Alfabeta - anno V - n. 54 - novembre 1983

Walter Bcnjamid ......_.Work in -- Sduillea voi. V. tomi 1-2 a c. di RudolfTicdemann Frank.furt a/M, Suhrk.amp, 1982 LouisAragon u paesano di Parigi trad. it. di P. Caruso introduzione di F. Rena Milano, li Saggiatore, 19821 pp. 192, lire 6.500 Bnjamin e Parigi École des hautes étucles cn sciences sociales (Parigi, rt-"19 giugno 1983) Lai fmune de l'aviatcur regia di Eric Rohmcr (Francia, 1982) 11 percorso benjam.iniano si muove nello spazio urbano tangenzialmente al mondo dell'amatissimo Proust - diciamo cla1 primo al secondo e al nono «arrondis.scment», rispeno al settimo e all'ottavo della Redrerche - intersecando il viaggio che il paysan Aragon compie, sulla scia del piccone demolitore del «passage dc l'Opéra. da ovest a est, fino al parco delle Buttes-Chaumont. Il boulevard Haussmann unisce capricciosamente i tre mondi nel nome dell'artefice massimo del «moderno» parigino. Prendendo origine nei pressi degli ChampsÉlysées-fra la casa di Odene, rue La Pérouse, e i prati del RondPoint e dcll'avenuc Gabriel, cari ai giochi di Marce! e Gilberte e alle passeggiate della nonna, - traversa il faubourg St.-Honoré e il boulcvard Maleshcrbes (subito dopo questo incrocio, al n. 102, sta la casa di Proust, bizzarramente metamorfosata in banca), rasenta i Magasins du Printemps e le Galeries La Fayette - eredi e soppressori per sostituzione dei pas.sages commerciali di metà secolo e occasione di furtivi incontri delle fanciulle in fiore, - sfonda nel 19251926 il cpassage de l'Opéra•, riveBenia~i~-• Parigi di Balbcc, l'ironica passeggiata dei personaggi di La fmime de l'aviateur di Rohmer, che ricercano una misura morale nella percezione distratta della melropoli. Magia di un viaggio sulla carta, sulla scia della forza evocatrice degli orari ferroviari proustiani e dell'analisi topografica surrealista e bcnjaminiana; appena un primo livello però, cM in quest'ultima il fascino si sprigiona non più dal feudale, dall'esotico, ma dall'urbano. In Proust è del tutto assente una magia di Parigi (c'è soltanto, a posteriori, per i proustiani), o meglio compare soltanto negli anni della guerra mondiale, nell'ultimo volume della Recherche, dove Parigi regredisce a natura e nel buio delle sue notti belliche si apre - labirinto e rifugio infernale per il vizio - la voragine del metrò, fino allora ignoto allo sguardo e al piede di Marcel. La specifica magia del metrò è il raddoppio sotterraneo della topografia mitica di Parigi alla rete sotterranea (canali, catacombe, gallerie) e alla natura anfibia dei passaga evidenzi il loro carattere - in questo assolutamente ultramitico - di «soglia•, sfera intermedia (Zwischen) fra due mondi, dove si compie un trapasso rituale (nei due sensi). Ricorrente è in Benjamin il parallelismo fra questo tipo di soglia e quello che divide il sogno dalla veglia, così che lo sprofondamento nel sottosuolo (e il disincarnamento della nomenclatura) si associano strettamente alla sua teoria del •risveglio•. Qui la differenza con Proust ci sembra evidente: per un verso, la dipendenza di Benjamin dall'autore della Rechuche è strettissima, proprio per le pagine sul sogno; per l'altro, però, non si tratta di una mera operazione di •democratizzazione• o estensione alla storia di quella che già in Proust si configurava come esperienza umile, quotidiana (Erfahavanti lettera) acquistano in Benjamin l'evidenza figurale di luogo della conoscenza delle cose nell'attimo in cui svaniscono: sono «monumenti immaginali del non-essere• (Fabrizio Desideri). Di essi, nel momento in cui sono cancellati dalla ristrutturazione urbanistica o sono svuotati come funziofle, «non resta che il nome)'> (P-W, p. 1001), margine offerto ali' Eingedenken, alla memoria che fa leva sul loro Zwischen, sul tangibile dileguare che li carica di energia dialettica, li rende disponi• bili alla conoscibilità, al risveglio, tramiti per lo svelamento della verità del XIX secolo agli occhi dello storico rivoluzionario. L'astrazione del nome e l'ambiguità del «passaggio» fanno da ponte all'estensione collettiva del processo di risveglio: l'esperienza privata di Proust diviene il modello per la riappropriazione del passato da parte delle classi oppresse, per i brechtiani costruttori di Tebe lando ad Aragon la potenzialità --=~~-----------"=""-="""~'-' mitica del moderno nel momento della sua rovina sotto il piccone; e perde il suo nome, infine, nell'infilata di boulcvards che arrivano alla Républiquc resecando il sistema dei passaga percorsi da Benjamin, sulla linea che va dal Palais royal alla Biblioteca nazionale (-sotto il cui libero ciclo, le sue volte d'azzurro, davanti agli occhi dei Dioscuri•, il Passagen-Werk fu concepito, continuando a rifletterne «la dipinta luce estiva»), alla galleria di rue Vivienne, al «passa· gc des Panoramas», fino al Muséc Grévin. Magia ._,.,.. Qui - luogo di fascinazione per i surrealisti (malgrado l'infelice ritorno, proprio di Aragon nel 1946, in chiave patriottic»,populista) - ...., può partire l'altro itinerario che, .5 attraverso la meccanica vertigine ~ delle due grandi stazioni di testa t,). per il nord e per l'est, conduce al- ~ ~:rC:~ur::~itologjca delle J; Il testo di Aragon che vi è dedi- ~ :~e':1 ::~~~n:::1:!a~~: g - sta esattamente a mezza strada ~ fra due episodi che prendono a ~ scenario quest'altra creatura del barone Haussmann: gli incontri clandestini di Albertinc e Andréc s .I!: ,g_ 1; in un povero sostituto semiurbano nomastica, una forma potenziata di quella Mag~ der Ecke (magia dell'ang,>Jo) che associa misteriosamente al crocicchio i nomi di due vie. Il nome - nella sua fortuita combinazione angolare, ancor più nella sua proiezione sotterranea e infine nella suggestione irrefrenabile che promana dall'incontro infero di due strade di superficie, ad esempio nel caso di Sèvres-Babylone, caro a Benjamin, o di quello più recente di Kremlin-Bicètre, - si sgancia compiutamente dal riferimento concreto, vive ormai di vita propria. «Sono Walter Benjamin o mi chiamo semplicemente Walter Benjamin?»: il fondo del nome balena vincente, si tratti di una targa stradale o del nome segreto ebraico. Le luci rosse che, negli ingressi guimardiani del metrò (ahimè, oggi ben meno numerosi che negli anni trenta), introducono all'Ade dei nomi spezzano la «piacevole catena» che li legava a strada o piazza e annunciano nuove divinità infere e cloacali (P-W, pp. 13536). Giustamente, nel colloquio parigino su Bcnjamin, Remo Bodei ha messo in luce questa attenzione specifica «per il profondo, per il sottosuolo della metropoli, come opposto speculare della superficie», e Menninghaus ha osservato come l'estensione della toporung) e non privilegiata (Erlebnis), ma di qualcosa d'altro. Non solo Benjamin organizza le osservazioni proustiane in base al principio freudiano di surdeterminazione - la Traumdeulung era stata centrale per tutta l'esperienza surrealista, e il giovane Lacan ne trarrà una problematica destinata a scendere in parallelo fino alla scuola di Althusser, - ma attribuisce alla memoria e al risveglio come azione strutturata un carattere concreto (e estendibile collettivamente) che in Proust era assente. Basterebbe qui ricordare come le direzioni topografiche - a Combray come a Balbec-- siano in fondo reversibili, trasformabili con il mescolarsi delle conoscenze o l'avvento di mezzi di comunicazione più veloci, mentre le soglie benjaminiane hanno una loro autonoma consistenza, trattengono un'esperienza collettiva. Per questo Benjamin scende nella rete del metrò, facendovi esperienza dei nomi e non di shock alla Charlus. Storia t: risveglio J passages parigini (già in Aragon - secondo la giusta osservazione di Lcenhardt - elemento di inserimento nel reale del limite, dell'effimero, della contingenza, di una heideggeriana Geworfenheit che non vogliono ereditare il patrimonio culturale degli oppressori: il cardine della «piccola porta• da cui a ogni istante può entrare il Messia è così, in una fondamentale variante dell'ultima «tesi• di fi. losofia della storia, la memoria (cfr. Gaammelte Schriften I, 3, p. 1252). Come si applica l'analogia del sogno e del risveglio al lavoro del materialista storico e del rivoluzionario? La conoscenza - con caratteristica differenza dal discoprimento/a-/ltheia di Heidegger - è accostata alla decifrazione del sogno dall'esperienza del ridestato, dalla soglia del risveglio: la chiave dell'interpretazione è il balenare del ricordo dentro il presente/veglia (Jetztsein/Wachsein), secondo un procedimento complesso, di rovesciamento dialettico che riconverte i meccanismi di spostamento e condensazione del sogno. «L'arrivo del risveglio sta come il cavallo di legno dei Greci nella Troia del sogno)'>,ed è «oon l'astuzia, non senza di essa)'>che al sogno ci si strappa. Siamo davanti a una «svolta copernicana» del lavoro dello storico, al rovesciamento antistoricistico del nesso passatopresente a favore del secondo (•primato della politica sulla storia•), nella forma assolutamente originale di una valenza rivoluzionaria della memoria. La fissazione - nel corpo architettonico dei passaga - del dettaglio e della transitorietà in un che di indistruttibile (affine al nome) è in evidente rapporto con la teoria del risveglio e qui (più che nel rifiuto della mitologia) sta il vero sviluppo di Benjamin rispetto ad Aragon. La soglia in cui le cose trapassano nel non-essere (o il nome, nella profondità del metrò, si astrae dalla strada) è ripercorribile all'infinito dalla memoria e può riattivarsi in immagini dialetliche, che sono l'unica forma autenticamente materialistica e rivoluzionaria di riappropriarsi del passato, di gestirlo non più come un fardello ma come strumento di emancipazione. Del resto, «autentico)> è proprio il fuggevole, e la verità intrattiene rapporti con l'eterni1à solo in quanto è caduca, così che tener ferma l'eternità degli eventi storici significa essenzialmente «attenersi all'eternità del loro trascorrerei. - secondo una folgorante espressione dei materiali preparatori alle Tesi (Gesammelte Schriften I, 3, p. 1246), strettamente affini al gruppo dei testi prima ricordati nel Passagen-Werk (per esempio, pp. 490-92, 495, 577-78, 587, 591-92, 852, 1006, 1026 e 1057-58). Portare a leggibilità il passato, cortocircuitarlo con l'emergenza del presente (che è anche la «roltura rivoluzionaria• nell'ideologia della Terza Internazionale, interpretata da sinistra, alla Korsch), è il contrario di un programma riformistico o di un'escatologia (pseudo)messianica che collochi la mèta nel futuro: rivoluzione è piuttosto «interruzione)> (messianica) della storia, vittoria sullo scorrere vuoto-omogeneo del tempo quale privatamente consegue la «memoria involontariai. proustiana. Questo tipo di riattualizzazione del passato (e di decifrazione del sogno) dal punto di vista del presente (della veglia) è direttamente opposto all'empatia storicistica, al metodo dell'intuizione immedesimante: Dilthey e Ranke sono i bersagli simmetrici (spirito del tempo e oggettivismo) dell'antistoricismo benjaminiano. E ben si comprende lo stretto parallelismo di questa concezione con la teoria brechtiana - antipsicologistica - dello •Straniamento». li rifiuto dell'immedesimazione, del farsi carico delle «eredità• storiche, è presa di coscienza degli oppressi, destituzione del privilegiamento dell'esperienza unica, del tramandamento destinale. Qui è anche il senso ultimo (non letterale) della «perdita dell'aura•. Vertigine del moderno Il paysan aragoniano rivela, davanti al declino del «moderno• parigino (la sparizione dei passages), non rimpianto ma senso della cala• strofe, esalta la variegazione dell'effimero, la salvezza del particolare nella sua irriducibile pluralità - e qui il surrealismo, come ben osserva Franco Rella, tende la mano paradossalmente al realismo socialista del posteriore scrittore dei Comm1mistes. In Benjamin questa tematica è filtrata attraverso il tema deU'an• gelo - fuggevole cantore dell'Eterno, trascinato nel turbine della bufera storica, fra le rovine di un moderno che riproduce il sempreeguale. La sua Parigi è percorsa da angeli baudelairiani cui è affidata

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