Alfabeta - anno V - n. 54 - novembre 1983

una problematica salvazione dei fenomeni. Soggetto del Passagtn-Wtrk è la merce, come del resto nel mollo let10 e ponderato Capiraft (per usare la polemica puntualizzazione delle marxiane Glosse a \Vagner), il precipitare dello stesso consumalore (uomo della folla. /Ume11r, detective. attore metropolitano) nella condizione di merce. nel gioco della prostituzione universale e del destino. La distruzione dei passaga-legata allo sviluppo dei grandi magazzini - è però anche la caduta del sogno collettivo della borghesia. cosl come poteva esprimersi nell'urbanistica fourieriana. Le fantasmagorie in cui si presentano immediatamente. sensibilmente. le creazioni a base economica e tecnica dell"Ottocento - cosl come le elenca cumulativamente la rappresentazione storiografica ..chosiste,. (nell'introduzione al testo francese dì Parigi. capitale del XIX secolo, in P-W. p. 60). - passagts. scenografia del mercato e dei consumatori. ecc.. sono suscettibili di una duplice lettura. come sinteticamente marca la prima stesura del Passagm-Wuk (Paristr Passagen I. in P-W. p. l032). riuviando per il primo aspetto allo storicismo. per il secondo alla .csvol!a copernicana,,. materialistica: .csi possono riconoscere due direzioni: quella che parte dal passato per arrivare al presente e rappresenta i pa.ssages. ecc .. come precorrimenti: quella che dal presente \'a nel passato. per far esplodere nel presente il compimento rivoluzionario di questi 'precorrimenti'. e questa direzione comprende anche la trattazione elegiaca. rapita. del recente passato come della sua esplosione rivoluzionaria». Il .cnon più,. allude al .cnon ancora». ma Benjamin è anche qui ben lontano dalle certezze dell'utopia blochiana. L'appassita fragilità del mondo di cui segue le 1racce si riverbera nelle contraddizioni del suo angelico messianismo. Persino l'alone di tragicità che av• volge il Pa.ssagen-Werk si presenta. nel suo tardivo eppure attualissimo riemergere. sfrangiato e vira10. Il suo nuovo tono di percettibilità oscilla fra rapocalinico fantascientifico postmoderno - il topos delle rovine di New York e l'incubo dei replicanti. che riproducono i temi benjaminiani della catastrofe urbana e del nuovo-sempreeguale - e la riedizione smorzata del fliineur in un emarginato scenario vecchio-europeo: le piccole peripezie dei personaggi di Roh• mer fra Gare de l'Est. avenue de Verdun e Buttes-Chaumont. restituiscono la misura di massa attuale del sogno piccolo-borghese. forse le coordinate di una nuova crisi. dell'elaborazione delle condizioni per una critica. Abbiamo pubbl,cato. oltre a un pruno wggio di A. Illuminali (Alfabeta n. 47. aprilt '83), altri scritti rela1i, 1i a Btnjamin nei numtri 6 (Franco Rei/a). 34 (RolHrto Buglioni), 38139 (Giorgio Agamben, Cesart Casts, Gianni Vattimo), 53 (da Parigi. Gianni Corchia). Lametaforaconcreta Mans Blumenberg Paradigmi p,er una metaforologia trad. it. di M.V. Serra Hausberg Bologna, Il Mulino, 1969 Schif!bruch mit Zuschauer. P1radigm1 clner O..Wlnsmetaphe:r Frankfurt a/M, Suhrkamp, 1979 La caduta cld pro<olllosoro o li comkltà dellll teoria pura trad. it. di P. Pavagnini e S. Bortoli Parma, Pratiche ed., 1983 pp. 105, lire 8.000 H ans Blumenberg, un autore i.solato sulla scena filosofica tedesca e difficilmente collocabile in una scuola, ~ divenuto famoso grazie .soprattutto a due imponenti pubblicazioni, Dic UgitimitiU der Neuzeit e Dic Genesis der kopcrnikanischen Wclt (di lui, recentemente, ~ st:\to tradotto un breve, intenso e gustosissimo saggio sulla storia dell'aneddoto di Talete che cade in un pozzo mentre scruta le stelle: La cad111adel protofi/osofo). Blumenberg cerca di elaborare una «melaforologia,. che sia anche storia delle metafore, in cui le metafore stesse svolgano una parte di primo piano, in cui, per fare un esempio, non ci si limita a addurre l'esempio dell'accostamento meta• forico verità/luce, limitandosi a esaminare che cosa i due elementi o concetti abbiano in comune, ma ci si fa strada nel campo coperto da questa immagine. studiando le prime applicazioni del paragone e le diverse riprese, le prestazioni e gli usi successivi, le deformazioni e gli ampliamenti introdotti nel corso della storia del pensiero, gli adattamenti volta per volta compiuti per rivestire della stessa immagine contingenze differenti; oppure, seguendo un'altra pista (la cui meta è però identica a quella della prima). si cerca di tracciare una tipologia di «storia delle metafore» individuando esemplificazioni di passaggi a doppio senso tra metaforica e concettualizzabilità o tra metaforica e simbolica. Sono sempre e comunque esemplificazioni, casi concreti e paradigmatici di metafore derivate o di metafore 'assolute' - un termine coniato dallo stesso Blumenberg per indicare poche, pochissime metafore originarie, indeducibili per traslato, che godono della proprietà di enunciati non risolvibili in concetti (Unbcgri/flichktit), sulle quali il pensiero occidentale ha costruito la propria immagine del mondo. Un esempio di metafora 'assoluta' che Blumenberg volentieri cita ~ quello di «svolta copernicana». dove il significato della riforma astronomica si è perso, e dove - dalresperienza biografica kantiana in poi - la ristrutturazione copernicana del cosmo viene assunta per rispondere a una domanda che non ammette risposta con mezzi puramente teoretici e concettuali: la questione della posizione dell'uomo nel mondo, del suo stare al centro o alla periferia. Per Blumenberg, insomma, la storia della struttura del pensiero si organizza, come per Kuhn, secondo paradigmi il cui fattore unificante ~ la metafora implicita del paradigma stesso, su cui si innesta silenziosamente una prassi teorica. Altrimenti detto, questo programma segue un paradigma ermeneutico della metafora, la cui specificità euristica sta nell'esemplificazione storica: la metaforologia proposta, erigendosi su una sottostruttura del pensiero che ~ alla base della logica dei concetti, documenta per esempio un attaccamento a tradizioni precedenti che non trovano spiegazione semplicemente nel discorso detrautore. I problemi nascono nel momento in cui ci si chiede dove abbia a stare di casa una disciplina la quale. nel senso sopra tracciato, deve essere intesa come promotrice di ricerche, ancora più specificamente che storiche, archeologiche. dal momento che si fonda sulla premessa che siamo cogentemente determinati e condizionati da un preapparato di immagini e di rappresentazioni elementari intese come a priori della conoscenza, attraverso le quali filtriamo la nostra percezione del mondo. La proposta di Blumenberg è che una metaforologia. come parte di una storia di concetti e come questa nella sua totalità, deve essere una disciplina accessoria della filosofia, in quanto questa cerca di comprendere se stessa a partire dalla sua storia e di realizzare il proprio presente - e, questo, nonostante l'apparente incongruenza del fatto che la metaforologia ~ anche e .soprattutto parte di una teoria della Unbegrifflichkeit, dell'impossibilità di ridurre a concetti cose di cui ciò nonostante si vuole parlare. È, insomma, una posizione a metà tra quella del Wittgenstein del Tractatu.s e quella della teologia alle prese con l'annoso problema di trovarsi nella necessità di parlare di Dio, ciò di cui per definizione non si può parlare. L'indicibile sarebbe cosi un affare che può essere affrontato solo dalle metafore, come quando Nicola Cusano rappresenta il fenomeno della coincidenFranctsca Rigoui tia opposi1orum con l'immagine di un cerchio in cui il raggio di\'enta sempre più grande e la curvatura della circonferenza sempre più piccola, fino al punto in cuj linea curva e linea retta coincidono. Metaforologia e storia dei con- . cetti devono procedere l'una in funzione dell"altra, anche se la metaforologia ha da operare a monte, proprio perché suo oggetto specifico sono le strutture del pensiero e i suoi strati primari, specie di elementi primi della lingua filosofica, e poichl il suo compito specifico è quello di avere il coraggio di rispondere alle domande di fondazione, anche se la pretesa può apparire ingenua, e persino se le domande non dovessero mai venire formulate espressamente. Le metafore debbono esibire un campo i cui dettagli dovrebbero essere offerti da ricerche più specificamente terminologiche e di storia delle idee. Senza per altro invadere terreni che non le competono, la proposta di Kleist di dividere gli uomini in due categorie: quelli che si capiscono in base a metafore e quelli che si capiscono in base a formule, non è alternativa. come potrebbe sembrare. Non è lecito ripiegare su metafore dove sono possibili formule, anche se evidentemente lo~ il preferire occuparsi delle une piunos10 che delle altre. (11disagio provocato dal rovesciamento dell'affermazione - il non ripiegare su formule dove sono possibili metafore - risente della maggiore credibilità che assegnamo alle formule, le quali godono di una qualifica di scientificità che le metafore, questi residuati storici sulla via dal mito al logos, non si possono permettere). A quelli che si capiscono in ba.se a metafore. o a cui semplicemente piace il gioco evocati\'O e fortemente associativo del discorso metaforico. potrebbe essere dedicato Schiffbruch mir Zu.schauer (Naufragio con spettatore). Qui si segue, infatti. una metafor'a.. o meglio una •configurazione-tipo», quella del naufragio-con-spettatore descritta da Lucrezio all'inizio del Libro secondo nel De rerum natura, col famoso .ce terra magnum alterius spectare laborem», e il cui senso, che Lucrezio derivava a sua volta dalla dottrina epicurea, ~ che la felicità sta nel godimento della posizione di chi non ~ colpito dagli eventi, ma assiste da spettatore alla disgrazia altrui. Blumenberg assume questa metafora e la segue, con procedimento tipicamente associativo, nel suo essere ripresa e abbandonata, modificata e distorta, arricchita e defraudata. nella storia del pensiero. fino alla sua autosoppressione nell'immagine della costruzione della nave coi resti del naufragio. quasi un cantiere in alto mare, lontano dalla riva su cui si può trovare salvezza. e he l'operazione di ricostruzione della fortuna di questa metafora sia suggestiva ~ innegabile. E lo ~ fin dalle prime righe, quando si constata con stupore che l'uomo, animale terricolo per eccellenza, privilegia stranamente la rappresentazione della propria esistenza, individuale e collettiva, con la metaforica del viaggio per mare. Dal momento in cui ha valicato i confini impostigli dalla •natura•, affidandosi all'elemento "liquido' (dove il richiamo al denaro~ per altro immediato), l'uomo ha messo scientemente a repentaglio la propria esistenza esponendola ai rischi di tempeste e di possibili naufragi. Da quel momento medesimo in poi, però, l"esperienza materiale è stata continuamente traslata nell'esperienza metaforica, sicché a naufragare non sono più imbarcazioni, ma singole vite o addirittura Stati. che vengono travolti dalle ondate degli evenli per essere osservati da personaggi non coinvolti o che prudentemente non si lasciano coinvolgere (come il cauto Montaigne, che in caso di tempeste metaforiche preferisce «non allontanarsi molto dal porto»). Gli adattamenti a situazioni contingenli sono infiniti, né Blumenberg avanza pretese di completezza. Ma già la casistica è limitata dalla presenza dello SJHttatore. la cui figura è indispensabile per l'efficacia del contrasto tra l'elemento solido, fisso e metaforicamente sicuro della terra. e l'elemento mobile e fluttuante, metaforicamente insidioso, del mare. L'illuminismo, per esempio, ha trasfuso l'immagine nella sua trattatistica sulle passioni, considerando il naufragio quasi il prezzo indispensabile da pagare perché la conoscenza avanzi, e considerando inaccettabile la .soppressione del rischio, pena la bonaccia dell'inazione e della stasi: riabilitando la tempesta delle passioni, esso avrebbe per primo liberato la navigazione dal marchio della hybris. [I positivismo logico, invece, ha colto nella configurazione tutt'altri aspetti: eliminando lo spettatore e con lui la terraferma, se ne è servito per raffigurare, con l'immagine del naufrago trasportato dai flutti che ha a disposizione quale box of tools esclusivamente la nave - o ciò che di es.sa resta dopo il naufragio, - la mancanza di premesse propria di un inizio assoluto. rimpossibilità di raggiungere la certezza. il divieto di accedere a materiali o ad attrezzi più sofisticati. In conclusione, la metafora sembra applteabile con poche modifiche a molte, forse troppe circostanze esistenziali. Dove sta allora, se esiste, la sua capacità di differenziare e di caratterizzare, se essa può indifferentemente raffigurare - oltre agli esempi già citati - lo stato d'animo di Goethe dopo la battaglia di Jena, la doppia vita, attiva e passiva, del .soggetto umano in Schopenhauer, la sensazione di inevitabilità del rischio, .se mai si vuol scoprire quaJcosa, di Nietzsche, ccc.? E che cosa si potrebbe rispondere allora all'obiezione che lavori di questo genere altro non sono che collages di citazioni raccolte per libere associazioni e disposte cronologicamente, prive completamente di potere esplicativo? Semplicemente, credo, che questo non è il nostro problema. Le domande poste sopra. infatti. risentono di una impostazione e di una scala di valori a senso unico in cui il nodo problematico, l'elemento che richiede la comprensione. è - tornando alla terminologia richardsiana - il ttnore. Se diciamo che Achille ~ un leone, intendiamo parlare di Achille, non dei leoni. Cosi, se scriviamo di Stato-macchina e di Stato-organismo, ~ lo Stato il fulcro della nostra atten• zione. non il mulino a braccia di Kant o il Leviatano di Hobbes. Ma proviamo a astrarre per un momento da questa prospettiva, e a concentrare l"attenzione sul veicolo, quindi sull'espressione (alsa che asseriamo, volendo significare seriamente un"altra cosa (tutti sanno che. letteralmente parlando, il tempo non ha propriamente ali per volare). In fondo si tratta della stessa proposta esaminata all'inizio: guardare non aJla metafora astratta. al concetto di metafora. ma a metafore concrete con la k>ro storia, e chiedersi percM: proprio quelle e non altre - partendo dalla premessa che l'uso di una metafora specifica per mettere sulla scena un problema condiziona e indirit- • za l'intero modo di affrontare e ve- -~ ni~i ~= i:C!:n~!::::~7 [ noscere alla metafora la sua porta- i ta originaria, di rappresentazione, - mediante offerta di una relazione 1 immediatamente percepibile a tutti coloro che vivono nello stesso contesto culturale, di una realtà complessa spesso non altrimenti descrivibile. ~ ~ ;:,;

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