~~~en~:joeia- Gramigna, F. Rella e aJtri. r::;: J:~~ l"4 pagina 11 pagina 26 viale Monte Grappa 2, Milano e f-----------L---------~~----------""""I Distribuzione: Messaggerie Periodici .:; Comunk:al.tone al <:ollaboratori tore, titolo, editore (oon città e data), Oa:orrc in fine tenere oonto c:hc il AbbonamL111a0nnuo Lire 35.000 [ di ~!=azioni devono presentare nutje~~ ~~it~:v~~~re inviati ~!~~~ i';!~~1;:;!: ~cl 1~:~: ~'::;5~~/f,: =) ordinaria) ~ i ~r~~~ ~~~':i'!\on dovrà superare ~~ ::~~~~tuai:e~~~~~~et~~~~: :~~\:ig~:n!i licb~g:~ 5:!ii~f~~ ~~~.~~~ ~r~n 5 ~0:rcsa i le 6 cartelle di 2CNXJ banu1e; ogni ccc.e• cc fiscale. e evidenti per il lettore giovane o di Cooperativa di promozione culturale E :i~:~o:v~!t~;af:;n:~:,3 C::~r~~ o i~o~:~i:~~c~:~~!e:::v~rt~con!; ~:!~/!;t~::':e~1~:~d~~~: ~:lc~~~r:~= Milano ~ rio saremo rostreui a procedere a ta- proposti dalla direzione per scelte di sta. Conto Cornate Postalr IS01208 ~ gli~) tutti gli articoli devono essere ~~~;li~o;u~r p)i 0!~l!~f~:!:•~:1~ sj ~=!!;/iscgni e fotografie non :u~~T~t~~I ~ C: :~~1::i ,f;l~:~gfi ~:~~~li:;~en:~t :i:nin~:~~o pC:v~:;!:!~~::: t Il Comitato direttivo ~!:/~oJ:n~t~ U:n~a;',:n j ~----------~••_l_caso_d_e_; 1_;b_n_oo:o_,_,._;_nd_;,_.,_ec_a_u- _ co_ll_abo_,.,,_·o_n_; s_u co_m_m_;_.,.,_· n e_. -------------~•-•ms_·_n_·ca_ns_· _,~__.,_._·_ _, ~
Carlo Emilio Gadda Racconto italiano di ignoto de:I Novecento (Cahier d'étudn) a c. di Dante lsella Torino, Einaudi, 1983 pp. XXXVl-383, lire 25.000 Il palazzo degli ori a c. di Alba Andreini Torino, Einaudi, 1983 pp. 114, lire 10.000 Le bizze del capitano in congedo e altri racconti a c. di Dante lsclla Milano, Adclphi, 1981 pp. 223, lire 7500 M oltissimo è stato detto su Gadda e sul suo linguaggio. La confluenza di parole ed espressioni arcaiche e tecniche, dialettali e straniere, a costituire un impasto (pasticht) sempre diverso è stata più volte illustrata nei suoi risultati espressionistici. Si è parlato di uno stile macaronico, attestato in Italia sin dal Medioevo, e con i punti di forza nel Folengo (da cui la principale diramazione francese, Rabelais), negli scapigliati piemontesi, in Dossi e appunto in Gadda. Al già fatto si potrà aggiungere ancora, poco mutando. La conoscenza tardiva dell'opera di Bachtin e la diffusione delle ricerche americane sul «punto di vista» rivelano ora funzioni poco avvertite, e decisive, dello stile plurilingue ed espressionistico. Non possiamo più fermarci agli effotti dello scontro e dell'interferenza di materiali linguistici eterogenei sulla pagina di Gadda. non possiamo misurare bene le continue mutazioni dello stile di Gadda, senza tener presente la prospetti• va, le prospettive, secondo cui i fatti vengono affrontati nella narrazione romanzesca o novellistica. Perché l'impiego del plurilinguismo è uno dei procedimenti usati da Gadda per impiantare i rapporti tra la prospettiva dello scrittore e quella dei personaggi, tra l'espo• sizione e il giudizio, la scrittura e la referenza. Il Cahier d'études e li palazzo degli ori sono decisivi per avviare questa nuova ricerca. Il Cahier, del 1924, contiene e commenta l'abbozzo di un romanzo da presentare al Premio Mondadori. Nella sua parte narrativa presenta temi e mosse stilistiche poi ripresi in opere posteriori. Qui ci inleres• sano però le Noie compositive e le Note critiche che Gadda. già assillato da problemi di metodo letterario, intercala ai frammenti di romanzo ragionandone, giudicandoli, proponendo alternative. Tra queste note, trovo straordinarie quelle delle pp. 86-115. ln esse Gadda discute sul «punto di vista organizzatore della rappre• sentazione complessa» (p. 87). do- .5 ;ea;b~a:::~ C:n~~t:i~b ri~,::,.::~ [ o ab e:cttriore. «Nel primo caso - ~ dice - vi è un lirismo della rappre- ~ sentazione attraverso i personaggi. i r~!:oco:~~a::::i r.~~,~~:.re;o~ ! munque le due condotte si possono confondere• (p. 86). Gadda ve- ~ de pure una terza possibilità. il i: «gioco indirelto d'au1ore». in cui ] «prima di commentare il perso- ~ naggio secondo un suo proprio liri• ci smo. egli autore inserisce sé ncll'u• NovitàsuGadda niversale umano» (p. 108). Mane.i spazio per commenta.re minutamente. E n010 solo alla svelta le molte osservazioni prebachtiniane, come quelle sulla possibililà di scrivere «ogni intui• zione col suo stile» (p. 87), o di esprimere «una intuizione nostra di in1uizioni altrui, o di realtà altrub• (p. 91); o persino formule bachtìniane, come l'abbondante uso del termine sinfonismo (p. I 13): Bachtin parla di polifonia. Ciò che importa di più è che Gadda mette in vista da una parte l'autore nei suoi vari rapporti con i personaggi, dall'altra il ricevente, il letlore. Basta collegare questi due brani. Primo: «il ricettore-eiettore autore non si può dimenticare. Egli accoglie, crea e rimanda. Crea, percM ciò che accoglie è l'informe e può essere il nulla. Se egli infatti Usare Stgre carsi di possibilità entro i due tipi fondamentali della narrazione (dall'interno o dall'esterno). Egli avverte, per esempio, che «~ istintivo nell'autore il sovrapporre le sue proprie rappresentazioni e commenti a quelli dei personaggi• (p. 88) e avvalora le possibililà di identificazione fantastica autore-personaggio-lettore con la sua teoria degli onnipottnzioli: potenzialmente ognuno di noi ha la personalità di tutti gli uomini, salvo che poi si polarizza in una direzione precisa. E sintetizza cosl il risultato cangiante degli slittamenti del punto di vista: «Comunque: relatività dei momenti, polarità della conoscenza, nessun momen• to ~ assoluto, ciascuno ~ un sistema di coordinate da riferirsi all'al• tro sistema» (p. 911). Questa intersezione di sistemi è ciò che Bachtin chiama plurivocità nica, con le sue varie voci variamente riportate dallo scrittore non neutrale: e.il lettore (... ) accetta la mia umanilà e poi mi vien dietro a seguire quello che dico del personaggio. lo faccio oggetto di un mio momento lirico il mio personaggio e poi presento questo momento Ji. rico al lettore. Ma il lettore ha fatto me oggetto di un suo proprio momento lirico•, ecc. (p. 108). Sarebbe emozionante, credo, leggere Qutr paslicciaccio bruno de via Merulana tenendo presenti queste teorizzazioni. Ma manca un'edizione critica di quel capolavoro, non dico pari ma vicina a quella che ha fornito Dante Lsella per il Cahitr. Non conosciamo eventuali fasi anteriori alla pubblicazione, a puntate, in Untratura del 1946; nt eventuali fasi posteriori all'ediziooe, rimaneggiata e ampliata (quattro capitoli in pià), stri stilistici (linguaggi speciali di classi e mestieri; stili poLitici e ideologici, ecc.) e linguistici (lingua letteraria, colloquiale, ccc.; dialetti, gerghi, ecc.). Un impiego che può essere stilizzazione o pa· rodia, adesione o stigmatizzazione. li Gadda del Pasticciaccio giunge, nella prassi scrittoria, ag!i stes-- si risultati; e in quegli anni parlava appunto del suo macaronico come di «un immergersi nella comunità vivente delle anime, un prevenirne o un secondame in pagina l'ingenito impulso a descrivere, lavolontà definitrice del reale, per allegri segni•; diceva che «guardando il mondo avviene di rilevare che esso, in certa misura, ha già rappresentato si medesiJno,.; e che «le frasi nostre, le nostre parole, sono dei momenti-pause (dei pianerottoli di sosta) d'una fluenz.a (o ~-------------------------------~ d'una scansione) conoscitivanon sa, non può, ciò che accoglie si trasforma in un nulla,. (p. 100; e si noti il rictttore~itttort). Secondo: «c'è un punto di arrivo: il lettore. Accolga questo direttamente il lirismo del personaggio; o accolga il lirismo dell'autore; o quello del personaggio attraverso l'autore; o reazioni vicendevoli; certo la materia poetica o meglio la materia poetizzata (ptptokya yle) arriva a lui, lettore, e lui compie in sé l'ultima creazione» (p. 101). Gadda aveva insomma individuato perfettamente il funzionamento del circuito comunicativo del romanzo. le funzioni dell'emit• tente e del ricevente. Ancor più, Gadda medi1ava sulla gamma di possibili manipolazioni della ma• leria na.rrala, a seconda che lo scrittore narri le vicende dall'esterno (romanziere onnisciente) o dalfinteroo, aderendo alla psico• logia. alle deformazioni e limitazioni dei singoli personaggi; e avvertiva pure quanto sia inevitabile la presenza dell'autore enlro l'opera (narratore implicito): «nell'esteriore l'autore può funzionare da personaggio. da persona dramatir lui stesso: nulla lo vieta .. (p. 101). D ivinando una falsariga che è quella su cui poi avrebbe lavorato nei futuri romanzi, Gadda è consapevole del moltiplio polifonia; anche alludendo al timbro ideologico che ogni parola o espressione conserva. Ed ecco Gadda parlare già di «termini comuni• o «termini-moda•, di universalizzazione attraverso il ricorso alle concezioni vigenti: «Mode filosofiche. Mode politiche. Mode e momenti sociali. Riferimento alle idee che vanno per la maggiore. Riferimento alle idee religiose, riferimento a tutte le ccneue, tanto certe quanto relative• (pp. 107-8). E naturalmente all'ironia e alla parodia. Pluralità di punti di vista e di credenze, e unità degli universali umani: questa appunto la formula che sorregge la narrazione polifouscita presso Garzanti nel 1957. Della redazione del 1946 si spera sempre che Garzanti dia presto un'edizione; per ora si può leggere la parte che non entrò nel volume del 1957, e ci~ il capitolo «L'interrogatorio» ne U bizu del capi• tono in congedo a cura di lsella. // palazzo dtgli ori, pubblicato a cura di Alba Andreini, è un «trattamento» cinematografico destinato alla Lux-film, scritto tra la prima e la seconda redazione del romanzo, più vicino comunque alla prima. Esso colma una parte del nostro vuoto di informazioni (si veda pure, della stessa Andreini, un articolo in Filologia t critica VI, 1981, pp. 366425). Nel Pasticciaccio la problematica esposta nel Caliier fa un altro passo avanti, decisivo, nel senso che la plurivocità diventa plurilinguismo. Il Gadda del Cahitr considerava sì l'uso del dialetto per caratterizzare i personaggi; elencava (p. 14) i cinque stili che aveva al suo arco, ricorreva a un moderato espressionismo, ma non progetta• va ancora l'uso ampio e complesso di livelli linguistici e stilistici poi esperito nel Pasticciaccio. Bachtin ha parlato molto della possibilità che hanno i romanzieri di rappresentare la varietà degli atteggiamenti umani e delle concezioni portando entro il testo narrativo elementi propri dei molti regiesprcssiva,. (/ viaggi la morte, pp. 105, 91, 20). P rendiamo ora in mano il Pasticciaccio. I primi sci capitoli del 1946 e i quattro aggiunti nel 1957 sembrano esempi chiarissimi di un impianto ab interiore (i primi) e ab ut~riort {gli allri). Nei primi domina lngravallo, mente giudicante e insieme condensatore della molteplicità di voci individuali e collettive che congenialmente si esprimono nei vari dialetti e stili. Negli altri, chi espone situazioni e avvenimenti, condiscendendo talora a un dialetto di cui comunque è l'arbitro, è il romanziere; e lngravallo può restare tra le quinte, mentre l'indagine è svolta da altri funzionari o da miLitibenemeriti. Sempre vigile verso l'impianto narrativo. Gadda deve aver deciso di cambiarlo, al momento di completare la storia. Cè dell'altro. li palazzo di via Merulana, nei primi capitoli, è un piccolo universo che dalla scala A dei più ricchi, alla B, alla portinaia, ai fornitori e servitori, fornisce uno spaccato sociologico e linguistico della capitale. Gli ultimi capitoli hanno invece come teatro la zona dei colli Albani, quasi convergenti sull'Appia alla bettola-sartoria-bordello di Zamira, con le sue donne procaci di origine contadina e i loro amichetti. Gli ultimi quattro capitoli rappresentano un cambiamento di rotta che andrà analizzato criticamente. Motivato forse, tra l'altro, dallo scarso interesse di Gadda alla trama, dalla renitenz.a a concludere (nemmeno con i quattro capitoli in più il romanzo si può dire veramente finito; si confronti con la vicenda della Cognizione). Vedeva la complessità delle situazioni e l'aggrovigliarsi dei moventi, ma proprio per questo la Linearità dell'intreccio, l'univocità causale gli erano estranei. È la leoria del suo alter ego ln-- gravallo: «le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo. d'una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione cidonica nella coscienza del mondo, verio cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti,... Il romanzo giallo tentava Gadda perché incentrato sul delitto, un problema per lui angosciante. e
perché simula un approccio conoscitivo alla vita associata; ma poi egli non poteva partecipare al suo impegno razionalistico e induttivo. Ora possiamo vedere come Gadda abbia immaginato un film sulla materia del romanzo (di un film giallo progettato e forse at,.. bozzato nel 1942 non restano lracce). Mi pare fondamentale il rivoluzionamen10 nella successione degli episodi rispetto al romanzo. Nell'ultima scena del film si assiste, in dissolvenza, all'assassinio di Liliana da parte di Virginia, poi all'arrivo di Jngravallo che l'arresterà. Simme1ricamen1e, nelle prime scene è spesso presente Virginia. bella selvaggia e avida, cui Liliana mostra imprudentemente i propri gioielli. Mentre questo consolida la struttura d'assieme. per la distribuzione dei fatti un'altra decisione è fondamentale: nel «trattamento» Gadda segue un ordine cronologico (e la storia, con precisa indicazione di date, dura circa nove mesi); nel romanzo, l'andamento è spesso retrospettivo, perché si risale ai fatti precedenti l'assassinio attraverso le deposizioni (perciò la storia dura pochi giorni: e l'assassinio avviene già a un sesto del romanzo, mentre si trova alla metà del «trattamento ..). li romanzo ha un montaggio più cinematografico del film. Perché Gadda non è ricorso più ampiamente al flash back, e non ha mantenuto la forte unità di tempo del romanzo? Credo sia perché, nel film progettato, le troppe dissolvenze hanno un impiego prevalentemente tonale: più che comunicare fatti, trasmettono sensazioni e presentimenti (per esempio, l'uccisione della cagnetta di Liliana accentua la sua solitudine e preannuncia l'assassinio). Ciò rientra nel gusto per il Uicmotiv caratterizzante (la timidezza impacciata del comm. Angeloni, «costante psicologica del film•. le smancerie della Menegazzi, «costante scenica») o comico (la caduta del cavicchio dall'attaccapanni ogni volta che lngravallo vi appicca il cappello). Come fare dell'Hitchcock con lo stile di Fellini. Con questo «trattamento», Gadda ci fornisce un'ulteriore e bellissima autoanalisi. Impegnato alla disciplina dei tempi e delle azioni. si ribella ancora una volta alla prepotente causalità, moltiplica trappole, divagazioni, richiami. I fatti anzi si estendono. poco economicamente, all'indietro: prima del furto alla Menegazzi e dell'assassinio di Liliana, c'è anche un tentato furto a Liliana: la vicenda dei gioielli della Balduzzi ha uno strano antefatto nella richiesta, a Liliana. di due anelli da parte di parenti che pretendono di avervi diritto; alle imprese erotiche dei delinquenti maschi, che non hanno un ruolo fondamentale, si dà abbondante spazio, e cosl via. Interessantissime, in questo quadro, le indicazioni sulle reazi~ ni preordinate per il pubblico: «Lo spettatore è portato a credere che ... » Perché il povero spettatore è spesso frastornato, sottoposto a un mitragliamento di suggerimenti e indizi che in gran parte esorbiteranno dalla soluzione. Ma intanto quelli che s'impongono, formulati oon schematicità rivelatrice, sono i temi guida. Il mito della ricchezza borghese (dei borghcsazzi) e la cupidigia del popolino; la gioventù bella, intraprendente e amorale, avida di vita e soldi. la tematica psicologica (si parta di «:follia donativa. oblativa». di «psicosi a tipo dissociante-, di «'menzogna da isterismo•) e quella .sessuale (dall'05SCS5ione di maternità negata di Liliana alle fantasticherie galanti della Menegazzi all'omosessualità di Virginia). Prodotto letterario dalla scrittu• ra invano (per fortuna) castigata, Il palazzo degli ori si rivela uno spiritoso avviamento alla comprensione del Pasticciaccio. H8ideggetdopoil '50 Martin Heidegger Che cos'è la filosorta? trad. it. di Carlo Angelino con testo a fronte Genova, Il Melangolo, 1981 pp. 54, lire 5000 L'Abbandono a c. di Adriano Fabris introduzione di Carlo Angelino Genova, Il Melangolo, 1983 pp. 86, lire I0.000 Che cosa signlfka pensare? trad. it. di Ugo M. Ugazio e Gianni Vauimo, voll. 2 Milano, Sugarco, 1978e 1979 pp. 114 e 160, lire 2000 e 2200 S enza dubbio, tra gli interrogativi che guidano la meditazione dell'ultimo Heidegger - quella che. secondo l'autorevole parere dei filologi. costituisce la «terza fase• del suo Dtnkwtg e che abbraccia la produzione filoso• fica posteriore al 1950- la domanda «Che cosa significa pensare?•. per la radicalità con cui viene sollevata e per il plesso di temi cui allude. può essere assunta come filo conduttore per una lettura non riduniva di molli scritti di questo periodo. E ciò non tanto perché la domanda coincide di fatto col titolo di un importante corso di lezioni tenuto nel 1951-1952 all'università di Friburgo. che segnò la piena rcinlegrazionc e riabilitazione del professor Martin Heidegger nel corpo accademico dell'università tedesca. dopo le discutibili vicende del periodo nazionalsocialista, quanto piuttosto perché con tale domanda Heidegger rinnova e ripropone nell'immediato dopoguerra il problema del senso dell'essere e del pensare in un'epoca di «carenza• e di «povertà• (cfr. Martin Heidegger, Wa.J hei.sst Denken?. Tùbingen, Niemeyer, 1954; trad. it. Cht cosa sig11ifica pensare?, Milano, Sugarco, 1978e 1979,-voll. 2). ln ques10 contesto, la domanda «Che cosa significa pensare?» dà luogo a una riflessione che potremmo definire «epocale•, in quanto scopre l'essenza e i tratti dell'epoca presente cercando criticamente e responsabilmente di problematizzarli, e ingloba al suo interno anche la vexataquoutio sull'essenza della tecnica. Questa convergenza-identificazione ira l'interrogativo sull'essenza del pensare e la Fragt nach dtr Technik è stata sottolineata con vigore da non pochi interpreti soprattutto italiani sul finire degli anni scttanta, dando vita a una serie di letture questa evoluzione del pensiero cui interesse consisterebbe nel far in cammino verso l'essere dell'esspesso unilaterali e forzale. Trop- heideggeriano. La loro importan- vedere come ha avuto inizio e ~ sente, cioè verso l'essente rispetto po spesso, infatti, si è dimenticato za sta, da un lato, nel mettere a me si è sviluppato ciò che chiamia- all'essere- (p. 27). che con questa domanda Heideg- fuoco il rapporto tra filosofia e mo filosofia». Si tratta piuttosto di Sulla base di queste premesse ger mette in atto il tentativo di ptnsiuo, gettando le basi di quella «:una domanda storica (guchich- Heidegger cerca, in primo luogo, inaugurare ocunnuovo inizio» nella tesi, provocatoria e spesso frainte- tlich) in cui è in gioco il nostro de- di caratterirz.are sommariamente storia eventuale dell'essere e del sa, secondo cui «la filosofia nell'e- stino. Ancor più: non è una 'do- questo oonceuo di filosofia (che pensiero, portando a compimento poca presente è giunta alla sua fi- manda', è la domanda storica del ha dominato la storia della metafiquella Kehre del filosofare nata ne•; dall'altro, nel far luce sull'e- nostro esserci europeo occidenta- sica occidentale da Aristotele a dalla necessità di dire l'essere al di sperienza misteriosa dell'abbando- le• (p. 19). Nietzsche); in secondo luogo, di fuori del linguaggio metafisico, ba- no (Gelassenhtit) quale modo di All'indagine storiografica o filo- proporre un nuovo modo di filososato sul modulo della semplice- definire quel pensiero originario logico-erudita - per cui il termine fare che recuperi l'esperienza prepresenza. verso cui la domanda «Che cosa filosofia non costituisce «:proble- socratica dello stupore di fronte alNei confronti di tali interpreta- significa pensare?» è costantemen- ma» - Heidegger contrappone qui la totalità dell'essente, che si dizioni, che hanno letto il pensiero te in cammino. un atteggiamento completamente sponga all'ascolto e al «lasciar~ -~-----------------------, sere•. heideggeriano di questo periodo principalmente come meditazione sul «problema della tecnica•, ocoorre osservare che il tentativo di cogliere dall'interno i tratti nasco-- sti dell'attuale situazione, segnata dalla fine della metafisica e dal dominio incontrastato del Cute/I tecnico, non è che un momento ne• cessario in una ricerca in cammino verso un «pensare originario• che dimori nel linguaggio inteso come «casa dell'essere•. Si tratta di un ocpensare»che si esprime nel nesso Denktn-Dichttn-Danktn, e che è essenzialmente diverso da quello dei linguaggi formalizzati calcolanti e pianificanti. Alla illustrazione di questo nesso e alla definizione dell'atto del pensare come Andenken (rimemorazione), come Gediichtnis (memoria) e in ultima analisi come Spracht (linguaggio originario), sono dedicati molti lavori del fecondo decennio 1950-1960, quasi tutti accessibili in traduzione italiana. Di essi ora fanno parte anche i due volumi editi dal Melangolo di Genova, che costituiscono altrenante tappe significative di S otto il titolo Cht cos'l la filosofia? si raccoglie il testo di una conferenza tenuta nell'estate del 1955 come introduzione a un colloquio sull'essenza della filosofia, e pubblicata ranno successivo (Martin Heidegger, Wa.J ist das - die Philosophit?, Pfullingen, G. Neske. 1956). la via scelta da Hei• deggcr per affrontare il tema del colloquio è tutta affidata alla potenzialità rivelativa del Fragtn che non si interroga «sulla filosofia• ma si rivolge a essa dall'interno, problematizzando la parola e il linguaggio che l'hanno originata. «Lo scopo della nostra domanda - chiarisce subito Heidegger - è (... ) quello di penetrare nella filosofia, di prendervi dimora e di comportarci nel modo che le è proprio, vale a dire di filosofare (... ), di muoverci all'interno della filosofia e non di girarvi attorno restandone fuori•; ciò di cui la fi. losofia tratta, infatti, ci riguarda direttamente e ci tocca «:nella nostra essenza,. (pp. 9 sg.). Di conseguenza, la domanda «Che cos't la filosofia?» non si può trasformare in «una questione storiografica il diverso: l'ascolto della parola (JllMOO<fla a panire dalla sua origine greca, cercando di meditare ciò che essa evoca (p. 13). L'indagine si trova cosi coim,•olta in «un dialogo col pensiero del mondo greco•, in cui «greoo» non è solo l'«:<>ggetto» della domanda in questione - la filosofia, - ma «altresì il modo in cui la ck>mandaè posta», il «che cosa?, (p. 17). (n questo modo, infatti, si esprime nelle opere di Platone e di Aristotele la domanda filosofica per · eccellenza che chiede: «Ole cos'è l'essere dell'essente?» Proprio il cristallizzarsi dell'interrogare in questa forma particolare rappresenta per Heidegger il vero atto di nascita della ocfilosofia»come disciplina autonoma, oome sapere specialistico particolare che, come tale, era estraneo al pensiero pre• socratico. Quest'ultimo vedeva nel logos il raccogliersi misterioso dell'essente nell'essere, mentre la ocfilosofia» ool suo domandare vuole superare quella dimensione iniziale di stupore. lnfatti, •Ja filosofia è alla ric.erca di ciò che l'essente è in quanto è. La filosofia t Infatti, solo se il filosofare si dimostra capace di ascoltare ciò che nella domanda ci interpella, .si può arrivare a una risposta che non sia mera asserzioneo pura replica, ma autentioo «oorris:pondcre a ciò verso cui la filosofia è in cammino• (p. 35). Cosi si scopre che l'essenza del filosofare autentico si trova nel circolo tra la domanda e l'a~ pello, tra il rispondere e il corrispondere, e che questo ciroolo ba il suo centro nell'esperienza originaria dello thaumauin, nel .-provar stupore•, il quale «sorregge la filosofia e la domina dall'inizio alla fine.. (p. 41). Il recupero del filosofare autentico, se da un lato sembra prestarsi a una lettura in chiave «religiosa» del pensiero dell'ultimo Heidegger sulla base del nesso DtnktnDanktn, rappresenta dall'altro il coraggioso tentativo di meditare «l'essenza futura della filosofia> (p. 45) in un'epoca in cui noi non ci preoccupiamo minimamente di imparare a pensare. Il filosofare come corrispondere, che Heideggcr schizza in questo breve scritto distinguendolo nettamenle dal pensiero raziocinante e calcolante, è il modo in cui noi nell'epoca del dominio tecnologico del mondo possiamo imparare a pensa.re, «pOSSiamovenir interpellati da ciò che chiamiamo l'essere dell'essente» (p. 49) e ooinvolti in una esperienza che ci libera dall'ovvietà e dall'indifferenza. La filosofia oome oorrispondere ~ all'appello dell'essere - e quindi -~ oome evento linguistico-dialogioo [ che porta in primo piano il lin- ~ guaggio e il rapporto tra pensiero ~ e poesia- diventa cosl una autenti- t ca pos.sibilitd per l'uomo oontcm- -S poraneo di stupirsi e di arrestarsi j «:davanti all'essente, davanti al fat- .... to che esso è ed è così e non altri- ~ menti» (p. 43), di -abbandonarsi.» C:: ::~o:S::e:iml:i~v:; j sottrarsi dell'essere. ~
Q uesti spunti, qui espressi in una forma volutamente sintetica. trovano uno sviluppo più articolato ne L 'Abba11do110 (Geftusenheìt, Pfullingcn, G. Neske, 1959). Esso comprende un discorso commemorativo del 1955 e il testo di un •colloquio sul pensare lungo un sentiero tra i campi» tra uno scienziato, un erudito e un maest.ro, che risale al periodo 1944-1945. In entrambi gli scritti Heidegger espone con esemplare chiarezza la sua posizione critica di fronte al dominio della mentalità tecnico-scientifica che, con la sua inquietante -ocasscnza di pensiero», minaccia e distrugge l'uomo nel suo intimo: -l'uomo del nostro tempo è in fuga davanti al pensiero», una fuga che egli non vuole neppure .:riconoscere» (p. 29). Di fronte a questa situazione di disagio Heidegger propone «attraverso un pensiero meditante. un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra G ià all"inizio degli anni cin• quanta la psicoanalista ame• ricana Margarct Naumburg, invitando a disegnare e dipingere tanto bambini che adulti in maniera il più possibile spontanea. riesciva a far estrinsecare e poi interpretava - anzi, riesciva a far interpretare da• gli stessi pazienti - i loro complessi rimossi o, comunque, i loro pensie• ri più o meno censurati o semplice• mente inibiti (non solo, dunque, le loro Verdràngungen. ma le loro Hemmungen) 1 • Questo metodo dimostra, meglio di molte elucubrazioni psico,. filosofiche, l'importanza premi• ncntc del «pensiero visivo• (di quello che viene spesso definito •visual thinking•) come mezzo per l'estrinsecazione di alcuni clemen• ti inconsci d'un individuo - cstrin• sccazione che avviene quasi sempre in forma simbolica e quindi, inizialmente, senza che il soggetto sia consapevole dei significati degli stessi. Quello che qui mi preme di ipo-. tizzare e di proporre - nel tentati• vo di «isolare• un problema come quello dei rapporti tra pensiero visivo e inconscio - è. appunto, il fatto di considerare come, attraverso l'attività immaginifica, si possano mettere a nudo e «ri-pescarc• direttamente certe formulazioni inconsce o preconsce dell"in• dividuo, meglio e più direttamente che attraverso le analisi impostate esclusivamente sul linguaggio verbale- linguaggio che spesso deforma e altera quelle che potrebbero essere le «spie» d'una rivelazione inconscia. Infatti. se in molti casi è proprio attraverso certe alterazioni lingui• stiche (lapsus. WitzY che si riesce a venire a capo di alcune motiva• zioni inconsce. è anche vero che spesso i resoconti parlati o scritti ~ dei sogni e delle «fantasie• oniri- ·t che sono alterati dalla traduzione in parole. Per questa ragione la tecnica ideata e utilizzata da M. ~ ] Naumburg rimane una delle «pro- - ve• più singolari e attendibili di ~ come il pensiero visivo possa essere un tramite prezioso per una pre- ~ cisazione dei confini e dei limiti di t: quello che. per ora, continuerò a ] definire come «inconscio•. ~ In realtà, è il concetto stesso di ~ «inconscio» - tanto discusso. conepoca• e che è rappresentato «dall"inarrestabile strapotere della tecnica» (p. 36). Non si tratta però di «gettare in campo( ... ) il pensiero meditante contro il pensiero pura• mente calcolante» (ivi), con l'intenzione di annientare quest'ultimo, bcnsl di recuperare una dimensione di pensiero che si liberi dalla logica distruttiva della volon• tà di potenza e di dominio. Non si tratta, dunque, di rifiuta-1 re la tecnica e i suoi prodotti, ma di usarla per quello che t, mantenendo la propria libertà: «Possiamo dir di sl all'uso inevitabile dei prodotti della tecnica e nello stesso tempo possiamo dir loro di no, impedire che prendano il sopravvento su di noi, che deformino, confondano, devastino il nostro essere. ( ... ) Si tratta infatti di lasciar entrare nel nostro mondo di tutti i giorni i prodotti della tecnica e allo stesso tempo di lasciarli fuori, di abbandonarli a se stessi come qualcosa che non è nulla di assoluto. ma che dipende esso stesso da qualcosa di più alto• (p. 38). Ora è proprio questo atteggiamCnto apparentemente «ambiguo», «che dice al tempo stesso sl e no al mondo della tecnica• (ivi), quello che Heidegger definisce qui «pen· siero meditante• e che esprime col termine Gelassenhcil: «l"abbandono di fronte alle cose (l'abbandono delle cose alle cose)» e «l'apertura al mistero» (p. 39). Fino a che punto questo atteg• giamento corrisponda a una disim• pegnata (e forse comoda) passività, o invece racchiuda tutta un'eti• ca della responsabilità che ripensa l'essenza dcll'ague e del /acere al di là della logica del produrre risultati, non è del tutto chiaro. Occorre leggere il secondo scritto compreso in questo volume - il «colloquio• che cerca di evocare e di raggiungere il luogo proprio dell'abbandono-per vedere come il rifiuto della volontà non comporti una posizione di attesa passi• va, di disimpegno o di distacco nel senso della noluntas schopenhaue• riana. «Forse in questo lasciare, nell'abbandono, si cela un senso dell'agire ancora più elevato di quello che attraversa tutte le azioni del mondo e l'agitarsi dcll'uma• nilà ... • (p. 49). SulJa base di queste affermazioni sarebbe forse il caso di mettere mano a una .._rilettura» dì a1cune tesi heideggeriane sul problema della tecnica, mettendone in luce gli aspetti costruttivi e sostanziai• mente «etici», finora rimasti nell'ombra. Potrebbe darsi, infatti, che il pensiero meditante come «abbandono•, come «lasciar--essere» capace dì non modificare e di non manipolare le cose e il mondo, non sia pensato da Hcidegger come una alternativa radicale e polemica nei confronti del pensie• ro calcolante, bensl come un atteggiamento complementare di criti• ca e di libera rinessione (cfr. a Il pensi@~visivo traddctto, biasimato, esaltato - che deve essere una volta di più riesaminato. Ed è per questo che vorrei. innanzi tutto, ricordare co,. mc già Owelshauvers (rammenta• 10 da Lacan) 1 avesse denunciato l'abbaglio di chi crede di poter considerare come unitario il concetto stesso di inconscio. Secondo quanto riferisce Lacan•, questo autore aveva elen• cato nel 1916 ben otto diverse modalità di inconscio: l'inconscio della sensazione, l'inconscio d'automatismo, il «coconscio» della dopditario che si riconosce nei nostri doni naturali•, e infine l'inconscio razionale o inconscio metafisico implicato dall'«atto di spirito•. Non intendo certo accettare né criticare queste categorie un po' abborracciate e alquanto discutibi• li. Vorrei invece soffermarmi su alcune altre categorie, solo in par• te sovrapponibili a quelle or ora citate. che mi sembrano coprire un"arca più omogenea e meno arbitraria. E precisamente: I. Non possiamo non dare il massimo peso a ciò che vorrei definire «inconscio percettivo», ossia quella forma di percezione ---conla coda dell'occhio» di cui siamo costantemente testimoni (più o meno inconsapevoli). 2. Questa osservazione si può estendere a un altro fenomeno ben noto: quello della visione subliminare, di cui si è valsa e si vale an• che la pubblicità e certi metodi persuasivi di tipo psichedelico. Come non tener conto di questo immenso bagaglio di percezioni vi· sive (ma anche auditive, tattili, ecc.) che avvengono senza che la nostra coscienza vigile ne sia edot• ta? 3. Un'altra forma di attività non del tutto consapevole - o consapevole inizialmente e in seguito «di· menticata•, eppure ancora vigente o rinnovabile (rammemorabile magari attraverso stimolazioni), da cui non si può prescindere e che può venir considerata come facen• te parte, in un certo senso, dell'in· conscio - è quella dovuta agli infiniti engrammi mnestici, risalenti alla prima infanzia o, come sostic• ne qua1cuno, al periodo fetale (quando alcune percezioni acusti• che transamniotichc sono o sarebbero capaci di influenzare il com• portamento futuro del feto, senza che questi, ovviamente, ne sia consapevole). 4. Sulla dinamica delle percezio-- ni visive come viene studiata dalla psicologia della Gestalt, non intendo soffermarmi. Eppure molti degli esempi offerti, per esempio, da Amhcim e da altri ricercatori' attorno all'attività più o meno cosciente di certe percezioni subliminari, rientrerebbero certamente nel novero di una visualità inconscia. questo proposito la recensione di Gianni Vattimo, «Salvàti dalla memoria», in La Stampa dcll'8 lu· $liO 1983). Certo è che il pensiero meditan· te (che, come abbiamo visto, costituisce l'essenza del genuino «fi. losofare») rappresenta per Heidcgger l'unica possibilità di «salvezza• per l'uomo contemporaneo, per le cose, per il mondo, per la natura nel suo insieme. Tutto ciò dipende sì dal «corrispondere aJl'appello», «dall'abbandono alle cose• e «dall'apertura al mistero•, ma anche e soprattutto da.U'appcl• lo stesso, dal dispiegarsi della verità: •l"uomo è colui che è assunto nell'essenza della verità al suo ser• vizio-. Solo così egli riceve «l'impronta della propria essenzu (p. 72) e, raccogliendosi in un atteggiamento rammemorante, può imparare a pensare, senza per questo farsi «signore dell'cs.scnte», mari• mancndo fino in fondo umile «pa· store dell'essere». V orrei ora passare a conside· rare finalmente alcune espe• rienze più direttamente im• plicate in quella che t l'ortodossa dottrina psicoana1itica. Tra gli esempi più tipici di un"attività inconscia (e preconscia), si devono rammentare quei meccanismi che conducono agli «atti mancati•, ai lapsus, alla formulazione del Witz, alla realizzazione di fenomeni nel• l'area cui appartengono le attività simboliche descritte da Freud in Totem t tabù. Sono fenomeni ben noti, che sarebbe ingenuo rivisitare. Ma quel• lo che, a mio avviso, t stato spesso trascurato, è il fatto che molti di essi riguardano soprattutto la sfera visiva, il «pensiero visivo-. il pen• siero per immagini; mentre il più delle volte la loro definizione e la loro analisi vengono compiute, dallo stesso Freud, sulla base di argomentazioni esclusivamente o prevalentemente verba1i. È stato affermato spesso che Freud prediligeva e privilegiava, nelle sue indagini e nelle sue esemplificazioni, la radice letteraria su quella pittorica. Anche nei suoi saggi più decisamente legati all'arte figurativa (Leonardo, Mosè. Gradiva), J"a. spetto lenerario delle de-
scrizioni e delle interpretazioni ha la meglio. Ma, se accettiamo invece l'ipotesi che sia proprio il singolo significantt. figurativo ad essere sostituito - condensato o deviato (vtdraengt, verschiebt)- dal significato originario, ci renderemo conto di quale peso venga ad assumere la visualità in tutti questi casi. È soprattutto di fronte allo strutturarsi di elementi simbolici e mitici che il pensiero visivo - nella sua fase o nel suo aspetto inconscio o preconscio - è capace di avere la meglio e di essere più fecondo di creazioni fantastiche, che potranno eventualmente tradursi in creazioni artistiche e, in determinati casi, dar luogo a superfeta• zioni patologiche. Ecco che. in tal modo. è proprio a1traverso l'in1ervento dell'immagine- anzi, dell'immaginario- che l'uomo riesce a costruire un suo mondo interno. una sua matrice creativa svincolata dalle pesanti catene della concenualità e della razionalità. Una matrice che sfugge alle barriere dello spazio e del tempo. che può attingere direttamente alle memorie infantili o prenatali, e anticipare stati di coscienza non ancora esplorati e divenuti vigili. quale solo in un secondo tempo mane un'ipo1esi. ma che penso zato e non ancora filtrato dalla copotrà - ma non necessariamente - debba essere presa in considera- scienza vigile - esiste sempre un tradursi in parola. zione da chi voglia risolvere que- primo gtrmt schtmarico, che costiMi sono soffermato altre volte s10 souile problema. (Al quale, tuiscc il nucleo fondamentale d"osopra un fenomeno altreltanto del resto, si sono accostati in alcu- gni pensiero visivo e che può - socruciale, legato a queste premesse: ne loro osservazioni sul ocmomento lo in un secondo tempo - evolvere quello secondo cui il nostro pen- creativo• anche altri poeti come in precise figurazjoni. in parole tra siero-parlato - estrinsecato aura- Paul Valéry e Th. S. Eliot, che di loro coordinate sintagmaticaverso il linguaggio verbale e inte- hanno entrambi ragionato d'una mente e sintalticamente. Questo riorizzato (inntr SfNach). ma già •fase iniziale• ritmica e ancora «germe embrionario», se cosl vodistinto in precisi vocaboli. nella inespressa, o espressa soltanto at- gliamo chiamarlo, costituisce la nostra mente - dimostra l'esisten- traverso barbagli di parole e di base di quello che ho definito za di uno stadio pregrammaticale. «pensiero visivo• e che molto presintattico, ma tuttavia «alfabe- spesso si può identificare con l'mtizzato» (se così possiamo definir- conscio. lo), senza il quale non potrebbe E, allora, ecco che potrei richiaverificarsi nessuna operazione marmi a quei criptici ed esoterici poetica (e in genere nessuna crea- versi di Goethe (nella scena delzione leneraria). l'incontro con le Madri) che dicoA questa mia ipotesi, ebbe a da- no: ocGestaltung, Umgestaltung, I re molto credito anche uno dei no- Des ewigen Sinnes ewige Unterstri più sensibili poeti, purtroppo haltung, I Umschwebt von Bildem recentemente scomparso, Vittorio aller Creatur; I Sie sehn dich nicht, Sereni, che in una lettera - in oc- denn Schemen sehn sie nur-. casione d'un mio articolo che trat- Con queste parole Mefistofele tava di tale argomento- mi scrive- chiarisce, in parte almeno, l'esscnva: •Ho letto con molto interesse za di queste •entità» misteriose il tuo articolo sull'inntr sptach.. che si potrebbero identificare con Mi ha suggerito una considerazio- una sorta di inconscio, singolo e ne ulteriore che ti sottopongo. insieme collettivo - un inconscio, ocQuestaspecie di mugono, que- però, dove soltanto gli schemi fisto 'atto linguistico inespresso', gurali stanno a dominare, e non i questo ·parlare muto· di cui tutti frigidi concetti della ragione. siamo più o meno consapevoli e Il processo di Gestalrung e Umche sta tra il pensiero puro e il par- gesraltung (mediocremente tradulato quotidiano, a me pare di co- cibili in •formatività• e «ritorno Q uesta preminenza o priorità noscerlo anch'io in un'altra acce- all'informe», ossia di fase anaboliconferita alle immagini, al- zione. Mi riferisco a quella fase, ca e catabolica di ogni fenomeno l'immaginario, vemu il lo- diciamo preliminare e informe - o umano e terreno di cui le Madri gocentrico e il pensiero verbalizza- parzialmente informe - che pro- sono le depositarie) si precisa me• to, trova un riscontro anche in al- spetta a sé un intuito creativo fon- glio nell'affermazione di Mefistotre situazioni. dato sulla parola, poesia o raccon- fele che «non ti vedono perché veSi consideri, ad esempio. il pro- to o saggio- persino- o sceneggia- dono solo schemi•: le Madri, ci~, blema del tradurre in parole il pro- tura filmica, ecc. non vedono figure determinate, prio pensiero- una delle questioni ocDi solito un'immagine si asso- non sono ancora in grado di giunpiù dibattute, per la quale si con- eia a qualche parola dispersa. non gere a una precisazione razionalizfrontano costantemente le istanze necessariamente a un verso com- suoni, precedente la fase definiti- za1a e cosciente, ma vedono solo contrapposte I. di chi vede nella piuto, abbastanza per dare un'idea vamente compositiva delle loro patcerru, immagini che devono apNo<, (I) Di Marprct Naumburg si vedano sopnnuno i seguenti testi: $rudi.a o/ tht •frtt• Art &punion o/ &havior Probftm Childlln and Adolauna As o Mtons a/ Diagnosis and 71rnopy. Nc:w York 1947: Psyclwn,nuotic Art: ,a Funa,o,r III Psyclwtl,n-apy. Nc:vr York. Grunc: a.nd Stnittoo. 1953; e: 7M Po.,.~, o/ tht lmagt: Symbolic Projtttions in Art Thtropy. Atlantic City (N.Y.)19(,(). (2) Cfr. sopnmmo Sigmuod Freud, Dtr Wiu wul NiN Btz~lwng zwn Unbtwusstm, London. [mago, 1940; 1rad. it. Il motto di spirita. Torino, Bo- ~)~t~J~~ Laan, f.crus. Paris, tél. du Scuil. 1966; trad. it. Scritti, Torino. Einaudi. 1974,voli.2. p. 833. dove l ratto riferimento agli studi di Owelshauvc:rs. che risalgono al 1916. (4) A quanto riferisce:questo autore, Lacan aggiunge: •In tutto ciò non c•i nulla che assomigli, se non per confusione, all'O$CU1antis.mo aggiunto dagli psicoanalisti quando non distinguono l'inconscio dalJ'istinto-. E viene quindi criticato l'abbaglio di «considc:rarc:ome unitario il fenomeno stes.w della ooscienu- (p. 834). Noo si dimentidri che una delle più lucideosservazioni di Lacan al proposito i la se~ntc: «C.oo la psicoanalisi il significante si definisce in quanto agisce anritutto mme separato dalJa sua 5igaif1Caliooc• (ivi. p. 811>). Un oonoctto che i stato ampiamente commc:ntato anche da Anib. Rifflc:1-Lcmairc, J. Loaut. Bruxelles. Dessart. 1970. dove: (p. 89) rime decto: •l'origi.nalit~ de J. l...acan est d'avoir vouJu foumir la prcuve que le sipifia.nt agjt sq>attmeat de sa signification à l'lnlU du sujet- (il che trova la sua prccisaziooc neU'esempio deUe pitture spontaoee analizzacc da M. Naumbutg. cui ho a,cceo.nato). (S) Tuttavia. uno studioso a>me Rudolf AmbeUJ'I distingue assai bene tra ciò che definisce occognizionc intuitiva. e oceognizione intellettiva•, dando i! giusto peso alla pcrcttione visivae alle sue pouibilità gnoseologiche- a.oche in confronto a q~Ue offerte dal linguaggioverbale (dr. Vuuat Thinking, 1969;trad. it. Il ptnsiuo visivo, Torino, Einaudi, 1974,pp. 274 sgg.). parola l'unica e perfettissima for- di quello che sarà poi l'oggetto fi- creazioni). pena essere interpretate dalla no- Questo articolo ripllndt in pam il ma espressiva del nostro pensiero, nito o l'illusione di avere già da- Riassumendo e precisando dun- stra coscienza ma che, già allo sta• resro della lllaziont di Gilio Dorsenza la quale non può esistere vanti. completo, il testo corrispon- que il mio discorso. vorrei conclu- dio onirico in cui si trovano, costi- fla al convegno italo-francese •La pensiero veramente vigile; e dal- dente ... » dere affermando che - tanto nel tuiscono il germe perenne d'una rapprcsenrazione, la sana, l'imal'altro lato 2. di chi, invece. vede momento creativo quanto in quel- formatività mitica e simbolica, alla go», tenutosi a Firenze (30 onobllnel costituirsi dell'immagine nella L e parole d'un poeta, più an- lo fruitivo, tanto nel lavorio del- quale l'uomo ha attinto da sempre r novembre 1983) pra.J() il Ct.aJro mente il primo spurto d'ogni no- cora che quelle di molti filo- l'inconscio (o del preconscio) e alla quale dovrà auingere anche •Il Punto», e promosso dal Larp zione, d'ogm conoscenza. e tanto sofi e linguisti, giungono a quanto nel materiale rimosso, ini- in futuro gli elementi primi della (Laboratorio di ricerco psic.oanalipiù d'ogni creazione artistica. la proposito per suffragare ciò che ri- bito, o comunque non razionaliz- sua vita cosciente. fica) . ........................................................................... , Mtnsilt di informazione culturalt Campagna abbonamenti 1984 A chi si abbona entro il 31 dicembre 1983 in omaggio il volume Esprwiont. corporea, linguaggio chi silenzio di Oaude Pujade-Renaud Edizioni del Corpo, Milano Abbonamento per un anno (I t numeri) Lire 35.0CN) Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2, 20137 Milano Conto COl'l'fftt Postale 15431208 Abbonamento multiplo • ad Alfabeta, La Gola e SE Sciell7.3~periell7.3 Lire 100.000 ] L•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••-' ~
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