Alfabeta - anno V - n. 54 - novembre 1983

Unaprospettijya difelicità L a felici1à mentale è titolo dav- ~ro imprgnativo e può sembrare JNrfino azzardato fH' uno studio su Ca,:alcanti e Dante; inv~ l azuccati.uimo. /I lettoresi aaorgc subilo di un unso di serenità e quasi di pace, che lo invade man mano che proude nella fitta trama dei corNMnli e del/e relazioni che Maria Coni dipana, a cominciare dal primo capitolo, btllissinw, dedicato alla più famosa e importante canzone di Guido Cava/conii, •Donna me prega•. È chiaro che la ttfelicilà mtntait:• i staia prima di tutto raggiunto daJ. l'aurriu, CM si l proposta di non ~nt:rla tutta per si ma di comunicar/a. Cl di che stupirsi in un'epoca in ali fc/idJà e infdirilà sembrano qu,ui soltanto dLgli sbùuliti dichl. Ma cosl non l; si ha l'imprasi.one di UHrt: a una svoha, e si unlt sonprc più la n.teasità di libtrard dagli obblighi <kllah dalle molteplici infelicitàptr sgombrart la via a una nuova libtrl4 della mtnlt:. È questo uno dei masaggi indirttti dLI libro, au1cn1iauo proprio da q~I stntimento di ftliciti raggiun• 10 che fa 11eniresubito la t1ogliadi chiedersi fino in fondo in che cosa consiste, allora, questa benedma ftlicità e come sia ancora possibile raggiungerla. Tali considerazioni potranno sembrare quasi improprie per degli scrilli che sono anche il frutto di un lat1oroscientifico di inoppugnabile lucidili; mal il modo, lo stile, l'incandescenza candida con cui la Corti comunica i risultati delle sue riarche di studiosa dell'unh•erso segnico mediotVale, che autorizzano a dilatare la rispostaalle sue fatiche al di là dei confini di quella che potrebbe stmbrare sohanro •alta ftlologia,., sia pure nulrita da umi robusta concezione semio1ica che si rifà soprattullo alla lezione fondamema/e di Jurj N. Lotman e Boris A. Usptnskij. Quali sono dunq~ i segreti che la Corti ci st1e/aint1i1andocia seguirla sulla sua stusa strada? Prima di tulio. il ripercorrerecon me• todo rigoroso l'itinerario che un poeta ha individuato IN' conden• sarlo poi in quel risultato assoluto che chUlmianwpoesia, quasi come fosse l'avventurosa s10riadi un cer• calore di dianum1ie del SUfJ fatico• so e lOrtuoso lavoro di avvicinamento e di scoperta delpunto in cui può f~,ue mLlllre in luce la gemma lungarMnu tksukrata e SO· gnaJa. La felicilà, a quato stadio, consiste ml/a ricercamedesima. Per quanto riguarda il primo grandissimo exemplum che ci viene proposto di scavarefino in fondo, appunto la canzoM •Donna me prega•, t lo scoprirt a poco a poco come la composizione di Cavalcanti sia cosi ricca di rint1iie di termini filosofici da trasformare il linguaggio poetico direllamente in •pensiero poetico•, che è qualcosa di più e al di là delle semplici impressioni trasmessedallt immagini. Scoprire le radici del linguaggio significa reslituire alle parole e alle espressioni il loro esatto significato. e ciò t stato possibile perchl la Corti ne ha individuato e messo in luce le fonti •lecniche• (per esempio. la letturadella traduziont latina dell'Etica Nicomachea che ha funzionato come da detonatore all'interno di una cultura essenzialmente teologica. fino alle esplosioni eretiche delraverroismo. ci<H del/'aristolelismo radicale. •di sinistra•). Anche in questo caso. conoscere bene gli strumenti utilizzati da un poeta ha come conseguenza la crescita del godimento nella letlura, ciol della felicità del lettore, tan10che la lettura integrale proposta - e sostenuta con prot1e - dalla Corti produce una sorta di nuova e ancor più riccapoesia, capace di scaricare le sue frecce (i significati) in direzioni ù1fini1e imprevedibili. Felicit/J è allorll moltiplica• ziot1edel sapere. Nel secot1do copilolo, it1titolato •Campi di tensioni e campi semantici mobili nella cu/Jura del Duecento,,, la Corti affro,ita il problema con metodo indireuo: il t1iaggio verso la felicità muo"·e no11pili dal risultato definitivo di ima poesia, ma dalla mutazione di senso che alcune parole chia"e hanno avuto in quel felice ptriodo di scoperte e di ri"oluzioni filosofiche (che la Corti definisce •campo di lensioni •, richiamandosi a un capilo/o fondamentale del suo precedente libro Il viaggio testuale, pubblicalo sempre da Einaudi nel 1978). Le parole prese in esame sono: ma• gnanimità, nobiltà e felicità, quali passaggi obbligati di un fervente in• lerrogarsisui cardini di un' esisten• za che si possa considerare degna di questo nome perchl degna della filosofia che la so"egge. I diversi significati atlribuili a queste parole tracciano allora il percorso de/l'intelligenza sollecila• ta da continue letture e SCOJNrle - percorso segnalo anche da dure battaglieche riguardano, per esempio, l'inclu.sioneo l'esclusione del corpo nel raggiungimento pieno della felicità. Occorre aggiungere che questo secondo capitolo ha particolare risonanza sul momento della ricercaattuale: tocca anche a t1oi,qui e ora, e senza ulteriori in• dugi, ricominciare a interrogarci sugli stessi co11cetti,come su altri analoghi, percM ci siamo be11resi conto di quanto sia necessario trovare punti fermi su mi p1mltlreper riprendere il filo d'Aria11nadel se,rso. La felicit/J mentale sta 11elcoraggio di ripensare tutto il nuovo riallacciando il discorso degli amichi. Il terzo, ultimo e più esteso capitolo («L"amoroso u.sodi sapienza' nel Convivio•) re11deproblematico un discorso che pote,•a sembrare edenico. Lo sperimentalismo da,1- /esco dimostra che non vi t un punto cosi fermo da poterci comare una voltaper tulle. Le analisi della Corti sulle mutazio11iprofonde che riguardano la filosofia del Convivio. a partire dallo iato del Trattato quarto (e che vanno a toccare l'atwale finale della Vita nuova) rendono assai inquiela e come provt1isoria ogni certezza di felicilà mentale. Sembra che la feliciti Dante l'abbia trovata 11elm111amento.nel punto del passaggio, più che nella sicurezza di un porto sicuro. O meglio: quando Dante ha deciso per il porto sicuro della reologia e del dogma, la sua felicitdparadisiaca t diventata meno palpabile, me• no praticabile. Ma ciò non dimi• nui.Jcela sua carica trasgressiva n·- spetto alle codificazioni stilnoviste, con tutta lo feliciti che ne può nascere, come nell'istante in cui si spicca il volo, e ci si stacca. Tutte queste osservazioni sono rese possibili dal tono stesso dtl libro di Maria Corti, che non t rivolto solo agli specialistima forse ancor più ai le11oriche anche Cavalcanti si augurava in grado di i11tendere. Il tono, però, non vienemai a patii col rigore dei ri.Jultatidella ricerca, che sos1engo110ogni affermazio11eq11asiper rilevareche J'infelicità sta 11ell'imprecisio11e ,,e/ consegueme parlare senza fondamemi. Maria Corti La felicità menhllt! Nuove prospeuive per Cavalcanti e Dante Torino. Einaudi. 1983 pp. X•l65, lire 16.000 Pieroteoricodell'arte PKro teorko ddl'arte Convegno internazionale di studi (Anghiari, 6-8 maggio 1983) N elio scorso mese di maggio si è svolto ad Anghiari il convegno internazionale di studi dedicato a Piero della Fran• cesca: Piero teorico dell'arte. Il convegno è staio promosso da Umberto Eco, che si è avvalso della collaborazione di Omar Calabrese e d1 un comitato scientifico di cui facevano parte Attilio Brilli e Giuseppe Paioni. Invece di ri• ponare tuni i contribuii degli stu• diosi intervenuti. tra i quali noti storici dell'arte (Eugenio Banisti. .AJcssandro Parronchi. Thomas Manone). tradirò un po· lo scopo recensivo di questo articolo usando i temi del convegno come pre• cesti per tranare qualche proble• ma pertinente alla semiotica delle arti visive. per tentare di mettere in luce qualche aspcllo della teoria .,... in pittura. i::s Le relazioni di stretta rilevanza •i semiotica, quelle di Daniel Aras• - se, Hubcrt Damisch, Paolo Fabbri ~ :C~U:caM~n~ ~a~:v~~~: ] ro, l'affresco di Arezzo con le sco- ~ rie dell'invenzione e dcll'csaltazio- ~ ne della croce. L'espressione «Pie- "" ro teorico dell'arte•, di conse- .,... guenza, ba significato almeno due '::: cose: da un lato, Piero autore del ] De prospettiva pingtndi, di cui si è ~ occupato Damisch menendolo in à rclarionc intenescualc con i tratta-- ti di Leon Battista Alberti e Leonardo; dall'altro, Piero pittore che ha applicato, nella sua opera di maggiore rilievo narrativo, la teoria della prospettiva. Teorico dell'arte sarebbe stato allora per teorico del racconto: «Piero raccontando - in pittura - la storia dell"invenzione e dell'e• saltazione della croce in San Francesco ad Arezzo avrebbe esposto RolH.rtoBenatti ria del racconto• (Marin). In sostanza, si è studiato il ciclo nei termini di una grande struttura sintagmatica, con particolare attenzione alla storia della Legenda aureo di Jacopo da Varagine; e si è tentato di verificare come la teoria della prospettiva costruisce - par• tendo da una assiomatica - una strullura topologica dello spazio rappresentato, e come la messa in rappresentazione della s1oria pre• suppone una semantica e una pragmatica costitutive dell'enunciato. Occuparsi del ciclo di Arezzo come luogo di una implicila teoria del racconto significa al tempo stesso porsi le seguenti in1errogazioni: qual è la relazione fra una teoria della rappresentazione dello spazio costruito e una 1eoria del racconto reperibile nelle strutture narrative? in che modo Piero teorico della pittura ha letto la Legendt1aurea. traendo dei modelli per la sua narrazione visiva? S e una teoria della pittura nel Quattrocenlo non è necessariamente derivata da un trai• tato che ha regolato deterministi• camente il suo principio. ma da una pratica visiva che ha realizzato il suo modello, nei lesti iconiconarrativi quest'ultimo può essere il risultato e l'armatura della relazione tra la storia. o contenuto narrativo. e il racconto, l'affresco prodotto dalla narrazione di Piero. Si può avanzare l'ipotesi che il legame comune delle relazioni di Arasse, Damisch, Fabbri e Marin non sia stato !"univocità delle interpretazioni, ma la convinzione che piuttosto di essere fondata da una teoria è la pitlura di storia a fondarsi come teorica e a delegare a quel tipo particolare di discorso che ~ la descrizione la propria legittimazione. Ciò significa che i fenomeni riassumibili nella relazione tra i trattati, i testi e le descrizioni, non possono essere ridotti in uno schema simmetrico e deduttivo. Alla direzionalità della sequenza causale che dà ai trattati il ruolo teorico di partenza è possibile sostituire l'ipotesi della teoria come traccia ideologica, del modello come gerarchia delle forme di sapere e dei valori culturali, considerando le tre componenti in quel movi• mento a «camera d'eco• proposto

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